A quante di voi mamma sarà capitato, subito dopo il parto o dopo mesi dalla nascita del vostro bambino/a, di ritrovarvi da sole a piangere e non avere voglia di parlare? Qualcuna di voi si sarà chiesta se stesse attraversando una depressione dopo il parto, senza però riuscire a riconoscerla.
Secondo la cultura occidentale e non solo, la neomamma deve manifestare sentimenti di benessere e gratitudine, escludendo tutte le altre emozioni che pure caratterizzano questo importante momento; purtroppo nella maggior parte dei casi, come si evince dalle persone che hanno vissuto sulla sua propria pelle la depressione post partum e dalle loro testimonianze, la realtà non è sempre questa.
Secondo i dati del Ministero della salute, l’incidenza della depressione post partum (DPP) o depressione puerperale va, con diversi livelli di gravità, dal 7 al 12% nelle neomamme. Il disturbo esordisce generalmente tra la 6ª e la 12ª settimana dopo la nascita del figlio.
La depressione post partum è a tutti gli effetti una depressione reattiva unipolare, che si distingue dalle forme più classiche di depressione essenzialmente per il particolare periodo di insorgenza e per alcune specifiche componenti alla base del suo sviluppo, soprattutto sul piano ormonale e psicoemotivo.
Nel DSM-5 la depressione post partum rientra tra i sottotipi della depressione maggiore. La diagnosi può essere supportata dall’utilizzo di strumenti di screening per la depressione post parto come la Scala di Edimburgo (Edinburgh Postnatal Depression Scale, EPDS), un questionario molto utilizzato nei servizi socio-sanitari.
Per riconoscere i sintomi della depressione post parto è possibile osservare alcuni specifici segnali, che devono non solo essere presenti, ma anche compromettere un accettabile livello di benessere psicofisico e l'esecuzione delle attività abituali.
Ecco come riconoscere la depressione post partum in 10 sintomi:
A questi si aggiungono spesso bassa autostima e sentimenti di vergogna, legati anche al non sentirsi all’altezza del proprio nuovo ruolo di mamma.
In casi molto rari, soprattutto quando la donna ha già sofferto o ha una propensione allo sviluppo di depressione bipolare o mista, è possibile che i sintomi della depressione post partum siano anche di tipo psicotico come:
Nelle sue forme più o meno severe, la depressione post partum ha conseguenze sul bambino che sono l'effetto diretto della trascuratezza o dell’ipercuria dei comportamenti materni.
La depressione post partum per Milgrom e colleghi, ad esempio, compromette la creazione di un legame di attaccamento sicuro madre-bambino e inciderebbe in maniera significativa sul suo sviluppo affettivo e relazionale.Su queste conseguenze ha però molta importanza anche il ruolo del contesto sociale che è attorno alla madre, non per ultimo quanto e come sia coinvolta nella depressione post parto la figura paterna.
Molto spesso accade che i segnali e i sintomi iniziali di depressione post parto possano confondersi con il "baby blues", anche conosciuto come “maternity blues”, che però generalmente si risolve da solo in poco tempo. La differenza sostanziale è rintracciabile nell’insorgenza e nella durata dei sintomi.
Ecco i 7 sintomi principali del maternity blues:
Quanto dura la depressione post parto? Quanto il baby blues? I sintomi del "baby blues", in genere, compaiono nei giorni immediatamente successivi al parto e possono persistere per 1-2 settimane, migliorando gradualmente senza la necessità di ricorrere a terapie specifiche.
Nella depressione post parto la durata deve invece essere maggiore di 2 settimane. Segnalare al medico i sintomi del maternity blues è comunque importante, perché non è esclusa una possibile evoluzione verso la depressione post partum.
Per quanto riguarda la depressione post partum, i sintomi sono apparentemente molto simili, ma compaiono dalla 6° settimana di vita del neonato o anche più tardi, nell’arco temporale di un anno dalla nascita. In questi casi si parla di depressione post partum tardiva.
Il rischio di depressione è maggiore nelle persone con scarsa autostima, poco fiduciose nei confronti di se stesse e degli altri, che si trovano spesso a pensare di non essere abbastanza (atelofobia). Gli episodi depressivi possono essere preceduti e favoriti da eventi e situazioni stressanti, che vengono vissuti come difficoltà o perdite gravi e insuperabili o come fallimenti.
Anche l'esperienza stessa del parto può essere un evento stressante, soprattutto quando la donna soffre di tocofobia e paura del parto. Ci sono poi fattori genetici che concorrono alla comparsa di tale disturbo: avere dei parenti di primo grado con disturbo depressivo maggiore favorisce la comparsa di un episodio depressivo.
Da non dimenticare poi che il dopo il parto ci sono cambiamenti fisici significativi nella donna, come il fisiologico calo del progesterone e degli estrogeni, che di per sé causa un calo dell’umore nella neomamma. Tra i fattori di rischio per la depressione post parto rientrano poi:
Il periodo dopo il parto risulta particolarmente impegnativo per le neomamme. Per questo motivo, risulta importante sapere come prevenire la depressione post partum. Ecco alcuni consigli per affrontare al meglio il puerperio e prevenire i fattori di rischio della depressione post partum:
Secondo quanto stabilito dalla legge, sulla depressione post partum non sono previste norme specifiche cui la donna debba attenersi al lavoro, ma si applicano le stesse regole valide per qualsiasi altra malattia.
Se la diagnosi di depressione post partum coincide con l'astensione dal lavoro obbligatoria (ovvero il periodo di maternità) non è necessario neppure darne comunicazione al datore di lavoro. Se, al contrario, viene diagnosticata durante il periodo dell’astensione facoltativa, è possibile ottenere un’indennità per malattia dopo aver ottenuto un certificato trasmesso all’INPS da chi lo rilascia (di solito il medico).
Nel caso di congedo dal lavoro per malattia, anche per la depressione post partum è prevista la visita fiscale. La donna deve essere quindi reperibile nella propria abitazione negli orari previsti dall’attuale legislazione.
Veniamo ora a come uscire dalla depressione post partum. Una depressione post partum non curata può non risolversi mai spontaneamente e perdurare negli anni, trasformandosi in un disurbo depressivo persistente o distimia.
La psicoterapia cognitivo-comportamentale risulta efficace per superare la depressione post partum, al pari dell’intervento con i soli farmaci. Bisogna sottolineare come in alcuni casi sia fruttuoso combinare alla psicoterapia l’intervento farmacologico.
Tra i programmi di terapia utilizzati c’è anche “Home Cognitive Behavioral Therapy (IH-CBT)”, che prevede lo psicologo a domicilio. Questo tipo di intervento è utile perché consente di supportare la madre e la famiglia all’interno dell’ambiente domestico, adeguandosi alle loro esigenze.
Per guarire dalla depressione post parto è importante riconoscere i segnali e affrontarla nel modo giusto. Una volta compreso che non si tratta di maternity blues, ma che i sintomi perdurano nel tempo, bisognerebbe chiedere aiuto il prima possibile.
Tra le figure cui rivolgersi, il medico di base può essere una delle prime persone a cui chiedere aiuto per essere indirizzati al professionista specializzato più adatto alle proprie esigenze; in alternativa è possibile mettersi in contatto direttamente con uno psicologo, come uno psicologo online Unobravo, che sia anche psicoterapeuta specializzato in depressione post partum.
Per chi volesse approfondire, segnaliamo alcuni libri per comprendere come si manifesta la depressione post parto e i rimedi possibili: