Parlare di ADHD e autismo significa entrare in un mondo complesso, caratterizzato da modi unici di percepire la realtà e di interagire con gli altri. L'ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) e il disturbo dello spettro autistico sono due neurodivergenze che, pur essendo condizioni distinte, condividono alcuni tratti, tanto da poter essere confuse o, come vedremo, coesistere nella stessa persona.
Comprendere le loro caratteristiche, le differenze e le somiglianze non è solo un esercizio clinico, ma un passo fondamentale per chi vive queste condizioni in prima persona o accanto a una persona cara. L'obiettivo è fare chiarezza, superare gli stereotipi e fornire strumenti utili per migliorare la qualità della vita, riconoscendo e valorizzando l'unicità di ogni individuo.
Diagnosi di ADHD e autismo
Ottenere una diagnosi chiara è un passo cruciale, ma il percorso può essere complesso. Proprio perché ADHD e autismo condividono alcune manifestazioni, come le difficoltà nella regolazione delle emozioni o nell'interazione sociale, la diagnosi differenziale richiede un occhio esperto. Vediamo più da vicino i criteri per ciascuna condizione.
Per quanto riguarda l'ADHD, la diagnosi si basa sulla presenza costante e pervasiva di sintomi riconducibili a due aree principali: la disattenzione e il binomio iperattività-impulsività. Non si tratta di episodi isolati, ma di un modello di comportamento che interferisce in modo significativo con la vita di tutti i giorni.
Secondo il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), per una diagnosi sono necessari diversi sintomi di ADHD che compromettono il funzionamento nella vita quotidiana. La difficoltà a mantenere l'attenzione, per esempio, non si limita ai compiti scolastici o lavorativi, ma può emergere anche durante il gioco o una conversazione. La mente può passare rapidamente da un pensiero all'altro, catturata da stimoli esterni che per altri potrebbero essere irrilevanti. A livello fisico, questo può tradursi in un'irrequietezza costante, nella difficoltà a stare seduti o in un flusso di parole difficile da contenere.
Passando allo spettro autistico, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5-TR) lo descrive come una condizione eterogenea caratterizzata da due aree principali: deficit nella comunicazione e nell’interazione sociale, sociale e presenza di comportamenti e interessi ristretti e ripetitivi.
Una persona nello spettro autistico può trovare difficile decifrare le complesse regole non scritte della socialità. La comunicazione viene spesso interpretata su un piano di comprensione diretta e letterale, rendendo metafore, ironia e linguaggio non verbale un vero e proprio enigma da decodificare.
I principali sintomi dell'autismo che un clinico osserva possono includere:
- Difficoltà nelle relazioni: può essere complesso non solo iniziare, ma anche mantenere e comprendere le relazioni sociali.
- Difficoltà nella reciprocità socio-emotiva: la difficoltà a condividere interessi ed emozioni può essere scambiata per mancanza di empatia, ma spesso riflette un modo diverso di processare e esprimere i sentimenti.
- Comportamenti ripetitivi (stereotipie): movimenti come dondolarsi o agitare le mani (stimming) possono essere strategie di autoregolazione per gestire un sovraccarico sensoriale o emotivo.
- Interessi specifici e intensi: una profonda passione per argomenti o dettagli particolari, vissuta in modo totalizzante.
- Bisogno di routine: una forte aderenza a routine e rituali non è una rigidità fine a se stessa, ma un modo per rendere il mondo più prevedibile e sicuro, riducendo l'ansia generata dai cambiamenti.
La diagnosi del disturbo dello spettro autistico è un processo collaborativo che coinvolge diverse figure professionali, come neuropsichiatri, psicologi e pediatri. Per arrivare a una comprensione completa, si utilizzano strumenti diagnostici standardizzati come l'Autism Diagnostic Observation Schedule (ADOS), che permettono al clinico di osservare e valutare i comportamenti in un contesto strutturato, spesso con il prezioso contributo dei caregiver.

Comorbilità: quando ADHD e autismo sono presenti insieme
Una delle domande più comuni è: l'ADHD è una forma di disturbo dello spettro autistico? La risposta è no, sono condizioni distinte. Tuttavia, è sempre più evidente che possono presentarsi insieme. Questa coesistenza è definita comorbilità tra autismo e ADHD.
Fino a qualche anno fa, i manuali diagnostici non permettevano una doppia diagnosi. Oggi, invece, il DSM-5 riconosce pienamente che una persona può avere sia le caratteristiche dell'ADHD sia quelle dello spettro autistico, e che questa sovrapposizione crea un profilo di funzionamento unico.
Ma perché accade? Le cause non sono ancora del tutto chiare: la ricerca suggerisce una complessa interazione di fattori. Si ipotizza che alla base ci siano:
- Fattori neurobiologici comuni: alcune aree e circuiti cerebrali, in particolare quelli responsabili dell'attenzione, delle funzioni esecutive e delle abilità sociali, potrebbero presentare alterazioni simili in entrambe le condizioni.
- Basi genetiche sovrapposte: studi genetici hanno individuato variazioni in alcuni geni che sembrano aumentare la probabilità di sviluppare sia l'ADHD che l'autismo, influenzando la regolazione di neurotrasmettitori chiave come dopamina e serotonina.
- Fattori ambientali: eventi durante il periodo prenatale, come l'esposizione a specifiche sostanze o a forte stress, potrebbero interagire con la predisposizione genetica e contribuire all'insorgenza di entrambe le neurodivergenze.
Vivere con ADHD e autismo insieme può essere un'esperienza di opposti:la persona con disturbo dello spettro autistico tende a cercare routine e prevedibilità, mentre quello ADHD desidera novità e stimoli. Questa dinamica interna può rendere la diagnosi più difficile, perché i sintomi di una condizione possono mascherare o essere confusi con quelli dell'altra.
Per questo, riconoscere la comorbilità tra autismo e ADHD è cruciale. Permette di sviluppare interventi terapeutici personalizzati e realmente efficaci, che tengano conto della persona nella sua interezza. Come sottolineato da istituti di ricerca come il National Institute of Mental Health (NIMH), un approccio multidisciplinare è la chiave per affrontare le sfide uniche di questa doppia diagnosi.
Strategie per la vita quotidiana con ADHD e autismo
Convivere con ADHD e autismo non significa solo affrontare delle sfide, ma anche imparare a conoscere il proprio funzionamento per trovare un equilibrio personale. Non esiste una formula magica, ma un approccio individualizzato che tenga conto delle specifiche difficoltà e dei punti di forza di ciascuno.
Ecco alcune strategie pratiche che possono rivelarsi efficaci:
- Routine strutturate e prevedibili: creare una routine non significa ingabbiarsi, ma costruire un'impalcatura sicura che riduce l'ansia e il carico mentale, liberando risorse cognitive per altre attività.
- Supporti visivi: agende, checklist, calendari o timer non sono solo strumenti organizzativi. Diventano alleati esterni che aiutano a gestire il tempo e a rendere i compiti più concreti e meno gravosi , aspetti spesso critici per chi convive con ADHD e autismo.
- Tecniche di autoregolazione emotiva: pratiche come la mindfulness o strumenti offerti dalla terapia cognitivo-comportamentale (CBT) possono aiutare a creare uno spazio tra l'impulso e l'azione, e a gestire meglio la sensibilità agli stimoli esterni.
- Comunicazione chiara e diretta: suddividere le informazioni in passaggi semplici e adottare un linguaggio letterale può ridurre fraintendimenti e fatiche sociali, facilitando una comunicazione più serena ed efficace.
Queste strategie sono un punto di partenza. Il supporto di un professionista esperto in neurodivergenze è fondamentale per cucire questi strumenti su misura, tenendo conto della storia e delle caratteristiche uniche di ogni persona. Allo stesso tempo, l'ambiente circostante gioca un ruolo chiave: uno spazio ordinato può ridurre le distrazioni, così come il coinvolgimento della famiglia e degli amici può creare una rete di supporto emotivo e pratico indispensabile per affrontare le sfide di ogni giorno.

Trattamenti e percorsi di supporto per ADHD e autismo
Non esiste una “cura” per ADHD e disturbo dello spettro autistico, perché non sono malattie da cui guarire, ma modi di essere. Esistono però percorsi di supporto che possono migliorare significativamente il benessere e l'autonomia. L'approccio è sempre multidisciplinare e personalizzato, e può includere interventi come la terapia cognitivo-comportamentale e, quando necessario, un supporto farmacologico.
Per i bambini, interventi come il parent training si sono dimostrati molto utili. L'obiettivo non è “correggere” il bambino, ma fornire competenze ai genitori e ai caregiver per interagire in modo più efficace, promuovendo l'attenzione condivisa e il gioco. Approcci come l'Analisi Comportamentale Applicata (ABA), se ben contestualizzati, possono aiutare a sviluppare abilità specifiche in un clima di collaborazione.
Nell'età adulta, un percorso integrato per la comorbilità tra autismo e ADHD è essenziale. La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) può essere molto efficace per sviluppare strategie pratiche di gestione dei sintomi, migliorare le abilità sociali e alleviare l'ansia. Parallelamente, e sempre sotto stretto controllo medico, un trattamento farmacologico mirato può aiutare a gestire alcuni sintomi, come la disattenzione o l'impulsività dell'ADHD.
La chiave è un approccio olistico, che consideri la persona a 360 gradi. Questo può includere mindfulness, coaching per le abilità quotidiane o supporto psicoeducativo. Rivolgersi a uno psicologo esperto in autismo e ADHD può fare la differenza, perché permette di costruire un percorso che non solo affronti le difficoltà, ma valorizzi anche i punti di forza unici di ogni individuo. L'obiettivo finale è sempre quello di potenziare l'autonomia e la qualità della vita, valorizzando l'unicità di ogni mente neurodivergente.








