Crescita personale
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Crisi e rinnovamento: una prospettiva junghiana

Crisi e rinnovamento: una prospettiva junghiana
Crisi e rinnovamento: una prospettiva junghianalogo-unobravo
Miriam Dambrosio
Miriam Dambrosio
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Psicoanalitico Junghiana
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il

Carl Gustav Jung , maestro della psicologia analitica e allievo di Sigmund Freud, è noto per la sua teoria dei tipi psicologici (da cui deriva il test MBTI), per l'approfondimento del concetto di archetipo e molto altro ancora. Ma molti forse non sanno che Jung è stato tra i primi a intuire il valore positivo delle crisi psicologiche, vedendole come fondamentali momenti di riassestamento e rinnovamento psichico e materiale.

Sentirsi in crisi

Quando diciamo di “sentirci in crisi” ci possiamo riferire ad eventi o sentimenti estremamente differenti, per esempio:

  • gli ostacoli che si possono incontrare nella vita lavorativa;
  • la fine di una relazione importante;
  • il lutto per la perdita di una persona cara;
  • una malattia che coinvolge direttamente noi o qualcuno che amiamo.

Non è detto, però, che un evento ritenuto da tutti come molto grave ci porti a vivere una profonda crisi personale. Talvolta sono gli eventi percepiti come “minori” (come un cambio di posizione lavorativa o un trasloco) a “ribaltarci” e farci sprofondare in sentimenti di:

  • sconforto e impotenza;
  • confusione e ansia
  • fatica emotiva e fisica
  • tristezza e tendenza all’isolamento
  • pensiero di essere bloccati e non sapere cosa fare
  • irritabilità.

Il cambiamento nella crisi

I momenti di crisi ci mettono sempre davanti alla necessità di affrontare un cambiamento, dentro o fuori di noi. Quando si attraversa un momento critico è sempre perché qualcosa è entrato nei nostri equilibri e li ha stravolti, qualcosa ha “rotto” quel che c’era prima e di conseguenza ci obbliga a ricostruire, ricostruirci e cambiare.

Liza Summer – Pexels

Comprendere le cause della crisi

Capire perché “mi sento in crisi” significa innanzitutto abbandonare la logica dei paragoni:

  • “Non posso star male per un trasloco se c’è gente che vive assai di peggio!”;
  • “Come posso sentirmi così in ansia “solo” per un problema a lavoro, quando ci sono questioni assai più gravi nella vita?”;
  • “Possibile che stia così male solo per una questione di cuore?”.

Per uscire davvero dalla crisi, come prima cosa bisogna focalizzarsi su di sé e sulle proprie caratteristiche uniche. I momenti critici ci obbligano a conoscerci meglio e a metterci a fuoco rispetto a ciò che ci rende unici, non peggiori né migliori rispetto a tutti gli altri.

Perché ora?

Come prima cosa, occorre quindi mettere a fuoco in che momento specifico della mia vita è accaduto che iniziassi a sentirmi in crisi. Come ci insegna una famosa parabola indiana, non si può comprendere davvero quello che si ha davanti se non ci si allontana abbastanza da poterlo vedere in ogni sua parte e non solo in un suo piccolo dettaglio. Domandarsi “perché ora?” significa cercare di capire in che crocevia mi trovavo quando il cambiamento ha fatto irruzione nella mia vita.

Dove mi sta portando?

Nella teorizzazione junghiana della personalità, siamo tutti animati da un insieme di aspetti diversi che variamente cercano di riequilibrarsi tra di loro. La crisi ci porta a far emergere spesso parti nuove, “isole” che prima non sapevamo di avere: questo è spesso il segnale del fatto che un aspetto di noi inconscio si sta facendo strada.

Trovarsi davanti a nuove possibilità

La parola “crisi” deriva dal greco krisis, cioè “decisione”. Se è vero che ogni crisi ci mette davanti alla novità di qualcosa che sta cambiando dentro fuori di noi, ogni volta che siamo in crisi ci troviamo a dover scegliere delle strade nuove, delle possibilità alternative e non contemplate.

Il momento della scelta è sempre fertile perché amplia i nostri orizzonti, anche se può bloccarci, perché implica una necessaria rinuncia a tutte le altre possibilità: prendere una strada vuol dire abbandonare la possibilità di intraprenderne delle altre. Nei momenti critici dobbiamo fare i conti con tanto di nuovo che può emergere in noi e che la vita ci può dare, ma anche con il limite che sempre la scelta di una strada e non di un’altra implica.

Affrontare una crisi

In definitiva, affrontare un momento di crisi equivale a scoprire nuove parti di noi che prima erano rimaste silenti o inesplorate. Farlo può essere un passaggio doloroso, perché ogni cambiamento implica una perdita di equilibrio temporaneo che ci fa sentire persi e spaesati.

Si possono sperimentare sintomi passeggeri che funzionano come un segnale di allerta, che ci dice che il modo in cui affrontavamo le cose finora adesso non è più sufficiente o non funziona più. Per affrontare questi sintomi possiamo:

  • fermarci e mettere a fuoco la situazione nel suo insieme;
  • cercare di capire cosa proprio adesso ci ha portato malessere;
  • individuare quale cambiamento siamo obbligati ad introdurre.

Ne vale la pena!

Affrontare la fatica di questo momento come chi ha davanti nuove possibilità che la vita gli sta offrendo, porta a realizzare che ogni crisi porta con sé la scelta di strade nuove e alternative. Vivere una crisi e superarla vuol dire quindi:

  • ampliare i propri orizzonti;
  • riscoprirsi un po' diversi da come si credeva di essere;
  • fare i conti con il limite e con i limiti dentro e fuori di noi.

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.
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