I principi della comunicazione non violenta

I principi della comunicazione non violenta
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Anna Maria Carratelli
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Cognitivo-Comportamentale
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
7.2.2020
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Molti dei conflitti interpersonali sono generati da una comunicazione poco empatica, in cui non si presta ascolto ai bisogni dell'altro e, a volte, neanche ai propri. Si risponde maggiormente a richieste manifestate sotto forma di pretese, ma comunicare i propri bisogni in modo non violento è fondamentale per vivere relazioni sane.

La comunicazione non violenta: in cosa consiste?

Imparare ad esprimere, ascoltare e riconoscere i bisogni che ci sono dietro alcune richieste, aiuta a comunicare in modo più funzionale e a vivere le relazioni in modo più autentico. È su questo principio che si basa la comunicazione non violenta (CNV): tanto più abbiamo chiaro il bisogno dietro la nostra richiesta o in quella dell'altro, tanto più sarà efficace esprimerlo e soddisfarlo. La CNV prevede quattro passi, composti da domande importanti:

1) Cosa osservo?

Il primo passo è osservare: “qual è la situazione che ha generato questo sentimento e questo pensiero?”. Per rispondere a questa domanda bisogna cercare di descrivere la situazione nel modo più oggettivo possibile, senza cadere in interpretazioni fatte di etichette e categorie, e senza confondere ciò che si osserva con la propria opinione.

Spesso, infatti, quando si comunica con l'altro, vi è una sovrapposizione fra i propri pensieri, le proprie aspettative e gli eventi reali. Una comunicazione basata sulle interpretazioni causa conflitti e richieste poco chiare, che possono generare un atteggiamento difensivo anziché empatico. Prima di comunicare o richiedere, è importante fermarsi ad osservare la situazione in modo oggettivo, senza valutazioni, etichette o giudizi moralistici, in termini concreti e nel qui ed ora.


2) Cosa sento?

Il secondo passo è identificare i sentimenti e distinguerli dai pensieri: “in che modo mi sento osservando la situazione?”. Rivelare i sentimenti, più che le interpretazioni, apre la possibilità ad una comunicazione empatica ed autentica: esprimere la vulnerabilità costituisce un punto di forza in cui mi manifesto come umano e vedo l'altro nello stesso modo.

Nell'esprimere i sentimenti, è importante utilizzare la prima persona, non utilizzare paragoni, giudizi moralistici o etichette che possano alimentare violenza comunicativa. Dopo aver riconosciuto i propri sentimenti, fastidiosi o piacevoli che siano, bisognerà assumersi la responsabilità delle proprie azioni, senza attribuirle all'altro.

Andrea Piacquadio - Pexels

3) Quale bisogno c'è dietro il mio sentimento?

Il terzo passo è identificare ed accettare ciò che è alla radice del sentimento: “di cosa ho bisogno?”. Per poter formulare o ricevere una richiesta in modo efficace è necessario individuare la propria necessità, ed esprimerla utilizzando un linguaggio positivo, concreto e diretto: affermare chiaramente ciò di cui si ha bisogno vuol dire attribuire valore alla propria richiesta ed al proprio sentire.

In termini di linguaggio, si passa dal nominare ed interpretare le emozioni altrui al nominare i propri sentimenti e bisogni, dai pronomi impersonali al pronome “io”.


4) Come posso richiedere a me o all'altro?

Il quarto passo è richiedere, in modo empatico, trasformando le pretese in desideri: “cosa vorrei chiedere all'altro per arricchire la mia vita?”. Spesso una richiesta è orientata verso ciò che non si vuole: non si esprime all'altro ciò di cui si ha bisogno e di conseguenza si prova insoddisfazione reciproca.

Per poter fare una richiesta efficace, il presupposto è collegare i sentimenti ai bisogni e fare lo stesso anche quando riceviamo un messaggio dall'altro; in questo modo si genera una comunicazione empatica.

  • La richiesta implica empatia nei confronti dell'altro, la possibilità che l'altro sia o meno disponibile, riconoscendo anche lui come persona con bisogni e sentimenti; 
  • La pretesa implica una richiesta senza manifestazione dei bisogni e senza empatia.

Infine, per assicurarsi che il messaggio ricevuto coincida con quello mandato, qualora vi siano dubbi, bisogna confrontarsi con l'interlocutore: chiedere come si sente, cosa pensa e se sia disposto a intraprendere una determinata azione per soddisfare o meno la richiesta, prima di interpretare e generare aspettative.

Ketut Subiyanto - Pexels

Vivere in modo autentico

Riassumendo, una comunicazione non violenta per essere efficace prevede delle fasi utili a farci cambiare atteggiamento verso noi stessi e verso gli altri:

  1. osservazione
  2. identificazione di sentimenti
  3. riconoscimento di bisogni
  4. espressione di richieste.

Questo modo di comunicare aiuta a vivere le relazioni in modo autentico ed empatico, in un rapporto in cui possano essere riconosciuti i propri bisogni e quelli dell'altro: il focus si sposta dal cambiare l'altro, al cambiare la qualità della relazione.

Comunicare i propri bisogni ed assumersi la responsabilità dei propri sentimenti è un passaggio dalla schiavitù emotiva alla liberazione emotiva: più ci connettiamo ai sentimenti e ai bisogni dell'altro, più saremo propensi a dare valore e manifestare i nostri bisogni, riconoscendo limiti e disponibilità proprie e altrui, con autentica curiosità e genuino interesse verso sé e verso l'altro.


Bibliografia
Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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