Lo stupore è un’emozione travolgente, che accompagna l’incontro con qualcosa più grande di sé. Da sempre presente nelle espressioni artistiche di tutto il mondo, l’esperienza dello stupore è stata studiata solo di recente con strumenti scientifici, rivelando risultati affascinanti.
Non solo lo stupore si collega ad importanti benefici psicologici e fisiologici per la singola persona, ma favorisce anche un’esperienza di maggiore connessione nelle relazioni. Sebbene spesso venga associato ad esperienze rare ed inusuali (come la visione di paesaggi naturali grandiosi o di opere d’arte), la ricerca sta mostrando sempre più che lo stupore è frutto di un particolare sguardo sull’esperienza e rappresenta un’arte che può essere appresa ed allenata.
Cos’è lo stupore?
Lo psicologo Ethan Kross ha definito lo stupore come “la meraviglia che avvertiamo quando incontriamo qualcosa di potente ma che non riusciamo facilmente a spiegare”. Secondo gli psicologi Keltner e Haidt lo stupore nelle sue varie forme presenta sempre due caratteristiche:
- vastità percepita
- bisogno d’accomodamento.
La prima caratteristica rimanda immediatamente allo stupore che si prova immersi in una grande foresta, davanti alla distesa del mare o di fronte ad un’imponente montagna, ma non deve essere per forza una vastità fisica.
L’ascolto di un brano di musica particolarmente coinvolgente, la considerazione di grandi ideali, la visione di un’opera d’arte, sono tutte esperienze che orientano lo sguardo della persona verso qualcosa che va oltre la sua capacità di comprensione.
La seconda caratteristica fa riferimento al fatto che la persona fa esperienza di se stessa in rapporto a questa vastità e ciò porta a cambiare il proprio modo di vedersi ed essere “nel mondo”: la persona si ritrova d’improvviso al di fuori delle coordinate con cui abitualmente si rapporta alla vita quotidiana, facendo un tipo di esperienza profondamente diversa.
Lo stupore e la persona
La ricerca ha evidenziato diversi effetti positivi legati all’esperienza dello stupore:
- si accompagna ad un aumento del benessere e della soddisfazione percepiti
- riduce lo stress e modera le reazioni fisiologiche che lo accompagnano
- riduce il rimuginio mentale, in modo simile alla mindfulness
- favorisce la considerazione di punti di vista differenti
- si accompagna ad una valutazione più equilibrata delle proprie abilità e competenze.
Gran parte di questi effetti sembra legato al fatto che la persona che prova stupore si percepisce come più “piccola” del solito, esperienza definita “del piccolo sé”. Questo “piccolo sé” è però molto differente dal sentirsi “piccoli” che accompagna, ad esempio, la vergogna.
Come spiega la psicologa Jennifer Stellar:
“lo stupore sembra essere questa interessante situazione in cui si può provare una diminuzione del sé come una sensazione positiva ed emozionante”.
Questa riduzione si accompagna infatti alla percezione di una maggiore connessione con una realtà più ampia e viene spesso descritta come un’esperienza che amplia le prospettive della persona, stimolando il senso di curiosità per ciò che la circonda e migliorando la capacità di tollerare l’incertezza e la confusione.
Lo stupore e le relazioni
I risultati più sorprendenti della ricerca sul vissuto dello stupore riguardano però gli effetti che ha sulle relazioni. In particolare, i vissuti di stupore si accompagnano ad un più forte senso di legame con i propri gruppi d’appartenenza, aumentando il senso di integrazione nella comunità.
L’effetto di questa esperienza sembra riguardare anche il comportamento:
- aumenta la spontaneità dei comportamenti d’aiuto e di cooperazione
- riduce la propensione alla ricerca del profitto a detrimento di altri aspetti personali.
Questi effetti sono così significativi da aver portato ricercatori come Alice Chirico e David Yaden ad ipotizzare che questa emozione si sia sviluppata per favorire la creazione dei legami all’interno dei gruppi umani. Una delle testimonianze più intense di questo effetto sono le parole degli astronauti che hanno visto la Terra dallo spazio.
Tornati a casa, raccontano di sentire con più forza il loro essere parte dell’umanità e di desiderare di proteggere la Terra con più forza. La trascendenza del sé che accompagna lo stupore aiuta a spostare l’attenzione verso il “quadro generale” della situazione, prendendo in considerazione le prospettive ed i bisogni altrui oltre ai propri.
Stupirsi: una risorsa per il benessere personale
Per queste sue caratteristiche, la capacità di stupirsi rappresenta una risorsa utile quando si affrontano problematiche connesse alla sfera dello stress, dell’ansia e della depressione.
L’esperienza del “piccolo sé” potrebbe inoltre contribuire ad una rivalutazione dell’immagine di sé e della propria identità in periodi di grandi cambiamenti di vita. Infatti, non è raro sentire storie di persone che intraprendono viaggi volti alla riscoperta di se stesse dopo periodi di grave crisi.
Per quanto ritagliarsi questi momenti possa essere utilissimo, lo stupore non deve rimanere un lusso limitato ad occasioni eccezionali. Psicologi come Jonah Paquette hanno mostrato come la vita di tutti i giorni sia colma di eventi che possono stupirci, se considerati con occhi differenti. Ed è proprio lo sguardo che rappresenta il principale ostacolo all’esperienza dello stupore: uno sguardo che può rimanere bloccato sugli stessi treni di pensieri, sugli stessi vissuti.
Attraverso un percorso di psicoterapia, il modo in cui la persona vive gli eventi a cui partecipa può essere compreso in profondità ed essere accompagnato a nuove prospettive da cui esplorare nuove soluzioni.
Attraverso uno sguardo nuovo
- un gesto gentile
- l’ascolto di una canzone coinvolgente
- la partecipazione a eventi di gruppo
possono trasformarsi in occasioni preziose per rinnovare il nostro senso di meraviglia, verso noi stessi e verso il prossimo.