Depressione
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Depressione reattiva: cos’è, sintomi e cura

Depressione reattiva: cos’è, sintomi e cura
Depressione reattiva: cos’è, sintomi e curalogo-unobravo
Kevin Cattivelli
Kevin Cattivelli
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Costruttivista
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il

Le esperienze dolorose e spiacevoli possono condurci a condizioni di profondo smarrimento e inquietudine. Quando la reazione ad un evento stressante assume un significato clinico rilevante, si parla di una reazione “depressiva” e, nello specifico, di depressione reattiva

Qual è il significato di depressione reattiva? Quanto dura? E come affrontarla o come aiutare un nostro caro a superarla? In questo articolo approfondiremo cos’è la depressione reattiva, i sintomi e la possibilità di cura offerta dalla terapia psicologica.


La depressione reattiva: cos’è?

La depressione reattiva è una forma di depressione che può sopraggiungere in risposta ad un evento specifico che viene vissuto e costruito dal soggetto come fortemente stressante e disorganizzante, tanto da condurre la persona in uno stato di:

  • disperazione
  • smarrimento
  • senso di impotenza.

La peculiarità dell’evento e la possibilità di poterlo identificare e circoscrivere, risultano essere condizioni necessarie alla diagnosi psicologica di questo disturbo e alla sua distinzione dagli altri disturbi depressivi. Questi aspetti ci permettono infatti di distinguere la depressione reattiva ed endogena, nella quale non si presenta un evento scatenante così specifico.

L’evento specifico impone un cambiamento, una “ristrutturazione” per cui è richiesto un coinvolgimento “attivo” della persona, volto principalmente ad una riorganizzazione del presente in cui, mutando i riferimenti e le abitudini, si viene a modificare anche la percezione della propria identità così come gli scenari e le aspettative per il futuro.


Le reazioni al cambiamento

Le nostre reazioni non dipendono tanto dall’evento in sé, quanto dalla nostra personale capacità e modalità di affrontare i mutamenti, dalle precedenti esperienze vissute e dal significato che quell’evento assume nella nostra vita. In sostanza, è il modo personale con cui interpretiamo e costruiamo l’esperienza che determina il suo impatto emotivo nel presente e come reagiremo ad essa.

Pensiamo ai cambiamenti che avvengono in una famiglia quando nasce un bambino: anche dal parto può scaturire una depressione reattiva situazionale. Quando una donna subisce violenza ostetrica, ad esempio, quell'evento può essere il fattore precipitante di una depressione post partum o di altri disturbi del post parto come la psicosi puerperale. Un evento generalmente considerato lieto, può eccedere le risorse individuali della neomamma, che inizia a sperimentare sintomi tra cui perdita di energia, attacchi di ansia, senso di colpa persistente e desiderio di isolamento.

La sofferenza può diventare tanto pervasiva da:

  • compromettere la quotidianità
  • condizionare fortemente l’autonomia e le relazioni
  • condurre all’isolamento da familiari e amici.

Per questo motivo molto importante è lo screening: compilare un test sulla depressione post partum nelle settimane successive al parto può consentire di individuare in maniera tempestiva eventuali sintomi prima che si cronicizzino.

Jeswin Thomas - Pexels

I rischi di una percezione distorta del cambiamento

Quando il cambiamento viene percepito come insormontabile, la persona rischia di perdersi in un presente disperato, dominato da sentimenti di tristezza, di rabbia e di colpa, in cui diventa impossibile scorgere quelle prospettive alternative congelate dal rimuginio ossessivo che alterna rimproveri verso se stessi e verso gli altri.

Affondare nel dolore provocato da un evento spiacevole può apparire l’unica strategia in grado di redimerci, dandoci l’illusione di poter trovare, prima o poi, una spiegazione sopportabile. È importante sottolineare che l’evento specifico può essere:

  • singolo e circoscritto, come ad esempio la fine di una relazione sentimentale o la perdita di una persona cara;
  • che persiste nel tempo in modo permanente, come ad esempio scoprire di essere affetti da una malattia cronica.

Questi eventi non sono necessariamente eccezionalmente dolorosi, ma possono riguardare cambiamenti di vita “fisiologici”, come andare via di casa o diventare genitori. Questo perché, come detto, è il significato che attribuiamo all’evento che determina la sua influenza nel nostro presente.


Mobbing e depressione reattiva

Non è raro imbattersi in casi di depressione reattiva al lavoro. Pensiamo a persone che perdono improvvisamente il lavoro o che subiscono mobbing, una situazione in cui ci si ritrova vittima di azioni, perpetrate dai colleghi o dai superiori,  che ledono sistematicamente la propria reputazione e autostima. Il mobbing mette seriamente in pericolo la salute psicofisica della persona, oltre che la possibilità di svolgere adeguatamente il proprio lavoro. 

La depressione reattiva al mobbing è solo una delle conseguenze possibili, che possono includere anche disturbi d’ansia, il disturbo post traumatico da stress e il disturbo da stress acuto.


Depressione reattiva: sintomi

Ogni persona può reagire in modo diverso e in tempi diversi ma, in generale, la depressione reattiva è caratterizzata dai sintomi tipici della depressione endogena. Questi sintomi possono presentarsi in maniera diversa in ciascuna persona e subire delle fluttuazioni giornaliere. È possibile ad esempio, perchè con la depressione si sta meglio la sera, che sul finire della giornata i sentimenti di sconforto diminuiscano e aumentino le energie.

Vediamo quali sono i principali sintomi fisici, comportamentali, cognitivi  ed emotivi.

La depressione reattiva: sintomi fisici 

  • astenia
  • affaticamento, non avere voglia di fare niente
  • disturbi del sonno
  • calo del desiderio sessuale
  • disturbi del comportamento alimentare
  • sintomi psicosomatici quali emicrania, problemi gastrointestinali e acufene.

La depressione reattiva: sintomi emotivi 

  • tristezza
  • anedonia
  • senso di sconforto
  • sentimenti di disperazione e di impotenza
  • senso di colpa
  • ansia (in questo caso parliamo di depressione ansiosa reattiva)
  • irritabilità.
Masha Raymers - Pexels

La depressione reattiva: sintomi cognitivi 

La depressione reattiva si caratterizza per la presenza di bias cognitivi o distorsioni cognitive che portano a una visione negativa di sé, del mondo e del futuro. Inoltre sono frequentemente presenti anche:

  • difficoltà di concentrazione
  • difficoltà di memoria
  • idee di rovina e di colpa
  • pensiero rallentato
  • ruminazione
  • difficoltà nel prendere decisioni.

Nella depressione reattiva lucida i sintomi compromettono in maniera meno evidente il pensiero, perché il soggetto mantiene le capacità introspettive per riflettere sulla propria condizione. Al contrario, nella depressione inconsapevole, i sintomi di inibizione, apatia e abulia sono particolarmente invalidanti, comportando un generale rallentamento psicomotorio nella persona.  


La depressione reattiva: sintomi comportamentali

  • isolamento sociale
  • ritiro dalle attività che erano fonte di piacere
  • diminuita attività sessuale

Nella depressione reattiva grave i sintomi possono includere comportamenti legati all’uso o all’abuso di sostanze con la funzione di “auto-medicamento” e di fuga dalla realtà. Nei casi più estremi, il senso di vuoto e l’assenza di prospettive possono condurre la persona a maturare pensieri o agiti suicidari.

 

Inquadramento diagnostico della depressione reattiva

Nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM 5) la depressione reattiva rientra nei “Disturbi correlati a eventi traumatici e stressanti” ovvero quei disturbi in cui l’esposizione ad un evento traumatico o stressante è elencato esplicitamente come criterio diagnostico.

In particolare, in relazione alla depressione reattiva, nel DSM si fa riferimento alla categoria diagnostica dei Disturbi dell’adattamento (con umore depresso, ansia e umore depresso misti) quando ad un evento stressante identificabile seguono “sintomi emotivi e comportamentali di tipo depressivo che si manifestano entro tre mesi dall’insorgenza dell’evento e non persistono oltre i sei mesi dalla cessazione dello stesso”.

Per “evento stressante” si fa riferimento ad un qualsiasi evento vissuto dal soggetto con una sofferenza sproporzionata rispetto alla gravità o all’intensità dell’evento stesso. 

Sebbene il quadro sintomatologico della depressione maggiore reattiva sia per molti aspetti sovrapponibile a:

  • quello del Disturbo dell’adattamento (AD) di cui rappresenta una sotto-categoria;
  • quello del Disturbo da Stress Post-Traumatico (ptsd)

le differenze riguardano l’intensità percepita dalla persona dell’evento stressante, che può portare a risposte allo stress qualitativamente diverse. Quando la depressione reattiva è cronica, cioè i sintomi persistono per due anni o più senza remissione, si parla di Disturbo depressivo persistente (distimia). 

Kat Smith - Pexels

Ansia e depressione reattiva

Ansia e depressione sono due condizioni cliniche che possono coesistere ed essere l’una conseguenza dell’altra. In alcuni casi, infatti, a sintomi d’ansia che perdurano nel tempo può aggiungersi anche umore depresso: si può parlare quindi di depressione reattiva all’ansia. Nel caso della solastalgia, per esempio, all'ansia per i recenti cambiamenti climatici può aggiungersi un senso di impotenza e tristezza, che potrebbe tramutarsi in una depressione reattiva.

In altri casi, invece, la condizione di partenza è quella depressiva: nella depressione ansiosa reattiva, a sintomi come calo del tono dell’umore, perdita di interessi e autosvalutazione, si aggiungono stati d’ansia e irritabilità.

 

Lutto e depressione: come distinguerli?

Talvolta, soprattutto tra i non esperti,  viene fatta confusione tra lutto e depressione

Il lutto è il naturale processo di elaborazione che fa seguito alla perdita di una persona cara. Tuttavia anche il decorso del lutto può complicarsi: tra le conseguenze di un lutto non elaborato troviamo anche la depressione reattiva da lutto, come può esserci nel caso di una madre che non riesce a perdonarsi dopo un aborto spontaneo.

In ogni caso, è rimandato al clinico valutare l’intensità della sintomatologia (avvalendosi eventualmente anche di test sulla depressione) e, qualora si tratti di depressione reattiva grave e siano rispettati tutti i criteri, si predilige la diagnosi di episodio depressivo maggiore


La cura della depressione reattiva

La depressione reattiva, proprio per la sua natura prevalentemente “transitoria” ed eccezionale, è un tipo di depressione che solitamente risponde meglio alla psicoterapia piuttosto che alla cura con psicofarmaci. I farmaci ansiolitici e antidepressivi possono certamente “tamponare” il problema, dando un sollievo momentaneo ai sintomi; ecco perché in alcuni casi un intervento farmacologico può essere indicato come supporto alla psicoterapia in fase di avvio.

Una terapia per la depressione reattiva, avviata a seguito di un’accurata valutazione psicologica iniziale definita “assessment”, può aiutare il paziente a rielaborare l’esperienza lavorando nelle direzioni più coerenti per lui. In generale, l’impatto che questi eventi hanno sulla vita della persona dipende proprio:

  • dalla storia individuale
  • dagli strumenti e dalle abilità sviluppate per affrontarlo
  • dal sostegno percepito
  • dal supporto proveniente dalle persone vicine, come il partner.

Un partner depresso può evocare, nella persona che gli è vicino, sentimenti di impotenza e rabbia, che potrebbero logorare col tempo la relazione di coppia. La psicoterapia, in questi casi, dovrebbe sempre prevedere interventi psicoeducativi volti ad aiutare il paziente a recuperare informazioni sull’evento vissuto e sui condizionamenti familiari e sociali che può aver assimilato nell’ambito della propria cultura di appartenenza. 

 

Depressione reattiva: quanto dura?

Nella depressione reattiva il decorso non è uguale per tutti:  in alcuni casi i sintomi regrediscono in poco tempo, mentre in altri possono durare anche per anni. Non è possibile quindi stabilire a priori, per la depressione reattiva, una durata univoca. Intervenire tempestivamente con l’aiuto di uno psicoterapeuta e, laddove sia necessario, di un supporto farmacologico, è il miglior modo per affrontare la depressione reattiva e guarire il prima possibile.

George Milton - Pexels

L’approccio della psicoterapia nel trattamento della depressione reattiva

Una psicoterapia efficace dovrebbe porre al centro del suo lavoro l’interpretazione e il significato che l’evento ha assunto per quella persona. Gli aspetti che compongono la psicoterapia sono:

  • la personale strategia con cui la persona dà un senso a ciò che gli sta succedendo (o che gli è successo);
  • il modo con cui “costruisce” l’esperienza;
  • il ruolo che sente di aver ricoperto;
  • i sentimenti che accompagnano le narrazioni del paziente (come il senso di colpa e l'impotenza appresa).

La psicoterapia online si è dimostrata un trattamento efficace per la depressione, almeno alla pari con la tradizionale terapia in presenza. Uno psicologo online può quindi aiutare la persona a riprendere il controllo della propria vita, partecipando attivamente all’elaborazione dell’esperienza in grado di favorire un cambiamento costruttivo, anziché abbandonarsi passivamente all’esito degli eventi.

L’obiettivo di andare dallo psicologo è quello di permettere alla persona di promuovere una sua personale ridefinizione identitaria, legittimandola in questo e permettendo all’evento traumatico di trovare uno spazio e un “senso” coerente con la propria storia.

 

Pandemia da Coronavirus e depressione reattiva

Durante l’ultimo anno e mezzo ognuno di noi ha dovuto affrontare dei cambiamenti di vita per i quali, in buona misura, non eravamo organizzati. La pandemia ci ha portato le mascherine, il lockdown e lo smart working, ma anche incertezza e angoscia per il futuro, perdite e paura. Tutti noi ormai conosciamo l'ansia da covid.

Molti cambiamenti sono ancora in corso e richiedono di essere assorbiti e superati rapidamente, imponendosi con il ritmo elevato e inarrestabile del lavoro e dell’economia. Un ritmo che però non riconosce il tempo, personale e intimo, necessario a ognuno per rimettere insieme i pezzi e costruirne di nuovi. 

Ancor prima di adattarci a questi cambiamenti, ci troviamo quindi a rispondervi con affanno, a reagire emotivamente al senso di smarrimento che attraversiamo.


Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.
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