Psicologia infantile
This is some text inside of a div block.

Nascita della mente e qualità dell’ambiente di cura

Nascita della mente e qualità dell’ambiente di cura
Nascita della mente e qualità dell’ambiente di curalogo-unobravo
Rossella Cordaro
Rossella Cordaro
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Psicoanalitico
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
28.2.2022

La nascita di un bambino è un evento fortemente trasformativo per una coppia e determina anche la nascita di un inedito ed articolato assetto famigliare che comporta una sorta di scompaginamento di equilibri e dinamiche interne. 

Non è sempre semplice entrare in relazione con il neonato, che porta sfide importanti per i genitori e presenta comportamenti a volte scarsamente intellegibili. Nel corso del processo che porta nuovo nato e nuovi genitori ad incontrarsi e a conoscersi reciprocamente, essi instaurano un legame esclusivo e fondamentale per entrambe le parti.

Sviluppo fisico e sviluppo psicologico

I primi anni di vita vedono una relazione inscindibile fra lo sviluppo fisico e lo sviluppo psicologico del nascituro, fortemente concatenati l’un l’altro. Nel complesso si tende a parlare di sviluppo psicomotorio, il cui buon esito dipende da due dimensioni: 

  • la genetica, cioè il bagaglio che il nascituro prende con sé dai genitori;
  • l’ambiente in cui il bambino cresce, carico dei diversi aspetti concreti e psicologici che saturano l’atmosfera. 

L’interazione fra questi due fattori viene descritta dal concetto di costruzione sociale del cervello umano. La maturazione del cervello e di quegli aspetti che ogni essere vivente ha inscritti nel proprio patrimonio genetico che eredita sono strettamente legati alle esperienze affettive, cognitive e relazionali che vengono vissute, tra le quali rientrano tanto le esperienze con le figure genitoriali, quanto le risposte che il piccolo riceve dall’ambiente circostante in termini di stimoli e gratificazioni.

Il bambino come “essere relazionale”

L’idea che un neonato sia privo di competenze relazionali è stata del tutto smentita: le ricerche hanno infatti dato credito alla tesi secondo la quale, al di là dei riflessi e degli automatismi, ogni neonato è un attivo protagonista del proprio sviluppo, un essere relazionale in grado di partecipare all’interazione con il proprio ambiente di cura grazie a tutta una serie di importanti competenze di tipo:

  • sensoriale;
  • motorio;
  • cognitivo. 

Nel “kit” di competenze troviamo ad esempio i prerequisiti percettivi di cui ogni neonato è disposto, come la sensibilità alle voci e ai volti umani e i ritmi sonno-veglia e quelli legati all’alimentazione, che gli consentono un efficace contatto con il caregiver.

Aspetti psichici del bambino e primi scambi relazionali

La qualità dell’ambiente a cui il bambino è esposto gioca un ruolo chiave nel consentire che il piccolo possa mostrare competenze sempre maggiori, ponendosi come un contenitore supportivo che asseconda il processo di sviluppo attraverso la propria disponibilità, senza sovraccaricare né anticipare, ma seguendo il processo di crescita naturale del piccolo.

I genitori iniziano a pensare al nascituro molto tempo prima del parto, costruendo rappresentazioni spesso piuttosto nitide di ciò che sarà. Con la nascita del bambino, quel mondo di fantasie viene gradualmente abbandonato e lo spazio mentale riservato al bambino immaginario accoglie le peculiarità, le esigenze ed i bisogni di cura e relazione del neonato reale. La sua mente infatti, nasce e si nutre della vicinanza fisica ed emotiva dell’ambiente, nello sguardo e tra le braccia dei genitori e, in primissima istanza, della neomamma. 

Le ricerche più recenti hanno sottolineato quanto vitale sia per il neonato la qualità di questo scambio relazionale. Gli aspetti psichici sviluppati nei primi anni di vita lasciano infatti tracce indelebili dentro sé, esercitando un importante influenza sul funzionamento cognitivo, emotivo e relazionale successivo, sino all’età adulta. 

Kampus Production - Pexels

Il rapporto con la madre e i caregivers

Gli esperimenti e le osservazioni degli esperti hanno dimostrato l’importanza dell’empatia, della sintonizzazione affettiva all’interno della diade madre-bambino: dinnanzi all’inaccessibilità delle madri, dal volto inespressivo e non intercettabile i bambini, non riuscendo a trovare modo di riparare i fallimenti comunicativi e relazionali, finiscono per rinunciare e ritirarsi in sé, con importanti conseguenze sulla loro salute psicofisica. 

In presenza di gravi difficoltà o sintomatologie materne, come ad esempio la depressione reattiva al parto, gli altri caregivers e l’ambiente di riferimento acquisiscono quindi un ruolo essenziale perché, se in grado di mobilitarsi per arginare la situazione, fungono da importanti fattori protettivi.

Nelle fasi successive, man mano che il bambino cresce, sperimenta l’ambiente esterno e inizia una lenta e graduale separazione dalla mamma, che riconosce quale “base sicura”, porto da cui partire e a cui approdare nel suo viaggio verso il mondo. Raggiungerà così ogni conquista evolutiva, resa possibile soltanto nella fiducia di avere mamma e papà sempre vicini e disponibili.

Il sostegno psicologico a supporto delle famiglie

In un succedersi di eventi ed esperienze relazionali costellati da difficoltà concrete e vissuti fortemente carichi emotivamente per i genitori, lo psicologo si mette a disposizione a tutela di questa fase:

  • per il nuovo nato;
  • per la diade mamma-bambino;
  • per la triade madre-padre-figlio;
  • per l’intero sistema familiare. 

Fornisce ascolto e supporto con l’obiettivo di accompagnare le famiglie nella loro crescita, promuovendo la salute psicofisica sia dei bambini che dei genitori. Può pertanto proporsi nelle varie fasi del periodo perinatale predisponendo interventi diversi. La psicologia svolge un prezioso ruolo di:

  • prevenzione;
  • promozione;
  • intervento a favore della qualità della vita dei nuclei familiari

con l’obiettivo di caldeggiare una visione autentica e meno edulcorata della genitorialità, che renda possibile verbalizzare l’ambivalenza di cui è portatrice. Soltanto attraverso questo tipo di azione è possibile depotenziarne l’effetto e restituire alle persone un sentimento di fiducia ed autoefficacia.

Se senti di aver bisogno di un supporto psicologico compila il nostro questionario e sarai messo in contatto con un professionista esperto tra gli psicologi online del nostro team.


Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.
Se ti è piaciuto l’articolo, condividilo:

Potrebbero interessarti

Traumi infantili
Psicologia infantile

Traumi infantili

L’inserimento al nido
Psicologia infantile

L’inserimento al nido

Il cyberbullismo: quando le parole fanno più male delle botte
Psicologia infantile

Il cyberbullismo: quando le parole fanno più male delle botte

scopri tutti gli articoli