A tutti può capitare di attraversare periodi di forte preoccupazione. La vita ci mette costantemente alla prova. A volte, però, quello stato di allerta non passa. Diventa un sottofondo costante, un’ansia continua che persiste per mesi e non sembra legata a un evento specifico. Quando ci si sente così, è possibile che si stia vivendo un disturbo d’ansia generalizzata.
In questo articolo esploreremo insieme che cos'è esattamente questa condizione, come si manifesta e, soprattutto, quali percorsi esistono per affrontarla e ritrovare il proprio equilibrio. Si tratta di un disturbo più comune di quanto si pensi: uno studio italiano ha rilevato che il 2,3% della popolazione soddisfa i criteri per il disturbo d'ansia generalizzato, con una prevalenza maggiore nelle donne (3,6%) rispetto agli uomini (0,9%) (Preti et al., 2021). Dare un nome a ciò che si prova è il primo passo per poterlo gestire.

Cos’è l’ansia generalizzata
Il disturbo di ansia generalizzato (DAG), spesso descritto come ansia cronica, è un disturbo psichico che va oltre la normale preoccupazione. È caratterizzato da preoccupazioni eccessive e persistenti, una sorta di stato di allarme che non si spegne mai e che riguarda eventi futuri, anche quelli più comuni e quotidiani. Questa tensione mentale è spesso accompagnata da sintomi fisici come tensione muscolare, irritabilità e difficoltà di concentrazione.
Vivere con un’ansia continua può interferire in modo significativo con la qualità della vita, rendendo difficile affrontare le sfide di ogni giorno. La preoccupazione tende a essere pervasiva, estendendosi a quasi ogni aspetto dell'esistenza, come per esempio:
- la famiglia e le relazioni
- la situazione economica
- il lavoro e la carriera
- la salute, propria o dei propri cari.
I sintomi dell’ansia generalizzata
I criteri diagnostici per il disturbo d'ansia generalizzato sono definiti nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5-TR). Secondo il manuale, la diagnosi richiede la presenza di ansia e preoccupazione eccessive per almeno sei mesi, difficili da controllare, e associate ad almeno tre dei seguenti sintomi (American Psychiatric Association, 2022):
- irrequietezza e sentirsi “con i nervi a fior di pelle”
- facile affaticamento e tensione muscolare
- difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria
- irritabilità
- alterazioni del sonno, come la difficoltà ad addormentarsi, a mantenere il sonno o a dormire bene, con un sonno spesso inquieto e insoddisfacente.
Oltre a questi segnali, per poter parlare di disturbo d'ansia generalizzato, è necessario che la persona sperimenti due condizioni fondamentali che definiscono il cuore del disturbo:
- Un’ansia e una preoccupazione eccessive, presenti quasi ogni giorno per un periodo di almeno sei mesi, che non si limitano a un solo ambito ma toccano diverse attività o eventi.
- Una marcata difficoltà nel gestire e controllare questa preoccupazione, che viene percepita come un’ansia incontrollabile.
I sintomi fisici dell'ansia generalizzata
Affinché si possa parlare di GAD (acronimo inglese per Generalised Anxiety Disorder), è fondamentale che l'ansia costante e le preoccupazioni causino un disagio clinicamente significativo o compromettano aree importanti della vita, come le relazioni, il lavoro o lo studio. È anche importante escludere che i sintomi derivino dall'uso di sostanze o da altre condizioni mediche.
L'ansia cronica non si manifesta solo a livello mentale; il corpo spesso reagisce in modo intenso. Molte persone sperimentano diversi sintomi fisici legati all’ansia generalizzata, che possono essere fonte di ulteriore preoccupazione. Tra i sintomi psicosomatici più comuni troviamo:
- bocca asciutta e difficoltà a deglutire
- mani appiccicose e tachicardia
- tremore da ansia
- sudorazione notturna da ansia e brividi di freddo
- ansia somatizzata allo stomaco
- nausea e diarrea
- capogiri e nodo alla gola.
Vivere con un’ansia costante tutto il giorno può portare, con il tempo, a un senso di sfinimento, cefalea tensiva, disturbi di stomaco e insonnia, creando un circolo vizioso che alimenta ulteriormente il malessere.
Ansia generalizzata e adolescenza
L’ansia in adolescenza è un’esperienza comune, spesso legata ai profondi cambiamenti di questa fase della vita. A livello emotivo, un adolescente può vivere una preoccupazione persistente, irritabilità e una costante difficoltà a rilassarsi, che possono minare il suo benessere psicologico. In alcuni casi, questa condizione può evolvere in un vero e proprio disturbo d'ansia generalizzato, talvolta accompagnata da attacchi di panico.
Socialmente, inoltre, possono sperimentare ansia sociale e, di conseguenza, isolarsi. Questo avviene per evitare situazioni sociali o attività extracurriculari per paura di essere giudicati o di fallire. Questo isolamento può ulteriormente aggravare il senso di solitudine e bassa autostima.

Il fenomeno della preoccupazione nell’ansia generalizzata
Nel disturbo d’ansia generalizzato, la preoccupazione è la vera protagonista. Non si tratta di una semplice previsione negativa, ma di un’attività mentale costante, una sorta di film catastrofico che la mente proietta sugli eventi futuri.
Questa preoccupazione diventa problematica quando è percepita come eccessiva e incontrollabile. Chi vive un disturbo d'ansia generalizzato riconosce spesso queste caratteristiche nel proprio modo di pensare:
- Le preoccupazioni sono numerose e variegate, al punto da avere la sensazione di aver paura di tutto (una condizione che può ricordare la panofobia).
- I pensieri ansiosi si succedono a catena: non appena una preoccupazione si attenua, ne sorge subito un’altra.
- Sono sempre accompagnate da emozioni intense di allarme, inquietudine e tensione.
- Spesso si concentrano su scenari futuri catastrofici, anche se altamente improbabili.
- Questa tempesta di pensieri riduce la capacità di pensare chiaramente e di concentrarsi sul presente.
- La sensazione predominante è che queste preoccupazioni siano incontrollabili e molto difficili da gestire.
Conseguenze del disturbo d’ansia generalizzata
Vivere con un disturbo d'ansia generalizzato significa dedicare un’enorme quantità di energia mentale a preoccuparsi di eventi che, nella maggior parte dei casi, non si verificheranno mai. Spesso, solo a posteriori, la persona si rende conto che l'intensità della sua preoccupazione era sproporzionata rispetto alla realtà.
Una delle conseguenze più insidiose è la cosiddetta 'meta-preoccupazione', ovvero il fatto di preoccuparsi di avere preoccupazioni. Si entra in un loop mentale del tipo: 'Perché non riesco a smettere di pensare a queste cose? C'è qualcosa di sbagliato in me'. Questo meccanismo, descritto dallo psicologo Adrian Wells, non fa che alimentare un circolo vizioso che aggrava i sintomi e l'impatto del disturbo sulla vita di tutti i giorni.
A complicare ulteriormente le cose, a volte si sviluppano convinzioni errate sull'utilità della preoccupazione. Non è raro sentire frasi come: 'Se mi preoccupo, significa che tengo alle cose' o 'Preoccuparmi mi aiuta a essere preparato al peggio'. Purtroppo, queste credenze, invece di proteggere, finiscono per rafforzare l'ansia cronica.
Le cause dell’ansia generalizzata
Spesso ci si chiede: 'Perché proprio a me?'. Le cause dell'ansia generalizzata non sono quasi mai riconducibili a un singolo fattore. Al contrario, questo disturbo è il risultato di un'interazione complessa e multifattoriale, un po' come un puzzle composto da tanti pezzi diversi. Tra questi troviamo fattori genetici, biologici, psicologici e ambientali.
Dal punto di vista genetico e biologico, la ricerca suggerisce che può esistere una predisposizione familiare. Uno studio dell'Università di Yale, per esempio, ha confermato che avere familiari con disturbi d'ansia può aumentare la probabilità di svilupparli.
A livello biologico, squilibri in alcuni neurotrasmettitori (come serotonina e noradrenalina) e alterazioni legate alla tiroide (come evidenziato da una ricerca dell’European Society of Endocrinology) possono contribuire all'insorgenza dei sintomi
A livello psicologico, alcuni tratti di personalità come il perfezionismo o una bassa autostima possono rendere una persona più vulnerabile. Infine, non bisogna sottovalutare i fattori ambientali: esperienze di vita stressanti e prolungate, traumi infantili o altre difficoltà possono giocare un ruolo decisivo. Comprendere questa complessa interazione di cause è il primo passo per un trattamento mirato ed efficace.

Comorbidità con altri disturbi
È importante sapere che l'ansia generalizzata raramente si presenta da sola. Spesso, infatti, esiste una comorbidità, ovvero la coesistenza con altri disturbi. Lo stesso studio di Yale menzionato prima evidenzia una forte associazione con il disturbo depressivo maggiore e con tratti di personalità nevrotica. Il DSM-5, inoltre, indica come possibili (anche se meno comuni) comorbidità con disturbi correlati all’uso di sostanze o disturbi della condotta.
Ansia generalizzata e percentuale di invalidità
Una domanda che alcune persone si pongono riguarda il riconoscimento formale del disturbo. In Italia, è possibile richiedere una valutazione per l'ansia generalizzata e la percentuale di invalidità civile. Questa è determinata dall'INPS dopo una visita medico-legale, che valuta la gravità e l'impatto che i sintomi hanno sulla capacità lavorativa e sulla vita quotidiana.
Durante la valutazione vengono considerati fattori come l'intensità e la durata dei sintomi, la risposta ai trattamenti e il grado di compromissione generale. È bene sapere che, secondo le tabelle attuali, per la 'nevrosi ansiosa' è prevista una percentuale massima del 15%, che generalmente non dà accesso a benefici economici.
I comportamenti protettivi: quando un aiuto diventa una trappola
Di fronte a un'ansia incontrollabile, è naturale cercare strategie per sentirsi meglio. Questi tentativi sono noti come comportamenti protettivi: azioni messe in atto per ridurre l’ansia nell'immediato. La loro natura, però, è paradossale: pur offrendo un sollievo temporaneo, nel lungo periodo finiscono per rafforzare il disturbo, come una trappola ben mascherata. Riconoscerli è il primo passo per disinnescarli. Tra i più comuni ci sono:
- Chiedere continue rassicurazioni: cercare conforto negli altri placa l'ansia solo per poco. Presto il dubbio ritorna, più forte di prima, e il bisogno di essere rassicurati aumenta.
- Essere perfezionisti: tentare di controllare ogni dettaglio per prevenire qualsiasi errore o imprevisto diventa un compito estenuante che alimenta, invece di ridurre, la tensione.
- Evitare le situazioni temute: mettere da parte ciò che genera ansia può sembrare la soluzione più logica. In realtà impedisce di scoprire che il pericolo percepito è spesso meno grave di quanto si immagini. L'evitamento restringe il mondo e ingigantisce la paura.
- Rinviare: procrastinare un compito per paura di un risultato insoddisfacente è un modo per rimandare l'ansia, non per risolverla. Le conseguenze temute, inoltre, sono quasi sempre irrealistiche.
- Cercare di sopprimere la preoccupazione: tentare attivamente di non pensare a qualcosa ha l'effetto opposto, rendendo quel pensiero ancora più presente e assillante.
Come si cura l'ansia generalizzata
Una delle domande più comuni è: 'L'ansia generalizzata passa da sola?'. Sebbene l'intensità dei sintomi possa fluttuare, il disturbo tende a essere persistente se non viene affrontato in modo adeguato. La buona notizia è che esistono percorsi efficaci per imparare a gestirlo. L'approccio terapeutico è spesso la via maestra e può includere psicoterapia, supporto farmacologico e tecniche di gestione dello stress.
Tra gli approcci più efficaci, la ricerca scientifica indica la terapia cognitivo-comportamentale (TCC) come trattamento d'elezione. Questo percorso aiuta la persona a diventare più consapevole dei propri pensieri disfunzionali e dei circoli viziosi che alimentano l'ansia, per poi lavorare attivamente per modificarli.
Il percorso inizia con una fase di valutazione, in cui il professionista, attraverso il colloquio clinico e, se necessario, specifici test psicologici (come il test per l'ansia generalizzata GAD-7), definisce un quadro della situazione. Da qui, si costruisce un percorso collaborativo in cui la persona ha un ruolo sempre attivo.
Con l'aiuto di un terapeuta, anche attraverso un percorso con uno psicologo online, si può lavorare su diversi fronti. Per esempio, ci si può concentrare sull’analisi della reale probabilità che gli eventi temuti accadano, imparando a tollerare meglio l'incertezza. Un psicologo con esperienza in disturbi d'ansia aiuterà anche ad affrontare il rimuginio, ovvero la tendenza a pensare e ripensare continuamente alle stesse preoccupazioni, attraverso strategie mirate:
- proponendo tecniche volte a circoscriverlo
- favorendo e potenziando l’uso di stili di pensiero più funzionali, come il problem solving.
Vengono, inoltre, affrontate e discusse le strategie di controllo che sono applicate in vari contesti per contenere l’ansia. La persona apprende nuove abilità per sostenere e regolare le emozioni negative. Esponendo poi la persona in modo graduale alle situazioni temute, vengono “testati” e disconfermati i suoi pensieri negativi.
Altre tecniche e rimedi utili
Oltre alla psicoterapia, esistono diverse tecniche che possono essere integrate nel percorso per gestire meglio i sintomi dell'ansia generalizzata:
- Le tecniche di rilassamento, come la respirazione diaframmatica, che aiutano a calmare la risposta fisiologica del corpo allo stress.
- L'ipnosi, utilizzata in un contesto terapeutico per favorire uno stato di profondo rilassamento e accedere a risorse interiori.
- La mindfulness per l’ansia, una pratica di attenzione consapevole che insegna a osservare i propri pensieri e le proprie emozioni senza giudizio e senza esserne travolti.
Ciò produce un distacco emotivo e un distanziamento dai pensieri ritenuti incontrollabili, che vengono riconsiderati per ciò che sono, cioè pensieri, e poi lasciati scorrere nella mente senza ulteriori elaborazioni, mentre la persona continua a svolgere le proprie attività quotidiane
In alcune situazioni, specialmente nei casi in cui i sintomi sono particolarmente invalidanti, il terapeuta può suggerire un consulto medico per valutare l'introduzione di una terapia farmacologica di supporto, da affiancare sempre alla psicoterapia. La scelta del farmaco (come le benzodiazepine o altri ansiolitici) spetta esclusivamente al medico specialista.
Il disturbo d'ansia generalizzato può essere una condizione molto debilitante, ma non è una condanna. Rivolgersi a un professionista è il passo più importante per imparare a gestire i sintomi e riappropriarsi della propria vita.








