Fa ancora la pipì addosso?

Fa ancora la pipì addosso?
Simona Teodonno
Redazione
Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
16.10.2025
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Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) indica criteri precisi per la diagnosi dell’enuresi:

  • la ripetuta emissione di urine nel letto e nei vestiti;
  • una frequenza di due volte la settimana per almeno 3 mesi consecutivi;
  • si manifesta in bambini di almeno 5 anni di età;
  • un comportamento non dovuto esclusivamente all’effetto fisiologico diretto di una sostanza o di condizioni mediche generali.

L’enuresi

Come già accennato, l’enuresi è un problema che si riscontra prevalentemente in età pediatrica e riguarda la perdita involontaria di urina. Si distinguono due sottotipi di enuresi: quella notturna e quella diurna.

L’enuresi notturna e diurna

L’enuresi notturna è caratterizzata da una perdita involontaria e intermittente di urina durante il sonno, nei bambini di età superiore ai 5 anni e in assenza di un altro disturbo fisico che giustifichi la minzione involontaria. Ha una base genetica (la familiarità è stata riscontrata in quasi l’80% dei casi) ed è più frequente nei maschi. Il disturbo può essere associato a:

  • stipsi ed encopresi;
  • problemi cognitivi;
  • disturbi dell’attenzione;
  • disturbi psicologici e comportamentali.

L’enuresi diurna, ovvero la perdita di urina che si manifesta maggiormente durante il giorno, è più comune nelle femmine che nei maschi ed è rara dopo i nove anni.

Gustavo Fring - Pexels

Enuresi primaria e secondaria

Se il bambino è incontinente per almeno sei mesi si parla di enuresi primaria. Si parla invece di enuresi secondaria quando il bambino ha mostrato periodi di continenza di almeno sei mesi, per poi manifestare una ricaduta.

Tra le cause dell’enuresi secondaria possono esserci sia fattori fisiologico-medici che psicologici. Molte ricerche sottolineano come i bambini che soffrono di enuresi secondaria possano avere più problemi psicologici dovuti ad eventi stressanti, come la nascita di un fratellino o il coinvolgimento in incidenti stradali.

Quando possiamo dire addio al pannolino?

Spesso l’origine dell’enuresi può essere collegata anche a un’educazione sfinterica precoce. I problemi psicologici che accompagnano questo disturbo possono essere rilevanti, soprattutto se gestiti con rimproveri o mortificazioni da parte degli adulti.

Un bambino a cui viene richiesto troppo presto il controllo sfinterico rispetto alle sue capacità, in un periodo evolutivo successivo può arrivare a utilizzare l’enuresi come forma di comunicazione di disagio nei confronti dei genitori.

L’educazione al controllo della minzione richiede molta attenzione e cura. È importante che il bambino sia pronto da un punto di vista cognitivo e, in particolare, linguistico, perché deve essere in grado:

  • di trattenere le urine;
  • di comunicare il bisogno al genitore.
RODNAE Productions - Pexels

Qualche consiglio

Per favorire un passaggio sereno al controllo sfinterico, è utile creare in casa le condizioni migliori affinché il bambino possa accettare con tranquillità questo cambiamento. Il piccolo:

  • va coinvolto nel processo, permettendogli di scegliere se utilizzare il riduttore per il water o il vasino, e di selezionare il colore o le decorazioni che preferisce;
  • dovrebbe vivere la situazione come un’attività condivisa: anche la scelta delle mutandine può diventare un momento di partecipazione;
  • va accompagnato in bagno con regolarità all’inizio, consentendogli di trannersersi un po’ più a lungo del necessario.

Inoltre, è importante ricordare che:

  • questo processo non dovrebbe essere avviato durante altri periodi di cambiamento stressante per il bambino, come un cambio di domicilio, l’arrivo di una sorellina o un fratellino, o l’abbandono del ciuccio;
  • il bambino non deve essere scoraggiato (e lo stesso vale per il genitore) in caso di incidenti;
  • ogni successo andrebbe valorizzato come occasione per complimentarsi con il bambino;
  • tutte le persone che si occupano della cura del bambino (nonni, tate, genitori e maestre) dovrebbero collaborare in modo coerente e con le stesse modalità.
Andrea Piacquadio - Pexels

Trattamento

Per il trattamento dell’enuresi, la terapia cognitivo comportamentale coinvolge attivamente sia i genitori sia il bambino. È importante che ognuno assuma un ruolo specifico per favorire la risoluzione del problema: questo può determinare la riuscita del trattamento.

Osservazione

L’osservazione rappresenta una fase fondamentale dell’intervento: vengono fornite ai genitori delle schede che, per almeno 2 settimane, dovranno essere compilate per:

  • annotare gli incidenti enuretici notturni dei figli;
  • identificare la fascia oraria critica in cui avvengono le perdite di urina (poiché spesso diventano abitudini inconsapevoli).

Tutto questo senza mai svegliare il bambino.

Psicoeducazione

La fase psicoeducativa permette ai genitori e al bambino di:

  • conoscere meglio il disturbo;
  • comprendere cosa ha mantenuto nel tempo il problema;
  • capire cosa occorre modificare, sia durante il giorno (ad esempio le pratiche igieniche quando si va in bagno), sia durante la notte (come eliminare il pannolino o svegliarsi per andare in bagno).

È importante non avere troppa fretta di cambiare: spesso le aspettative degli adulti possono creare una forte pressione sul bambino, rischiando di aumentare la tensione e rendere più difficile il superamento del problema.

Impatto emotivo dell’enuresi nei bambini

L’enuresi può Influire significativamente  sull’autostima e sul benessere emotivo del bambino. Spesso, chi vive questa esperienza può sentirsi inadeguato o provare vergogna, soprattutto se percepisce reazioni negative da parte degli adulti o dei coetanei.

Tra le possibili conseguenze emotive si possono riscontrare:

  • Senso di colpa: il bambino può pensare di essere responsabile dell’accaduto, anche se si tratta di un fenomeno involontario.
  • Vergogna e imbarazzo: la paura che gli altri scoprano il problema può portare a evitare situazioni sociali, come dormire fuori casa.
  • Ansia: la preoccupazione di non riuscire a controllare la minzione può aumentare lo stato di tensione, soprattutto in prossimità dell’addormentamento.

È fondamentale che i genitori e le figure di riferimento mantengano un atteggiamento comprensivo e rassicurante, evitando rimproveri o punizioni che potrebbero accentuare il disagio del bambino.

Il ruolo della famiglia e la comunicazione efficace

La gestione dell’enuresi può richiedere una collaborazione attiva tra tutti i membri della famiglia. Un ambiente sereno e privo di giudizio può favorire il miglioramento della situazione e aiutare il bambino a sentirsi sostenuto.

Per promuovere una comunicazione efficace è utile:

  • Ascoltare i bisogni del bambino: accogliere le sue emozioni senza minimizzare o sdrammatizzare eccessivamente.
  • Evitare confronti: ogni bambino ha i propri tempi di sviluppo; confrontarlo con fratelli o amici può aumentare la pressione e il senso di inadeguatezza.
  • Condividere le informazioni con chi si prende cura del bambino: mantenere coerenza tra genitori, nonni e insegnanti aiuta a creare un clima di fiducia e sicurezza.

Un dialogo aperto e rispettoso permette al bambino di esprimere le proprie paure e di sentirsi compreso, riducendo così l’ansia legata all’enuresi.

Quando può essere utile rivolgersi a uno specialista

In molti casi, l’enuresi tende a risolversi spontaneamente con la crescita. Tuttavia, è consigliabile rivolgersi a uno specialista quando:

  • Il problema persiste oltre i 6-7 anni: se l’enuresi continua nonostante i tentativi di gestione a casa, può essere utile un supporto professionale.
  • Si associano altri sintomi: come dolore, bruciore, cambiamenti nelle abitudini urinarie o difficoltà emotive marcate.
  • Il bambino manifesta disagio significativo: se l’enuresi influisce negativamente sulla qualità della vita, sulle relazioni sociali o sul rendimento scolastico.

Un consulto con uno psicologo o un pediatra può aiutare a individuare eventuali cause sottostanti e a definire un percorso di supporto personalizzato per il bambino e la famiglia.

Un aiuto concreto per il benessere dei più piccoli

Affrontare l’enuresi può essere impegnativo sia per i bambini che per i genitori, ma non è necessario farlo da soli. Un ambiente di ascolto, comprensione e supporto può contribuire positivamente al percorso di crescita e serenità di tutta la famiglia. Se senti il bisogno di un confronto o desideri un aiuto professionale per gestire al meglio questa fase delicata, gli psicologi Unobravo sono pronti ad accompagnarti passo dopo passo. Prendersi cura delle emozioni e del benessere dei più piccoli è un primo passo verso un possibile cambiamento sereno. Inizia il questionario per trovare il tuo psicologo online e scopri come possiamo aiutarti.

Bibliografia
Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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