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Vita di coppia: perché ci sentiamo “intrappolati” nelle stesse problematiche

Vita di coppia: perché ci sentiamo “intrappolati” nelle stesse problematiche
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Simona Specchio
Redazione
Psicoterapeuta Cognitivo-Evoluzionista
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
7.2.2020


Spesso abbiamo la percezione che i partner scelti abbiano tra loro delle caratteristiche comuni e che certi problemi si ripetano in ogni nostro rapporto di coppia. Situazioni di questo tipo provocano sentimenti di rabbia verso se stessi e l’altro, oppure un senso di colpa per non essere capaci a cambiare la qualità delle relazioni sentimentali. Come uscire da questa “trappola”?

Se ci ritroviamo sempre nelle stesse situazioni quando inizia una storia d’amore, possiamo andare incontro a rapporti non sereni e a quelli che vengono letti come fallimenti della coppia. Una delle spiegazioni di questo fenomeno può essere ricondotta allo sviluppo della nostra mente sulla base delle primissime relazioni affettive della nostra infanzia.


Lo sviluppo del bambino

In questa epoca di vita, gran parte degli stimoli esterni che il bambino riceve provengono dalla sua interazione con i genitori. Tramite questa capacità di apprendimento e memorizzazione, il bambino costruisce degli schemi e modelli mentali grazie a cui può, anche se in forma non consapevole:

  • operare delle generalizzazioni a partire dalle sue esperienze;
  • formulare delle aspettative sugli avvenimenti futuri, su di sé, sugli altri e sul mondo che lo circonda.

I Modelli Operativi Interni

Gli schemi delle rappresentazioni di sé e delle figure di riferimento vengono chiamati Modelli Operativi Interni (MOI) e costituiranno dei modelli interiori di "sé-con-l’altro", cioè delle “mappe” in base alle quali si costruiranno le relazioni future.

Esiste dunque un forte legame tra la relazione instaurate nell’infanzia e le relazioni sentimentali in età adulta, che si basa proprio sulle aspettative, consapevoli e non, della disponibilità e sensibilità di chi più amiamo.

RODNAE Productions - Pexels

Perché questi schemi continuano ad agire anche se non vogliamo?

I modelli di noi stessi nelle relazioni tendono ad essere stabili nell’arco della vita e questo ci permette di perpetuare a lungo quelli sicuri e appaganti. Quando le cose non vanno in modo così liscio, però, cerchiamo di ripetere dinamiche disfunzionali alla nostra salute di coppia, nel tentativo di trovare una soluzione.

I contenuti dei nostri modelli sono per lo più al di fuori della coscienza ed operano spesso in sordina, alle spalle delle capacità riflessive di cui noi tutti disponiamo. A contribuire al disegno di queste mappe relazionali sono anche:

  • le narrazioni familiari, cioè le storie con una valenza emotiva importante che ci sono state raccontate sin da piccoli;
  • la relazione di coppia tra i due genitori.

Sono ovviamente evidenti le differenze tra il rapporto con un genitore e quello di un partner:

  • è presente il coinvolgimento della sessualità;
  • i partner non sono biologicamente legati l’uno all’altro;
  • nell’adulto il partner non necessariamente resta l’unica figura tramite cui ricevere conforto e protezione;
  • la dimensione di accudimento e conforto è reciproca.

I modelli relativi alla qualità delle relazioni influiscono sulla scelta di un partner e, per motivazioni non sempre accessibili alla coscienza, risultano “familiari”, cioè ricalcano le prime esperienze relazionali infantili.

Pixabay - Pexels

Tipologie di coppia

Sulla base di questi presupposti, si viene a creare un match tra i modelli di un partner e quelli dell’altro generando diverse tipologie di coppia:

  • la coppia “sicura”: i partner hanno avuto genitori in grado di soddisfare i loro bisogni di vicinanza e cura nei momenti di difficoltà. Vivono bene la loro intimità, tengono conto dei possibili cambiamenti della vita di coppia e riescono a risolvere i conflitti in modo costruttivo;
  • la coppia “evitante”: i partner hanno sperimentato relazioni di rifiuto emotivo nell’infanzia. Tendono a minimizzare il proprio bisogno di vicinanza e l’intimità è vissuta in modo sfuggente. Sono spesso coppie che condividono attività e interessi, ma non calore e profondità dei sentimenti.
  • la coppia “ansiosa-ambivalente”: nell’esperienza di questi partner le relazioni infantili sono state piene di preoccupazioni circa l’affidabilità e la disponibilità del genitore, che ha fornito cura in modo intermittente. In questo tipo di coppie, i partner sono spesso iper-coinvolti nelle loro relazioni familiari del passato, temono di non essere amati e ricambiati dall’altro. Sviluppano dipendenza affettiva e i comportamenti di autonomia dell’altro sono interpretati come rifiuto o abbandono;
  • la coppia “disorganizzata”: le esperienze affettive del passato sono state scandite da relazioni spaventanti, dove la paura ha caratterizzato il legame. Questi vissuti non sono stati elaborati ed integrati dal punto di vista cognitivo ed emotivo e la vicinanza affettiva col partner è percepita come pericolosa.

Il rapporto di coppia, dunque, rappresenta un potenziale remake della propria storia infantile. Questa ripetizione dei propri modelli può essere rielaborata con la psicoterapia, attraverso cui è possibile prendere consapevolezza dei propri schemi relazionali, rileggerli alla luce dell’età adulta e cercare nuovi e più funzionali modi di stare insieme.


Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.

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