L’ADHD nelle donne: sintomi, diagnosi e differenze di genere

L’ADHD nelle donne: sintomi, diagnosi e differenze di genere
Redazione
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
15.10.2025
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Quando si pensa all'ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività), l'immagine che spesso emerge è quella di un bambino iperattivo. Questa rappresentazione, però, ha a lungo lasciato nell’ombra una realtà complessa e a lungo ignorata: l'ADHD nelle donne adulte. Per anni molte donne hanno convissuto con difficoltà persistenti, sentendosi dire di essere  "troppo sensibili", "disorganizzate" o "ansiose", senza mai ricevere una spiegazione adeguata. Oggi, fortunatamente, la ricerca sta facendo luce su come questa condizione si manifesti in modo unico nelle donne, spesso portando a diagnosi errate o tardive.

Questo articolo vuole offrire una guida per fare chiarezza. Esploreremo insieme i sintomi dell'ADHD femminile, analizzeremo le differenze di genere che rendono la diagnosi così sfuggente e sottolineeremo l'importanza di ottenere una valutazione accurata per poter finalmente dare un nome alle proprie difficoltà e individuare giuste strategie per stare meglio.

I sintomi dell'ADHD nelle donne adulte: come si manifesta?

I sintomi dell'ADHD nelle donne possono essere molto diversi da quelli classicamente associati agli uomini (Quinn & Madhoo, 2014). Mentre l'iperattività e l'impulsività maschili sono spesso evidenti e "rumorose", l'ADHD nelle donne tende a essere più internalizzato, una sorta di tempesta silenziosa. L'iperattività, ad esempio, può non essere fisica ma mentale: un flusso incessante di pensieri, idee e preoccupazioni che si accavallano senza tregua.

Se ti riconosci in alcune delle descrizioni che seguono, ricorda che la tua esperienza è valida e condivisa da molte donne. Tra i sintomi di ADHD che le donne adulte sperimentano più frequentemente troviamo:

  • difficoltà nella gestione del tempo e nell'organizzazione
  • dimenticanze frequenti
  • problemi di concentrazione
  • bassa autostima dovuta alle difficoltà quotidiane
  • maggiore sensibilità emotiva e stress
  • stanchezza cronica e senso di sopraffazione
  • perfezionismo e tendenza a procrastinare
  • difficoltà nelle relazioni sociali e interpersonali.

Questo quadro clinico, così sfumato e facilmente sovrapponibile ad altre condizioni, è il motivo per cui, per molte donne, la strada verso una diagnosi tardiva o errata rappresenta purtroppo un’esperienza comune . Non è raro che una donna con ADHD riceva inizialmente una diagnosi di disturbo d'ansia, depressione o altro disturbo dell'umore. Vivere per anni senza una comprensione adeguata delle proprie difficoltà può avere un impatto profondo e doloroso sulla qualità della vita e sul benessere psicologico.

Andrea Piacquadio - Pexels

L'importanza di una diagnosi corretta: dare un nome alle difficoltà

Ricevere una corretta diagnosi di ADHD in età adulta può può rappresentare un'esperienza trasformativa. Per molte donne, significa finalmente dare un nome e un senso a una vita di sfide, frustrazioni e alla sensazione di essere "sbagliate" o "pigre". Non si tratta di ricevere un'etichetta, ma di acquisire una chiave di lettura della propria storia. Comprendere che le difficoltà non derivano da un difetto di carattere, ma da un funzionamento neurologico differente è il primo, fondamentale passo per garantire un trattamento adeguato e avviare un percorso di accettazione e crescita (Attoe & Climie, 2023).

Il riconoscimento dell'ADHD femminile apre la porta a strategie di gestione specifiche ed efficaci. Percorsi come la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) possono aiutare a sviluppare strumenti pratici per la vita di tutti i giorni e, quando necessario, un eventuale trattamento farmacologico può essere valutato insieme a uno specialista.

Perché la diagnosi dell'ADHD femminile è più difficile

Perché la diagnosi di ADHD nelle donne è spesso un percorso a ostacoli? Le ragioni sono diverse e interconnesse.

Innanzitutto alcune delle cause sono di natura storica. Per decenni, la ricerca sull'ADHD si è concentrata quasi esclusivamente su bambini e ragazzi, sviluppando  un modello diagnostico basato sui loro sintomi. Ciò ha comportato un ritardo della ricerca medica sulle pazienti donne, i cui sintomi, spesso meno evidenti i, non rientravano nei criteri diagnostici standard.

Inoltre, le donne sviluppano fin dall’infanzia delle sofisticate strategie di compensazione (il cosiddetto masking). Per conformarsi alle aspettative sociali, che le vogliono organizzate e pacate, imparano a mascherare i loro sintomi, investendo un'enorme quantità di energia per apparire "normali". Questo sforzo costante porta spesso le donne a gestire le difficoltà fino all'età adulta, quando il peso delle responsabilità rende il mascheramento insostenibile.

Le aspettative sulle donne influenzano i sintomi dell'ADHD?

Le aspettative culturali e sociali possono amplificare le difficoltà delle donne con ADHD. La società si aspetta spesso che le donne siano maestre del multitasking, perfettamente organizzate e costantemente attente ai bisogni degli altri. Per una donna con ADHD, cercare di aderire a questo ideale irraggiungibile può risultare estenuante e provocare diverse conseguenze emotive e psicologiche (Morgan, 2024), tra cui:

  • senso di colpa più intenso per non riuscire a rispettare gli standard sociali
  • ansia e stress legati alla  difficoltà di mantenere il controllo sulle responsabilità quotidiane
  • esaurimento emotivo dovuto allo sforzo di mascherare i sintomi e apparire sempre competenti

Esiste un test per l'ADHD specifico per le donne adulte?

Molti  si chiedono se esista un test per l'ADHD negli adulti progettato specificamente  per le donne. La risposta è che non esiste un singolo test definitivo. La diagnosi di ADHD è un processo complesso, che non si basa su esami di laboratorio, ma su una valutazione clinica approfondita condotta da un professionista della salute mentale. Questo percorso include l'analisi della storia personale, la discussione dei sintomi attuali e del loro impatto sulla vita quotidiana.

Strumenti come la Adult ADHD Self-Report Scale (ASRS), un questionario sviluppato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), possono rappresentare un utile punto di partenza. Tuttavia, è importante ricordare che questi questionari sono strumenti di screening, non di diagnosi. Servono a guidare la conversazione con un esperto, che potrà interpretare i risultati nel contesto della storia unica di ciascuna persona.

cottonbro studio - Pexels

Consigli pratici per gestire l'ADHD nella vita quotidiana

Ricevere una diagnosi è il primo passo; il passosuccessivo consiste nell’imparare a gestire l'ADHD nella vita di tutti i giorni. Non si tratta di "curare" o "eliminare" la condizione, ma di imparare a lavorare con il proprio cervello, piuttosto che contro di esso. 

Con le giuste strategie, è possibile non solo ridurre le difficoltà, ma anche valorizzare i punti di forza unici che spesso accompagnano l'ADHD, come la creatività e il pensiero laterale.

Ecco alcune strategie pratiche che possono fare la differenza:

  • utilizzare planner, promemoria e checklist per ridurre dimenticanze e disorganizzazione
  • scomporre le attività in piccoli passi e assegnare tempi precisi a ciascun compito
  • applicare tecniche di mindfulness per migliorare la concentrazione e ridurre lo stress
  • praticare regolarmente attività fisica per migliorare il focus
  • richiedere un supporto psicologico personalizzato secondo  le proprie esigenze.

Questi sono consigli generali, ma ogni persona è unica. Rivolgersi a uno psicologo che si occupa di ADHD può rappresentare un'opportunità preziosa per creare un percorso su misura, per comprendere a fondo le proprie difficoltà e per ricevere un supporto mirato che tenga conto della propria storia e delle proprie esigenze.

Bibliografia
Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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