Stanchezza cronica: sintomi, cause, come affrontarla

Stanchezza cronica: sintomi, cause, come affrontarla
Marcello Delmondo
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Psicoanalitico
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
11.7.2025
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Sentirsi stanchi è un’esperienza comune, che tutti noi viviamo in certi periodi della vita. Ma cosa succede quando la stanchezza diventa costante, non migliora nemmeno dopo il riposo e comincia a interferire con le attività quotidiane? In questi casi potremmo trovarci di fronte a qualcosa di più complesso: una condizione nota come sindrome da stanchezza cronica (o Chronic Fatigue Syndrome, CFS). 

Questa rappresenta una condizione complessa e ancora oggetto di ricerca, ma con caratteristiche ben precise: non si risolve con il riposo, ha un impatto importante sulla qualità della vita e coinvolge prevalentemente donne tra i 18 e i 50 anni【Carlo-Stella et al., 2004】. La differenza con una condizione “normale” di stanchezza risiede nella cronicità, nell’impossibilità di ridurre le sensazioni con il riposo e nella presenza di sintomi correlati.

In questo articolo cercheremo di fare chiarezza: vedremo quali sono i segnali da non sottovalutare, le possibili cause e le strategie psicologiche che possono aiutare chi convive con questa condizione. Perché riconoscere la propria stanchezza – e darle un nome – può essere il primo passo per tornare a sentirsi meglio.

Cos’è la Stanchezza Cronica

Proviamo a definire la sindrome con le parole di Carlo-Stella et al. (2004, p.547):

Attualmente la patologia è considerata una sindrome, costituita da una costellazione di almeno tre sintomi e/o segni che si ritengono siano collegati tra di loro, ma che non si associano ad un dato diagnostico patognomonico (obiettività clinica, esami di laboratorio o strumentali). Ne consegue che la diagnosi è essenzialmente clinica, basandosi sul riscontro della sintomatologia lamentata dal paziente e/o degli eventuali segni obiettivi che insieme sono ritenuti significativi. La diagnosi è una diagnosi di esclusione di altre cause di stanchezza (per cui la diagnosi differenziale è molto estesa)

Sintomi della stanchezza cronica: fisici, cognitivi, emotivi

Il primo tentativo di definizione risale al contributo di Holmes e colleghi (1988). La presenza di due criteri maggiori e undici minori non era tuttavia efficace nel ridurre la grande varietà di manifestazioni cliniche e nel permettere la diagnosi. Fukuda et al. (1994) apportarono così delle modifiche. Vennero mantenuti i due criteri maggiori ovvero:

  • “nuova insorgenza di stanchezza debilitante, persistente o recidivante, in anamnesi negativa, che non si risolve con il riposo a letto, che riduce le attività quotidiane di almeno il 50% e che dura da almeno sei mesi” (Carlo-Stella et al., 2004, p.547);
  • esclusione di altre condizioni cliniche utili a spiegare la sintomatologia (ad esempio malattie oncologiche, autoimmuni, reumatologiche, infiammazioni, malattie psichiatriche, patologie endocrine, neuromuscolari, infiammatorie croniche, tossicodipendenza).

I criteri minori vennero semplificati e individuati nei seguenti:

  • febbricola e brividi
  • mal di gola
  • miastenia (debolezza)
  • dolori muscolari e articolari
  • cefalee
  • turbe del sonno
  • stanchezza prolungata dopo esercizio fisico non risolvibile con riposo
  • disturbi neuropsicologici come fotofobia (ipersensibilità alla luce), amnesia, irritabilità, confusione mentale, difficoltà nella concentrazione (brain fog o nebbia cerebrale).

Vennero ridefiniti anche i criteri obiettivi nei seguenti senza che, tuttavia la presenza effettiva, sia necessaria per porre la diagnosi:

  • febbricola rilevata da un medico
  • faringoadenia
  • linfoadenopatia cervicale o ascellare.

L’individuazione della sindrome sarebbe resa complicata dal suo non essere patologia isolata, ma associata a sindromi psichiatriche (ansia, depressione, somatizzazioni come la sindrome del colon irritabile) o reumatologiche (fibromialgia) (Carlo-Stella et al., 2004)

Per porre la diagnosi sono necessari i due criteri maggiori e almeno otto di quelli minori. Viste la vastità e l’aspecificità dei sintomi un’anamnesi accurata è fondamentale.

Kaboompics - Pexels

Cause e fattori psicologici

La varietà di manifestazioni e decorsi ha portato a ipotizzare diverse ipotesi eziologiche.

Stanchezza cronica cause:

  • fattori infettivi (infezioni da Epstein-Barr Virus, Mononucleosi, HIV)
  • fattori immunologici (valori alterati nell’attività delle cellule Natural Killer e produzione alterata di citochine sono state riscontrate in alcune persone a cui è stata diagnosticata la sindrome)
  • fattori neurologici. In questo caso ci potrebbe essere un coinvolgimento dell’Asse dello Stress (ipotalamo-ipofisi-surrene) (Ursini et al., 2010) con una produzione inferiore di cortisolo. Altra ipotesi interessante è quella relativa al "Sickness Behaviour”. Infezioni o stress in soggetti predisposti porterebbe alla produzione di citochine pro-infiammatorie. La produzione di queste sostanze determinerebbe sintomi simili a quelli che si riscontrano nella sindrome da Stanchezza Cronica.

Una Sindrome complessa che abbraccia l’ancora misterioso intreccio psiche-soma. Come di frequente osservato in queste occasioni, si riscontrano anche connessioni con cause psicologiche (Ercolani & Razzaboni, 2000).

I principali fattori psicologici alla base della sindrome possono essere:

  • lo stress: in tutte le sue diverse forme e manifestazioni, ad esempio in correlazione al lavoro o nella sindrome da burnout;
  • sovraccarico mentale ed emotivo: la difficoltà nel riconoscere, elaborare e trasformare emozioni connesse a particolari momenti di vita (relazioni, compiti evolutivi particolari, cambiamenti importanti) possono determinare un peso emotivo aumentato e la sensazione di essere sovrastati;
  • traumi o lutti di difficile elaborazione: eventi traumatici o luttuosi possono diventare complicati e bloccare la persona nella traiettoria evolutiva del proprio ciclo di vita generando stagnazione, senso di inadeguatezza o disturbi dell’umore;
  • depressione e ansia: la presenza di disturbi ansiosi e di disturbi dell’umore può essere associata alla Sindrome da Stanchezza Cronica;
  • stili di vita difficili da sostenere: tendenza al controllo, iperattività, scarso riposo, eccessiva rigidità nello stile cognitivo ed emotivo con cui ci si affaccia alle diverse situazioni, possono favorire l’insorgenza dei sintomi.

Quando preoccuparsi e a chi rivolgersi

La psicoinmunoneuroendocrinología sta aiutando a svelare la complessità del rapporto tra mente e corpo nella manifestazione di numerose patologie che, apparentemente, non trovano solo nel soma la loro causa e spiegazione. 

Numerose sindromi trovano maggiori possibilità di spiegazione in un modello che descrive l’intreccio e la reciproca influenza del fisico e dello psichico. In numerose sindromi, il corpo si incarica di dare rappresentazione plastica e incarnata a ciò che la mente fatica a processare ed esprimere in maniera consapevole. I processi di somatizzazione sono sempre più studiati e riconosciuti in numerosi ambiti della medicina. 

La complessità di una sindrome come la Stanchezza Cronica richiede di approfondire sintomi e segnali che si collocano al confine tra il mentale e il corporeo. Nello specifico può essere utile prestare attenzione ai seguenti segni:

  • presenza di stanchezza e debolezza che non si risolvono con il recupero e il riposo
  • perdurare nel tempo dei sintomi e della sensazione di debolezza e stanchezza
  • impatto sulle attività quotidiane della stanchezza (riduzione della capacità di lavorare, studiare o di affrontare il tempo libero)
  • impatto sull’umore e presenza di ansia: depressione e stanchezza cronica.

In questi casi può essere utile rivolgersi in primo luogo ad un medico. Come mette in evidenza l’Istituto Superiore della Sanità nella pagine dell’indice dedicato alla Sindrome da Fatica Cronica, non è tuttavia da sottovalutare l’importanza del sostegno emotivo nella terapia delle persone che riscontrano il quadro sintomatologico.

Accanto al corpo appare importante prendersi cura dunque dell’aspetto mentale. Rivolgersi ad un professionista psicologo o psicoterapeuta può in definitiva essere utile soprattutto per affrontare gli eventuali aspetti connessi ad ansia e depressione, nel gestire l’impatto della sindrome sulla quotidianità, nell’affrontare un’adeguata psicoeducazione circa sintomi e strategie per affrontarli.  

Quando le sindromi si collocano sul confine tra mente e corpo diviene inoltre fondamentale un adeguato coordinamento dell’azione terapeutica in concerto tra medico di medicina generale, psicologo o psicoterapeuta ed eventualmente dello specialista. Questo modello è fortemente sostenuto dall’approccio delle cure primarie.

Come combattere la stanchezza cronica: strategie psicologiche e abitudini sane

Eventuali interventi farmacologici (prescrizione di antidepressivi, farmaci antiretrovirali, ansiolitici) deve essere valutata e decisa da un medico. Un percorso psicologico può tuttavia essere utile nel suggerire i rimedi per la stanchezza cronica:

  • gestione dello stress e dei pensieri: la psicoterapia può aiutare a gestire lo stress legato a lavoro e relazioni, a rifigurare pensieri e schemi disfunzionali che possono produrre dispendio di energie con ruminazioni o senso di inadeguatezza, inutilità, impotenza e inefficacia;
  • psicoeducazione circa l’igiene del sonno e del riposo: un percorso psicologico può aiutare a riflettere sulla necessità di prendersi spazi di riposo e sulla cura di buone prassi e routine che favoriscano l’addormentamento e il sonno
  • mindfulness e tecniche di rilassamento: percorsi psicologici improntati su specifiche tecniche possono favorire la capacità di creare spazi di riflessione, dialogo con la propria interiorità, ascolto delle proprie emozioni, individuazione di schemi cognitivi disfunzionali
  • ascolto, cura di sé e del corpo: lo spazio della psicoterapia può diventare un invito a rallentare, fermarsi, mettersi in ascolto dei propri bisogni, desideri, delle emozioni e delle sensazioni.

Per concludere: ascolta il tuo sbadiglio!

Debolezza, stanchezza, sintomi fisici (cefalea, mal di gola, febbricola, turbe del sonno), cognitivi (difficoltà a concentrarsi, brain fog), emotivi (ansia e disturbi dell’umore), fanno della Sindrome da Fatica Cronica una manifestazione clinica collocabile nella zona di confine tra il corpo e la mente. 

Nel caso in cui la sintomatología perduri nel tempo e non si risolva con il riposo, è utile non sottovalutarla. Rivolgersi a un medico in prima battuta e successivamente a uno psicologo o a uno psicoterapeuta sono passaggi fondamentali per prendersi cura del proprio benessere fisico e psicologico. Insomma ascoltiamo i nostri sbadigli!

Bibliografia
Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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