L’assertività, dal latino "asserere" (asserire), è una delle abilità sociali e rappresenta la capacità di esprimere in modo chiaro ed efficace le proprie emozioni e idee, senza calpestare o offendere gli altri. Comportarsi in modo assertivo significa saper scegliere lo stile relazionale e le modalità comunicative più adatte al contesto e all’obiettivo della relazione.
Essere assertivi vuol dire esprimere onestamente i propri bisogni, opinioni ed emozioni in modo coerente con la situazione, senza provare imbarazzo, rabbia o senso di colpa. Alla base c’è il rispetto non solo per se stessi, ma anche per gli altri.
Passività, aggressività e assertività
Partiamo dal definire cosa non è assertività: la difficoltà a dire di no, a fare o ricevere una critica, la fatica nell’esprimere un’opinione, il disagio nel manifestare un apprezzamento o un disaccordo, oppure fare tutto questo ma senza rispettare emozioni e bisogni dell’altro. Questi sono comportamenti e atteggiamenti anassertivi: i primi sono passivi, gli ultimi aggressivi.
Una persona è passiva quando:
- Non difende i propri diritti
- Non esprime i propri bisogni, emozioni, opinioni e desideri
- È influenzata e condizionata
- Tende a subire
- Può sperimentare una ansia sociale elevata.
Una persona è aggressiva quando:
- Si impone e lascia poco spazio all’altro
- Non ammette i propri sbagli
- Non rispetta e non è interessata ai bisogni, emozioni, opinioni e desideri dell’altro
- È ostile e imprevedibile.
In sintesi, una persona è assertiva quando:
- Ha ben chiaro cosa desidera
- Agisce per ottenerlo
- Rispetta i diritti degli altri
- Non prova senso di colpa
- Mantiene una buona opinione di sé anche se non riesce a ottenere ciò che desidera.

I diritti della persona assertiva
Il presupposto principale che permette di agire liberamente e responsabilmente è riconoscere i propri diritti, così come quelli dell’altro. I diritti assertivi sono delle linee guida, parametri di riferimento che permettono di definire una relazione assertiva se vengono rispettati, passiva o aggressiva se vengono violati.
Il decalogo dei diritti assertivi
- Hai il diritto di essere l’unico giudice di te stesso: sei l’unica persona in grado di giudicare ciò che sei e ciò che fai!
- Hai il diritto di non offrire ragioni o scuse per giustificare il tuo comportamento;
- Hai il diritto di decidere se occuparti dei problemi degli altri: ognuno è responsabile solo del proprio benessere e della propria condizione!
- Hai il diritto di cambiare idea e opinione;
- Hai il diritto di sbagliare e assumertene la responsabilità;
- Hai il diritto di dire “non lo so”;
- Hai il diritto di essere illogico nelle tue scelte;
- Hai il diritto di dire “non capisco”;
- Hai il diritto di dire “non mi interessa”;
- Hai il diritto di chiedere (ma non pretendere!) ciò di cui hai bisogno.
Origine e validazione dei diritti assertivi: riferimenti teorici
I diritti assertivi sono stati formalizzati per la prima volta negli anni '70 dagli psicologi americani Manuel J. Smith e, successivamente, Randy J. Paterson, che li hanno inseriti come base per lo sviluppo dell'assertività nelle relazioni interpersonali. Smith, nel suo libro "Quando dico no mi sento in colpa" (1975), ha sottolineato come il riconoscimento di questi diritti possa essere fondamentale per il benessere psicologico e la costruzione di relazioni sane.
Secondo gli autori Alberti e Emmons, pionieri della psicologia assertiva, questi diritti non sono privilegi, ma aspetti fondamentali della dignità personale. Essi rappresentano una guida pratica per riconoscere e difendere i propri bisogni senza ledere quelli altrui, promuovendo così un equilibrio tra rispetto di sé e rispetto degli altri.
Tecniche per esercitare i diritti assertivi
Per mettere in pratica i diritti assertivi nella vita quotidiana, può essere utile conoscere alcune tecniche di comunicazione, sia verbali che non verbali, che facilitano l'espressione dei propri bisogni e opinioni nel rispetto reciproco.
- Tecnica del disco rotto: consiste nel ripetere con calma e fermezza la propria richiesta o posizione, senza lasciarsi distrarre o coinvolgere in discussioni inutili. Questa tecnica può aiutare a mantenere il focus sul proprio diritto, anche di fronte a pressioni esterne.
- Affermazioni in prima persona: utilizzare frasi che iniziano con "io" (ad esempio, "Io penso che..." o "Io sento che...") permette di esprimere i propri sentimenti e bisogni senza accusare l'altro, riducendo il rischio di conflitto.
- Comunicazione non verbale coerente: mantenere il contatto visivo, una postura aperta e un tono di voce calmo rafforza il messaggio assertivo e trasmette sicurezza, rendendo più efficace la comunicazione dei propri diritti.
- Tecnica dell'accordo assertivo: riconoscere una parte di verità nell'opinione altrui, pur mantenendo la propria posizione, aiuta a ridurre la tensione e a favorire un dialogo costruttivo.
Queste strategie, suggerite anche da Marsha Linehan, psicologa e sviluppatrice della Dialectical Behavior Therapy (DBT), sono strumenti pratici per difendere i propri diritti assertivi in modo rispettoso e consapevole.
Diritti assertivi e terapie cognitivo-comportamentali
Il riconoscimento e l'esercizio dei diritti assertivi sono elementi centrali nelle terapie cognitivo-comportamentali (CBT), dove vengono utilizzati per aiutare le persone a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie relazioni. In particolare, la Dialectical Behavior Therapy (DBT), ideata da Marsha Linehan, integra l'insegnamento dei diritti assertivi come parte delle abilità interpersonali fondamentali.
Durante il percorso terapeutico, le persone possono imparare a identificare i propri diritti, distinguere tra comportamenti passivi, aggressivi e assertivi, e mettere in pratica strategie per difendere i propri bisogni senza sensi di colpa. È stato osservato che risposte non assertive, specialmente nell'esprimersi e nell'auto-rivelazione, sono associate a un umore depresso (Chan, 1993). Questo processo di apprendimento può contribuire a ridurre l'ansia sociale, migliorare l'autostima e promuovere relazioni più equilibrate e soddisfacenti.
Esempi pratici di applicazione dei diritti assertivi
Applicare i diritti assertivi nella vita di tutti i giorni può fare la differenza nel modo in cui ci relazioniamo con gli altri e con noi stessi. Ecco alcuni esempi pratici:
- Dire di no senza sensi di colpa: se un collega ti chiede di assumerti un compito extra che non rientra nelle tue responsabilità, puoi rispondere: "Apprezzo la tua fiducia, ma in questo momento non posso occuparmene". In questo modo eserciti il diritto di non dover sempre giustificare le tue scelte.
- Chiedere chiarimenti: in una situazione in cui non comprendi una richiesta, puoi affermare: "Non ho capito cosa intendi, puoi spiegarmelo meglio?". Così difendi il diritto di dire "non capisco".
- Esprimere un'opinione diversa: durante una discussione familiare, puoi dire: "Capisco il tuo punto di vista, ma la penso diversamente". In questo modo eserciti il diritto di avere e manifestare opinioni proprie.
Questi esempi mostrano come i diritti assertivi possano essere integrati nella comunicazione quotidiana, favorendo relazioni più autentiche e rispettose.
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Imparare a riconoscere e difendere i propri diritti assertivi può essere un passo importante per costruire relazioni più sane e vivere con maggiore serenità. Se senti che dire di no, esprimere le tue opinioni o mettere al centro i tuoi bisogni ti risulta difficile, sappi che non sei solo: con il supporto di uno psicologo puoi allenare queste competenze e ritrovare fiducia in te stesso. Inizia oggi un percorso su misura per te: inizia il questionario per trovare il tuo psicologo online e scopri come l’assertività può contribuire a migliorare la tua vita, un passo alla volta.








