L'intervisione e la supervisione sono spazi di confronto tra colleghi che favoriscono la crescita professionale e personale di ogni terapeuta. Abbiamo già parlato dell’importanza della supervisione psicologica come strumento di supporto ai professionisti per casi clinici complessi, momenti di impasse e rischi di collusione. In questo articolo ci concentreremo sui gruppi di intervisione e su come il confronto tra pari permetta al terapeuta di non “sentirsi solo” in caso di dubbi e difficoltà riscontrati nella pratica clinica.
La terapia come incontro di soggettività
La psicoterapia è molto più della mera applicazione di un protocollo predefinito. Psicologi e psicoterapeuti, nella stanza fisica o virtuale, incontrano una persona con la quale stabiliscono nel tempo una relazione terapeutica. Questa relazione, che si costituisce dall’incontro di due soggettività, può essere uno dei fattori aspecifici che maggiormente predicono quello che sarà l’esito del percorso (Horvath et al., 2011).
Secondo l’approccio gestaltico, quando il paziente si racconta, il terapeuta osserva, ascolta e soprattutto sente: la sua fantasia è prontamente attiva, è in “contatto” con quel racconto con il corpo, con la sua cognizione e la sua emozionalità. Questo contatto profondo con quello che sta avvenendo nel campo della seduta permette al professionista di individuare l’intervento e lo stimolo più efficaci da proporre al paziente, per attivare le sue risorse e generare un'esperienza trasformativa e “curativa”. Tuttavia, questa modalità del terapeuta di essere presente nel qui e ora del campo relazionale con il paziente può essere difficile da implementare, poiché prevede un contatto profondo tra due soggettività. Può succedere che le collusioni, le ferite e i vissuti passati del terapeuta, se non “ben lavorati", possano interferire con il processo terapeutico. Per questo motivo è importante che il terapeuta abbia strumenti solidi per osservare, riflettere e monitorare la natura dei suoi vissuti nei confronti di un paziente, della storia e delle difficoltà che quest’ultimo porta in seduta, per evitare inefficaci collusioni.
Tra questi strumenti vi è certamente la terapia personale, che moltissimi terapeuti possono aver svolto durante il percorso di specializzazione e spesso continuano a svolgere anche dopo, così come incontri di supervisione e gruppi di intervisione. L’analisi recente ha evidenziato che la supervisione, l’intervisione e la terapia personale offrono sia benefici che sfide nella gestione delle rotture dell’alleanza terapeutica (Berger et al., 2025). Inoltre, si suggerisce che nella formazione e nella pratica clinica sia utile ridurre la separazione tra sviluppo professionale, rappresentato dalla supervisione, e sviluppo personale, rappresentato dalla terapia personale, al fine di favorire una crescita più integrata del terapeuta (Berger et al., 2025).
Intervisione e supervisione: quali differenze?
Nella supervisione, che può avvenire con colloqui individuali o in gruppo, la domanda è rivolta a un supervisore, ossia un professionista con maggiore esperienza. Nel caso di supervisioni di gruppo, il supervisore invita i partecipanti a “sostenere” il processo di supervisione contribuendo attraverso feedback o altri strumenti, scegliendo la modalità di lavoro più adeguata.
Nell’intervisione, invece, lo scambio di feedback tra i partecipanti è alla pari e la risorsa principale è il gruppo di colleghe e colleghi. Tra gli strumenti più usati nelle intervisioni per favorire la condivisione di conoscenze e intuizioni, troviamo il resoconto del caso, il feedback, la condivisione della propria esperienza professionale con casi simili, lo scambio di materiali, articoli o letture inerenti le tematiche cliniche emerse a partire dal caso clinico esposto.

L'importanza del confronto tra pari
L’intervisione, così come la supervisione, rappresenta una preziosa risorsa per il lavoro di psicologi e psicoterapeuti. È uno spazio-tempo in cui il clinico può condividere dubbi, difficoltà, preoccupazioni, perplessità rispetto al suo lavoro o vissuti particolari che non riesce a “significare” e che sta sperimentando nella relazione con uno o più pazienti in trattamento.
Il gruppo, in questo contesto, può:
- offrire al collega un feedback su quanto esposto, condividendo punti di vista e modalità di gestione di casi o situazioni simili a quello esposto, nonché suggerimenti, strumenti e procedure efficaci da poter implementare
- svolgere una funzione di “contenitore”. Il professionista viene supportato non solo attraverso i feedback e i suggerimenti, ma anche dal fatto stesso di poter condividere con l’altro una difficoltà nella quale sente di essere.
In questi spazi di intervisione si rafforza quella che viene chiamata la “colleganza”, cioè il collaborare e sostenersi reciprocamente, sentendosi parte di un gruppo professionale nel quale condividere mission, deontologia, risorse e criticità comuni.
Quando nei gruppi di intervisione si consolida un clima di rispetto reciproco, apertura, condivisione e supporto, la relazione che ogni singolo membro stabilisce con il gruppo diventa una “relazione terapeutica”: essere parte del gruppo e parteciparvi attivamente consente una crescita in termini personali e ovviamente professionali dei suoi membri, così come accade nel setting di terapia.
Le intervisioni in Unobravo
Il Team Clinico è l’anima di Unobravo. Per questo, a ogni psicologo o psicoterapeuta che collabora con la piattaforma vengono offerti una serie di vantaggi e benefit, tra cui l’opportunità di crescere attraverso il confronto con colleghi, professionisti e con il proprio Team Leader clinico.
La mission We stay close in good times, closer in tough times si concretizza nel lavoro del Team Leader clinico, mettendo in campo tutte le risorse possibili per offrire a ogni singolo professionista uno spazio-tempo in cui potersi interrogare sull’andamento dei percorsi con i suoi pazienti, su come si sente nel setting online, su quali risorse percepisce e sulle criticità con le quali si sta scontrando.
Solitamente un Team Leader organizza gli spazi di intervisione a seconda del suo stile, del suo orientamento, ma soprattutto sulla base delle esigenze del suo team. Partendo dai bisogni del gruppo, è opportuno scegliere insieme quale può essere nel qui e ora la modalità di intervisione più efficace, considerando in che momento del lifetime il team si trova.
Attualmente nel nostro team sono attivi 6 gruppi di intervisione che si incontrano con cadenza mensile; tuttavia, resta disponibile la possibilità di organizzare ulteriori gruppi ad hoc in risposta alle richieste specifiche dei singoli partecipanti. Ogni gruppo riunisce colleghi di diverso orientamento, favorendo così uno scambio ricco di prospettive e un significativo arricchimento personale e professionale. È stato inoltre dimostrato che l’efficacia degli interventi aumenta quando tra le visite vengono effettuati contatti telefonici più frequenti e quando la supervisione psicologica avviene con maggiore regolarità (Visscher et al., 2022).
Inoltre, riunirsi mensilmente consente ai partecipanti di conoscersi di volta in volta non solo come professionisti, ma anche come persone: l’entità “gruppo”, dunque, si forma e “cresce”. Nei gruppi di intervisione non sono consentiti giudizi o fenomeni di svalutazione. Si scoraggiano, almeno in una fase iniziale, l’utilizzo di interpretazioni e consigli, trattandosi di strumenti che tendono a “chiudere e interrompere” il processo di riflessione condivisa sul caso o sul tema scelto. In tal senso, la teoria di campo dello psicosociologo Kurt Lewin, è uno dei principi fondanti della psicoterapia della Gestalt secondo cui “il tutto è più della somma delle singole parti” (Zerbetto, 1998).
Il gruppo di intervisione è quindi molto più della somma dei suoi membri: è un’entità a sé stante con sue dinamiche specifiche che, se ben direzionata verso la crescita, può diventare una grande risorsa per il supporto al lavoro del terapeuta. Incontrarsi con una cadenza regolare, darsi supporto, condividere esperienze, difficoltà e vittorie, genera un’energia specifica per ciascun gruppo che, in quanto Team Leader, è mia intenzione direzionare sempre verso la crescita e la colleganza.

Evidenze scientifiche sull’efficacia dell’intervisione psicologica
Negli ultimi anni, diversi studi hanno sottolineato l’importanza dell’intervisione psicologica come strumento di crescita professionale e di prevenzione del burnout tra psicologi e psicoterapeuti. Le sessioni di intervisione, infatti, sono percepite come utili non solo per lo sviluppo dell'identità personale e professionale dei medici in formazione, ma anche per la prevenzione del burnout (Jorissen et al., 2024). Secondo una revisione di Lambert & Barley (2001), il confronto tra pari può contribuire in modo significativo al miglioramento delle competenze cliniche e all’aumento dell’efficacia terapeutica percepita. Inoltre, una ricerca condotta da Miller e colleghi (2013) ha evidenziato che i professionisti che partecipano regolarmente a gruppi di intervisione riportano una maggiore soddisfazione lavorativa e una riduzione del senso di isolamento professionale. Questi dati suggeriscono che l’intervisione può favorire la qualità del lavoro clinico e rappresentare un possibile fattore protettivo per il benessere psicologico dei terapeuti.
Modelli e strumenti utilizzati nei gruppi di intervisione
All’interno dei gruppi di intervisione psicologica vengono spesso utilizzati modelli e strumenti strutturati per facilitare la riflessione e l’analisi dei casi clinici. Tra i più diffusi troviamo:
- CCRT (Core Conflictual Relationship Theme): Questo strumento può aiutare a identificare i temi relazionali ricorrenti nei racconti dei pazienti, favorendo una comprensione più profonda delle dinamiche in atto e delle possibili strategie di intervento.
- OPD-2 (Operationalized Psychodynamic Diagnosis): Si tratta di un sistema diagnostico che consente di esplorare in modo sistematico le dimensioni psicodinamiche di un caso, facilitando la discussione tra colleghi e la condivisione di ipotesi cliniche.
- Gruppi Balint: Metodo strutturato di discussione caso, centrata sulla relazione curante-paziente.
L’utilizzo di questi strumenti permette di mantenere il focus sull’analisi clinica, di evitare derive interpretative premature e di valorizzare il contributo di ogni partecipante.
Obiettivi e risultati dell’intervento psicologico: esempi pratici
L’intervisione psicologica si propone diversi obiettivi concreti, che possono tradursi in risultati tangibili sia per il singolo professionista sia per il gruppo. Alcuni esempi pratici includono:
- Chiarire dubbi clinici: Un terapeuta può portare in intervisione un caso in cui si trova in difficoltà nell’identificare la direzione dell’intervento. Il confronto con i colleghi permette di esplorare nuove ipotesi e strategie.
- Gestire vissuti emotivi complessi: Condividere le proprie emozioni rispetto a un caso particolarmente coinvolgente aiuta a normalizzare i vissuti e a prevenire il rischio di collusione o di burnout.
- Sviluppare nuove competenze: Attraverso la discussione di casi e l’esposizione a diversi orientamenti teorici, i partecipanti ampliano il proprio bagaglio di strumenti e tecniche.
Ad esempio, una vignetta clinica (anonimizzata) potrebbe riguardare una terapeuta che si sente bloccata di fronte alla rabbia di un paziente. Nel gruppo di intervisione, grazie al feedback dei colleghi, può riconoscere come questa emozione risvegli in lei vissuti personali, permettendole di riformulare il proprio intervento in modo più efficace.

Best practice per organizzare e condurre un gruppo di intervisione
Perché un gruppo di intervisione psicologica sia realmente efficace, è importante seguire alcune best practice operative:
- Definire obiettivi chiari: All’inizio di ogni incontro, è utile concordare insieme quali casi o tematiche affrontare, così da mantenere il focus e ottimizzare i tempi.
- Stabilire regole di rispetto e riservatezza: Garantire un clima di fiducia e non giudizio è fondamentale per favorire la condivisione autentica e la sicurezza emotiva di tutti i partecipanti.
- Favorire la partecipazione attiva: Ogni membro dovrebbe sentirsi libero di portare il proprio contributo, sia attraverso domande che condivisioni di esperienze simili.
- Utilizzare strumenti strutturati: L’adozione di modelli come CCRT o OPD-2 aiuta a mantenere la discussione centrata sugli aspetti clinici e a evitare dispersioni.
- Prevedere momenti di feedback: Al termine dell’incontro, è utile dedicare qualche minuto a una breve restituzione su cosa è stato utile e su eventuali aspetti da migliorare per i successivi incontri.
Seguendo queste indicazioni, il gruppo di intervisione può rappresentare uno spazio di crescita continua, di confronto costruttivo e di sostegno reciproco tra professionisti.
Prendersi cura di sé con il giusto supporto
Il confronto, la condivisione e il sostegno tra professionisti sono spesso fondamentali per la crescita personale e il benessere psicologico, non solo per chi lavora in ambito clinico, ma per chiunque senta il bisogno di essere ascoltato e supportato. In Unobravo crediamo che nessuno debba sentirsi solo di fronte alle proprie difficoltà: proprio come accade nei gruppi di intervisione, anche nel percorso terapeutico puoi trovare uno spazio sicuro in cui esplorare i tuoi vissuti, ricevere feedback preziosi e scoprire nuove risorse dentro di te. Se senti che è arrivato il momento di prenderti cura del tuo benessere, inizia il questionario per trovare il tuo psicologo online e inizia oggi stesso il tuo percorso di crescita personale.






