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Salute mentale
5
minuti di lettura

Felicità: cos’è e come misurarla

Felicità: cos’è e come misurarla
Giuseppina Lauria
Psicoterapeuta ad orientamento Cognitivo-Comportamentale
Redazione
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
28.11.2025
Ultimo aggiornamento il
2.12.2025
Felicità: cos’è e come misurarla
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La definizione più completa di felicità sembra essere quella della dr.ssa Sonja Lyubomirsky, docente di psicologia all’Università della California, che la identifica come un’esperienza di gioia e benessere, combinata con la sensazione che la vita che stiamo vivendo sia piena e significativa.

Nonostante le condizioni di vita siano nettamente migliorate rispetto a quelle di non molto tempo fa, negli ultimi anni sono aumentati notevolmente anche i libri di auto aiuto, che riempiono gli scaffali delle librerie offrendo consigli su come migliorarci e vivere una vita più soddisfacente. Oltre a sembrare un paradosso, questo fenomeno dimostra quanto sia cresciuto l’interesse verso la ricerca della felicità.

Foto di Olly – Pexels

Quattro falsi miti sulla felicità

Spesso ci interroghiamo senza trovare risposta sui motivi per cui non riusciamo ad essere felici. Il paradosso della ricerca della felicità all'interno della società dello «star bene» trova le sue radici in 4 falsi miti, legati all’idea che abbiamo di cosa sia la felicità e di come raggiungerla:

1) La felicità è la normalità

Nella nostra cultura sembra diffusa la convinzione che l’essere umano sia nato per essere felice e che quindi la felicità sia la normale condizione umana. Se pensiamo a come si è evoluta la mente umana, ci rendiamo conto, tuttavia, che la normalità è un’altra.

L’obiettivo primario dell’uomo delle caverne era sopravvivere: per farlo, era fondamentale imparare a prestare attenzione a tutto ciò che nell'ambiente poteva rappresentare un pericolo. La mente umana è così diventata sempre più abile a individuare e ad attivarsi di fronte alle reali o presunte minacce alla propria vita.

Se per i nostri antenati le principali minacce erano animali feroci o agenti atmosferici, oggi i pericoli hanno assunto una natura diversa, ma non per questo meno significativa. Alcuni esempi sono:

  • perdita del lavoro;
  • esclusione sociale;
  • rendersi ridicoli in pubblico.

La nostra mente si è evoluta per permetterci di sopravvivere, non per essere felici.

2) Se non sei felice non sei normale

Se accettiamo l'idea che la felicità sia la condizione umana normale, tutte le volte che non ci sentiamo felici possiamo pensare che ci sia qualcosa che non va in noi, che siamo sbagliati o che non funzioniamo nel modo corretto. Quante volte abbiamo pensato di essere le uniche persone a non riuscire ad essere felici?

Guardando i contenuti di social network come Instagram e Facebook, le vite degli altri potrebbero sembrarci sempre più interessanti e soddisfacenti della nostra. Tuttavia, le statistiche raccontano una realtà diversa: secondo i dati della World Health Organization, 264 milioni di persone al mondo soffrono di depressione e molte di loro potrebbero tentare il suicidio nel corso della vita.

Bruce Mars - Unsplash

3) Sarò felice "solo se"

Spesso pensiamo che la felicità sia legata al raggiungimento di obiettivi specifici, come una promozione, uno status sociale più alto, il guadagno di più soldi o l'acquisto di determinati capi d’abbigliamento o accessori.

La realtà è che questo modo di pensare porta spesso a sovrastimare l’impatto che determinati eventi avranno sulla nostra vita. Una volta ottenuto ciò che desideriamo, nella maggior parte dei casi sperimentiamo un aumento momentaneo della soddisfazione, destinato però a svanire in breve tempo. Non passerà molto, infatti, prima di passare dall’euforia iniziale alla ricerca di un nuovo obiettivo o di qualcosa che ci procuri nuovamente piacere. Questo fenomeno, conosciuto come adattamento edonico, descrive la naturale tendenza dell’essere umano ad abituarsi ai cambiamenti — positivi o negativi — tornando progressivamente a un livello di benessere soggettivo relativamente stabile (Lyubomirsky,2005).

4) Per essere felici dobbiamo pensare positivo

La maggior parte dei programmi di auto aiuto si basa sull’idea che più ci focalizziamo su pensieri positivi, più riusciamo ad aumentare la nostra sensazione di benessere.

Se questa tecnica può funzionare a breve termine, prima o poi, nonostante tutti gli sforzi per allontanarli, pensieri ed emozioni dolorose affioreranno nella nostra mente, generando un effetto paradosso che può portare ad aumentare la nostra sofferenza.

Alexandra Lowenthal - Unsplash

Cosa significa essere felici?

Essere felici è l’obiettivo di molti, ma spesso abbiamo un’idea vaga di cosa la felicità rappresenti davvero per noi e di come raggiungerla. Oltre ad abbandonare i falsi miti di cui abbiamo appena parlato, per essere felici può essere utile iniziare a definire in modo più specifico quale significato attribuiamo a questa parola. È importante riconoscere che, oltre alla felicità e al significato, la ricchezza psicologica rappresenta una dimensione aggiuntiva e spesso trascurata di ciò che le persone considerano una “vita buona” (Oishi et al., 2020). In altre parole, mettere a fuoco i valori che danno senso alle attività, alle esperienze e agli obiettivi in cui desideriamo impegnarci può aiutarci a costruire una vita più ricca, articolata e soddisfacente su più livelli.

Alcune delle principali teorie psicologiche della felicità

Nel corso della storia della psicologia, diversi studiosi hanno cercato di comprendere e spiegare cosa sia la felicità e come si possa raggiungere. Le teorie più influenti si concentrano su due approcci principali:

Edonia. Questo approccio, che affonda le sue radici nella filosofia greca, considera la felicità come il risultato della massimizzazione del piacere e della minimizzazione del dolore. In psicologia, l’edonia si traduce nella ricerca di esperienze piacevoli e gratificanti.

Eudaimonia. Proposta da Aristotele e ripresa dalla psicologia contemporanea, questa visione identifica la felicità con la realizzazione del proprio potenziale e il vivere in accordo con i propri valori. In questo caso, la felicità deriva dal senso di significato e dalla crescita personale.

Negli ultimi decenni, la psicologia positiva ha dato un contributo fondamentale allo studio della felicità. Martin Seligman, psicologo e fondatore di questo movimento, ha sviluppato il modello PERMA, che individua cinque elementi essenziali per il benessere psicologico:

  • Emozioni positive (Positive Emotion): la capacità di provare gioia, gratitudine e serenità.
  • Coinvolgimento (Engagement): l’essere pienamente immersi e assorbiti nelle attività che svolgiamo.
  • Relazioni positive (Relationships): il valore dei legami sociali e del supporto reciproco.
  • Significato (Meaning): il sentirsi parte di qualcosa di più grande di sé, come una causa o una comunità.
  • Realizzazione (Accomplishment): il raggiungimento di obiettivi personali e la sensazione di crescita.

Queste teorie aiutano a comprendere che la felicità non è un concetto unico e universale, ma può assumere significati diversi a seconda delle esperienze e dei valori individuali. Ad esempio, le persone tendono a sentirsi più felici quando riescono a sperimentare le emozioni che desiderano provare, indipendentemente dal fatto che queste siano piacevoli, come l’amore, o spiacevoli, come l’odio (Tamir et al., 2017).

Foto di Jill Wellington – Pexels

Le basi neurobiologiche della felicità

La felicità non è solo un'esperienza soggettiva, ma coinvolge anche precisi meccanismi neurobiologici. Le neuroscienze hanno identificato alcune aree e sostanze chiave nel cervello che contribuiscono alla percezione del benessere:

  • Dopamina: Questo neurotrasmettitore è spesso associato al piacere e alla motivazione. Livelli adeguati di dopamina favoriscono sensazioni di gratificazione e spingono a ripetere comportamenti che generano benessere.
  • Serotonina: Un altro neurotrasmettitore fondamentale, la serotonina è legata alla regolazione dell'umore e alla sensazione di serenità. Bassi livelli di serotonina sono stati associati a stati depressivi.
  • Sistema limbico: Questa regione cerebrale, che include strutture come l'amigdala e l'ippocampo, è coinvolta nell'elaborazione delle emozioni e nella memoria emotiva.

Un fenomeno particolarmente interessante è l'adattamento edonico: il cervello tende ad abituarsi rapidamente agli stimoli positivi, riportando il livello di felicità a una sorta di "set point" individuale. Questo spiega perché, dopo eventi molto piacevoli, la sensazione di felicità tende a diminuire nel tempo (Brickman & Campbell, 1971).

Comprendere questi meccanismi può aiutare a sviluppare strategie più efficaci per coltivare il benessere psicologico nella vita quotidiana.

Dati e ricerche sulla felicità: cosa ci dicono gli studi

Negli ultimi anni, la felicità è stata oggetto di numerosi studi scientifici volti a misurare il benessere soggettivo nelle diverse popolazioni. Secondo il World Happiness Report 2023, i paesi nordici continuano a registrare i livelli più alti di felicità percepita, mentre l’Italia si colloca al 33º posto su 137 nazioni analizzate.

Alcuni dati interessanti emersi dalla ricerca:

  • Relazioni sociali. Le relazioni significative giocano un ruolo fondamentale nel benessere individuale: le persone che dichiarano di avere legami sociali forti e di sentirsi supportate tendono a riportare livelli di felicità più elevati (Diener & Seligman, 2002). Inoltre, studi longitudinali condotti su adulti hanno evidenziato che relazioni calde e intime rappresentano il fattore più importante per una vita soddisfacente e felice (Vaillant, 2011).
  • Salute mentale. Il benessere psicologico è strettamente correlato alla salute mentale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, 2023), la depressione rappresenta una delle principali cause di disabilità a livello globale.
  • Adattamento agli eventi. Studi longitudinali hanno dimostrato che, dopo eventi sia positivi che negativi, la maggior parte delle persone tende a tornare a un livello di felicità relativamente stabile nel tempo (Lucas, Clark, Georgellis, & Diener, 2003).

Questi risultati suggeriscono che la felicità può essere influenzata da molteplici fattori, ma anche che esistono risorse e strategie in grado di favorire un maggiore benessere psicologico. Inoltre, la ricerca ha evidenziato che la felicità è associata — e spesso precede — numerosi esiti di successo nella vita, come il matrimonio, le amicizie, il reddito, le prestazioni lavorative e la salute (Lyubomirsky, King, & Diener, 2005).

Foto di Belle Co – Pexels

Strategie pratiche per coltivare la felicità secondo la psicologia

Oltre a comprendere cosa sia la felicità dal punto di vista teorico e biologico, la psicologia ha individuato diverse strategie pratiche che possono contribuire a incrementare il benessere nella vita quotidiana. Tali strategie sono state validate da numerosi studi scientifici e si basano sull’idea che la felicità non dipenda solo dalle circostanze esterne, ma anche da atteggiamenti e comportamenti intenzionali (Lyubomirsky, Sheldon, & Schkade, 2005).

  • Gratitudine. Tenere un diario della gratitudine, annotando ogni giorno tre cose per cui ci si sente riconoscenti, può favorire un aumento stabile del benessere percepito e delle emozioni positive (Emmons & McCullough, 2003).
  • Mindfulness. Praticare la consapevolezza aiuta a vivere il momento presente, a ridurre la ruminazione mentale e a migliorare la regolazione emotiva (Kabat-Zinn, 2003).
  • Atti di gentilezza. Compiere gesti altruistici, anche piccoli, verso gli altri può generare emozioni positive e rafforzare i legami sociali, contribuendo al benessere relazionale (Lyubomirsky, Sheldon, & Schkade, 2005).
  • Stabilire obiettivi significativi. Darsi obiettivi personali in linea con i propri valori e con la propria identità favorisce la sensazione di direzione, scopo e realizzazione, aumentando la soddisfazione generale.

Integrare consapevolmente queste pratiche nella routine quotidiana può sostenere un percorso di crescita personale, promuovendo una forma di felicità più duratura, autentica e autonoma dalle circostanze esterne.

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