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Ansia: lo stato d'animo tra paura e coraggio

Ansia: lo stato d'animo tra paura e coraggio
Elisa Borsa
Psicoterapeuta ad orientamento Sistemico-Relazionale
Redazione
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Ultimo aggiornamento il
13.11.2025
Ansia: lo stato d'animo tra paura e coraggio
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Svegliarsi la mattina e sentire uno stato di agitazione interno che non ha un apparente motivo, oppure sentire il cuore battere all'impazzata in situazioni che non sembrano causare nessuna difficoltà. Lo stato d'animo dell’ansia sembra essere comune a tutti eppure, conviverci, può essere difficile.

L'ansia è uno stato d'animo di per sé non patologico. È ciò di cui necessita l'organismo per rispondere a una funzione adattiva: riconoscere un pericolo e attivare le risorse appropriate per fronteggiarlo.

Diventa però uno stato d'animo complesso quando la sua presenza compromette la buona riuscita di un compito o interferisce costantemente in una relazione.

Nell’ottica sistemica l’ansia è un sintomo che denota una sofferenza del sistema in cui si vive (per esempio la famiglia), di cui non riusciamo ad avere piena consapevolezza:

  • una relazione ferma da anni
  • un blocco evolutivo
  • un obbligo da cui non ci si riesce a liberare
  • un problema di comunicazione con uno o più membri della famiglia.

Quali sono le emozioni che accompagnano lo stato d'ansia?

All'interno di ogni famiglia, le parole utilizzate nella comunicazione tra i suoi membri hanno un significato specifico. Nei contesti relazionali si può attribuire all’ansia un significato:

  • negativo, se legata all'emozione della paura;
  • positivo, se legata al coraggio.

Sono infatti proprio la paura e il coraggio a far assumere sfumature diverse allo stato d’ansia. Tuttavia, si è osservato che paura e coraggio nei bambini sono in gran parte non correlati e non rappresentano semplicemente due facce della stessa medaglia (Muris, 2009).

Alexander Dummer - Pexels

Chi è pauroso e chi è coraggioso?

Le persone che all'interno di un sistema familiare pensano al mondo che li circonda come qualcosa di pericoloso, strutturano il proprio modo di vivere le esperienze attorno all'emozione della paura.

Molto spesso, queste persone vengono definite dai propri familiari come troppo prudenti oppure come persone che avranno sempre bisogno di aiuto. Si potrebbe racchiudere questo modo di vivere con l'espressione “stare sempre attaccato alla sottana della mamma”. Un modo di dire che descrive chi si sente limitato nella propria indipendenza.

Le persone che, all’interno del proprio sistema familiare, costruiscono le esperienze attorno all’emozione del coraggio vengono spesso percepite dagli altri come individui liberi e talvolta distaccati dalle relazioni sentimentali. In questi casi, l’espressione “uccel di bosco” risulta particolarmente calzante per descrivere chi cresce in un contesto che valorizza e incoraggia l’indipendenza. Interessante notare come il 94% dei bambini intervistati abbia dichiarato di aver compiuto almeno un’azione coraggiosa nella propria vita, sebbene i livelli di paura e coraggio associati a queste esperienze risultino molto variabili (Muris, 2009)

Come si mostrano i figli in queste famiglie?

Il figlio che ipoteticamente sviluppa ansia “invalidante”, ossia che non permette di vivere al meglio le esperienze quotidiane, può reagire in due modi differenti:

  • cercherà di stare accanto alle persone care ma potrebbe pensare di essere incapace di sostenerle;
  • cercherà di distaccarsi dalle persone care, ma trovandosi lontano potrebbe pensare di non essere amato.

Avremo figli che abiteranno nella casa della nonna vicini ai genitori e figli che, dall'Italia, andranno ad abitare in Cina.

Flora Westbrook - Pexels

Cosa avviene dentro la relazione amorosa?

Può accadere che le relazioni amorose vengano vissute con difficoltà o insofferenza. Quando si vive una relazione appassionata e rassicurante, nelle persone governate dall'emozione della paura può presentarsi un pensiero di inadeguatezza. Il partner protettivo rimanda a un'immagine negativa di sé e la persona potrebbe finire sempre di più in una dinamica di dipendenza.

D'altro canto, la stessa relazione intrigante e soddisfacente, nelle persone guidate dall'emozione del coraggio può essere vissuta come costrittiva. Il partner appare come soffocante e si cerca di sfuggire alla relazione per sentirsi indipendenti.

L'aiuto della terapia

Queste problematiche solitamente nascono nel momento in cui si perde l’equilibrio tra due esigenze:

  • il bisogno di protezione (dominato dalla paura) attraverso le relazioni
  • il bisogno di libertà (dominato dal coraggio) per salvaguardare l’autostima.

Nel caso delle persone con ansia, può verificarsi una condizione nella quale si oscilla tra il bisogno di protezione e un livello di autostima e autonomia accettabile, sentendo l’impossibilità di:

  • scelta
  • conciliazione
  • integrazione.

Modificare la percezione delle proprie relazioni

Il terapeuta dovrà essere nelle condizioni di formulare una diagnosi contestuale, anche avvalendosi di specifici test sull'ansia e mantenendo particolare attenzione agli aspetti comunicativi che emergono nelle relazioni proposte dalla persona. Inoltre, recenti evidenze neuroscientifiche suggeriscono che l’attività nella corteccia cingolata anteriore subgenuale (sgACC) e nel polo temporale destro risulta positivamente correlata con l’azione di avvicinarsi a uno stimolo temuto, come un serpente, nonostante la presenza di paura (Nili et al., 2010), offrendo così nuove prospettive per comprendere i meccanismi sottostanti alle risposte emotive e comportamentali nei contesti terapeutici.

La terapia diventa un processo interdipendente (cioè relazionale) che, con l'aiuto della conversazione, cerca di far vivere alla persona una nuova posizione dentro il sistema famiglia. È importante, per chi sviluppa ansia, trovare il modo per far convivere la paura di perdere una persona importante con il coraggio di starle lontano. La bellezza, nella riuscita della terapia, è che, come recita un antico proverbio cinese:

“il coraggio è la paura tenuta un minuto più a lungo”

Diffusione dell’ansia: dati e statistiche

L’ansia rappresenta una delle condizioni psicologiche più diffuse a livello globale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i disturbi d’ansia colpiscono circa il 4% della popolazione mondiale ogni anno, con una prevalenza maggiore tra le donne rispetto agli uomini (OMS, 2022). In Italia, una ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità del 2021 ha evidenziato che circa il 15% degli adulti ha sperimentato sintomi d’ansia clinicamente significativi nell’ultimo anno. Questi dati sottolineano quanto sia importante riconoscere e affrontare l’ansia, non solo come esperienza individuale, ma anche come fenomeno sociale di ampia portata.

Tipologie di ansia e strategie disfunzionali

L’ansia può manifestarsi in diverse forme, alcune delle quali sono descritte nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5):

  • Disturbo d’ansia generalizzata: caratterizzato da preoccupazioni eccessive e persistenti su diversi ambiti della vita quotidiana, spesso accompagnate da sintomi fisici come tensione muscolare e difficoltà di concentrazione.
  • Disturbo di panico: si manifesta con attacchi improvvisi di intensa paura o disagio, accompagnati da sintomi fisici come palpitazioni, sudorazione e sensazione di soffocamento.
  • Fobie specifiche: paure marcate e irrazionali verso oggetti o situazioni specifiche, che portano a evitare attivamente ciò che scatena l’ansia.
  • Ansia sociale: timore intenso di essere giudicati o osservati dagli altri, che può limitare le interazioni sociali e le attività quotidiane.

Le strategie disfunzionali più comuni per gestire l’ansia includono:

  • Evitamento: evitare situazioni o persone che potrebbero generare ansia, limitando così le proprie esperienze e opportunità di crescita.
  • Rassicurazione eccessiva: cercare costantemente conferme dagli altri per sentirsi al sicuro, senza però riuscire a ridurre l’ansia in modo duraturo.
  • Controllo rigido: tentare di prevedere e controllare ogni aspetto della propria vita, aumentando spesso la tensione e la frustrazione.

Queste strategie, seppur comprensibili, possono tendere a mantenere o addirittura peggiorare il disagio nel tempo.

Foto di Olly – Pexels

Conseguenze dell’ansia e manifestazioni psicofisiologiche

L’ansia non si limita a influenzare i pensieri e le emozioni, ma può avere un impatto significativo anche sul corpo. Le manifestazioni psicofisiologiche più comuni includono:

  • Tachicardia: aumento del battito cardiaco, spesso percepito come "cuore in gola".
  • Sudorazione eccessiva: mani sudate o sensazione di caldo improvviso.
  • Disturbi gastrointestinali: come mal di stomaco, nausea o alterazioni dell’appetito.
  • Tensione muscolare: rigidità o dolori muscolari, soprattutto a livello di spalle e collo.
  • Disturbi del sonno: difficoltà ad addormentarsi, risvegli notturni o sonno non ristoratore.

Secondo il DSM-5, questi sintomi possono diventare così intensi da interferire con la qualità della vita, le relazioni e il rendimento lavorativo o scolastico. Riconoscere le manifestazioni fisiche dell’ansia può essere un passo importante per comprendere quanto sia reale e concreta questa esperienza.

Il contributo degli esperti: citazioni e prospettive

Il tema dell’ansia è stato affrontato da numerosi studiosi e terapeuti. Aaron T. Beck, psichiatra e fondatore della terapia cognitivo-comportamentale, sottolineava come "i pensieri automatici negativi alimentano il ciclo dell’ansia, portando la persona a interpretare in modo catastrofico le situazioni della vita" (Beck, 1976). Secondo Irvin D. Yalom, psichiatra e psicoterapeuta, "l’ansia è spesso il risultato di conflitti profondi tra il desiderio di sicurezza e quello di autonomia". Questa visione aiuta a comprendere come l’ansia possa essere letta non solo come un sintomo, ma anche come un segnale di bisogni e tensioni interne che meritano ascolto e comprensione.

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L’ansia, con le sue sfumature tra paura e coraggio, è una compagna di viaggio che può rendere difficile vivere pienamente le relazioni, il lavoro e la quotidianità. Ma non sei solo: comprendere le radici del proprio malessere e imparare a gestirlo può essere possibile, soprattutto se accompagnati da un professionista che sappia ascoltare e guidare. In Unobravo crediamo che ogni storia meriti attenzione e che il benessere psicologico sia un diritto di tutti. Se senti che l’ansia sta limitando la tua vita, fare il primo passo può fare la differenza. Inizia il questionario per trovare il tuo psicologo online e scopri come il nostro servizio può aiutarti a ritrovare serenità, autonomia e coraggio.

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