Il sesso, le relazioni, un buon pasto, le esperienze sensoriali: la vita è ricca di momenti che, di solito, sono fonte di piacere e soddisfazione. Eppure, a volte, può capitare di attraversare queste stesse esperienze senza provare nulla, come se un velo di indifferenza avesse smorzato tutti i colori delle emozioni, lasciando una sensazione di vuoto e di non appagamento.
Quando questa incapacità di provare piacere diventa persistente, potrebbe trattarsi di anedonia. In questo articolo esploreremo insieme il significato di anedonia, analizzeremo i sintomi per riconoscerla, le possibili cause e i percorsi di cura per affrontarla e ritrovare il benessere.
Anedonia: che cos'è e qual è il suo significato?
Per comprendere a fondo che cos'è l'anedonia, è utile partire dal suo significato letterale. Il termine deriva dal greco: an (non) e hedone (piacere). Si tratta, quindi, dell'incapacità di provare piacere. La definizione del dizionario Treccani la descrive come una “Incapacità di provare piacere, con appiattimento affettivo e dell'emotività. [...]”
Il termine viene esteso a contesti in cui il senso di gratificazione coinvolge ricompense di tipo psicologico, quali la soddisfazione per una promozione sul lavoro o il senso di affetto derivante da una situazione sentimentale.”
Sul significato dell’anedonia, Treccani prosegue: “...è tipica di molte patologie psichiche, quali la depressione, la schizofrenia, alcuni disturbi del tono dell’umore con manifestazioni psicotiche, alcuni disturbi pervasivi dello sviluppo, le demenze e talvolta l’abuso di sostanze stupefacenti.”
Il significato medico di anedonia fu introdotto dalle teorie dello psicologo Théodule-Armand Ribot, che la definì come “l'incapacità patologica di percepire piacere in ogni sua forma”. Sebbene l'anedonia non sia una malattia a sé stante, è un sintomo clinicamente significativo che si può riscontrare in diverse condizioni mediche e psicologiche. Per questo è importante riconoscerla.
Tra le condizioni in cui può manifestarsi troviamo:
- condizioni mediche generali, come l'ipotiroidismo o il morbo di Parkinson;
- quadri neurodegenerativi al loro esordio;
- disturbi psicologici come la depressione, le psicosi, alcuni disturbi di personalità e il disturbo da stress post-traumatico.

Anedonia cerebrale: i processi neurobiologici e neuropsicologici
Le cause neurobiologiche dell'anedonia non sono ancora del tutto chiare, ma la ricerca suggerisce che questa condizione sia legata a un'alterazione nel sistema di ricompensa del cervello, in particolare ai circuiti della dopamina. Questo complesso meccanismo può essere influenzato da una combinazione di fattori genetici, ambientali, sociali e culturali.
In condizioni normali, il piacere attiva specifici processi neurologici e chimici legati alla ricompensa. In una persona che sperimenta anedonia, questi meccanismi sembrano essere meno reattivi. Non a caso, uno studio ha evidenziato come l'anedonia, insieme a un'aumentata reattività allo stress, sia un elemento centrale nella vulnerabilità alla depressione maggiore.
Differenze tra anedonia, apatia e abulia
Nel linguaggio comune, termini come anedonia, apatia e abulia vengono spesso confusi. Tuttavia, in psicologia descrivono esperienze distinte. La definizione del DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) descrive l'anedonia come un “diminuito interesse o piacere in risposta a stimoli precedentemente percepiti come gratificanti”. Vediamo quali sono le differenze con apatia e abulia.
L'apatia è definita come la perdita o la riduzione della motivazione rispetto a uno stato precedente. Questa condizione si associa a un'alterazione in tre aree principali:
- comportamentale: la persona fatica a iniziare o a portare avanti le attività;
- cognitiva: si manifesta con una mancanza di interesse o curiosità;
- emotiva: si traduce in un appiattimento delle emozioni, sia positive che negative.
In sintesi, chi vive uno stato di apatia può mancare di spirito di iniziativa e avere difficoltà a intraprendere nuovi comportamenti, pur potendo ancora, in teoria, provare piacere se stimolato dall'esterno.
L’abulia, invece, rappresenta una vera e propria incapacità di prendere decisioni e di agire. La persona desidera compiere un'azione, ma si sente paralizzata e incapace di iniziare o portare a termine anche compiti semplici e quotidiani.
L'anedonia, a differenza delle altre due, non riguarda primariamente la motivazione o la volontà, ma la capacità stessa di sentire: è una marcata e persistente riduzione dell'interesse o del piacere provato durante le attività della vita quotidiana.
Anedonia: sintomi e possibili cause
Riconoscere l'anedonia non è sempre facile, perché può manifestarsi in modi diversi e con varia intensità. A volte può essere un tratto della personalità più stabile, altre volte una condizione temporanea legata a un periodo difficile. In ogni caso, può influenzare profondamente la vita quotidiana.
Questa condizione può limitare l’energia e appiattire le emozioni, rendendo faticose anche le più piccole attività quotidiane. Ma quali sono i campanelli d'allarme? Ecco alcuni dei sintomi più comuni dell'anedonia:
- Appiattimento emotivo: una generale indifferenza verso ciò che accade intorno, con una ridotta capacità di provare gioia, ma anche rabbia o tristezza. Le emozioni sembrano spente.
- Ritiro sociale: una crescente tendenza a isolarsi e a evitare le interazioni con gli altri, perché non più percepite come gratificanti.
- Perdita di interesse: hobby, passioni e attività che un tempo erano fonte di gioia ora appaiono noiose o prive di senso.
- Irritabilità e malinconia: a volte, il vuoto lasciato dal piacere può essere riempito da un senso di irritabilità costante o da una malinconia di fondo.
Le cause dell'anedonia sono complesse e multifattoriali. Spesso, l'anedonia non si presenta da sola, ma è un sintomo che si riscontra in alcuni disturbi psichici specifici, tra cui distimia, ciclotimia, disturbo borderline e disturbo bipolare, che esploreremo più avanti.

Anedonia e depressione
Il legame tra anedonia e depressione è molto stretto: l'incapacità di provare piacere è uno dei due sintomi cardine per la diagnosi di disturbo depressivo. Tuttavia, è fondamentale ricordare che può presentarsi anedonia anche senza depressione. Per questo, per un professionista è cruciale effettuare una diagnosi differenziale accurata, anche attraverso strumenti come i test sulla depressione, per comprendere il quadro completo.
Quando una persona con depressione manifesta anche anedonia, sperimenta una profonda mancanza di piacere o interesse per attività prima considerate gratificanti. Questo può tradursi in una significativa perdita di interesse per la vita sociale e nella dolorosa sensazione di sentirsi emotivamente distaccati dal mondo e dagli altri.
L’anedonia è presente in molte forme di depressione, ma nella depressione atipica si manifesta in modo particolare. L’umore infatti può risollevarsi in risposta ad eventi positivi o diventare eutimico, anche per tempi prolungati. La capacità di provare piacere quindi non viene del tutto persa nella depressione con caratteristiche atipiche.
La cura per l'anedonia, quando è un sintomo di depressione, spesso prevede un approccio integrato. La psicoterapia può aiutare a comprendere le cause profonde del problema e a sviluppare nuove strategie per affrontarlo, mentre il supporto di psicofarmaci può essere cruciale. Anche interventi come la pet therapy, in combinazione con la psicoterapia, possono rivelarsi utili.
Anedonia e invecchiamento nel paziente con depressione
L'anedonia può avere un impatto significativo sul paziente anziano con depressione. L'invecchiamento, da solo, non causa necessariamente l'anedonia, ma essa è un fattore importante da considerare in quanto le persone anziane possono affrontare una serie di sfide che potrebbero contribuire all'insorgenza o all'aggravamento dell'anedonia.
Ci sono diversi fattori di rischio che possono influenzare l'anedonia nel paziente anedonico anziano con depressione:
- ridotta funzionalità fisica
- solitudine e isolamento sociale
- eventi di vita stressanti come la perdita di indipendenza
- il pensionamento
- la malattia o il lutto
- patologie mediche come la presenza di dolore cronico o problemi di salute fisica.
Anedonia e ansia
Anche se può sembrare controintuitivo, esiste un forte legame tra anedonia e ansia. Durante i momenti di ansia intensa o un attacco di panico, l'organismo è in uno stato di allerta tale da 'spegnere' l'interesse per qualsiasi altra cosa. Questo può innescare un circolo vizioso in cui l'anedonia alimenta l'ansia e viceversa.
Le cause di questa correlazione sono complesse. Da un lato, uno stato di ansia e paura costante può alterare l'equilibrio di neurotrasmettitori come serotonina e dopamina, fondamentali per il sistema di ricompensa e del piacere.
Dall'altro, l'anedonia può derivare da una focalizzazione eccessiva sull'ansia stessa: la persona è così assorbita dalle proprie preoccupazioni e dai sintomi fisici dell'ansia da non avere più le risorse mentali per provare interesse o piacere per altro.
Uno studio ha ipotizzato che l’anedonia possa spiegare come mai l’ansia si trasformi in depressione. Le persone con ansia infatti possono via via sperimentare una diminuzione del piacere nelle attività che provocano ansia, arrivando a sviluppare anche altri sintomi di tipo depressivo.

Anedonia sessuale e altri disturbi correlati
L'anedonia sessuale è una delle manifestazioni più delicate e impattanti di questa condizione. La mancanza di piacere o di interesse verso le attività sessuali può colpire la sessualità in vari modi, portando a una riduzione del desiderio, difficoltà a raggiungere l'orgasmo (fino all'anorgasmia) o una generale diminuzione dell'intensità del piacere provato.
Questi sintomi possono avere un forte impatto sulla qualità della vita intima e sulla vita di coppia. Le cause dell'anedonia sessuale possono essere psicologiche (come depressione, ansia, stress prolungato) o legate all'assunzione di alcuni farmaci. In altri casi, possono entrare in gioco anche fattori fisici come l'invecchiamento, malattie croniche o lesioni.
Anedonia sociale e autismo
Il disturbo dello spettro autistico (che include anche la sindrome di Asperger) influenza la capacità di comunicazione, di socializzazione e di comportamento delle persone. Può manifestarsi in modo diverso da persona a persona, ma in genere si caratterizza per la presenza di difficoltà di relazione con gli altri, insieme a comportamenti e interessi ristretti e ripetitivi.
Nelle persone nello spettro autistico, l'anedonia può manifestarsi in una forma specifica nota come anedonia sociale. Questa non va confusa con la timidezza o l'introversione: si tratta di una genuina difficoltà a provare piacere o interesse per le interazioni sociali, come incontrare amici, partecipare a eventi o conversare in gruppo. Queste attività, invece di essere gratificanti, possono essere percepite come neutre o addirittura faticose.
Anedonia e disturbo bipolare
Nel disturbo bipolare, l'anedonia è un sintomo chiave che può manifestarsi in modi diversi a seconda della fase del disturbo. La sua presenza e intensità possono variare notevolmente tra i periodi depressivi e quelli maniacali o ipomaniacali.
Durante un episodio depressivo, l'anedonia è molto simile a quella che si osserva nella depressione maggiore: la persona fatica a trarre gioia da qualsiasi attività, che si tratti di socializzare, dedicarsi a un hobby o perseguire i propri interessi.
Durante un episodio maniacale o ipomaniacale, invece, l'anedonia può assumere una forma paradossale. La persona può essere iperattiva e impegnata in mille attività, ma senza trarne un reale e profondo piacere. L'eccitazione e la ricerca di stimoli possono mascherare un'incapacità di fondo di provare una gratificazione autentica.
Anedonia e schizofrenia
L'anedonia è uno dei sintomi più complessi e debilitanti associati alla schizofrenia. In questo contesto, la ricerca si è concentrata soprattutto sulla distinzione tra il piacere che ci si aspetta da un'esperienza futura (piacere anticipatorio) e quello provato nel momento presente.
Una ricerca ha messo in luce che le persone affette da schizofrenia, se intervistate su attività o situazioni attese come piacevoli dalla maggior parte delle persone (per esempio buon cibo, attività ricreative, interazioni sociali), riferiscono di derivare minore piacere da questi tipi di attività rispetto a quanto riferiscono coloro che non soffrono di questo disturbo.
Tuttavia, come riporta la ricerca di D. E. Gard e il suo team, quando effettivamente si offrono loro attività piacevoli, come la visione di un film oppure una bevanda gustosa, il piacere che gli individui con schizofrenia riferiscono di provare è pari a quello di persone sane.
Sembra quindi che il deficit nell' anedonia associata alla schizofrenia riguardi principalmente la difficoltà di desiderare e anticipare il piacere, più che la capacità di provarlo una volta che l'esperienza è in corso.

Anedonia e uso di sostanze
L'anedonia può avere un ruolo importante nello sviluppo e nel mantenimento delle dipendenze. Quando una persona sperimenta un senso persistente di vuoto e mancanza di piacere, può essere portata a cercare vie alternative e immediate per ottenere gratificazione, come l'uso di sostanze o comportamenti compulsivi.
Si crea così un pericoloso circolo vizioso: l'abuso di sostanze, che inizialmente sembrava una soluzione, può diventare esso stesso una causa di anedonia, andando a danneggiare i circuiti cerebrali del piacere. In questo modo, l'anedonia alimenta la dipendenza e la dipendenza, a sua volta, aggrava l'anedonia.
In uno studio ad esempio è stato osservato come l’abuso di cannabis rendesse quattro volte più probabile avere sintomi depressivi e di sperimentare ideazione suicidaria e anedonia.
Così come l’anedonia da cannabis, è possibile che si manifesti anche l’anedonia da cocaina o da altre sostanze, o ancora l’anedonia da gioco d'azzardo nel caso si tratti di dipendenze comportamentali.
Anedonia: test e diagnosi
È importante chiarire che non esistono test diagnostici specifici per l'anedonia che possano essere usati in autonomia. La diagnosi di anedonia non si basa su un singolo test, ma è parte di una valutazione psicologica e clinica completa, condotta da un professionista.
All'interno di questa valutazione, gli specialisti possono utilizzare diverse scale di valutazione per misurare la gravità dell'anedonia e il suo impatto sulla vita della persona. Questi strumenti, usati in ambito clinico, includono:
- scala di valutazione dell'anedonia di Snaith-Hamilton
- scala di valutazione dell'anedonia di Chapman
- scala di valutazione dell'anedonia di Calgary
- scala di valutazione dell'anedonia di Montgomery-Åsberg Depression Rating Scale (MADRS)
- Dimensional Anhedonia Rating Scale (DARS), utilizzata in uno studio che ha indagato gli effetti della pandemia da Covid-19 sui giovani adulti.
Queste scale di valutazione possono essere utilizzate dai professionisti della salute mentale come parte di una valutazione completa dei sintomi e dei disturbi psicologici, inclusa l'anedonia.
È fondamentale ricordare che queste scale sono strumenti di supporto: la valutazione clinica da parte di un professionista esperto è l'unico modo per ottenere una diagnosi accurata e comprendere a fondo l'origine dell'anedonia.

La voce dei pazienti: testimonianze di chi affronta l'anedonia
Come professionisti della salute mentale, ascoltiamo ogni giorno le testimonianze di persone che lottano con coraggio contro il senso di vuoto emotivo, nel tentativo di riconquistare il piacere e il colore nella propria vita.
Le loro esperienze ci raccontano di demotivazione, noia, e dell'incapacità di trarre divertimento anche dalle attività un tempo amate. Ci mostrano come l'anedonia possa insinuarsi in ogni aspetto della vita quotidiana, rendendo tutto piatto e faticoso.
Alcuni descrivono l'anedonia come una sorta di difesa dal mondo, un ritiro che protegge ma isola. Altri ne parlano come della scomparsa improvvisa di tutte le emozioni positive, quelle che un tempo facevano sorridere senza un perché.
Queste testimonianze sono preziose perché ci offrono uno sguardo intimo sulla realtà dell'anedonia, ricordandoci che dietro la definizione clinica c'è un'esperienza umana profonda, che merita ascolto e comprensione.
Anedonia: come uscirne
La domanda più importante per chi vive questa condizione è: come si cura l'anedonia? È possibile uscirne? La risposta è sì, ma è un percorso che richiede tempo e un approccio terapeutico individualizzato. Non esiste una soluzione valida per tutti, perché le cause e le esperienze sono uniche. La cura dell'anedonia può includere la psicoterapia e, se necessario, un supporto con psicofarmaci. Esistono diversi approcci psicoterapeutici efficaci, tra cui:
- la terapia cognitivo-comportamentale (CBT)
- la terapia sistemico relazionale
- la terapia integrata
- la terapia psicodinamica.
Oltre alla terapia individuale, può essere utile partecipare a gruppi di supporto, dove confrontarsi con altre persone che vivono esperienze simili. Lavorare sulle abilità di comunicazione e riconnettersi gradualmente con gli altri può aiutare a rompere l'isolamento e a riscoprire il piacere nelle relazioni.
È essenziale sottolineare che la scelta del percorso terapeutico dipende dalle esigenze uniche di ogni persona e va discussa con un professionista della salute mentale. Capire come aiutare chi soffre di anedonia, che si tratti di noi stessi o di una persona cara, parte sempre da una valutazione accurata, fondamentale per identificare le cause sottostanti e sviluppare un piano di trattamento su misura.