Chi di noi, almeno una volta nella vita, non si è sentito in colpa? Possiamo aver provato senso di colpa verso il partner, un amico o un familiare. Il senso di colpa è un'emozione complessa, influenzata da fattori culturali e alla base di gesti altruistici. Quando diventa dannosa per il nostro benessere?
Secondo lo psicologo Izard, il senso di colpa si delinea evolutivamente più tardi rispetto alle emozioni di base ed ha il ruolo di inibire atti considerati immorali.
La colpa è legata al contesto culturale: ciò che è considerato sbagliato in una cultura, può essere accettato in un’altra. Essa viene quindi attribuita dalla società, ovvero dal giudizio negativo degli altri.
La capacità di provare senso di colpa è strettamente connessa alla tendenza personale a sentire il dispiacere per l’eventuale danno, seppur involontario, provocato col proprio agire. A patto di non trasformarsi in una paralizzante autocondanna, il dispiacere per il dolore che potremmo provocare negli altri può rivelarsi estremamente fruttuoso. La colpa, infatti, può aprire spazi di riflessione e, soprattutto, può indurre a un gesto di riparazione.
Gli ingredienti del senso di colpa
Il senso di colpa è stato definito come uno dei più pervasivi stati di sofferenza esperibili dall’individuo. Ma quali ingredienti condiscono la colpa individuale? Possiamo individuare tre componenti principali del senso di colpa:
- la valutazione di dannosità: si valuta in termini di dannosità o cattiveria l'azione compiuta o la semplice intenzione dell’azione;
- l’assunzione di responsabilità: si ritiene di aver avuto lo scopo di causare l’evento o, comunque, il potere di evitarlo, prevederlo o prevenirlo;
- la compromissione dell’autostima morale: si ritiene di aver violato importanti valori o norme condivise; ne deriva una compromissione della propria immagine morale e un conseguente abbassamento dell’autostima in relazione ai valori personali.
La colpa è solo una?
Il senso di colpa può essere distinto in due differenti tipologie: altruistico e deontologico. Spesso questi due tipi di sensi di colpa sono strettamente connessi, ma ci sono numerosi dati scientifici a riprova del fatto che si differenziano nettamente, anche su base neuroanatomica e funzionale.
In particolare, il senso di colpa deontologico sembra attivare l’insula e la corteccia cingolata anteriore, aree connesse anche ad emozioni di disgusto ed auto-rimprovero; d’altro canto, la senso di colpa altruistico si associa ad un’attivazione delle aree prefrontali coinvolte anche nell’empatia e la comprensione della mente altrui.

Il senso di colpa altruistico
Nel primo caso, si intende il cosiddetto “senso di colpa del sopravvissuto", cioè l’emozione che la persona prova nel momento in cui, mettendosi a paragone con gli altri, ritiene di avere un vantaggio quanto a successo, abilità, benessere, stato di salute o altri ambiti. Facciamo l'esempio di due fratelli: il primo sano e robusto, laureato in ingegneria a pieni voti, il secondo con un disturbo del neurosviluppo, quasi completamente dipendente dalle cure parentali; il primo fratello pensa: “perché a lui? Io sono più fortunato, mi sento in colpa”.
Altro tipo di senso di colpa altruistico è quello interpersonale: lo prova la persona che nutre una forte empatia per il dolore dell’altro e pensa di non aver fatto abbastanza per aiutarlo. Ecco ancora un esempio: una persona che è in un’altra città riceve la notizia che la madre sta morendo e si mette subito in viaggio per salutarla un’ultima volta. Non arriva in tempo e prova un forte senso di colpa “per non esserle stato accanto e averle tenuto la mano mentre moriva”.
Il senso di colpa deontologico
Parlando di senso di colpa deontologico invece, si indica un tipo di emotività fortemente influenzata da canoni morali. In tal caso dunque, si parla di una violazione di una regola morale anche senza danni a terzi; un esempio potrebbe essere il senso di colpa di un individuo che ha messo in atto comportamenti sessuali valutati come “sbagliati” in base a principi religiosi.
Senso di colpa: quando diventa patologia?
Il senso di colpa deontologico è ritenuto una componente importante del Disturbo Ossessivo-Compulsivo. È proprio il dubbio morale a minacciare l’integrità della propria immagine e ad attivare pensieri ossessivi spesso associati a compulsioni. La colpa deontologica è vissuta come un qualcosa di doloroso, insopportabile e irreparabile.
Il senso di colpa fa da protagonista anche nella depressione maggiore e nel lutto patologico. In questo disturbo il sentimento di colpa si lega direttamente a una valutazione negativa di sé, a preoccupazioni non realistiche e ruminazioni. In questo senso, le persone possono da un lato interpretare numerosi eventi quotidiani come prova di difetti personali, dall’altro provare un eccessivo senso di responsabilità per situazioni spiacevoli.