Indipendenza: L’Età Media per Uscire da Casa dei Genitori

Indipendenza: L’Età Media per Uscire da Casa dei Genitori
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Redazione
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
21.5.2025
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Molti associano l’ingresso nell’età adulta al momento in cui si hanno le nuove chiavi di casa in mano e si saluta, forse con un po’ di nostalgia, la cameretta dell’infanzia. Eppure, per un numero sempre maggiore di giovani europei, questo passaggio avviene sempre più tardi. L’incertezza economica, le nuove dinamiche del mercato del lavoro e motivazioni legate alla sfera emotiva spingono molti a rimanere più a lungo con i genitori o a tornare a vivere con loro, ridefinendo il concetto tradizionale di indipendenza.

Secondo gli psicologi, lasciare il nido familiare non è solo una questione pratica, ma rappresenta una tappa importante nello sviluppo emotivo e psicologico. Ma allora, quando si sentono davvero pronti i giovani europei a compiere questo passo? E quali effetti può avere, dal punto di vista psicologico, il ritardare questa decisione?

Per scoprirlo, abbiamo analizzato i più recenti dati Eurostat pubblicati ad aprile 2025, che tracciano l’età media in cui le persone hanno lasciato la casa dei genitori dal 2014 in poi. Questo ci ha permesso di esplorare come cambiano i trend tra i Paesi europei e tra i sessi, come si sono evoluti nell’ultimo decennio e come potrebbero cambiare fino al 2050.

Abbiamo anche intervistato 1.500 italiani per approfondire le opinioni sull’uscire da casa dei genitori e capire perché alcuni scelgono di tornare a viverci dopo aver vissuto da soli. Noi di Unobravo sappiamo che convivere con i genitori o con figli adulti non è sempre facile, per questo abbiamo incluso anche consigli pratici per aiutarti a rendere la convivenza multigenerazionale il più serena e piacevole possibile.

A che età i giovani europei lasciano il nido genitoriale?

Secondo i dati più recenti, l’età media per uscire da casa in Europa è di 26,6 anni, il che significa che la maggior parte dei giovani adulti lascia la casa dei genitori ben dopo i vent’anni. Si tratta di un lieve calo rispetto ai 27,2 anni del 2014 (un decremento dell’1,9% in dieci anni) che suggerisce un lento spostamento verso una maggiore indipendenza in età più giovane.

All’estremo più “giovane” della classifica troviamo la Finlandia, con un’età media di uscita di casa pari a 21,4 anni: ben cinque anni prima della media europea. Seguono la Danimarca (21,7) e la Svezia (21,9). In questi Paesi nordici, i sistemi di welfare solidi, gli alloggi accessibili e la forte cultura dell’indipendenza individuale fanno sì che l’uscita di casa venga vissuta come un passaggio naturale anticipato.

All’estremo opposto, il Montenegro registra l’età media più alta d’Europa: 33,3 anni: quasi sette anni oltre la media europea. Sebbene si tratti di un dato del 2020, rappresenta comunque un aumento di 1,7 anni (+5,4%) nell’ultimo decennio. Le tradizioni culturali radicate giocano un ruolo chiave: la convivenza multigenerazionale è ancora molto diffusa e molti giovani restano in casa fino al momento del matrimonio.

In Italia troviamo un trend simile. Con un’età media di uscita pari a 30,1 anni (settima più alta in Europa) gli italiani lasciano la casa 3,5 anni più tardi rispetto alla media europea. Come in molti Paesi dell’Europa meridionale, l’uscita dalla casa di famiglia è spesso legata al matrimonio e la convivenza con i genitori è piuttosto normalizzata.

Chi resta a casa più a lungo: uomini o donne?

In tutta Europa, gli uomini tendono a restare nella casa di famiglia più a lungo rispetto alle donne. Nel 2024, l’età media in cui gli uomini sono andati a vivere da soli è stata di 28,1 anni, contro i 25,9 anni delle donne: un trend simile in tutti i Paesi europei analizzati. Questo divario di genere riflette dinamiche sociali più profonde legate all’indipendenza, alle aspettative familiari e ai ruoli tradizionali.

La Macedonia del Nord presenta il divario più marcato: gli uomini vanno via di casa a 35,7 anni, ben 7,3 anni dopo le donne, che si trasferiscono in media a 28,4 anni. Questo potrebbe essere legato alle norme culturali sulla convivenza multigenerazionale, secondo cui si resta in casa fino al matrimonio, che per gli uomini tende ad avvenire più tardi. Oppure, semplicemente, gli uomini macedoni sono più riluttanti a rinunciare alle comodità domestiche.

All’estremo opposto, Malta non registra quasi nessuna differenza tra i sessi: uomini e donne lasciano casa intorno ai 29 anni, con una differenza media di appena 0,1 anni: la più bassa in Europa.

Negli ultimi dieci anni, però, il divario si sta lentamente riducendo. In media, in Europa, l’età in cui gli uomini vanno via di casa è diminuita di 0,4 anni, mentre per le donne è aumentata di 0,1. In Austria, Germania, Italia, Croazia, Lussemburgo, Serbia, Macedonia del Nord e Turchia, gli uomini se ne vanno prima, mentre le donne restano leggermente più a lungo, rispetto a dieci anni fa. L’unica eccezione è il Portogallo, dove l’età media maschile è aumentata, mentre quella femminile è rimasta invariata.

Anche in Italia si conferma questo andamento: oggi gli uomini lasciano la casa di famiglia a 30,9 anni, mentre le donne a 29,2. Un dato curioso è che dal 2014 l’età media delle donne è aumentata di 0,3 anni, mentre quella degli uomini è diminuita della stessa cifra. Sebbene questo abbia leggermente ridotto il divario, resta comunque una differenza di 1,7 anni.

L’impatto psicologico del vivere con i genitori da adulti

Andarsene da casa non è solo un rito di passaggio: è una tappa fondamentale nello sviluppo personale. Secondo la teoria dello psicologo Jeffrey Arnett sull’“età adulta emergente”, il periodo tra i 18 e i 29 anni è segnato dall’esplorazione dell’identità, da una potenziale instabilità e dalla scoperta di sé. Ma quali sono le implicazioni psicologiche quando questa transizione viene rimandata?

Da un lato, vivere a casa permette di avere una maggiore sicurezza finanziaria, soprattutto in un’epoca in cui il costo della vita è in continuo aumento. Restare con i genitori può alleggerire il peso di affitto, bollette o mutuo, permettendo ai giovani adulti di risparmiare e concentrarsi su altre priorità come l’istruzione, lo sviluppo professionale o pianificazioni a lungo termine. A livello emotivo, può rappresentare una fonte di conforto e stabilità. Per chi altrimenti vivrebbe da solo, la presenza quotidiana della famiglia può essere una potente fonte di connessione e sostegno. Studi dimostrano che relazioni familiari strette possono ridurre il senso di solitudine, aumentare la resilienza nei momenti di stress e migliorare il benessere generale.

Tuttavia, questa situazione può comportare anche delle sfide. Uno degli ostacoli psicologici più comuni è legato all’autonomia. Vivere sotto lo stesso tetto dei genitori può rendere più difficile sviluppare l’indipendenza individuale, generando talvolta conflitti legati ai ruoli in casa, alla privacy e ad aspettative diverse. Per alcuni, la familiarità e la comodità della vita domestica possono anche ritardare il raggiungimento di tappe fondamentali della vita adulta, come l’inizio di una relazione stabile, l’assunzione di responsabilità domestiche o lo sviluppo della fiducia in se stessi che deriva dalla gestione autonoma di una casa.

Quale sarà l’età media in cui si lascerà casa nel 2050?

Utilizzando i dati storici dal 2014 al 2024, abbiamo proiettato quale potrebbe essere l’età media in cui si lascerà la casa dei genitori nel 2050: i risultati nei diversi Paesi mostrano contrasti ancora più evidenti.

Se i trend attuali continueranno, i giovani adulti in alcune parti dell’Europa settentrionale potrebbero lasciare la casa di famiglia ancora prima di compiere vent’anni. L’Estonia sarebbe la prima a trainare questo cambiamento, con un’età media per uscire di casa stimata a soli 17,7 anni entro il 2050, il che significa che molti raggiungeranno l’indipendenza prima ancora della maggiore età. Anche Finlandia e Lituania mostrano trend simili, con età medie previste rispettivamente di 19,7 e 19,1 anni.

L’Italia è uno dei 14 Paesi in cui si prevede un calo dell’età media per lasciare casa. Entro il 2050, l’età media italiana potrebbe scendere di 0,3 anni, arrivando a 29,8 anni, il che posizionerebbe l’Italia al quattordicesimo posto tra i Paesi con l’età media più alta.

Tuttavia, non tutti i Paesi si stanno muovendo verso un’indipendenza più precoce. Il Montenegro, che già oggi ha una delle età medie più alte per lasciare casa, è destinato a registrare l’aumento più significativo. Se i trend attuali continuano, i giovani adulti montenegrini potrebbero andarsene di casa in media a 41,6 anni, cioè parecchi anni dopo il passaggio all’età adulta.

Un altro cambiamento previsto in alcuni Paesi entro il 2025 riguarda le differenze di genere: in 12 Paesi, si prevede che gli uomini lasceranno casa prima delle donne (un’inversione rispetto all’andamento attuale). Malta mostra il divario più marcato, con gli uomini che si stima lasceranno la casa di famiglia a un’età media di 20,2 anni, rispetto ai 22,5 anni delle donne, con una differenza di 2,4 anni.

È importante notare che, sebbene queste previsioni siano basate sui trend dell’ultimo decennio, eventuali cambiamenti nelle politiche pubbliche, nel mercato immobiliare o nelle condizioni economiche dei singoli Paesi potrebbero influenzare notevolmente questi risultati.

Perché i giovani adulti rimandano l’andare a vivere da soli?

Anche se in alcune aree l’età media per lasciare casa sta lentamente diminuendo, molti giovani adulti continuano a vivere con i genitori più a lungo rispetto alle generazioni precedenti, principalmente a causa delle pressioni economiche e del cambiamento delle norme sociali.

Secondo il nostro sondaggio, il 63% degli italiani ritiene che oggi sia più difficile andarsene di casa rispetto al passato e i dati lo confermano. Tra il 2015 e il 2023, i prezzi delle case nell’Unione Europea sono aumentati di quasi il 50%, con alcuni Paesi che hanno registrato aumenti ancora più importanti.

L’impatto, però, varia da un Paese all’altro. In Finlandia, per esempio, i prezzi delle abitazioni sono cresciuti solo del 5,4% dal 2015, indicando un mercato immobiliare più stabile e accessibile. I prezzi relativamente più bassi potrebbero spiegare perché i giovani finlandesi riescono spesso a lasciare casa prima, rispetto ai loro coetanei europei.

La Spagna, invece, affronta sfide più significative. Attualmente detiene il tasso di disoccupazione più alto tra i Paesi dell’UE e dell’OCSE, con un valore del 10,4% a gennaio 2025. Sebbene rappresenti un calo rispetto all’11,9% del 2024, la combinazione tra instabilità lavorativa, salari più bassi e un aumento del 47,7% nei prezzi delle case nell’ultimo decennio ha contribuito a un incremento del 3,1% nell’età media in cui i giovani spagnoli lasciano il nido.

Oltre ai fattori economici, anche la mentalità sta cambiando. Quasi la metà degli italiani (46%) ritiene che la società oggi sia più tollerante nei confronti degli adulti che vivono con i genitori, segno che restare a casa più a lungo non è più visto come un fallimento, ma come una scelta pragmatica in un contesto sociale complesso.

E chi torna a vivere con i genitori dopo essere andato via di casa?

La cosiddetta “Generazione Boomerang” si riferisce al numero crescente di giovani adulti che, dopo aver vissuto da soli, tornano a vivere nella casa d’infanzia, il che è molto più comune di quanto si pensi. In Italia, infatti, il 21% di coloro che si erano trasferiti fuori casa è poi tornato a vivere con i genitori.

Dove la “Generazione Boomerang” è più diffusa in Italia

Per il 44% delle persone, il ritorno è motivato da difficoltà economiche. L’aumento dei prezzi delle case, l’instabilità del mercato del lavoro e gli effetti a lungo termine della pandemia hanno reso sempre più difficile per i giovani permettersi una vita autonoma. Anche cinque anni dopo il COVID-19, molti non hanno ancora raggiunto una stabilità finanziaria sufficiente per vivere da soli e l’ingresso ritardato nel mondo del lavoro sta facendo slittare traguardi importanti come l’acquisto di una casa.

Ma il denaro non è l’unica motivazione. Il 34% dichiara di essere tornato per ragioni emotive: solitudine, esaurimento o semplicemente il bisogno di sentirsi al sicuro in un momento difficile. L’isolamento sperimentato da molti durante la pandemia ha spinto alcuni a cercare conforto e familiarità nella propria casa d’origine, dove la vicinanza quotidiana con la famiglia può offrire un senso di appartenenza. Tuttavia, per altri, il ritorno può generare emozioni contrastanti: quando trasferirsi sembra un obiettivo lontano, può aumentare il senso di esclusione sociale. In questi casi, cercare uno “psicologo vicino a me può essere un primo passo prezioso per ricevere il supporto emotivo necessario ad affrontare questa fase complessa.

Consigli per il benessere mentale degli adulti che vivono con i genitori

Che si tratti di una soluzione temporanea o di un accordo a lungo termine, vivere con i genitori da adulti può comportare sfide emotive e psicologiche, soprattutto quando si cerca di mantenere la propria indipendenza in uno spazio condiviso. Ecco alcuni suggerimenti per supportare il benessere mentale durante questa fase della vita:

1. Stabilisci subito dei confini chiari

Le dinamiche familiari a cui siamo abituati possono riaffiorare facilmente. Esprimere con chiarezza i propri bisogni e le proprie aspettative riguardo alla convivenza potrebbe contribuire ad innescare dinamiche più funzionali e rispettose delle necessità di ciascuno.

2. Sii un coinquilino, non una persona a carico

Condividere le responsabilità e trattare la casa come uno spazio comune rafforza la propria identità adulta. Fare questo può aumentare l'autostima e aiutare a ridurre sentimenti di frustrazione o la percezione di stare vivendo una fase di regressione.

3. Contribuisci finanziariamente o concretamente

Sostenere la casa, sia dal punto di vista economico sia attraverso azioni quotidiane come prendersi cura degli spazi comuni può rafforzare la propria autonomia, autostima e realizzazione.

4. Continua a lavorare per i tuoi obiettivi

Non perdere di vista i tuoi obiettivi personali o la tua identità individuale, per continuare a seguire la direzione che intendi percorrere. Che si tratti di avanzamento professionale, formativo o di creare i presupposti economici ed emotivi per trasferirsi, avere uno scopo chiaro aiuta a combattere i sentimenti di frustrazione o blocco.

5. Equilibrio tra legame familiare e autonomia

Goditi i momenti di condivisione con la famiglia, ma dai anche priorità ai tuoi hobby, alle tue amicizie e ai tuoi momenti di tranquillità. Questo equilibrio aiuta a prevenire il burnout e sostiene una sana autostima.

Consigli per il benessere mentale dei genitori che vivono con figli adulti

Vivere insieme a figli adulti può essere un’esperienza profondamente gratificante, ma anche unica nelle sue sfide, soprattutto quando i figli non sono ancora andati via di casa o sono tornati dopo un periodo di indipendenza. Trovare un equilibrio sano tra supporto e indipendenza è fondamentale per far funzionare questa convivenza.

1. Rispetta la loro autonomia per ridurre le frizioni

Anche se vivono sotto il tuo stesso tetto, ricorda che non sono più bambini. Lasciare che gestiscano la propria vita promuove il rispetto reciproco e aiuta a non creare tensioni.

2. Comunica le aspettative in modo chiaro

Stabilire fin da subito regole condivise su faccende domestiche, finanze e spazio previene incomprensioni e favorisce un ambiente più sereno e prevedibile.

3. Agire con empatia per rafforzare il legame emotivo

Vivere in casa può a volte sembrare una battuta d'arresto per i giovani adulti. Un approccio comprensivo e non giudicante aiuta a ridurre lo stress e a rafforzare il rapporto.

4. Incoraggiare l'indipendenza

Incoraggia tuo figlio/a adulto/a a prendere in mano la propria vita inseguendo le sue ambizioni. Offrire supporto senza troppa pressione può aiutarlo/a ad aumentare la fiducia in se stesso/a e, allo stesso tempo, a ridurre il tuo carico emotivo.

5. Preserva il tuo spazio e la tua identità

Mantieni le tue routine, i tuoi confini e i tuoi interessi: questo è essenziale per preservare il tuo benessere ed equilibrio emotivo.

Fonti e Metodologia

Per individuare le differenze di età media nel lasciare casa tra i vari paesi e generi in Europa, Unobravo ha analizzato 32 paesi utilizzando i dati di Eurostat per determinare l'età media in cui si è lasciato il nido familiare tra il 2014 e il 2024.

Per comprendere i motivi per cui le persone lasciano casa più tardi, abbiamo esaminato l'andamento dei prezzi delle case e dei tassi di disoccupazione nell'ultimo decennio, oltre ad aver condotto un sondaggio su 1.500 italiani nel mese di maggio 2025.

Bibliografia
Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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