A cinque anni dalla pandemia Covid-19, quello che era stato un esperimento dovuto a una necessità globale, lavorare da casa, è diventato un modello organizzativo, una forma di welfare, una priorità per molti lavoratori.
Secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, nel 2024 in Italia, 3,55 milioni di persone hanno lavorato da remoto, contro i 570 mila del 2019.
Per il 2025 si prevede una crescita del +5%, che porterebbe a toccare 3,75 milioni.
Un cambiamento professionale e culturale che necessita di un alleato fondamentale per funzionare, le tecnologie digitali tra cui:
- strumenti di instant messaging, web conference, convergenza fisso-mobile che favoriscono la collaborazione
- dispositivi che permettono di accedere ai servizi e strumenti professionali in qualsiasi momento e da qualunque luogo, liberano le persone dalla necessità della postazione fissa agevolando la mobilità.
Digitalizzazione del mondo del lavoro e salute mentale dei lavoratori
Il 12 dicembre 2024 si è tenuta presso il Parlamento europeo a Bruxell, la conferenza “Connected Minds, Caring Workplaces: Addressing Mental Health in the Digital Era” pianificata per esplorare quanto la trasformazione digitale nel mondo del lavoro stia influendo sulla salute dei lavoratori europei.
Un dibattito che ha sostenuto:
- la necessità cruciale di promuovere la salute mentale come priorità fondamentale per gli individui;
- l’urgenza di porre l’argomento in prima linea nell’agenda delle istituzioni europee degli anni a venire.
I cambiamenti sostanziali
La digitalizzazione del lavoro ha apportato cambiamenti significativi nelle dinamiche lavorative integrando tecnologie avanzate come:
- Robotica
- Sistemi digitali intelligenti
- Piattaforme di lavoro digitali
- Intelligenza artificiale
Innovazioni che hanno ridefinito gli ambienti e l’organizzazione del lavoro, concedendo numerosi benefici, ma anche notevoli sfide che richiedono aggiornamenti e revisioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro (SSL).
Da un lato, questi strumenti digitali offrono flessibilità, possibilità di remote e smart working che migliorano l’equilibrio vita-lavoro; dall’altro fanno sfumare i confini tra lavoro e vita privata e rendono soggetti a una costante connettività.
Inoltre, lavorando a distanza, la comunicazione tra colleghi può diventare più complessa e utilizzare nuovi strumenti e tecnologie richiede aggiornamento costante; tutte cause che cambiano tempi e aspettative, generando maggiori pressioni sul lavoratore.

Le nuove dinamiche e i rischi psicosociali correlati
Ma quali sono le dinamiche che possono innestare rischi psicosociali?
L’isolamento
Lavorare lontano dall’ambiente di lavoro non piace agli over 55 e alla Gen Z. Secondo un’intervista de Il Corriere della Sera, infatti:
Il 77% degli intervistati di questa fascia d’età ha dichiarato di non amare l’ambiente casalingo per lavorare.
Il 60% ha scelto di tornare a tempo pieno in ufficio.
Inoltre, il 47% nella fascia 16-24 anni si sente abbandonato da colleghi e datori di lavoro lontano dall’ufficio. E anche per l’80% della fascia 45-54 anni, la lontananza dall’ufficio può aumentare il rischio di solitudine.
La cultura del sempre connessi
Gli strumenti di collaborazione e messaggistica digitale sono alleati potentissimi dell’organizzazione, ma spesso inducono a una costante disponibilità erodendo spazio e tempo alla vita privata.
Già nel 2021, in pieno scenario post pandemico, il Parlamento Europeo discuteva del diritto alla disconnessione come diritto fondamentale perché la cultura dell’essere sempre connesso comporta maggiori rischi di depressione, ansia e burnout.
Incoraggiava inoltre i Paesi UE ad adottare le misure necessarie per consentire ai lavoratori di esercitare questo diritto, anche attraverso accordi collettivi tra le parti sociali per scongiurare ripercussioni negative da parte dei datori di lavoro.
L’eccesso di riunioni online
Con l'esplosione del lavoro ibrido, il tempo trascorso in riunione è cresciuto del 252% a fronte di benefici nulli in termini di maggiore produttività.
Il dipendente medio, secondo il Work Trend Index, trascorre il 57% del suo tempo a comunicare attraverso riunioni online, mail e chat e il 68% delle persone a livello globale dichiara di non avere abbastanza tempo per concentrarsi durante la giornata lavorativa traendone stress e frustrazione.
Per questo, aziende dal carattere internazionale hanno iniziato a prendere provvedimenti. Shopify, per esempio, ha:
- definitivamente annullato riunioni ricorrenti con più di 3 persone
- invitato i dipendenti a pianificare solo meeting veramente essenziali
- imposto che le riunioni di grandi dimensioni si svolgano solo in un blocco di sei ore il giovedì
- introdotto il mercoledì senza riunioni.
Inoltre, l’introduzione di robotica avanzata, automazione e intelligenza artificiale, scaturiscono incertezze lavorative e influiscono su ansia e insicurezza.
Le paure dei lavoratori
In questo scenario, già nel 2023, dall’intervista sopra citata emergono chiare le paure dei lavoratori:
- il 21% teme di stare troppo tempo chiuso in casa
- il 15% di restare solo
- il 14% di trovarsi in un fuso orario diverso dai colleghi
- l’11% di non riuscire a interrompere il lavoro all’orario giusto
- il 9% di lavorare troppo e non riuscire a concentrarsi
- l’8% di avere difficoltà di comunicazione coi colleghi.

I dati sull’impatto della digitalizzazione sulla salute mentale
La campagna Healthy Workplaces 2023-2025, nell’ambito salute e sicurezza sul lavoro nell'era digitale, riporta i seguenti dati di OSH Pulse survey 2022:
- il 46% dei lavoratori segnala una forte pressione temporale o sovraccarico di lavoro a causa degli strumenti digitali
- il 44% dei lavoratori afferma che le tecnologie digitali contribuiscono all'isolamento sul lavoro
- il 27% dei lavoratori che utilizzano regolarmente dispositivi digitali riporta tassi più elevati di stress e problemi di salute mentale rispetto a chi non li utilizza
- il 37% dei lavoratori che utilizzano tecnologie digitali sul lavoro riferisce di provare affaticamento generale
- il 27% cita stress, ansia o depressione
- 1 lavoratore su 3 ha dichiarato che l'uso di dispositivi digitali ha aumentato il carico di lavoro
- il 19% ha notato una riduzione dell'autonomia.
Misure preventive e strategie
Per arginare e affrontare questi rischi, sempre la Healthy Workplaces Campaign 2023-2025, suggerisce di adottare il principio STOP che prevede:
- Substitution: sostituire, dove possibile, i processi digitali dannosi con alternative più sicure; per esempio prediligere i sistemi che promuovono la collaborazione e non il monitoraggio
- Technical protective measures: adottare misure tecniche di protezione del rispetto della privacy e AI adattiva che gestisca i carichi di lavoro per ridurre lo stress cognitivo
- Organisational protective measures: misure organizzative di protezione che stabiliscano confini chiari intorno agli orari di lavoro per prevenire il sovraccarico e promuovere un ambiente di lavoro di supporto
- Personal protective measures: misure personali di protezione che favoriscano l’accesso alla salute mentale e a strumenti che incoraggiano la consapevolezza e l'autocura.
Parte della responsabilità e della soluzione è nelle mani di un’efficiente strategia aziendale che preveda valutazioni regolari specifiche relative ai rischi psicosociali associati alla digitalizzazione.
HR e management devono collaborare per promuovere un ambiente di lavoro che:
- incoraggi la comunicazione aperta
- fornisca supporto per la salute mentale
- promuova un sano equilibrio tra la vita lavorativa e quella privata.
Come Unobravo può supportare le aziende nel prevenire e risolvere disordini mentali dovuti alla digitalizzazione
Unobravo può essere l’alleato fondamentale delle aziende per la creazione di un equilibrio tra salute mentale e produttività e per favorire una cultura aziendale orientata al benessere, fattore determinante per la crescita aziendale nel lungo periodo. Può infatti fornire supporto alle aziende attraverso formazione e servizi di supporto psicologico aziendale individuale e di gruppo.