Capita a tutti di non avere voglia di fare niente e rimandare compiti più o meno importanti: le diete che iniziano sempre il lunedì, la palestra a settembre e quel controllo medico da fare la settimana prossima. Nel linguaggio comune, la procrastinazione viene intesa come atto di ritardare o rimandare attività fino all’ultimo secondo. Si tratta di cattiva gestione del tempo o c’è dell’altro? Scopriamolo subito, senza rimandare!
Il termine “procrastinare” affonda le sue le radici nell’antica parola greca: Akrasia: “fare qualcosa contro il nostro miglior giudizio”. Successivamente in latino viene fatta derivare da crastĭnus: dove cras sta per “domani” e pro “a favore di”, dunque: “a favore di domani”. In psicologia la procrastinazione viene vista come un fallimento dell’auto regolazione, caratterizzato dall’irrazionale ritardo dei compiti da svolgere a scapito di potenziali negative conseguenze.
Chi è il procrastinatore?
Esistono due tipologie di procrastinatore: il profilo rilassato e quello preoccupato.
Il procrastinatore rilassato è colui che:
- evita le attività e gli impegni che ritiene siano noiosi e rutinari;
- è efficiente ed energico verso tutto ciò che lo appassiona.
La difficoltà di questa modalità di procrastinatore è che tende a intraprendere molte attività con impeto ma poi, una volta venuto meno il fascino della novità, tende a stancarsi e a non portare a termine l’obiettivo. Se questa modalità viene portata all’estremo, il soggetto rischia di non trovare la sua strada nella vita perché tende, ad esempio, a cambiare spesso percorso di studi oppure a saltare da una relazione all’altra senza impegnarsi mai.
Il procrastinatore preoccupato è invece colui che
- tende ad avere scarsa fiducia nelle proprie capacità;
- ha difficoltà a gestire lo stress;
- è spesso tormentato da una serie di paure e idee irrazionali che non gli consentono di agire.
Cause e motivazioni
Le motivazioni che spingono a procrastinare sono tra le più varie e la semplice noia o il disinteresse non bastano a spiegare le ragioni di tale comportamento. La procrastinazione, infatti, non sarebbe tanto un problema di gestione del tempo ma, piuttosto, della gestione delle emozioni, nello specifico di quelle legate a un determinato compito. Allontanando quindi il compito, si allontanerebbero anche le emozioni spiacevoli.
Non solo pigrizia
Gli psicologi oltre alla pigrizia (solitamente la prima ad essere chiamata in causa) identificano altre motivazioni che giocano un ruolo fondamentale nel procrastinare:
- Perfezionismo: la persona rimanda un compito (ad esempio un esame) laddove non riesce a farlo in maniera assolutamente perfetta perché non è mai abbastanza pronto o sicuro delle proprie capacità e abilità;
- Paura dell’insuccesso: il soggetto rimanda i compiti per la paralizzante paura di fallimento. In questo caso l’idea prevalente è di non tentare affatto per non incorrere in una delusione;
- Paura del successo: questa tipologia di procrastinatore è colui che non si sente meritevole del successo oppure è circondato da persone con forti aspettative verso di lui bloccando, di fatto, il raggiungimento degli obiettivi;
- Paura delle conseguenze e delle responsabilità: il soggetto si sente inibito dalla paura delle conseguenze che, inevitabilmente, derivano da un compito portato a termine.
Possibili soluzioni
Nonostante il procrastinare sia un meccanismo presente nella vita di tutti i giorni può diventare molto invalidante se ripetuto in numerosi contesti. Ecco quindi alcuni consigli per affrontare la procrastinazione:
- Identifica piccoli obiettivi: portando a termine piccoli compiti ogni giorno arriverai più facilmente a realizzare un progetto completo. Ricorda che, come recita il proverbio del filosofo Lao Tzu "Un viaggio di mille miglia comincia con un passo".
- Stabilisci una priorità nella lista delle cose da fare: suddividi i tuoi compiti per avere uno schema mentale con cui affrontarli. Un modo utile potrebbe essere differenziarli per urgenza e per importanza.
- Affronta le tue paure: le motivazioni che ti impediscono di portare a termine delle attività risiedono spesso nella paura; scendere a patti con i propri sentimenti, da soli o con l’aiuto di uno psicologo, può esserti d’aiuto per sbloccare situazioni complicate.
- Fai le cose anche quando non hai voglia: aspettare di sentirsi pronti e invogliati è spesso controproducente, perché non lo si sarà mai del tutto. Alle volte è necessario far precedere l'azione alla motivazione, attivando in anticipo il nostro impegno.