Crescita personale
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Un viaggio nel nostro mondo interiore: la fiaba

Un viaggio nel nostro mondo interiore: la fiaba
Pubblicato il
3.8.2020

La fiaba è una narrazione originaria della tradizione popolare, caratterizzata da racconti centrati su avvenimenti e personaggi fantastici come orchi, streghe o fate. A differenza della favola, la morale nelle fiabe è generalmente sottintesa e non centrale ai fini della narrazione.

Le vicende narrate hanno poi un valore universale, proprio perché più che riferirsi ad avvenimenti concreti, in realtà riguardano il mondo interiore di ciascuno.


Le fiabe sono caratterizzate da:

  • indeterminatezza riguardo i personaggi, le epoche e i luoghi;
  • una ricorrenza narrativa di episodi, frasi o formule magiche;
  • un lieto fine.

L’origine delle fiabe


L’origine delle fiabe è molto antica. Prima ancora dell’invenzione e della diffusione della scrittura, infatti, fiabe, miti, racconti e leggende venivano trasmessi oralmente, di generazione in generazione, creando di fatto un patrimonio culturale collettivo. Alla base delle fiabe, vi è infatti un forte utilizzo del discorso diretto, allo scopo di catturare l’interesse e stupire chi le ascolta, e dell’immaginazione, elemento fondamentale per lo sviluppo di abilità psicologiche.


Il ruolo psicologico delle fiabe

La fiaba ricopre un importante ruolo psicologico nel processo di crescita del bambino, perché, coinvolgendolo, promuove sia lo sviluppo cognitivo, che quello emotivo.

Dal punto di vista cognitivo le fiabe arricchiscano la conoscenza del bambino sul mondo reale esterno, così come sulle regole della vita sociale. Ascoltare queste storie stimola la percezione, l’attenzione, la memoria e il pensiero, ma non solo. Dal momento che i bambini, oltre che ascoltarle, desiderano anche raccontarle, le fiabe aiutano a migliorare l’immaginazione e il linguaggio.


Per quanto riguarda invece i processi emotivi, le fiabe contribuiscono allo sviluppo emotivo del bambini conformandosi ai loro interessi, aiutandoli ad affrontare diverse tematiche riguardanti sentimenti ed emozioni e dando voce ai loro conflitti inconsci.

Jie - Unsplash


Una fiaba per dare voce all'inconscio


La fiaba permette l’esteriorizzazione dei conflitti inconsci, dando ad essi una forma simbolica. Attraverso l’identificazione con i personaggi principali, il bambino riesce a trovare soluzioni a dilemmi profondi, senza che vi sia un esplicito riferimento a ciò che sia giusto o sbagliato fare.


Adeguandosi poi al pensiero infantile ancora in fase di sviluppo, la fiaba utilizza un linguaggio basato su un pensiero intuitivo, egocentrico e magico. Nelle fiabe gli oggetti inanimati ragionano e si comportano come esseri umani, l’emotività ha il sopravvento sulla ragione e i rapporti di causa–effetto sono prelogici.


Il bambino, prima dell’età scolare, possiede infatti un Io ancora in formazione, che fatica a dominare le emozioni che lo attraversano; per poterle gestire, cerca di esteriorizzare i propri contenuti inconsci, ad esempio attraverso il gioco, mettendo le emozioni in scena. A causa della sua immaturità, il bambino non è ancora in grado di dare un senso ai propri processi interiori, quindi sarà compito dell’adulto quello di aiutarlo, anche grazie all’utilizzo del racconto di fiabe.


Perchè i bambini vogliono ascoltare sempre le stesse fiabe?

È risaputo che i bambini, prima di andare a dormire, chiedano di ascoltare la stessa fiaba anche diverse volte. Ma perché non scelgono di ascoltare storie diverse?


Quando un bambino trova la sua fiaba preferita, mostra il bisogno ed il desiderio di ascoltarla più volte, e, come se la ascoltasse per la prima volta, chiede all’adulto di non tralasciare nessun dettaglio. Anche se per molti genitori questo può risultare noioso, per i bambini questo “rituale” è in realtà molto importante.


La ripetizione, infatti, se da un lato offre al bambino un tempo di riflessione, permettendogli di trovare soluzioni ai problemi che la fiaba gli offre sottilmente, dall’altro lato dà la possibilità di scivolare in un sonno profondo, riservando al bambino uno spazio di cui conosce ogni particolare, caratterizzato da mancanza di sorprese e in grado così di trasmettergli tranquillità.


Andres Iga - Unsplash


Il fascino delle fiabe anche in età adulta

Le fiabe non sono amate solo dai bambini, ma attirano l’interesse anche di molti adulti. Secondo Winnicott, pediatra e psicoanalista inglese, le fiabe “funzionano” proprio perché fanno presa su qualcosa che è vero, che fa paura e che allo stesso tempo risulta inaccettabile.


Un esempio è rappresentato dall’odio verso la matrigna cattiva, personaggio presente in molte fiabe, come ad esempio in “Biancaneve e i sette nani” o in “Cenerentola”. Alcuni elementi inaccettabili, come la possibilità di provare anche sentimenti negativi intensi per la propria madre, trovano un canale di espressione trasferendosi in miti universalmente accettabili. La madre naturale e la matrigna rappresentano, nell’immaginario di tutti, due poli opposti: la madre buona e quella cattiva.


Questa scissione corrisponde al modo in cui, quando si è piccoli, viene percepito il mondo, ossia per estremi: buono e cattivo, bianco e nero. Con il tempo i bambini imparano ad accettare la presenza di sentimenti di odio e amore verso una stessa persona e i sensi di colpa conseguenti.


Sembra impossibile per molti anche solo pensare che un bambino possa odiare la propria madre e non solo amarla; la verità è che, se la madre fa bene il suo lavoro, sarà per il figlio anche fonte di irritazione. Tocca alle madri (e ai padri) far conoscere la realtà del mondo, che spesso è in contrasto con ciò che il bambino vuole e desidera fare. L’odio per la madre, insieme all’amore, è un sentimento non solo naturalmente presente nel bambino, ma fondamentale affinché cresca in modo sereno ed impari a relazionarsi con gli altri.



Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.
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