Affrontare la morte di una persona cara è una delle esperienze più difficili e universali della vita. È importante ricordare che il lutto è una risposta del tutto naturale e fisiologica alla perdita, un processo che altera temporaneamente il nostro equilibrio fisico e mentale mentre cerchiamo di adattarci a una nuova realtà.
Una profonda tristezza, un senso di solitudine, nostalgia, ricordi improvvisi della persona scomparsa, notti insonni e difficoltà a concentrarsi sono solo alcune delle manifestazioni che accompagnano il lutto. Ma cosa succede quando questo dolore non si attenua con il tempo? In questo articolo esploreremo la differenza tra un lutto fisiologico e un lutto patologico, per capire quando il dolore rischia di diventare una condizione che blocca la nostra vita.
Il lutto patologico: una definizione
Per definire un lutto complicato o patologico, è utile partire dal tempo. Generalmente, le ondate più intense di dolore iniziano ad attenuarsi dopo 6-12 mesi dalla perdita. Tuttavia, quando il dolore acuto non solo non diminuisce, ma rimane intenso e invalidante per un periodo prolungato, potrebbe trattarsi di un disturbo da lutto persistente e complicato.
Lutto patologico e DSM-5
È fondamentale capire che pensare "non riesco a superare questo lutto" non significa automaticamente avere una condizione patologica. Il dolore ha i suoi tempi. Tuttavia, per aiutare a fare chiarezza, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) ha definito dei criteri specifici per il disturbo da lutto persistente. Secondo il manuale, dopo la morte di una persona cara, la condizione si manifesta con una nostalgia persistente o una preoccupazione costante per il defunto, accompagnata da almeno tre dei seguenti sintomi:
- nostalgia persistente per la persona morta
- intensa tristezza, eccesso di rabbia o anestesia emotiva
- preoccupazione per il deceduto e le circostanze della morte
- evitamento eccessivo dei ricordi relativi al defunto
- autosvalutazione o senso di colpa
- incredulità rispetto alla perdita
- difficoltà ad abbandonarsi a ricordi positivi sul deceduto.
Per poter parlare di diagnosi, questi sintomi devono essere presenti quasi ogni giorno per almeno 12 mesi dalla perdita nel caso degli adulti, e per almeno 6 mesi nel caso dei bambini, causando un malessere clinicamente significativo.
Lutto patologico e disturbo dell'adattamento
È importante anche distinguere il lutto patologico dal disturbo dell'adattamento. Sebbene entrambi siano reazioni a un evento stressante, la differenza principale sta nei tempi: i sintomi di un disturbo dell'adattamento tendono a manifestarsi entro 3 mesi dall'evento, mentre per una diagnosi di lutto complicato è necessario che sia trascorso un periodo di tempo più lungo dalla perdita.

Test per il lutto patologico
A volte può essere difficile capire da soli se l'elaborazione del lutto è bloccata. Per questo, gli specialisti della salute mentale possono utilizzare alcuni strumenti di valutazione, come dei test per il lutto patologico, che aiutano a comprendere la situazione e a definire il percorso di cura più adatto. È importante sottolineare che non sono strumenti di autodiagnosi, ma di supporto al lavoro clinico. Tra questi, il Prolonged Grief Disorder 13 indaga la durata e l'impatto del dolore, mentre l'Inventory of Complicated Grief (ICG) aiuta a distinguere il lutto fisiologico da quello complicato attraverso domande specifiche, come:
- "Sento che la vita è vuota senza la persona che è morta"
- "Non posso evitare di essere arrabbiato per la sua morte"
- "Da quando lui/lei è morto/a sento di aver perso la capacità di prendermi cura degli altri o mi sento distante dalle persone a me care"
- "Sento di non poter accettare la morte di quella persona".
Lutto complicato: fattori di rischio
Perché alcune persone sono più vulnerabili a sviluppare un lutto complicato? Non c'è una risposta unica, ma la ricerca ha individuato alcuni fattori di rischio che possono rendere il percorso del lutto più difficile. Conoscerli non serve a etichettare, ma a comprendere e, se possibile, a lavorare sulla prevenzione.
Uno degli elementi chiave sembra essere lo stile di attaccamento: le persone con uno stile di attaccamento insicuro possono avere maggiori difficoltà nel processo di elaborazione, come evidenziato da una ricerca di Fraley & Bonanno (2004). Altri fattori che possono aumentare il rischio di sviluppare un disturbo da lutto persistente includono:
- mancanza di supporto sociale
- alessitimia
- bassa autostima
- locus of control esterno
- scarsa qualità della relazione con il defunto.
Un esempio particolarmente delicato è quello di una relazione conflittuale interrotta bruscamente dalla morte. La perdita lascia un senso di irrisolto, come un discorso a metà che non si potrà mai concludere. In questi casi, l'elaborazione del lutto può richiedere un lavoro specifico per dare voce alle emozioni non espresse e trovare una forma di pace con il passato.

Il lutto non elaborato: i sintomi
Quando il processo di elaborazione del lutto si blocca, le conseguenze possono manifestarsi a più livelli, influenzando profondamente il benessere della persona. La persistenza dei sintomi acuti del lutto oltre i 12 mesi è il primo campanello d'allarme. Vediamo come un lutto non elaborato può manifestarsi:
- somatici, ad esempio respiro affannoso e perdita di energia
- intrapsichici, cioè sentimenti come la tristezza e la rabbia
- comportamentali, con pianti improvvisi e perdita di interessi.
L'impatto di un lutto non elaborato, inoltre, spesso non si limita alla persona che lo vive, ma si estende a tutto il sistema familiare, alterando equilibri e dinamiche:
- la comunicazione: può ad esempio verificarsi un importante aumento o una diminuzione della comunicazione
- la struttura della famiglia: confusione nei ruoli familiari, cambiamenti nel numero di diadi o triadi familiari, ovvero nei rapporti tra individui
- le relazioni all'interno dei singoli sottosistemi: ad esempio, nella coppia può determinarsi un allontanamento emotivo tra i coniugi
- le relazioni extra-familiari, caratterizzate da isolamento e allontanamento dagli amici.
Quando il lutto non vuole finire
Cosa succede quando non si riesce a come superare un lutto? Un dolore che non trova una via d'uscita può evolvere in funzionamenti psicopatologici più strutturati. Tra le conseguenze di un lutto non elaborato, troviamo condizioni come:
- il disturbo da stress post-traumatico
- la tossicomania traumatica
- la depressione maggiore o la distimia.
Vediamoli nel dettaglio.
Disturbo da stress post-traumatico e lutto
In alcune circostanze, il lutto per una perdita può essere vissuto come un vero e proprio trauma. Quando la perdita è improvvisa, violenta o inaspettata, il dolore può essere così travolgente da contribuire all'insorgenza di un disturbo da stress post-traumatico (PTSD), una condizione che causa una sofferenza profonda e persistente.
Un lutto è traumatico quando la perdita della persona cara avviene in circostanze particolari (ad esempio omicidio o suicidio). Questo evento è l'equivalente di una ferita narcisistica che provoca rabbia e desiderio di rivendicazione per la perdita subita, pensieri intrusivi legati al deceduto (i suoi ultimi momenti, il grado di sofferenza sperimentata o la natura della morte), condotte di evitamento, disturbi del sonno, difficoltà di concentrazione e, nei bambini, giochi ripetitivi.
Il lavoro di psicoterapia più opportuno con persone che abbiano sviluppato un trauma da lutto improvviso è l'elaborazione del lutto e del trauma. Durante il percorso di cura per l'elaborazione del lutto traumatico è possibile fare ricorso a numerosi strumenti: l'EMDR, ad esempio, è una specifica tecnica terapeutica per i traumi da lutto, molto utilizzata soprattutto nel trattamento CBT per il lutto persistente.
Lutto e tossicomania traumatica
Eventi traumatici, come la morte improvvisa di una persona cara o perdere un figlio in gravidanza, possono essere alla base di una tossicomania traumatica, causando comprensibilmente una condizione di estrema sofferenza psicologica.
La tossicodipendenza traumatica è un tipo di dipendenza reattiva a un evento che non si è riusciti ad elaborare: la sostanza diventa protagonista della vita della persona e gli effetti della droga sono ricercati allo scopo di lenire una sofferenza insopportabile e feroce. In questo senso, la sostanza viene assunta non per procurarsi piacere, ma per salvaguardarsi da uno stato di sofferenza acuta.

Lutto e depressione
Il confine tra lutto e depressione è un tema esplorato fin dai tempi di Freud. Sebbene siano esperienze diverse, a volte possono sovrapporsi. Nel lutto, il mondo esterno appare vuoto e impoverito; nella depressione, è la persona stessa a sentirsi vuota. Quando il dolore per la perdita diventa un attacco al proprio valore e si accompagna a una profonda incapacità di provare interesse per il mondo, potremmo trovarci di fronte a una depressione post-lutto.
Luigi Cancrini, psichiatra e psicoterapeuta, definisce la depressione "Lutto non espresso". Quando infatti un lutto non si esprime verbalmente all'interno di una relazione interpersonale significativa, rimane e si manifesta con i sintomi caratteristici della depressione.
L'elaborazione del lutto è come un percorso di guarigione: con il tempo, la ferita si rimargina, lasciando una cicatrice che ci ricorda chi abbiamo perso, ma senza un dolore costante. Se questo processo si blocca, la ferita può infettarsi, e il dolore, invece di diminuire, si intensifica, potendo sfociare in una depressione reattiva. In questo caso, il dolore naturale del lutto si trasforma in una condizione più pervasiva, con sintomi come:
- umore depresso
- crisi di pianto
- tristezza
- bassa autostima
- inappetenza
- scarsa concentrazione.
È cruciale ricordare che la variabile temporale non è rigida. Ogni persona ha i suoi tempi per l'elaborazione del lutto, e non bisogna affrettarsi a etichettare come patologico un dolore che semplicemente necessita di tempi più lunghi per essere processato. Il rischio è quello di diagnosticare una depressione post lutto quando, in realtà, la persona sta ancora attraversando le naturali e dolorose fasi del suo percorso.
Come affrontare un lutto patologico
Se ti senti bloccato nel dolore, è importante sapere che chiedere aiuto è un atto di forza. Spesso, il lutto diventa persistente proprio quando non si trova uno spazio di ascolto, empatia e condivisione. Tenere tutto dentro, infatti, può rendere il peso del dolore ancora più insopportabile.
Un percorso psicologico, anche attraverso la psicoterapia online, può offrire un aiuto concreto per superare le conseguenze di un lutto non elaborato. Uno psicologo o psicoterapeuta è un professionista preparato ad accogliere il tuo dolore, offrendoti uno spazio sicuro, non giudicante e di supporto, dove finalmente poter dare voce a tutto ciò che senti.
Il lavoro da svolgere in caso di lutto patologico in un percorso psicoterapeutico riguarderà soprattutto:
- la verbalizzazione del lutto subìto
- il dolore e la sofferenza ad esso legati
- la possibilità di ricevere consolazione, sostegno e aiuto.
Il terapeuta dovrà rispettare i tempi di ogni persona o membro della famiglia, diventando una figura paziente e disponibile che consentirà alla persona di dar voce alla propria sofferenza.
Quando cercare aiuto professionale per un lutto complicato
Riconoscere che il dolore del lutto è diventato opprimente e persistente è un passo coraggioso e fondamentale. Non esiste una regola fissa su quando chiedere aiuto, ma se senti che il tempo passa e il dolore non diminuisce di intensità, o se interferisce in modo significativo con la tua vita, potrebbe essere il momento di considerare la possibilità di cercare un supporto professionale.
Alcuni segnali che potrebbero indicare che è il momento giusto per chiedere aiuto sono:
- Sensazioni di vuoto o disperazione che non migliorano con il tempo.
- Difficoltà nello svolgimento delle attività quotidiane (lavoro, cura personale, relazioni).
- Forte isolamento sociale ed evitamento di attività che prima ti piacevano.
- Pensieri persistenti che la vita non abbia senso senza la persona deceduta.
- Intensi sentimenti di colpa o di auto-rimprovero legati alla perdita.
Uno psicologo può offrirti uno spazio sicuro e libero da giudizi per esplorare queste emozioni. L'obiettivo non è accelerare il processo, ma supportarti affinché tu possa trovare il modo di elaborare la perdita e ricostruire la tua vita. Se ti identifichi con ciò che ho descritto, fare il primo passo può fare una grande differenza nel tuo percorso verso il benessere. Inizia il questionario per trovare il tuo psicologo online e ricevere il supporto che meriti.