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Crescita personale
5
minuti di lettura

Stabilità e cambiamento: un equilibrio attraverso continui movimenti

Stabilità e cambiamento: un equilibrio attraverso continui movimenti
Maddalena Della Rossa
Psicoterapeuta a orientamento Sistemico-Relazionale
Redazione
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Ultimo aggiornamento il
2.12.2025
Stabilità e cambiamento: un equilibrio attraverso continui movimenti
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Il cambiamento spesso spaventa, soprattutto quando è percepito come l’abbandono delle certezze e la perdita di punti fermi. Cambiare per seguire i propri obiettivi, per migliorarsi, per adattarsi in modo funzionale al proprio ambiente: il cambiamento è inevitabile perché

  • è necessario per il nostro organismo,
  • ci aiuta ad affrontare le nuove sfide e possibilità che la vita ci propone,
  • consente di realizzare pienamente ciò che siamo e i nostri desideri,
  • ci permette di soddisfare le nostre necessità.

La stabilità, invece, viene spesso vista come l’assenza di cambiamento, quel meritato “riposo” dopo un periodo faticoso che separa il prima dal dopo. Nel nostro quotidiano, però, tendiamo a dimenticare i Piccole difficoltà che permettono di costruire la stabilità.

Cambiamento e stabilità: due aspetti complementari

Cambiamento e stabilità sono complementari e connessi. Essi:

  • non si susseguono l’un l’altro,
  • non sono contrapposti,
  • coesistono e interagiscono in maniera continua,
  • si generano reciprocamente,
  • sono il presupposto l’uno dell’altro: l’uno esiste con l’altro e grazie all’altro, attraverso un continuo alimentarsi.

La relazione tra stabilità e cambiamento è così stretta da evidenziare le loro differenze:

il cambiamento non è un evento unico, ma una caratteristica dell’essere vivente, una spinta “vitale” all’adattamento al sistema di appartenenza; la stabilità, invece, offre la possibilità di riconoscere se stessi nonostante i cambiamenti e le modifiche, in un continuo scambio tra ciò che già ci appartiene e ciò che integriamo grazie all’esperienza, alla possibilità di modificarci e alle relazioni con gli altri.

Nothing Ahead - Pexels

Il valore dell’instabilità

La stabilità nasce da piccoli e impercettibili movimenti che permettono di mantenere l'equilibrio raggiunto. Nel susseguirsi degli eventi quotidiani, queste riflessioni faticano a emergere e si tende a pensare ai cambiamenti solo come grandi trasformazioni. In realtà, anche i grandi cambiamenti richiedono piccole tappe intermedie, a volte quasi invisibili, e la capacità di spazi di passaggio o transizione, a metà strada tra il punto di partenza e quello di arrivo.

Un esempio efficace è quello del funambolo, che riesce a stare in equilibrio sulla corda proprio grazie al continuo tentennare, alla costante instabilità:

“Un funambolo può restare in equilibrio solo compiendo costantemente dei movimenti irregolari con la sua asta (lo stesso vale per i movimenti del tutto simili compiuti col manubrio della bicicletta). Se ci si proponesse di perfezionare lo stile del funambolo, afferrandone l'asta e impedendo quei disordinati aggiustamenti, egli perderebbe subito l'equilibrio e precipiterebbe. Abbastanza ovvio, non è vero? Sì, ma solo nel caso dei funamboli e dei ciclisti. In tutti gli altri ambiti di vita siamo ben lontani dal capire che l'ordine senza una componente di disordine diviene pericoloso, poiché soffoca ogni possibilità di ulteriore evoluzione”. Paul Watzlawick

L’evoluzione diventa quindi un processo di integrazione tra ordine e disordine, tra equilibrio e cambiamento, tra riconoscimento di sé e apertura al nuovo.

Cambiamento e stabilità in psicoterapia

La psicoterapia e la relazione terapeutica offrono uno spazio in cui osservare la relazione tra stabilità e cambiamento, permettendo di soffermarsi:

  • sul percorso che si sta compiendo,
  • sugli inciampi e sui disordini che si vivono.

È possibile riconoscersi anche nella fatica legata al mancato raggiungimento dell’equilibrio.

Possiamo vederci come funamboli, la cui asta rappresenta il bagaglio di vita che ci accompagna. Ogni piccolo inciampo o momento di disequilibrio può diventare una preziosa occasione di crescita.

Foto di Sebastian Voortman – Pexels

Le diverse forme di equilibrio: statico, dinamico, attivo e passivo

Quando si parla di equilibrio nella vita psicologica e relazionale, è utile distinguere tra diverse tipologie che riflettono anche i processi fisiologici del nostro corpo.

  • Equilibrio statico: si riferisce a una condizione di apparente immobilità, come quando restiamo fermi in piedi. Anche in questa situazione, il nostro corpo compie piccoli aggiustamenti per mantenere la posizione, dimostrando che la stabilità richiede comunque movimento.
  • Equilibrio dinamico: riguarda la capacità di mantenere la stabilità durante il movimento, come accade quando camminiamo o affrontiamo cambiamenti nella vita. In effetti, l’equilibrio del corpo intero è garantito dal passaggio del centro di massa (CM) medialmente al piede di supporto, creando uno stato continuo di squilibrio dinamico verso la linea centrale del piano di progressione (MacKinnon & Winter, 1993). Questo tipo di equilibrio comporta un continuo adattamento tra ciò che conosciamo e ciò che stiamo apprendendo.
  • Equilibrio attivo: è il risultato di un impegno consapevole per mantenere o ristabilire la stabilità, sia a livello fisico che psicologico. Ad esempio, affrontare una situazione stressante con strategie di coping è una forma di equilibrio attivo.
  • Equilibrio passivo: si verifica quando la stabilità è mantenuta senza un intervento diretto, spesso grazie a condizioni esterne favorevoli. Tuttavia, questa forma di equilibrio può essere fragile, perché non si basa su risorse interne sviluppate.

Queste diverse forme di equilibrio si intrecciano nella nostra esperienza quotidiana, mostrando come la stabilità sia un processo dinamico e non una semplice assenza di cambiamento.

Le basi fisiologiche dell’equilibrio e del cambiamento

Il nostro organismo è programmato per cercare un equilibrio costante, un processo noto come omeostasi. Questo principio, descritto per la prima volta dal fisiologo Walter Cannon, indica la capacità del corpo di mantenere condizioni interne stabili nonostante le variazioni dell’ambiente esterno.

A livello psicologico, l’omeostasi si traduce nella ricerca di un equilibrio tra emozioni, pensieri e comportamenti. Tuttavia, il cambiamento è altrettanto fondamentale: il cervello umano è dotato di una straordinaria neuroplasticità, ovvero la capacità di modificare le proprie connessioni in risposta alle esperienze. Questo permette di adattarsi, apprendere e crescere anche di fronte a situazioni nuove o difficili.

  • Omeostasi: mantiene la stabilità interna, regolando funzioni come temperatura corporea, equilibrio idrosalino e risposta allo stress.
  • Neuroplasticità: consente al cervello di cambiare struttura e funzione, favorendo l’adattamento e la resilienza.

Questi meccanismi fisiologici suggeriscono che stabilità e cambiamento non sono opposti, ma processi complementari che ci permettono di affrontare le sfide della vita.

Stabilità e cambiamento nella popolazione: dati e contesto

La capacità di adattarsi ai cambiamenti e di mantenere una certa stabilità emotiva può essere fondamentale per il benessere psicologico. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), circa il 25% delle persone sperimenta almeno un episodio di disagio psicologico significativo nel corso della vita, spesso legato a momenti di transizione o cambiamento (OMS, 2022).

Inoltre, uno studio pubblicato su "The Lancet Psychiatry" nel 2021 ha evidenziato come la flessibilità psicologica, ovvero la capacità di adattarsi ai cambiamenti mantenendo un senso di continuità personale, sia associata a una migliore salute mentale e a una maggiore soddisfazione di vita (Dawson & Golijani-Moghaddam, 2021).

Questi dati sottolineano quanto sia diffusa la sfida di trovare un equilibrio tra stabilità e cambiamento e quanto sia importante sviluppare risorse personali per affrontare le transizioni della vita.

Foto di Nandhu Kumar – Pexels

Esercizi pratici per coltivare stabilità e apertura al cambiamento

Lavorare su stabilità e cambiamento nella vita quotidiana può essere possibile attraverso semplici esercizi che favoriscono la consapevolezza e la flessibilità. Ad esempio, il diario delle transizioni, che consiste nell’annotare ogni sera un piccolo cambiamento vissuto durante la giornata e le emozioni associate, aiuta a riconoscere che il cambiamento fa parte della normalità e può essere gestito. Un esercizio di radicamento, come prendersi qualche minuto per concentrarsi sul respiro e sulle sensazioni del corpo, permette di sentire i piedi a contatto con il pavimento e ritrovare stabilità nei momenti di incertezza.

In questo contesto, è interessante notare che Secondo lo studio di Pieniążek et al. (2021), la fisioterapia in ambiente acquatico può favorire il miglioramento dell’equilibrio corporeo, soprattutto in determinate popolazioni cliniche (Pieniążek et al., 2021), suggerendo che anche la scelta dell’ambiente può influenzare la percezione di stabilità. Sperimentare una novità — ad esempio scegliendo una piccola azione quotidiana da svolgere in modo diverso, come cambiare percorso per andare al lavoro — allena la mente ad accogliere il nuovo senza perdere il senso di sé.

Inoltre, attività come l’allenamento di BJJ sono associate a un miglior equilibrio in termini di COP TTL per le persone con peso normale o insufficiente (Leszczak et al., 2022), offrendo ulteriori spunti su come integrare pratiche fisiche specifiche per rafforzare la stabilità personale.

Infine, una riflessione sulle risorse personali, come elencare le strategie già utilizzate in passato per affrontare cambiamenti o momenti difficili, aiuta a riconoscere le proprie risorse e rafforzare la fiducia nella capacità di mantenere l’equilibrio anche nelle fasi di transizione. Questi strumenti, semplici ma spesso utili, possono essere integrati nella routine quotidiana per favorire un equilibrio dinamico tra stabilità e cambiamento.

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