Il Disturbo Borderline di Personalità (DBP): sintomi e cura

Il Disturbo Borderline di Personalità (DBP): sintomi e cura
Antonio Montes
Redazione
Psicologo Cognitivo-Comportamentale
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
2.10.2025
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Il disturbo borderline di personalità (DBP) è una condizione psicologica complessa che può influenzare profondamente la vita di chi ne soffre e delle persone a lui vicine. Comprendere il suo significato, riconoscere i sintomi e conoscere le possibili terapie è un primo passo importante per affrontare le difficoltà che comporta. In questo articolo esploreremo che cosa significa personalità borderline, analizzando i sintomi, le cause e le strategie di trattamento, con l'obiettivo di offrire una guida chiara, empatica e professionale.

Disturbo borderline di personalità: cos'è e significato del termine

Per comprendere il significato di borderline, è utile partire dall'origine del termine. Storicamente, la parola borderline indicava una condizione “al limite”, un disturbo psichiatrico che si trovava al confine tra nevrosi e psicosi. Oggi questa definizione è superata, ma ci aiuta a intuire la complessità di questa condizione. Il disturbo borderline di personalità è un disturbo caratterizzato da una profonda instabilità che pervade le relazioni, l'immagine di sé e le emozioni. Le persone con DBP vivono un mondo emotivo tumultuoso, segnato da una tendenza a idealizzare e poi svalutare gli altri, un'intensa instabilità emotiva e, in alcuni casi, comportamenti impulsivi o autolesivi. Spesso è presente anche un costante senso di vuoto, una sensazione di noia o apatia difficile da spiegare.

Contrariamente a quanto si possa pensare, il disturbo borderline non è raro. Secondo le stime più attuali, la sua incidenza nella popolazione generale è attorno all’1-2 %, con valori che in alcuni studi raggiungono il 2,7 % o persino il 5,9 % se i criteri diagnostici sono applicati in modo più libero. Tra i pazienti psichiatrici, può arrivare fino al 15-20 % nei contesti ospedalieri o specialistici. Sebbene la diagnosi sia più frequente nella popolazione femminile (circa il 70-75 % dei casi), è importante considerare che gli uomini potrebbero essere sottodiagnosticati o ricevere diagnosi differenti. L’esordio del disturbo avviene tipicamente durante l’adolescenza o la prima età adulta, periodi di grandi cambiamenti e definizione dell’identità.

Organizzazione borderline di personalità e DBP

Oltre alla diagnosi del DSM, un'altra prospettiva utile è quella psicodinamica. Secondo questo approccio, possiamo descrivere i diversi tipi di personalità lungo un continuum che va da un funzionamento sano a uno psicotico, con livelli intermedi di tipo nevrotico e, appunto, borderline. Sulla base di questa teorizzazione il disturbo di personalità è una diagnosi clinica che indica un insieme di tratti e comportamenti rigidi e disfunzionali che causano sofferenza o difficoltà significative nella vita della persona. L’organizzazione di personalità, invece, è un concetto più ampio e teorico, usato in psicodinamica per descrivere il livello di integrazione della personalità (sana, nevrotica, borderline o psicotica) in base a come l’individuo percepisce sé e gli altri, gestisce le emozioni e usa i meccanismi di difesa.

Lo psicoanalista Otto Kernberg ha introdotto il concetto di “organizzazione di personalità borderline” per descrivere un funzionamento psicologico specifico, che si basa su alcuni elementi chiave:

  • l’uso di meccanismi di difesa primitivi, in particolare la scissione (che consiste nel percepire e vivere sé stessi, gli altri o le situazioni come totalmente buoni o totalmente cattivi, senza riuscire a integrarli in un’immagine complessa e ambivalente
  • la diffusione dell’identità;
  • un esame di realtà fragile.

Come riconoscere il disturbo borderline di personalità: le caratteristiche

I disturbi di personalità, in generale, sono caratterizzati da uno stile di pensiero e di comportamento rigido e pervasivo, che influenza in modo significativo ogni ambito della vita di una persona, dalle relazioni al lavoro. Per organizzarli, il DSM-5-TR raggruppa i 10 disturbi di personalità conosciuti in tre categorie, o cluster (A, B e C), in base alle loro somiglianze.

Troviamo il Disturbo Borderline di Personalità (D.B.P.) all'interno del cluster B, insieme al disturbo narcisistico di personalità, al disturbo istrionico di personalità e al disturbo antisociale di personalità. Al cluster A invece appartengono il disturbo paranoide di personalità, il disturbo schizoide e il disturbo schizotipico, mentre fanno parte del cluster C il disturbo di personalità dipendente, il disturbo evitante e ossessivo-compulsivo.

È importante notare che durante l'adolescenza, un periodo di grandi turbolenze e di costruzione dell'identità, possono manifestarsi comportamenti che ricordano alcuni tratti borderline, come una forte insicurezza o una certa disregolazione emotiva. Questo non significa automaticamente avere un disturbo di personalità. La diagnosi di DBP è complessa e richiede una valutazione attenta da parte di un professionista. Vediamo ora quali sono i criteri diagnostici e i sintomi del disturbo borderline che guidano questa valutazione.

La diagnosi del disturbo borderline di personalità

Come si arriva a una diagnosi di DBP? Un professionista della salute mentale valuta la presenza di un quadro pervasivo di instabilità nelle relazioni, nell'immagine di sé e nell'umore, insieme a una marcata impulsività. Secondo i criteri del DSM-5-TR, per una diagnosi di disturbo borderline di personalità devono essere presenti almeno cinque dei seguenti sintomi:

  • comportamenti volti a evitare un abbandono reale o immaginato
  • relazioni interpersonali instabili
  • immagine di sé instabile
  • comportamenti impulsivi
  • comportamenti suicidari o parasuicidari
  • umore instabile
  • senso di vuoto
  • difficoltà a controllare la rabbia.

Oltre a questi sintomi, in alcuni casi è presente anche ideazione paranoide transitoria. All’ideazione paranoide nel disturbo borderline, in particolari periodi di stress, si possono talvolta aggiungere anche sintomi dissociativi, come la depersonalizzazione e la derealizzazione. Alcune persone sviluppano sintomi simil-psicotici, come il delirio con idee di riferimento e distorsioni dell’immagine corporea.

È importante sottolineare che il disturbo borderline si presenta spesso associato ad altri disturbi (comorbilità). Tra questi troviamo il disturbo da stress post-traumatico, la depressione, il disturbo bipolare o ciclotimico, i disturbi alimentari (come bulimia, anoressia o binge eating) e l'abuso di sostanze, incluso l'abuso di alcol

La diagnosi psicologica del disturbo borderline andrebbe effettuata attraverso test psicologici standardizzati e validati, tra cui ricordiamo:

  • la Diagnostic Interview for DSM–IV Personality Disorders (DIPD–IV)
  • l’International Personality Disorder Examination (IPDE)
  • la Personality Assessment Schedule (PAS)
  • il Minnesota Multiphasic Personality Inventory (MMPI)

ragazza borderline
Liza Summer - Pexels

I sintomi del disturbo borderline di personalità

Per comprendere meglio come si manifesta il disturbo, i sintomi della personalità borderline possono essere raggruppati in quattro aree principali che descrivono il nucleo della sofferenza:

  1. paura di abbandono
  2. idealizzazione dell’altro
  3. instabilità emotiva
  4. comportamenti auto-lesivi.

1. Paura dell'abbandono

Uno dei vissuti centrali nel DBP è un'angosciante paura della solitudine e un terrore profondo di essere abbandonati. Questa paura è così intensa che anche piccoli eventi, come un ritardo a un appuntamento o un cambio di programma, possono essere vissuti come un rifiuto intollerabile e un segnale di abbandono imminente. La reazione può essere sproporzionata, manifestandosi con forte rabbia, panico o una gelosia intensa, nel disperato tentativo di evitare la separazione.

A queste manifestazioni di rabbia di solito seguono sentimenti di vergogna, senso di colpa e pentimento. La persona potrebbe arrivare a pensare che “i borderline sono cattivi” e formare un’immagine estremamente negativa di sé, con ovvie ripercussioni sulla propria autostima e sulle relazioni con gli altri. Per questi motivi la persona con disturbo borderline in amicizia fatica a costruire legami duraturi e presenta frequentemente una rete sociale deteriorata.

2. Relazioni instabili tra idealizzazione e svalutazione

Le relazioni interpersonali sono spesso intense, caotiche e caratterizzate da un'estrema ambivalenza. Chi soffre di DBP tende a vedere gli altri e le situazioni secondo un pensiero dicotomico, o “bianco o nero”. Questo porta a un'oscillazione continua tra l’idealizzazione e la svalutazione: una persona può essere vista come perfetta e salvifica in un momento, e come crudele e deludente subito dopo. Questi passaggi repentini rendono le relazioni molto difficili da mantenere e possono sfociare in dinamiche di codipendenza affettiva.

3. Instabilità emotiva e impulsività

L'esperienza emotiva di una persona con DBP è come un'altalena. Si vive un'emotività forte e irruente, con cambiamenti d'umore rapidi e intensi che possono durare da poche ore a qualche giorno. Questa tempesta emotiva può generare una profonda paura delle proprie emozioni e la sensazione di perdere il controllo. La difficoltà nel gestire queste ondate emotive, unita a una ridotta capacità di mentalizzazione (cioè di comprendere i propri e altrui stati mentali), può tradursi in difficoltà a controllare la rabbia, che può manifestarsi con sarcasmo, amarezza o vere e proprie esplosioni d'ira.

Spesso ciò accade nei confronti dei propri affetti, a partire da una loro azione, considerata come gesto di abbandono o negligenza. Oltre agli agiti di rabbia, sono comuni comportamenti (anche inconsapevolmente) manipolatori, volti a ricercare l’attenzione dell’altro. Personalità borderline e manipolazione possono associarsi a comportamenti parasuicidari, che non andrebbero mai sottovalutati.

Anche nella personalità istrionica sono presenti la manipolazione e un’espressione dell’emotività esasperata, ma è assente una così forte manifestazione della rabbia, così come i comportamenti autolesivi, che si traducono in vere e proprie crisi nel borderline.

4. Immagine di sé instabile e comportamenti autolesivi

L'instabilità si riflette anche sull'immagine di sé, che può cambiare drasticamente. Una persona con DBP può passare dal sentirsi sicura di sé al provare un profondo disprezzo per se stessa in poco tempo. Questa fragilità identitaria, unita a intensi sbalzi d'umore e a un'emotività travolgente, può portare a mettere in atto comportamenti impulsivi e potenzialmente dannosi come meccanismo per gestire il dolore. Tra questi troviamo:

  • abuso di sostanze;
  • rapporti sessuali rischiosi;
  • abbuffate; comportamenti suicidari;
  • gesti e minacce di automutilazione.

uomo borderline
SHVETS production - Pexels

Possibili cause del disturbo borderline di personalità

“Borderline si nasce o si diventa?” è una domanda comprensibile e comune quando si parla in generale di disturbi di personalità, la cui risposta, come spesso accade in psicologia, è complessa. Oggi si ritiene che lo sviluppo del DBP sia il risultato di un'interazione tra diversi fattori, sia genetici che ambientali. Non si eredita il disturbo in sé, ma una possibile vulnerabilità temperamentale, una sorta di sensibilità di base che, in combinazione con determinate esperienze di vita, può favorirne lo sviluppo. Questa vulnerabilità può manifestarsi come:

  • alta reattività emotiva: fin da bambini reagiscono in maniera intensa anche alla più piccola frustrazione, dando ai familiari e alle persone che li circondano la sensazione di “camminare sulle uova”.
  • intensità elevata delle emozioni: le emozioni vengono sperimentate alla massima intensità, e così quella che per altri sarebbe una lieve preoccupazione si trasforma in un’ansia intensa o attacco d'ansia;
  • lunga durata delle emozioni: all’interno del funzionamento borderline troviamo una difficoltà a tornare allo stato di calma in seguito all’attivazione emotiva.

A questa predisposizione temperamentale si aggiungono spesso i fattori ambientali. Una meta-analisi ha evidenziato che le persone con DBP hanno una probabilità quasi 14 volte maggiore di aver vissuto avversità infantili rispetto ai gruppi di controllo non clinici, con effetti particolarmente marcati per l'abuso emotivo e la trascuratezza (Porter et al., 2020). È frequente, infatti, che nella loro storia si riscontrino esperienze difficili, come: 

  • traumi infantili e abusi
  • esperienze di abbandono traumatiche
  • esperienze avverse (Adverse Childhood Experiences) come violenza domestica assistita, abuso di sostanze dei genitori, maltrattamenti fisici o psicologici.

Tutte queste esperienze nell’infanzia dei bambini che svilupperanno un disturbo borderline sono accomunate dall’aver sperimentato nell’ambiente familiare delle forme di invalidazione emotiva. L’invalidazione emotiva corrisponde all’apprendere che la manifestazione delle proprie emozioni o pensieri verrà penalizzata, punita o banalizzata. Queste spiegazioni sono coerenti col modello teorico proposto da Liotti, che include il concetto di stile di attaccamento disorganizzato come fattore di rischio nella genesi del DBP.

La terapia per il disturbo borderline di personalità

Nonostante la sua complessità, è fondamentale sapere che dal disturbo borderline di personalità si può guarire. La psicoterapia è la via principale, e al suo interno il punto centrale è la relazione terapeutica. Questa relazione diventa uno spazio sicuro in cui la persona può sperimentare un legame basato sulla fiducia e la stabilità, spesso per la prima volta. Il transfert, ovvero il modo in cui le dinamiche relazionali del paziente si riattivano con il terapeuta, può essere molto intenso, ma è proprio lavorando su queste dinamiche che avviene il cambiamento.

Il trattamento più efficace è solitamente un intervento integrato, che affianca alla psicoterapia un eventuale supporto farmacologico per gestire sintomi specifici come l'ansia o la depressione. Con l'aiuto di un professionista esperto, come uno psicologo Unobravo, è possibile aumentare la consapevolezza dei propri schemi e imparare ad affrontarli con strategie più sane e funzionali.

Esistono diversi approcci terapeutici efficaci. Vediamone due tra i più noti per il trattamento del DBP: la Dialectical Behavior Therapy (DBT) e la Schema Therapy (ST). È utile ricordare che spesso percorsi individuali e di gruppo vengono combinati per offrire un supporto completo.

Terapia Dialettico-Comportamentale (DBT)

La DBT, sviluppata dalla psicologa Marsha Linehan (che ha vissuto in prima persona questa sofferenza), è uno degli approcci più efficaci. Si concentra sull'insegnare abilità pratiche per gestire la disregolazione emotiva e l'impulsività. Il suo principio chiave è la "dialettica" tra accettazione e cambiamento: si impara ad accettare sè stessi e le proprie emozioni e, allo stesso tempo, a lavorare per cambiare i comportamenti disfunzionali. La teoria biopsicosociale su cui si fonda spiega come una vulnerabilità emotiva innata, scontrandosi con un ambiente invalidante, possa portare a:

  • maggiore sensibilità e reattività agli stimoli;
  • comportamenti impulsivi, pericolosi e/o autolesionistici.

La DBT per il disturbo borderline di personalità cura attraverso l’apprendimento  al riconoscimento di pensieri ed emozioni, congiunto con pratiche mindfulness orientate all’accettazione e l’uso della skill training.

Schema Therapy (ST)

La Schema Therapy (ST), ideata da Jeffrey Young, è un approccio integrato particolarmente utile per le difficoltà di personalità radicate. Si rivela spesso efficace quando la terapia cognitivo-comportamentale standard non basta.

L'idea centrale della ST è che le esperienze negative vissute nell'infanzia, specialmente il mancato soddisfacimento di bisogni emotivi primari (come protezione, affetto e stabilità), portino allo sviluppo di Schemi Maladattivi Precoci (SMP). Questi schemi sono come "occhiali" con cui si guarda il mondo, pattern di pensiero ed emozione che si attivano nelle situazioni di vita e influenzano negativamente il benessere e le relazioni.

L’obiettivo della terapia è rendere la persona consapevole dei propri schemi e delle loro origini, utilizzando tecniche cognitive ed esperienziali per "guarire" queste ferite emotive. Si lavora per sviluppare stili di coping più sani e trovare modi funzionali per soddisfare, nel presente, i bisogni emotivi che non sono stati soddisfatti in passato.

terapia disturbo borderline
Yan Krukov - Pexels

Vivere con il disturbo borderline di personalità: supporto e risorse

Convivere con un disturbo borderline di personalità, o stare accanto a una persona che ne soffre, può essere fonte di grande sofferenza e confusione. Trovare le giuste risorse e una rete di supporto può fare una grande differenza nel percorso di guarigione. Le associazioni dedicate, come Borderline Personality Disorder Italia, possono offrire un sostegno prezioso non solo alla persona che riceve la diagnosi, ma anche ai suoi familiari, fornendo informazioni e strumenti per gestire i momenti di crisi.

Il percorso verso il benessere è possibile

Il disturbo borderline di personalità è una condizione complessa, ma è importante sottolineare che il benessere è un obiettivo realistico. Comprendere i sintomi, le cause e le dinamiche relazionali è il primo, fondamentale passo per riprendere il controllo della propria vita. Attraverso un percorso terapeutico mirato, è possibile imparare a gestire l'intensità delle emozioni, a costruire relazioni più stabili e a sviluppare un'immagine di sé più integrata e positiva. Il cammino può richiedere tempo e impegno, ma con il giusto supporto è possibile non solo alleviare la sofferenza, ma anche riscoprire un senso di pienezza e benessere. Se senti che queste difficoltà risuonano con la tua esperienza e desideri un supporto, ricorda che non devi affrontare tutto in solitudine. Un professionista può aiutarti a trovare gli strumenti più adatti a te. Inizia il questionario per trovare il tuo psicologo online e fai il primo passo verso il tuo benessere.


Bibliografia
Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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