Espatrio e vita all’estero
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Vita da expat: integrarsi in una nuova cultura

Vita da expat: integrarsi in una nuova cultura
Vita da expat: integrarsi in una nuova culturalogo-unobravo
Eugenia De Angelis
Eugenia De Angelis
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Sistemico-Relazionale
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
8.6.2021

Sono migliaia le persone che cercano fortuna all’estero alla ricerca di futuro, dignità e lavoro, ma quali sono le difficoltà di integrazione nelle quali i coraggiosi expat possono incorrere?

Il passaggio caratterizzante il trasferimento da uno stato all’altro è pieno di ostacoli (di ordine culturale, psicologico ed economico-sociale), che possono essere causa di incomprensioni, disagi e sofferenze.  La vita di un expat certamente determina sfide pragmatiche: chi sceglie questo tipo di percorso deve confrontarsi con un costante senso di incertezza e sviluppare la flessibilità adeguata per far fronte a continui mutamenti.

Il cambiamento sul piano psicologico non è sempre predefinito e può indurre, in un secondo momento, a vissuti ambivalenti ed estranianti. "Ciò che ero", in condizioni diverse, muta e si trasforma assorbendo cognizioni e abilità nuove, superando sfide impreviste, fronteggiando situazioni impervie.

Quali sono le fasi che costituiscono il periodo di integrazione?

Il  processo di integrazione socio-culturale, nella sua manifestazione disfunzionale, sul piano  psicologico, comportamentale e fisiologico, viene categorizzato dall’antropologo Kalervo Oberg nel 1960, come Shock Culturale.

Egli lo inquadra in quattro fasi evolutive:

  1. Luna di miele: primo periodo di permanenza, in cui la maggioranza degli individui sperimenta una sensazione generale di attrazione per la nuova cultura, tralasciando le differenze e i disagi. Il decorso di tale fase può essere di pochi giorni, fino a sei mesi.
  2. Periodo di crisi: fase in cui vengono focalizzate le problematiche di confusione e disorientamento, dovute alle diversità culturali e alla distanza da casa. La lingua, la lontananza dai propri cari, le differenze a livello sociale e lavorativo: tutto ciò, inizialmente causa di entusiasmo, diventa un grande ostacolo emotivo. 
  3. Fase di aggiustamento: un  momento di recupero, nel quale si canalizzano le energie in maniera proattiva e si prova a modificare degli aspetti di sé, piuttosto che restare nell’aspettativa che lo facciano gli altri intorno. L’individuo si concentra nell’esplorare la cultura che lo accoglie e tenta di costruire con essa dei  compromessi, con l’obiettivo di fronteggiare nel migliore dei modi la quotidianità.
  4. Fase di accettazione e adattamento: condizione finale che coincide con l’acquisizione dei riti e  delle consuetudini della  comunità, guardando ad essi come un altro modo di vivere. L’ansia e lo smarrimento, sin ad allora presenti, si dissolvono. Dunque, solo una completa padronanza dei registri e dei significati alla base dei rapporti sociali permette un’integrazione completa.
Dan Meyers - Unsplash

Quali sono gli ostacoli all’inserimento nella cultura ospitante?

Gli psicologi per italiani all'estero notano spesso che il processo d’inserimento sociale è reso difficile dalla tendenza a vedere la propria cultura, il proprio background culturale, le proprie abitudini, superiori a quelli delle comunità in cui ci si introduce. In questi casi si parla di etnocentrismo. Un’ulteriore difficoltà è data dall'incomprensione dei modi di pensare e di essere che determina una confusione tra la cultura dominante e quella di accoglienza. 

Da non sottovalutare sono gli aspetti sociali legati al trasferimento. Malgrado i numerosi social network e internet ci consentano di restare in contatto, la propria rete di sicurezza sociale si disgrega e la partenza e la separazione determinano la necessità di elaborare tali esperienze proprio come un lutto: il lutto della separazione dal gruppo originario, dalla famiglia, dagli amici, dalle abitudini.

In ultimo, non possiamo non menzionare la sfide determinate dalla barriera linguistica. Essa non nasce solo dal non conoscere una specifica lingua. Infatti, anche il background culturale e il contesto possono influire attivamente determinando differenze nella comunicazione, sia verbale che non, e possono indurre a interpretazioni completamente diverse.

Come affrontare le sfide socio-culturali?

Nell’affrontare le difficoltà del vivere all'estero, sono due i punti fermi su cui centrare la propria attenzione:

  1. Non c’è una differenza innata fra le persone, per quanto diverse siano, nella sviluppo cognitivo, intellettuale ed emotivo;
  2. Le differenze genetiche sono insignificanti nella determinazione delle differenze sociali e culturali. La morale è che tutto è costruibile, anche la convivenza fra maggioranza e minoranza, se si persegue un pensiero privo di pregiudizio.

Il superamento degli ostacoli è possibile soprattutto grazie alla comprensione dei valori altrui, con l’obiettivo d’individuare quelli che possono essere condivisi per giungere a una nuova, comune pratica del convivere insieme. Non è sufficiente, quindi, identificare e rispettare le differenze, ma è necessario ricomporle in una nuova visione del mondo e della convivenza. È necessario costituire un clima di reciproca accoglienza tra differenti provenienze etniche, sociali e culturali e far percepire qualsiasi tipo di diversità come un valore arricchente per tutti.

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.
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