Il termine stress è generalmente utilizzato per identificare, in campo psicologico e medico, situazioni di tensione, disagio e affaticamento nella persona che, nell’ambito lavorativo, può provocare la sindrome di burnout. Questa è solo un'accezione che può assumere la parola stress, termine che può avere anche una connotazione benefica se associato ad un’attività stimolante, intensa e creativa.
Ci sono, infatti, due forme principali di stress:
Si parla di “andare in burnout” (termine che significa, in italiano “bruciato”, “scoppiato”) quando la persona non riesce più a fronteggiare in maniera costruttiva tutte le difficoltà che quotidianamente si presentano a livello lavorativo.
Il burnout è caratterizzato da tre dimensioni:
Cosa si intende per burnout e come si differenzia dallo stress da lavoro? Come abbiamo detto in precedenza, lo stress è dato da fattori che agiscono una “pressione” sull’individuo, mettendo alla prova le sue capacità. A chi non è capitato a lavoro di dover rispondere a una richiesta nuova, nei confronti della quale ha pensato di non essere abbastanza pronto? Questo elemento di novità richiede sforzi supplementari per trovare una soluzione.
Le risorse impiegate, tuttavia, non sempre vanno a buon fine. Sono questi i casi in cui lo stress può prolungarsi, trasformandosi in distress. Cosa c’entra con tutto questo la sindrome da burnout? Quando si prolunga nel tempo e porta a un vero e proprio esaurimento delle risorse personali, lo stress lavorativo esita nella sindrome di burnout. Quest’ultimo può quindi essere considerato come un disagio prodotto da un’inadeguata gestione dello stress del lavoro: una reazione di adattamento inefficace di fronte a un importante stress.
La sindrome di burnout va distinta dalla compassion fatigue, termine usato per indicare quella condizione di chi si trova ad assistere persone in condizioni di grande sofferenza, come situazioni traumatiche o di forte stress. Tra le componenti della compassion fatigue ci sono sia il burnout che il cosiddetto stress post traumatico secondario, che implica un’esposizione al trauma tramite il racconto di qualcun altro.
La storia del burnout inizia negli Stati Uniti intorno agli anni ’70, periodo in cui il termine burnout fu usato per la prima volta per identificare una sindrome tipica nelle professioni d'aiuto (medici, infermieri, ecc.).
Nel 1975 lo psichiatra americano Maslach utilizzerà questo termine per definire la sindrome da burnout, i cui sintomi evidenziano una patologia comportamentale in tutte le professioni caratterizzate da un’elevata implicazione relazionale (lavoratori a contatto con un pubblico, quali impiegati, personale di servizio, ecc.).
I sintomi del burnout sul lavoro vennero analizzati tramite il Maslach Burnout Inventory, un test utile a individuare il burnout (creato da Maslach stesso) che indaga, attraverso diversi gradi di risposta, l’intensità del burnout lavorativo.
La sindrome di burnout è stata riconosciuta anche dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) come uno "dei fattori che influenzano lo stato di salute". Ciò nonostante la diagnosi di burnout non è contemplata nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), poiché il burnout non è inserito tra i disturbi psichici.
Il burnout da lavoro ha sintomi che si manifestano in maniera graduale, in un processo descritto in quattro fasi. Grazie ad esse è possibile capire come riconoscere il burnout e agire in maniera tempestiva per promuovere il benessere lavorativo.
La sindrome di burnout ha altri sintomi riconoscibili nella persona che possono essere di diversa natura:
I sintomi psicologici del burnout da lavoro includono irritabilità, calo della motivazione, senso di colpa, pensieri di fallimento, disinteresse, riduzione dell’autostima e della fiducia in se stessi, paura di cambiare lavoro. Il burnout può anche provocare depressione e disturbi d’ansia.
Si può assistere a un vero e proprio crollo delle energie psichiche, tanto da parlare di sintomi da “esaurimento nervoso” da lavoro: da una parte la persona fa fatica ad andare a lavoro, fa spesso ritardo o richiede permessi e malattie, dall’altra anche la vita privata e le relazioni risentono dell’effetto del burnout.
I sintomi fisici includono disturbi gastrointestinali (come gastrite e colite), cefalee ed emicranie, ulcere, disturbi della pelle (come comparsa di acne e dermatite). A questi si accompagnano anche sintomi aspecifici quali stanchezza, apatia, disturbi del sonno e dell’appetito, calo del desiderio sessuale.
Le cause della sindrome di burnout, in psicologia, possono essere ricondotte a:
In questa prospettiva, anche mobbing e burnout possono essere collegati, perché lo stress provocato può sfociare in una condizione di scoraggiamento che porta ad una perdita di motivazione, di energia e obiettivi.
Il burnout come “malattia professionale” colpisce alcune categorie di lavoratori più di altre. Nel mondo del lavoro ci sono infatti professioni definite “di aiuto”, che sono particolarmente esposte alla sindrome del burnout.
Avremo così una sindrome da burnout nelle professioni sanitarie medici, infermieri, OSS, caregiver e altri operatori sanitari. Tra le categorie di lavori a rischio burnout possiamo annoverare anche i manager e gli insegnanti. Anche lavorare come psicologo può esporre al rischio di burnout.
Esiste una cura per il burnout? Riconoscere la situazione di difficoltà è già il primo passo per poter affrontare il problema. Iniziamo con alcuni piccoli consigli che possono fungere da strumenti di prevenzione prima e da rimedi per uscire burnout poi.
Sarà importante che la persona si abitui a creare dei confini tra la vita personale e lavorativa. Per fare questo si può iniziare ritagliandosi dei momenti di pausa dal lavoro da dedicare all’esercizio fisico, alla coltivazione di un hobby o cercando, eventualmente, anche di intensificare le occasioni di incontro sociale. Altre valide soluzioni per il burnout sono praticare le tecniche di rilassamento o la mindfulness per l’ansia.
Se tutto ciò non dovesse bastare, per sapere come prevenire il burnout o come fare a uscire dalla sindrome è possibile richiedere il supporto di uno psicologo online Unobravo. Le cure per il burnout possono richiedere un percorso di psicoterapia, che consenta di:
Per affrontare il burnout è inoltre possibile agire a livello aziendale. Lo psicologo in azienda può realizzare un’analisi approfondita di quali sono i fattori organizzativi che mettono i lavoratori a rischio di burnout e proporre interventi per:
La sindrome di burnout è una problematica molto presente nella società contemporanea. Per approfondirne alcuni aspetti, vi suggeriamo alcuni libri: