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Salute mentale
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La terapia comunitaria integrativa

La terapia comunitaria integrativa
La terapia comunitaria integrativa
Psicoterapeuta ad orientamento Evolutivo-Costruttivista
La terapia comunitaria integrativa
Redazione
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
22.11.2025
Ultimo aggiornamento il
22.11.2025
La terapia comunitaria integrativa
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La terapia comunitaria integrativa (TCI) è uno spazio di ascolto, di parola e di legami rivolto a tutte le persone, con l’obiettivo di offrire supporto e promuovere la resilienza.

Creata nel 1987 dall’etnopsichiatra e antropologo Adalberto Barreto, che la utilizzò per affrontare situazioni di sofferenza affettiva nelle favelas del nord-est del Brasile, la TCI è una pratica riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ed è attualmente utilizzata in circa 28 paesi nel mondo. Recentemente, la terapia comunitaria integrativa online si è dimostrata una risorsa innovativa per la promozione della salute, favorendo la collaborazione tra terapeuti e istituzioni, ampliando le reti sociali solidali e configurandosi come una pratica sostenibile nel contesto latinoamericano (Colatusso et al., 2024).

I fondamenti della terapia comunitaria

La TCI affonda le sue radici teoriche in alcuni principi fondamentali:

  • il pensiero sistemico, che sottolinea l’importanza della costruzione di legami circolari, in cui ciascuno è parte attiva del processo di cambiamento;
  • l’antropologia culturale, che considera le appartenenze come elementi chiave per la costruzione dell’identità personale e di gruppo;
  • la pedagogia di Paulo Freire e il concetto di apprendimento per esperienza, secondo cui il superamento delle difficoltà rende ciascuno portatore di risorse e conoscenze;
  • le teorie della comunicazione, che valorizzano il potere della parola per esprimere la sofferenza e rielaborarla attraverso esperienze comuni e significati condivisi.

Approfondimento sui modelli teorici della Terapia Comunitaria Integrata

La Terapia Comunitaria Integrativa si basa su diversi modelli teorici che ne guidano la pratica e la filosofia. Approfondire questi riferimenti aiuta a comprendere la ricchezza e la profondità di questo approccio.

  • Pensiero sistemico: Ogni persona è parte di una rete di relazioni. Il cambiamento individuale è strettamente connesso a quello del gruppo e della comunità. Adalberto Barreto, fondatore della TCI, afferma: "Nessuno si salva da solo, la soluzione è sempre collettiva".
  • Antropologia culturale: La TCI valorizza le radici culturali e le appartenenze di ciascuno. Le tradizioni, i valori e le storie personali diventano risorse preziose per affrontare le difficoltà. Ad esempio, nelle favelas brasiliane, la condivisione di proverbi e racconti popolari ha rafforzato il senso di identità e coesione del gruppo.
  • Pedagogia di Paulo Freire: L’educatore brasiliano Paulo Freire ha ispirato la TCI con il suo concetto di "apprendimento per esperienza". Secondo Freire, "nessuno educa nessuno, nessuno si educa da solo, gli uomini si educano insieme, con la mediazione del mondo". In TCI, ogni partecipante è portatore di sapere e risorse, e l’apprendimento avviene attraverso il dialogo e la riflessione condivisa.
  • Teorie della comunicazione: La parola è vista come strumento di trasformazione. Esprimere le proprie emozioni e ascoltare quelle degli altri permette di rielaborare la sofferenza e di trovare nuovi significati condivisi.

Questi modelli si intrecciano nella pratica della TCI, rendendola un’esperienza profondamente umana e trasformativa.

Le formule

  • Quando la bocca tace, gli organi parlano”. Questo è l’assunto di base che guida ogni incontro della TCI: stimolare le persone a esprimere i propri vissuti emotivi e dare voce alle proprie sofferenze.
  • Che cosa ti fa perdere il sonno? C’è un sassolino nella scarpa che non ti fa andare avanti?”. Sono le domande che si invita a condividere, ricordando che la TCI non è una psicoterapia (un luogo di cura più profondo), ma uno spazio di condivisione delle esperienze quotidiane della vita.
  • Chi di voi ha già vissuto qualcosa di simile e cos’ha fatto per superarlo?”. Si innesca così la riflessione nel gruppo sulle strategie adottate per superare le difficoltà. È la narrazione di emozioni e vissuti comuni che permette di dare sfogo alle sofferenze e di rafforzare la convinzione che ogni problema può trovare una soluzione.

Lo scambio di esperienze aiuta a ridurre il senso di isolamento e solitudine, rendendo la comunità uno spazio di accoglienza e crescita personale.

Dani Hart - Pexels

Dai problemi alle soluzioni: la resilienza

Lo scopo della TCI è favorire la costruzione di uno spazio positivo e tollerante in cui riconoscere le risorse di ognuno attraverso lo scambio di esperienze vissute. Grazie a regole precise di ascolto e non giudizio, la situazione-problema dell’altro diventa lo spunto per risonanze e identificazioni con la propria storia di vita: da qui nasce una nuova ricerca di senso rispetto a una sofferenza comune.

La Terapia Comunitaria Integrativa (TCI) si configura come un modello di azione compartecipativo che promuove la resilienza, offrendo uno spazio in cui ogni individuo è riconosciuto come esperto della propria esperienza e può trasformare le difficoltà vissute in competenze da condividere con gli altri. Studi recenti hanno evidenziato che la TCI ha portato a una riduzione dei punteggi di depressione negli adolescenti dopo l’intervento (Alves et al., 2021), confermando così il valore di questo approccio nel sostenere il benessere emotivo all’interno della comunità.

Attraverso l’ascolto attivo della storia dell’altro riemergono valori, fragilità e risorse della storia personale di ognuno:

  • l’altro diventa specchio delle emozioni e fonte di conoscenza e crescita reciproca;
  • il gruppo stimola la riflessione sui propri stati d’animo e sul riconoscimento del proprio sapere, diventando una rete di sostegno positiva all’interno della comunità.

Il gruppo trova così in sé stesso gli strumenti per affrontare problemi che, da soli, possono sembrare insormontabili. Ad esempio, le donne che hanno partecipato alla terapia comunitaria integrativa e al laboratorio musicale hanno mostrato miglioramenti significativi nella salute generale, nell'autostima e nel supporto sociale rispetto al gruppo di confronto (Sabina et al., 2023).

La comunità che cura

La TCI è un intervento inclusivo che mira a costruire reti di sostegno solidali, offrendo continuità in uno spazio definito in cui affrontare le sofferenze della vita quotidiana. Si propone di:

  • creare spazi collettivi di promozione della salute;
  • avvicinarsi al dolore attraverso momenti di elaborazione delle emozioni;
  • promuovere un senso di competenza personale negli individui, nelle famiglie e nella comunità, rafforzando i legami e la coesione sociale.

Le fasi operative di un incontro di Terapia Comunitaria Integrativa

Un incontro di Terapia Comunitaria Integrativa (TCI) segue una struttura precisa, pensata per favorire la partecipazione, la sicurezza e la crescita personale di ogni membro del gruppo. Ogni fase ha un ruolo specifico nel processo di condivisione e sostegno reciproco.

  • Accoglienza: Il gruppo si riunisce in cerchio, creando un clima di rispetto e ascolto. In questa fase, il facilitatore accoglie i partecipanti e ricorda le regole fondamentali della TCI, favorendo un senso di appartenenza e sicurezza.
  • Scelta del tema: I partecipanti sono invitati a condividere brevemente quale difficoltà o situazione li preoccupa in quel momento. Il gruppo, guidato dal facilitatore, seleziona insieme il tema che verrà approfondito, scegliendo quello che suscita maggiore risonanza tra i presenti.
  • Condivisione: La persona che ha proposto il tema racconta la propria esperienza, mentre gli altri ascoltano senza interrompere. Successivamente, chi si riconosce nella situazione può condividere vissuti simili, sempre parlando in prima persona e senza giudicare o dare consigli.
  • Riflessione collettiva: Il gruppo riflette insieme sulle strategie adottate per affrontare situazioni analoghe, valorizzando le risorse emerse e sottolineando la possibilità di apprendere dall’esperienza altrui.
  • Chiusura e valutazione: L’incontro si conclude con un momento di ringraziamento e una breve valutazione condivisa, in cui ciascuno può esprimere come si sente e cosa porta con sé dall’esperienza vissuta. Questo passaggio rafforza il senso di coesione e la fiducia nel gruppo.

Le regole pratiche della Terapia Comunitaria Integrativa

La TCI si fonda su alcune regole pratiche che garantiscono un ambiente sicuro, rispettoso e realmente partecipativo. Queste regole sono condivise all’inizio di ogni incontro e rappresentano la base per una comunicazione autentica e non giudicante.

  • Parlare in prima persona: Ogni partecipante è invitato a raccontare la propria esperienza personale, evitando generalizzazioni o riferimenti ad altri. Questo aiuta a responsabilizzarsi rispetto ai propri vissuti e a favorire l’autenticità.
  • Non dare consigli: In TCI non si offrono soluzioni o suggerimenti diretti agli altri. L’obiettivo è condividere ciò che si è vissuto e le strategie che si sono adottate, lasciando che ciascuno tragga spunti utili per sé.
  • Rispetto del silenzio: Il silenzio è considerato uno spazio prezioso di riflessione e ascolto. Nessuno è obbligato a parlare e il silenzio di un partecipante viene accolto senza pressioni.
  • Non giudicare: Ogni storia è accolta senza giudizio. Questo principio permette a tutti di sentirsi liberi di esprimere anche le proprie fragilità, sapendo di essere ascoltati con rispetto.
  • Riservatezza: Quanto viene condiviso nel gruppo resta all’interno del gruppo. La riservatezza è fondamentale per costruire fiducia e proteggere la privacy di ciascuno.

Queste regole, semplici ma profonde, sono pensate per favorire un clima di accoglienza e rispetto, in cui ogni persona possa sentirsi parte attiva del processo di crescita collettiva. In questo contesto, la terapia comunitaria integrativa (TCI) ha contribuito positivamente all'approccio terapeutico per persone con diabete mellito di tipo 2, offrendo uno spazio di dialogo e scambio di esperienze che va oltre il semplice contesto salute-malattia (Karez et al., 2025).

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