La motivazione in psicologia viene definita come un proposito che nasce dalla necessità di mantenere un buon rapporto organismo-ambiente. L’essere umano tende a ripetere quei comportamenti che ricevono “premi” dall’ambiente, perché è in grado di anticipare la sensazione, sia di gratificazione che di spiacevolezza, collegata a quei comportamenti. Un aspetto fondamentale di questo processo è rappresentato dalla salienza incentivante, nota anche come 'wanting', che costituisce un meccanismo motivazionale centrale mediato dai sistemi mesocorticolimbici cerebrali di tipo dopaminergico. Questo processo si distingue sia dal desiderio cognitivo sia dal piacere, ovvero il 'liking', che si associa alla ricompensa (Berridge, 2018).
I diversi tipi di motivazione personale
Le motivazioni vengono suddivise in:
- primarie, quando sono connesse a bisogni fisiologici e innati
- secondarie, quando invece derivano dai bisogni appresi culturalmente e dall’influenza sociale.
Queste ultime hanno lo scopo di mantenere elevata l’autostima e costruire un’immagine positiva di sé, portando la persona alla realizzazione delle proprie aspirazioni e attivando un processo di self empowerment. Nel contesto sociale assume grande importanza anche l’intelligenza emotiva: la capacità di motivare se stessi costituisce infatti uno dei pilastri fondamentali per il raggiungimento dei propri obiettivi.
Motivazione intrinseca ed estrinseca
Possiamo distinguere tra diversi tipi di motivazione, interna ed esterna, definite anche motivazione intrinseca ed estrinseca:
- la motivazione intrinseca, che spinge a mettere in atto comportamenti fini a se stessi (ad esempio coltivare un hobby o approfondire alcuni temi di studio per passione);
- la motivazione estrinseca, che stimola ad agire al fine di ottenere qualcosa (come partecipare a competizioni per ottenere un premio o un riconoscimento).
Motivazione e bisogni
Bisogno e motivazione vanno di pari passo: le motivazioni sono collegate a tre classi di bisogni:
- bisogno di affiliazione: la motivazione nasce prevalentemente dal desiderio di socialità e protezione e dal timore di essere rifiutati. Si esprime nella ricerca delle relazioni interpersonali, per sentirsi parte di un gruppo;
- bisogno di successo: caratterizzato dal desiderio di riuscita e timore del fallimento. La motivazione al successo è tipica di chi ricerca l’affermazione, desidera raggiungere obiettivi elevati e realizzare pienamente le proprie capacità;
- bisogno di potere: riflette il desiderio di dominio e il timore di dipendenza. La prevalenza di questo bisogno può scaturire da insicurezza e mancanza di una solida identità, che spingono a cercare persone che, accettando una posizione di sottomissione, diano un riconoscimento del proprio valore e delle proprie capacità.
Tutti e tre i bisogni sono presenti nella persona: ciò che cambia è l’intensità con la quale si intende mostrare certi bisogni più di altri e il conseguente livello di autostima e motivazione vissuto ed espresso.
Le teorie motivazionali in psicologia
Come abbiamo visto, motivazione e comportamento sono strettamente collegati. La motivazione in psicologia generale è stata oggetto di studio di numerosi autori che hanno formulato teorie sulla motivazione, analizzando diversi aspetti che legano motivazione e personalità.
Lo psicologo McClelland spiega la motivazione a partire dai bisogni di affiliazione, successo e potere, elementi evidenziati anche da Atkinson, che studia la teoria della motivazione al successo ritenendo sia influenzata da tre fattori:
- desiderio di successo, che dipende dalla personalità individuale;
- probabilità di successo, valutata in base alle caratteristiche del compito;
- valore del successo, che dipende dalle conseguenze attese dal raggiungimento di quello specifico obiettivo.
Per esempio, secondo Atkinson la motivazione a ottenere un buon voto a scuola dipende da quanto lo studente giudica difficile il compito in classe da affrontare (questo collega strettamente il concetto di autoefficacia di Bandura e la motivazione). Gli studenti più motivati saranno anche quelli che si aspettano di ricevere conseguenze positive una volta ottenuto il voto sperato, come un premio dai propri insegnanti o genitori.

La piramide dei bisogni
Nel 1954 lo psicologo Abraham Maslow sviluppa la teoria della motivazione con la “piramide dei bisogni”, una teoria in cui i bisogni sono classificati secondo un modello gerarchico. Secondo il principio del dinamismo gerarchico, non si può lavorare al soddisfacimento dei bisogni appartenenti ai livelli superiori se quelli precedenti non sono almeno parzialmente soddisfatti.
La piramide di Maslow è così strutturata: alla base si trovano i bisogni primitivi e biologici come fame, sete e sonno, cioè quelli legati alla sopravvivenza della persona. Corrispondono ai bisogni di carenza, perché originari da una situazione di mancanza.
Successivamente troviamo i bisogni di:
- sicurezza
- appartenenza
- autostima
- autorealizzazione.
Man mano che si sale, i bisogni sono legati alla crescita, poiché scaturiscono dal desiderio di migliorare il benessere psicologico e sociale. Questa piramide sembra rappresentare l’ordine in cui si presentano i bisogni nello sviluppo del bambino.
Le principali teorie della motivazione: modelli a confronto
Nel tempo, diversi studiosi hanno proposto teorie per spiegare la motivazione e i meccanismi che la regolano. Comprendere questi modelli può aiutare a cogliere la complessità dei processi motivazionali e a individuare strategie più efficaci per favorire il cambiamento e il benessere.
- Teoria della pulsione (Clark Hull, 1943): secondo Hull, la motivazione nasce da uno stato di tensione interna (pulsione) che spinge la persona a compiere azioni per ridurre tale tensione, come mangiare quando si ha fame. Questo modello sottolinea il ruolo dei bisogni fisiologici e dell'apprendimento attraverso la ricompensa.
- Teoria dei bisogni (David McClelland, 1961): McClelland ha identificato tre bisogni fondamentali che guidano la motivazione: bisogno di successo, bisogno di affiliazione e bisogno di potere. Ogni persona manifesta questi bisogni in misura diversa, influenzando così le proprie scelte e comportamenti.
- Teoria della motivazione al successo (John Atkinson, 1957): Atkinson ha proposto che la motivazione dipenda dall'interazione tra il desiderio di successo, la probabilità percepita di riuscita e il valore attribuito al risultato. Ad esempio, una persona sarà più motivata se ritiene di avere buone possibilità di raggiungere un obiettivo che considera importante.
- Teoria dell'orientamento motivazionale (John Nicholls, 1984): Nicholls ha distinto tra orientamento al compito (focus sul miglioramento personale e sull'apprendimento) e orientamento all'Io (focus sul confronto con gli altri e sulla dimostrazione di abilità). Questi orientamenti influenzano il modo in cui le persone affrontano sfide e ostacoli.
Queste teorie, pur con differenze, evidenziano come la motivazione sia un processo dinamico, influenzato sia da fattori interni che esterni, e come la percezione delle proprie capacità giochi un ruolo centrale nel mantenere l'impegno verso i propri obiettivi.
Orientamento al compito e orientamento al sé: come possono influenzare la motivazione
Un aspetto centrale nello studio della motivazione riguarda il modo in cui le persone si pongono di fronte agli obiettivi. La distinzione tra orientamento al compito e orientamento al sé (o all'Io) aiuta a comprendere perché alcune persone mantengano alta la motivazione anche di fronte alle difficoltà, mentre altre tendano a scoraggiarsi più facilmente.
- Orientamento al compito: chi ha questo orientamento si concentra sul miglioramento personale, sull'apprendimento e sulla padronanza di nuove abilità. La soddisfazione deriva dal progresso e dall'impegno, indipendentemente dal confronto con gli altri. Ad esempio, uno studente orientato al compito sarà motivato a studiare per comprendere meglio una materia, non solo per ottenere un voto alto.
- Orientamento al sé (o all'Io): in questo caso, la motivazione è legata al desiderio di dimostrare le proprie capacità rispetto agli altri. Il successo viene percepito come la capacità di superare gli altri o di evitare il fallimento. Questo orientamento può portare a una maggiore vulnerabilità di fronte alle sconfitte, poiché il valore personale viene messo in discussione.
Secondo le ricerche di John Nicholls (1984), favorire un orientamento al compito, ad esempio attraverso feedback costruttivi e attenzione ai progressi individuali, può aiutare a sviluppare una motivazione più stabile e resiliente, riducendo il rischio di abbandono di fronte alle difficoltà.
La motivazione al lavoro
In ambito lavorativo, la motivazione è rappresentata da quella spinta interiore che genera la determinazione a svolgere un compito specifico con impegno e serietà (motivazione al successo). La psicologia del lavoro studia la motivazione per comprendere cosa spinge a impegnarsi di più o di meno nel proprio lavoro.
Lo psicologo e studioso Frederick Herzberg ha studiato il legame tra motivazione e lavoro, intervistando due categorie di lavoratori (ingegneri e contabili) per comprendere le cause della soddisfazione e insoddisfazione sul lavoro e capire come avrebbero influito sulla produttività. Secondo Herzberg, un lavoro soddisfacente è basato:
- su fattori definiti “igienici”, come la presenza di strumenti per svolgere il lavoro, che non sono motivanti di per sé ma provocano insoddisfazione se assenti;
- su fattori motivanti, quelli legati ai bisogni al vertice della piramide di Maslow.
Dall’indagine di Herzberg è emerso che per motivare al lavoro è necessario soddisfare il bisogno di autorealizzazione e quindi offrire opportunità di crescita e riconoscimento sociale nel contesto lavorativo.

La motivazione nella vita di tutti i giorni
La capacità introspettiva di guardarsi dentro e cogliere le motivazioni che guidano il nostro comportamento può orientarci verso scelte più consapevoli. Oltre all’ambito del lavoro, la teoria della motivazione trova ampio campo di applicazione in numerosi aspetti della vita quotidiana. In criminologia, ad esempio, è utile applicare lo studio delle motivazioni per capire i moventi di delitti o azioni criminali. Vediamo ora altri esempi.
Motivazione e sport
In ambito sportivo, la motivazione viene studiata perché in sua assenza può essere difficile per l’atleta mantenere un impegno costante negli allenamenti. Le performance sportive possono essere influenzate, ad esempio, da esperienze di precedenti e ripetute sconfitte, che possono portare l'atleta a sviluppare una certa impotenza appresa. Coltivare la motivazione nello sport diventa una leva importante su cui continuare a costruire le proprie performance e risultati, anche di fronte alle sconfitte.
Motivazione e marketing
Nell’ambito della psicologia dei comportamenti di consumo, viene studiata la relazione tra marketing e motivazione per comprendere le ragioni che inducono una persona a comprare un determinato oggetto o servirsi di un dato servizio.
Questo perché è utile comprendere la molteplicità dei bisogni e delle motivazioni individuali, che possono appartenere alla sfera del sé, sottendere esigenze biologiche e fisiologiche o rinviare all’identità sociale.
Motivazione e studio
In ambito scolastico vediamo come motivazione e apprendimento siano strettamente legati. Gli studi connessi all’apprendimento hanno dimostrato che il fattore motivazione è importante:
- nella facilitazione e mantenimento dell’apprendimento;
- nella gestione delle difficoltà ad esso connesse.
Uno studente intrinsecamente motivato conseguirà un apprendimento più solido, riuscendo a superare più facilmente momenti di sconforto. La motivazione intrinseca, per J. Bruner (studioso che ha dato un contributo molto importante alla psicologia dell’educazione), si costruisce lasciando che gli studenti siano protagonisti del proprio processo di apprendimento. La gratificazione dello studente non deriverà dall’ottenere un voto, ma dall’entusiasmo insito nel fare scoperte utili e interessanti per sé.
In questo contesto, sono stati sviluppati i primi strumenti psicometrici che integrano tre fattori fondamentali, discrepanza, autoefficacia e prontezza al cambiamento, dando vita a un modello tridimensionale della motivazione al cambiamento (Meneghini, 2014).
Motivazione e obiettivi
Nei paragrafi precedenti abbiamo visto perché è importante la motivazione, la differenza tra motivazione intrinseca ed estrinseca e abbiamo tracciato una definizione di motivazione in psicologia. Prima di proseguire, facciamo una breve precisazione sulla differenza tra forza di volontà e motivazione.
La forza di volontà è un concetto che potremmo definire “moralistico”. Dire a qualcuno “non hai forza di volontà” significa presumere che il raggiungimento di un obiettivo dipenda unicamente da una specie di forza interiore che la persona può avere o non avere. Lo studio della motivazione in psicologia ha permesso di comprendere più a fondo la molteplicità di fattori che possono influenzare il comportamento umano, senza cadere in atteggiamenti critici o di colpevolizzazione verso chi fa fatica a raggiungere un obiettivo.
Un esempio che può chiarire la differenza è il perdere peso. Non riuscire a seguire un determinato regime alimentare, più che per mancanza di forza di volontà, può dipendere da una serie di altri fattori che incidono sulla motivazione. Per proseguire nel proprio obiettivo, non si dovrà dunque aumentare la forza di volontà, ma chiedersi come aumentare la motivazione, valutando anche se ci sono più motivazioni che generano ambivalenza nella persona.
La motivazione in terapia
La motivazione è un elemento fondamentale anche in ambito clinico. Per potersi impegnare nel proprio processo di cambiamento, la persona deve essere in grado di formulare una personale ed esplicita domanda di aiuto. In particolare, nel setting terapeutico sia la persona che il terapeuta devono avere interesse e motivazione per condurre delle buone sedute.
Indipendentemente dal fatto che si tratti di psicoterapia online o in presenza, la motivazione, insieme all’alleanza terapeutica, rappresenta uno degli ingredienti essenziali per il buon esito di un percorso psicologico. In particolare, nella psicoterapia online, la credibilità del trattamento e una solida alleanza terapeutica sono stati identificati come fattori strettamente associati al successo dell’intervento (Alfonsson et al., 2016).
Libri sulla motivazione
Come abbiamo visto, molti autori si sono chiesti cosa significa motivazione e quanto questa sia legata alla crescita personale. Per approfondire il tema, ecco alcuni libri sulla motivazione:
- “Psicologia della motivazione”, Falko Rheinberg, il Mulino
- “Motivazione e personalità”, Abraham Maslow, Armando Editore
- “La motivazione. Teorie e processi”, Angelica Moè, il Mulino

Motivazione e benessere psicologico: dati e strategie pratiche
La motivazione non è solo un motore per il raggiungimento degli obiettivi, ma rappresenta anche un fattore chiave per il benessere psicologico. . Diversi studi hanno evidenziato che livelli elevati di motivazione sono associati a una maggiore soddisfazione personale e a una migliore gestione dello stress. Secondo una ricerca pubblicata su "Frontiers in Psychology" (2021), circa il 30% degli adulti riferisce di sperimentare periodi di calo motivazionale durante l'anno, con impatti significativi sull'umore e sulla qualità della vita. Questi dati sottolineano l'importanza di sviluppare strategie efficaci per sostenere la motivazione nel tempo. Ecco alcune strategie evidence-based, collegate alle teorie motivazionali:
- definire obiettivi specifici e realistici, secondo la teoria dell'autodeterminazione, poiché obiettivi chiari e raggiungibili aumentano la motivazione intrinseca;
- monitorare i progressi, dal momento che tenere traccia dei piccoli successi aiuta a mantenere alta la motivazione, come suggerito dall'orientamento al compito;
- cercare supporto sociale, perché condividere i propri obiettivi con persone di fiducia può rafforzare il senso di appartenenza e sostenere la motivazione, in linea con il bisogno di affiliazione di McClelland;
- riconoscere e accettare i momenti di difficoltà, poiché la motivazione può oscillare, ma imparare a gestire le battute d'arresto senza giudicarsi favorisce la resilienza e il benessere psicologico.
Integrare queste strategie nella vita quotidiana può aiutare a coltivare una motivazione più solida e duratura, migliorando la qualità della propria esperienza personale e relazionale.
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La motivazione è una forza preziosa che ci accompagna in ogni aspetto della vita, ma non sempre è facile mantenerla viva, soprattutto nei momenti di difficoltà. Se senti che la tua motivazione vacilla o desideri scoprire nuove strategie per coltivarla e raggiungere i tuoi obiettivi, il supporto di uno psicologo può fare la differenza. Con Unobravo puoi iniziare un percorso personalizzato, dedicato al tuo benessere e alla tua crescita personale, in un ambiente accogliente e senza giudizio. Non aspettare: inizia il questionario per trovare il tuo psicologo online e fai il primo passo verso una motivazione potenzialmente più solida e un maggiore benessere psicologico.









