Avete mai la sensazione che in voi ci sia qualcosa di sbagliato, che nessuno potrebbe mai amarvi e accettarvi se vi conoscesse veramente? Pensate di non valere nulla o di non potercela fare da soli? Vi siete accorti che, nonostante l’approvazione sociale, continuate a sentirvi infelici, non realizzati o immeritevoli? Problemi come questi vengono definiti lifetrap: trappole che influenzano i nostri pensieri, sentimenti e azioni in maniera manifesta o più nascosta, guidando silenziosamente le nostre esperienze di vita. Secondo la Schema Therapy, sviluppata dallo psicologo Jeffrey Young, le lifetrap, anche dette schemi o trappole, sono costituite da:
- pensieri
- emozioni
- ricordi
- sensazioni somatiche
che sono dolorosi e disfunzionali e finiscono con il tenerci ancorati a situazioni problematiche.
L’origine degli schemi
Gli schemi hanno origine in esperienze vissute durante l'infanzia o l’adolescenza, come l’abbandono di un genitore, critiche continue oppure un atteggiamento iperprotettivo nei nostri confronti, tipico dei cosiddetti "genitori elicottero". Tuttavia, lo schema finirà per diventare parte di noi, così che, anche molto tempo dopo aver lasciato la nostra casa d’origine, continueremo a “leggere” noi stessi e il rapporto con gli altri in base al nostro schema.
Secondo Young, gli schemi derivano dalla frustrazione di almeno uno dei bisogni fondamentali per l’essere umano:
- il bisogno di protezione, stabilità, cura e accettazione
- il bisogno di autonomia, senso di competenza e d’identità
- il bisogno di esprimere le emozioni fondamentali
- il bisogno di spontaneità e gioco
- il bisogno di limiti e controllo.
In base ai bisogni frustrati, Young identifica ben 18 schemi raggruppati in 5 macrocategorie:
- distacco e rifiuto
- compromissione dell’autonomia e delle prestazioni
- limiti insufficienti
- direzione verso l’altro
- ipervigilanza e inibizione.

Le strategie per affrontare le lifetrap
Ogni persona affronta queste trappole in modo diverso, in parte in base al temperamento che ha sin dalla nascita, ma anche in base al tipo di strategia adattiva (coping) che sceglie di usare. Young identifica tre stili di coping: la resa, la fuga e il contrattacco.
La resa
Con la resa facciamo in modo che la trappola venga mantenuta in vita:
- distorciamo la nostra visione delle situazioni in modo da confermare la trappola;
- reagiamo con sentimenti intensi ogni volta che lo schema viene attivato;
- scegliamo partner e situazioni che lo rinforzano.
Se nella nostra famiglia di origine siamo stati trascurati, dominati, sgridati o criticati di continuo, sarà questo l’ambiente che ci apparirà più adeguato. La vera essenza della resa è quindi riuscire a organizzare la propria vita con modalità tali da continuare a ripetere i modelli dell’infanzia. Essa prolunga così quella situazione fino alla nostra vita adulta, facendoci sembrare di non poter cambiare. Tutto quello che conosciamo è la trappola dalla quale non riusciamo a fuggire, come un ciclo che si autoperpetua.
La fuga
Ricorrendo alla fuga:
- evitiamo di pensare alla trappola;
- cerchiamo di sopprimere le emozioni con droghe, cibo o farmaci, oppure lavorando senza pausa;
- evitiamo le situazioni che potrebbero attivare la trappola, in modo da rifuggire interi aspetti della vita in cui ci si sente vulnerabili ed esposti.
Poiché ogni volta che qualcosa fa scattare la trappola veniamo sommersi da sentimenti negativi come la tristezza, la vergogna, la rabbia, siamo indotti a fuggire dal dolore per non affrontare i nostri sentimenti autentici, rimanendo così in una condizione di stallo.
Il contrattacco
Con il contrattacco:
- sperimentiamo il sentimento opposto a quello provato da bambini;
- controbilanciamo la trappola convincendo noi stessi e gli altri che è vero il contrario;
- sentiamo, pensiamo e agiamo come se fossimo speciali, superiori e perfetti, aggrappandoci disperatamente a questa immagine di facciata.
Questa strategia di fronteggiamento rappresenta una via di uscita dall’estrema vulnerabilità associata alla nostra trappola e ci aiuta ad andare avanti. Tuttavia, quando viene utilizzata in modo rigido, può ritorcersi contro di noi e finire per farci del male. In questo modo si possono incontrare difficoltà a instaurare rapporti basati su una reale intimità, si perde la capacità di fidarsi, di esporsi e di stabilire legami profondi.
“Il cambiamento richiede disponibilità alla sofferenza: è necessario affrontare ripetutamente la trappola e comprenderla” J. Young
Abbiamo visto quali possono essere i modi per far fronte ai sentimenti associati agli schemi sviluppatisi durante l’infanzia e mantenuti nella vita adulta. È indispensabile imparare a cambiare questi stili di coping per liberarsi dalle trappole e tornare a stare bene.

Approfondimenti e riferimenti clinici
La comprensione delle lifetrap e dei relativi stili di coping si basa su decenni di ricerca clinica e teorica. La Schema Therapy, sviluppata da Jeffrey Young, rappresenta uno dei modelli più riconosciuti e utilizzati per lavorare su questi temi, come descritto nel manuale "Schema Therapy: A Practitioner's Guide" (Young, Klosko & Weishaar, 2003).
Numerosi studi hanno evidenziato l'efficacia di questo approccio nel trattamento di disturbi di personalità e difficoltà emotive persistenti in alcuni casi (vedi anche Arntz & van Genderen, 2009). Recentemente, è stato dimostrato che la terapia di gruppo basata su schema therapy combinata con terapia psicomotoria (GST + PMT) ha migliorato significativamente il disagio psicologico rispetto al trattamento abituale (TAU) durante un periodo di trattamento di 6 mesi (Cohen's d 0,42, IC 95% 0,16-0,68; p=0,0016) (Veenstra-Spruit et al., 2024). La Schema Therapy integra elementi della terapia cognitivo-comportamentale, della teoria dell'attaccamento e di altri modelli psicologici, offrendo strumenti pratici per riconoscere e modificare gli schemi disfunzionali.
Per chi desidera approfondire, è possibile consultare i lavori di Jeffrey Young, Janet Klosko e Marjorie Weishaar, che rappresentano punti di riferimento fondamentali nel campo della psicoterapia degli schemi.
Strategie alternative e funzionali: verso il cambiamento
Sebbene gli stili di coping disfunzionali possano essere radicati e difficili da modificare, è possibile sviluppare strategie più adattive per affrontare le lifetrap. La Schema Therapy propone diversi strumenti per favorire il cambiamento, tra cui:
- Consapevolezza degli schemi: imparare a riconoscere quando uno schema si attiva è il primo passo per interrompere i vecchi automatismi. Questo permette di osservare i propri pensieri ed emozioni senza giudizio, come suggerito da Young e colleghi (Young, Klosko & Weishaar, 2003).
- Sperimentazione di nuovi comportamenti: provare a rispondere in modo diverso alle situazioni che attivano lo schema, anche con piccoli passi, può aiutare a costruire nuove esperienze e a rafforzare la fiducia in sé stessi.
- Ricerca di supporto: condividere le proprie difficoltà con persone di fiducia o con un professionista può offrire nuove prospettive e favorire il superamento delle trappole emotive.
Queste strategie richiedono tempo, pazienza e spesso il supporto di un percorso terapeutico, ma possono rappresentare una via concreta per uscire dai circoli viziosi degli schemi e migliorare la qualità della propria vita. Affrontare questi schemi attraverso la terapia focalizzata sugli schemi potrebbe aiutare le persone a sviluppare strategie di coping più sane e migliorare la funzionalità complessiva (Sağlam, 2025).
Conseguenze cliniche e pratiche degli stili di coping
Ogni stile di coping può avere effetti specifici sulla vita quotidiana e sul benessere psicologico. Ad esempio, è stato osservato che le persone con Disturbo dell'Adattamento (AD) riportano punteggi significativamente più elevati su schemi maladattivi, come il senso di fallimento, la dipendenza e il pessimismo, rispetto ai controlli sani (Sağlam, 2025). Comprendere queste conseguenze può aiutare a riconoscere i meccanismi che mantengono il disagio e a individuare possibili vie di cambiamento.
- Resa: chi adotta questo stile tende a confermare continuamente lo schema negativo, scegliendo inconsapevolmente situazioni e relazioni che lo rinforzano. Questo può portare a una bassa autostima, senso di impotenza e difficoltà a uscire da dinamiche relazionali disfunzionali.
- Fuga: evitare le situazioni che attivano lo schema può offrire un sollievo temporaneo, ma a lungo termine limita le opportunità di crescita personale e sociale. Spesso si sviluppano comportamenti di evitamento, isolamento o dipendenza da attività compensatorie (come il lavoro eccessivo o l'uso di sostanze), che impediscono di affrontare le proprie vulnerabilità.
- Contrattacco: reagire opponendosi allo schema può portare a comportamenti rigidi, perfezionismo o bisogno di controllo. Questo stile può ostacolare la costruzione di relazioni autentiche e aumentare la distanza emotiva dagli altri, come sottolineato da Young e collaboratori (Young, Klosko & Weishaar, 2003).
In tutti i casi, questi stili di coping, se utilizzati in modo rigido e automatico, possono contribuire a mantenere il disagio psicologico e a impedire il cambiamento.
Schema e stile di coping: una distinzione fondamentale
Quando si parla di lifetrap e di strategie di coping, è importante distinguere tra lo schema e lo stile di coping.
- Schema: rappresenta un insieme di pensieri, emozioni, ricordi e sensazioni corporee che si attivano in risposta a situazioni che richiamano esperienze dolorose del passato. Gli schemi sono come "lenti" attraverso cui interpretiamo la realtà e spesso si formano nell'infanzia o nell'adolescenza, come descritto da Jeffrey Young, psicologo clinico e fondatore della Schema Therapy (Young, Klosko & Weishaar, 2003).
- Stile di coping: riguarda invece il modo in cui reagiamo agli schemi quando si attivano. Si tratta di comportamenti, pensieri e strategie che mettiamo in atto per gestire il disagio provocato dallo schema. Questi stili possono essere automatici e poco consapevoli, e spesso contribuiscono a mantenere vivo lo schema stesso.
Comprendere questa differenza può aiutare a riconoscere che, sebbene non sia sempre possibile evitare l'attivazione di uno schema, è possibile lavorare sui propri stili di coping per ridurre il disagio e favorire il cambiamento.
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Riconoscere le proprie lifetrap e gli stili di coping è il primo passo per provare a uscire dai circoli viziosi che possono ostacolare il benessere e la realizzazione personale. Non è facile affrontare da soli questi schemi profondi, ma con il supporto giusto è possibile imparare a conoscerli, gestirli e trasformarli. Un percorso psicologico può aiutarti a riscoprire le tue risorse, sperimentare nuove strategie e costruire relazioni più autentiche, con te stesso e con gli altri. Se senti che è arrivato il momento di prenderti cura di te e di provare a rompere le trappole che ti tengono fermo, inizia il questionario per trovare il tuo psicologo online e scopri come Unobravo può accompagnarti nel tuo percorso di cambiamento.









