Depressione
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Lutto e depressione

Lutto e depressione
Lutto e depressionelogo-unobravo
Sara Cignini
Sara Cignini
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Sistemico-Relazionale
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il


Mancate elaborazioni del lutto, lutti bloccati o complicati, possono dar vita a risposte sintomatologiche, sia nell’individuo che nel suo sistema familiare. In ambito familiare la centralità del tema della morte è evidente nei casi in cui c’è una difficoltà in una fase del ciclo di vita della famiglia e si sviluppa una sintomatologia a carico di un membro o dell’intero sistema.


Come il lutto influisce sulle relazioni

La psicologa e psicoterapeuta Sonia Di Caro, nel suo libro riguardante la perdita ed il lutto, sostiene che la mancata elaborazione del lutto è un fenomeno che può riguardare non solo i mancati processi di elaborazione nel singolo, ma anche la competenza ed il funzionamento di tutto il sistema familiare, generando una compromissione delle sue capacità evolutive.

La sintomatologia del singolo può riguardare diverse aree del funzionamento, che principalmente sono:

  • la sfera somatica, ad esempio ritmi del sonno disturbati, cambiamenti nell’appetito, astenia
  • la sfera intrapsichica, ad esempio tristezza, rabbia, sensi di colpa, ansia;
  • la sfera comportamentale, ad esempio pianti improvvisi, ritiro in se stessi, iperdipendenza dall’altro, scatti d’ira.

Come detto in precedenza, anche le aree familiari possono essere intaccate da un evento così importante come la morte e possono riguardare la comunicazione, con un aumento o una diminuzione della stessa o la variazione dei “fili comunicativi” (chi parla a chi).

Pavel Danilyuk - Pexels

Un evento luttuoso potrebbe incidere sulla struttura della famiglia e creare confusione o rigidità circa la gerarchia familiare. È possibile, inoltre, che le relazioni all’interno dei singoli sottosistemi varino: un esempio potrebbe essere l’allontanamento emotivo tra coniugi, fino a relazioni extraconiugali o divorzio.

Anche le relazioni extrafamiliari possono subire uno stravolgimento, iniziando ad essere denotate da:

  • isolamento
  • allontanamento dagli amici o dalle reti supportive
  • iperprotettività dei membri della famiglia.


L’esito psicopatologico: la depressione

Uno dei funzionamenti psicopatologici riguarda la depressione, intesa qui come vissuto psicologico e reazione patologica ad una perdita realmente accaduta: si tratta quindi di depressione reattiva al lutto.

Luigi Cancrini, psichiatra e psicoterapeuta, riflette su come la depressione sia un sintomo di un lutto non espresso, affermando che quando un lutto non si esprime verbalmente all’interno di una relazione interpersonale significativa, rimane e si manifesta con i sintomi tipici della depressione.

Alex Green - Pexels

Le cicatrici del lutto

È bene però che la depressione non venga considerata una malattia, bensì un forte campanello di allarme che segnala che qualcosa non sta andando bene. Dobbiamo pensare al lutto come ad una ferita: un evento frequente al quale tutti siamo potenzialmente esposti e che di solito va incontro ad un normale processo di cicatrizzazione che, talvolta, può complicarsi rendendo il lutto patologico.

In entrambi i casi rimarrà una cicatrice indelebile nel soggetto, ma gli esiti saranno sostanzialmente diversi in virtù di quale dei due processi sarà instaurato. Allo stesso modo, il dolore per la perdita di una persona cara evolve verso la rimarginazione attraverso l’elaborazione del lutto e le emozioni di dolore e tristezza, in genere, vanno attenuandosi con il tempo.

La tristezza è infatti una risposta normale ed universale alla perdita, si manifesta quando la persona perde un legame affettivo importante e in un normale processo del lutto essa si attenua, lasciando spazio al ricordo nostalgico. Così la ferita dolorosa della perdita e del necessario distacco tende a rimarginarsi.


Da ferita a patologia

Quando però i processi del lutto sono bloccati o incompleti, il dolore può rimanere in stasi o addirittura esacerbarsi, sfociando in uno stato depressivo o bipolare in cui il dolore normale del lutto diventa un funzionamento psicopatologico.

Quando la naturale fase depressiva del lutto, detta anche di “disperazione”, si protrae oltre i sei-dodici mesi, lo stato depressivo assume forma patologica, manifestandosi sotto forma di:

  • umore depresso
  • inappetenza
  • crisi di pianto
  • scarsa concentrazione
  • sensazione che il defunto sia in qualche modo ancora presente.

Questa sintomatologia si traduce spesso in difficoltà socio-lavorative, dando vita ad un quadro che complica il lutto stesso, in un circuito dannoso che necessita di un aiuto psicoterapico. È importante sottolineare come la variabile tempo non vada intesa in maniera rigorosa, ma considerata al netto di tante variabili che si intrecciano in un evento così importante come la morte o la perdita di una persona cara.

Greta Hoffman - Pexels

Cosa fare?

Oggi, per la persona e la famiglia, è molto più complicato affrontare il lutto rispetto al passato. Nella nostra cultura attuale la tendenza è quella di relegare ed evitare un dolore così grande come la perdita della persona amata: spesso succede che in famiglia tutti vogliano proteggere tutti, con il risultato che potrebbe mancare l’appoggio reciproco e il rischio è che tutti si sentano soli.
La depressione di oggi è il dolore di ieri e, per affrontare un momento complicato e complesso come un vissuto depressivo, potrebbe essere importante fare riferimento ad un professionista ed essere accompagnati e aiutati nel difficile processo di cicatrizzazione del dolore.

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.
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