A volte, i pregiudizi sulla salute mentale ci impediscono di prenderci cura del nostro benessere psicologico. E se li abbattessimo insieme? Dalle storie del primo libro di Unobravo Dentro le menti, fuori dai tabù alla tua, ogni racconto può aiutarci ad abbattere lo stigma.
Danila De Stefano, Psicologa, CEO e fondatrice di Unobravo, ha scritto il libro Dentro le Menti, Fuori dai Tabù per proseguire la lotta ai pregiudizi che ancora circondano la salute mentale che portiamo avanti da anni. Attraverso storie autentiche e toccanti, questo libro invita le persone a rompere il silenzio, condividere le proprie esperienze e scoprire la forza del cambiamento che nasce dalla vulnerabilità e dall’essere umani.
Raccontare la tua storia può aiutare altre persone a sentirsi meno sole e a fare il primo passo verso un miglioramento nella loro vita. La tua storia sarà condivisa in anonimo. Alcune delle storie verranno condivise con la community di Unobravo per continuare a rompere il silenzio sul benessere psicologico e rompere i tabù. Condividi la tua storia, unisciti al movimento.
«Condividete le vostre storie, combattete lo stigma: ogni voce che si aggiunge è un passo avanti verso una società dove prendersi cura della propria salute mentale è finalmente considerato “normale”. Più se ne parla, meno farà paura parlarne»
Quando mio padre è morto, ho creduto di poter affrontare tutto da solo. Le persone mi dicevano di essere forte, così ho evitato di parlare del mio dolore. Col tempo, però, mi sono sentito sempre più intrappolato in un vuoto. Dopo un anno, ho deciso di andare in terapia, anche se inizialmente mi sembrava inutile. Con il mio psicologo ho capito che il dolore non va superato, ma vissuto. Esprimere le mie emozioni senza paura di essere giudicato è stato liberatorio. Parlare del lutto mi ha aiutato a trovare pace e, soprattutto, a comprendere che chiedere aiuto non è sinonimo di debolezza. Oggi racconto la mia esperienza senza vergogna e anzi, invito chi ha vissuto la mia esperienza a fare lo stesso.
Ho quasi sempre vissuto seguendo le aspettative degli altri. Ogni mia scelta era influenzata da ciò che pensavano la mia famiglia e la società. Mi sentivo intrappolato e confuso, ma non avevo il coraggio di cercare aiuto per paura di apparire debole. Avevo il futuro già scritto, anche se non rispecchiava i miei sogni. Un amico mi ha detto che forse andare in terapia si sarebbe rivelato utile, anche solo per capire quali erano i miei, di sogni. Così, ho scoperto che molte delle mie insicurezze derivavano dal bisogno di approvazione da parte della mia famiglia, che aveva già scelto per me un futuro “sicuro” e che consideravo più importante delle mie ambizioni. In terapia ho imparato a riconoscere i miei veri desideri e ho iniziato a prendere decisioni solo per me stesso. Oggi, ho conquistato la mia indipendenza emotiva e andrei dallo psicologo altre mille volte: ho conquistato me stesso e la strada che ho scelto di percorrere, spero faccia felice soprattutto me.
Sono una donna di 47 anni e fino a 10 anni fa avevo il terrore di lasciarmi andare in un qualsiasi rapporto con un uomo. Ho fatto per la prima volta sesso a 37 anni dopo due anni di terapia. Non c'era un trauma tangibile da superare ma tante paure e insicurezze nascoste dietro una donna piacevole e indipendente. Ho sbloccato la paura di farmi vedere e toccare ma mi è rimasta tanta fame d'amore. Ora la sfida è volermi abbastanza bene per essere pronta a una sana relazione con un uomo. Succederà? Ci sto lavorando...non si smette mai!
Sono rimasta intrappolata in un disturbo alimentare perché mi sono sempre sentita fuori posto,diversa,perché non accettavo le mie condizioni di salute e quindi mi ha portato a voler sempre un approvazione da parte degli altri.Per cercare di tenere sottocontrollo situazioni difficili mi rifugiavo sul voler tenere sottocontrollo il mio peso,poi ho deciso di andare in terapia e penso sia stato l'atto d'amore più bello che io abbia fatto per me stessa pian piano sono rinata,ho imparato a accettarmi a sentirmi a mio agio con gli altri a non aver paura del giudizio altrui.Sono successe tante cose positive e ne sono grata
Dopo anni ed anni di paure ho deciso di intraprendere questo percorso pur non essendo visto di buon occhio dalla mia famiglia. Entro in terapia per la mia fragilità, paura del giudizio altrui ed insicurezza su vari aspetti della mia vita. Esco da due anni di terapia con ancora qualche incertezza, ma con lo specialista giusto ho capito che la mia persona vale molto più del giudizio degli altri e che non sarà uno o più giudizi negativi a fare venir meno la mia figura. Ho capito che spesso tante emozioni e conseguenze sono incontrollabili, per questo è inutile stare a rimuginare troppo sulle scelte effettuate. Inoltre ho capito che il dialogo è la cosa più importante in tutti i tipi di relazione, anche se non sempre è facile parlare di alcuni argomenti. Esperienza totalmente positiva, non ho nessun ripensamento e se tornassi indietro lo farei di nuovo!
Per anni, non mi sono mai sentito a mio agio con il mio aspetto. Troppo basso, troppo grasso. Ho provato a dimagrire andando in palestra, ma non solo i risultati erano scarsi, ma passavo ore, senza rendermene conto, a parlare di forma fisica, diete, integratori. Non riuscivo nemmeno più a uscire una sera con gli amici per paura di sentirmi dire che stavo esagerando. L'idea di parlare con uno psicologo poi, mi faceva vergognare: pensavo che fosse un problema superficiale, non degno di essere affrontato in terapia. Poi ho incontrato un tipo in palestra che mi ha raccontato la sua storia, e mi sono convinto a provare. In terapia sono venute fuori tutte le aspettative irrealistiche su me stesso che mi avevano portato a quel punto. Il terapeuta mi ha aiutato a cambiare il modo in cui vedevo il mio corpo, insegnandomi a concentrarmi su chi sono, non solo su come appaio.
Ho iniziato per problemi nella mia sfera sessuale, non pensando che ci fossero problemi di ansia più allargata. Ho spesso pensato di aver bisogno di aiuto a metabolizzare le mie emozioni negative, ma non ho mai trovato il coraggio perché ho sempre pensato "c'è chi sta peggio di me, io non ho veramente bisogno". Finalmente ora sto migliorando, riconosco certi miei meccanismi mentali e aspetto sempre l'appuntamento con il mio Uno bravo come l'appuntamento con un amic*
Per anni ho cercato la perfezione in tutto: lavoro, relazioni, studi. Ogni errore mi causava ansia e insicurezza. Non mi sentivo mai abbastanza! Poi ho deciso di parlare con uno psicologo e ho scoperto che il mio perfezionismo era una difesa contro la paura di fallire e mostrare le mie debolezze. È stata dura all’inizio accettare di essere smontata dalle mie convinzioni e quasi me n’ero pentita: davvero avevo bisogno della terapia? Poi, improvvisamente l’illuminazione: ho imparato a riconoscere l’importanza dell’errore e a ridurre la pressione su di me. Ora vedo la terapia come un atto di forza e non di debolezza, e ho superato quel blocco che mi impediva di chiedere aiuto.
Quando il mio ragazzo mi ha tradito il dolore mi ha colpito come un macigno. Sentivo che tutto ciò in cui credevo era crollato. Ho provato a essere forte: “sei una donna tosta, tu” mi dicevo. Ma intanto tristezza e insicurezza erano sempre più forti. Davvero non ero in grado di uscirne? Si può andare dallo psicologo per una delusione d’amore? Pensavo di no, invece questo mi ha salvata. Durante le sedute, ho imparato a gestire il dolore e a vedere il tradimento come un’occasione per riscoprirmi. La terapia mi ha dato gli strumenti per perdonare e andare avanti, e mi ha insegnato che se vogliamo fare spazio a noi stessi e a un nuovo amore, possiamo farlo anche chiedendo aiuto. Oggi non ho ancora una nuova storia ma sono serena, non mi sento più quella sbagliata, e mi guardo allo specchio con orgoglio più consapevole di ciò che voglio per me stessa.
Cresco in una famiglia disfunzionale che non crede all'importanza della salute mentale ma verso la fine dei vent'anni ho deciso di chiedere aiuto, inizialmente perché era finita la relazione con il mio ragazzo, poi ho cambiato psicologa e ho capito che non riuscivo a lasciare andare (specialmente dopo la morte di mio padre), far partecipare gli altri alla mia vulnerabilità sembrava qualcosa di impensabile perché siamo circondati dalla positività tossica e ho avuto paura di tutto quel dolore che avevo dentro. Sono arrabbiata perché mancano psicologi di base e non è accessibile a tutti la terapia, è importante che questo cambi, inoltre dobbiamo capire che la salute mentale è strettamente collegata a quella fisica, che non si è pazzi o deboli perché si va in terapia anzi è sinonimo di forza. Non è un percorso facile e spesso vi sembrerà di non fare progressi ma se troverete lo psicologo giusto capirete che meritate di stare meglio.
Trasferirmi all’estero è stato un sogno, ma la realtà è stata più dura del previsto. Nuova lingua, nuova cultura, e una solitudine che non avevo immaginato. C’erano giorni in cui non scambiavo una parola con nessuno, a parte mia madre in videochiamata. Naturalmente, la mia famiglia non sapeva come stavo, che non riuscivo ad adattarmi, e mi sentivo sempre più isolata. Parlare con uno psicologo mi sembrava un fallimento, come se non fossi abbastanza forte per affrontare questa nuova vita. Dopo mesi di difficoltà, ho deciso di chiedere aiuto. In terapia, ho imparato a gestire le sfide del trasferimento e a vedere le difficoltà come parte del mio percorso di crescita. Ho scoperto che non sei debole se cerchi aiuto ma anzi, è un modo per adattarsi meglio. Adesso, anche se il percorso per me è ancora lungo, provo ad avere un atteggiamento positivo e vedere quelle che prima mi sembravano barriere come occasioni per fare nuove scoperte.
Ho conosciuto la figura del psicologo all’estero dove i pregiudizi italiani non esistono e andare da uno psicologo è una cosa normalissima è importante . Ci sono andata anche io perché a volte la vita cambia in un attivo e quello che era il tuo porto sicuro diventa un estraneo . Da quel momento ho conosciuto diverse figure imparato nuovi termini , dovevo affrontare una nuova fase della mia vita : conoscere una malattia invisibile chiamata bipolarismo. Ho dovuto affrontare un nuovo modo di rapportarmi con il mio compagno , un mondo nuovo che ho capito grazie a queste figure . I casi erano due o capire cosa stava succedendo o scappare dalla realtà , ho preferito affrontarla e aiutare chi stava più male di me non capendo il perché.
«Condividete le vostre storie, combattete lo stigma: ogni voce che si aggiunge è un passo avanti verso una società dove prendersi cura della propria salute mentale è finalmente considerato “normale”. Più se ne parla, meno farà paura parlarne»
Per scoprire altre storie e approfondire il tema della salute mentale e lo stigma che troppo spesso la circonda, puoi leggere Dentro le menti, fuori dai tabù, il primo libro di Unobravo, scritto da Danila De Stefano, psicologa fondatrice e CEO.
Se stai attraversando una sfida difficile o vuoi prenderti cura del tuo benessere mentale, Unobravo è qui per aiutarti.