Cos’è il panico? Il termine deriva dal dio Pan, una divinità della mitologia greca dall’aspetto di satiro. Si narra che Pan spaventasse chiunque lo disturbasse durante il suo riposino, emettendo urla terrificanti. Da qui derivano le espressioni “terrore panico” e “andare in panico”. Ma cos'è un attacco di panico? Il DSM lo definisce come “comparsa improvvisa di paura o disagio intensi, che raggiungono il picco in pochi minuti”.
Per comprendere cosa sono gli attacchi di panico e come si manifestano, possiamo pensare alle vertigini che proviamo alluna park, oppure alla sensazione di stordimento sperimentata da bambini facendo il girotondo. Queste stesse sensazioni vengono avvertite prima di un attacco di panico e, sembrando fuori contesto, sono interpretate come il segno di un pericolo imminente per la propria vita.
Come riconoscere un attacco di panico
Come si riconosce un attacco di panico? L’attacco di panico è una condizione che si caratterizza per un'ansia molto marcata.
Ma come si manifesta una crisi di panico? Possiamo riconoscerla dal fatto che si tratta di un fenomeno con un inizio e una fine precise, i cui principali sintomi sono: respiro affannoso, battito cardiaco accelerato, sudorazione, tremore. Questi sintomi, come un effetto cascata, si alimentano e sono accompagnati dalla paura di perdere il controllo, di morire o impazzire.
Le caratteristiche di un attacco di panico
Come si presentano gli attacchi di panico? Chi li sperimenta li descrive spesso, soprattutto le prime volte, come esperienze terribili, improvvise e annichilenti. Anche a livello fisico, sono esperienze fortemente debilitanti. Vediamone alcune caratteristiche.
Quanto dura un attacco di panico?
Quanto tempo può durare un attacco di panico? La durata di un attacco di panico non supera solitamente i 20-30 minuti. Questo tempo può sembrare molto più lungo a chi vive l’attacco in prima persona rispetto a chi lo osserva.
In casi eccezionali, possono subentrare fattori esterni che influiscono sulla durata dell’attacco, ostacolandone la risoluzione spontanea. Si parla di attacco di panico prolungato quando i sintomi sono mantenuti da:
- eccessiva preoccupazione di familiari o persone vicine;
- ricerca spasmodica di un intervento medico, non immediatamente disponibile;
- comportamenti inappropriati nel tentativo di aiutare la persona con crisi di panico.
Per quanto riguarda la frequenza degli attacchi di panico, l’ICD-10 distingue il disturbo di panico moderato (quando in un mese si verificano almeno quattro crisi) da quello grave, quando si verificano almeno quattro episodi in una settimana.
Si può avere un attacco di panico nel sonno?
Alcune persone possono svegliarsi improvvisamente dal sonno con i sintomi dell’attacco di panico (frequentemente sintomi come dispnea e sudorazione notturna da ansia). Si stima che tra il 15-45% dei pazienti presentino attacchi di panico notturni, che si verificano prevalentemente durante il sonno non-REM e in prossimità del risveglio.

Cosa succede dopo un attacco di panico?
Come ci si sente dopo un attacco di panico? Spesso si avverte sonnolenza, ci si sente scombussolati e privi di energie.
Dopo un attacco di panico è possibile sperimentare una tensione costante, legata alla forte preoccupazione che il panico si ripresenti. Attraverso il processo di razionalizzazione, può capitare che dopo i primi attacchi di panico la persona generalizzi l'esperienza ed eviti situazioni simili o potenzialmente ansiogene, percepite come scatenanti dell'attacco. Potrebbe manifestarsi, ad esempio, una fobia della folla, soprattutto se i primi attacchi si sono verificati in luoghi affollati. I comportamenti di evitamento possono portare verso l’agorafobia o la claustrofobia.
Differenze tra attacco di panico e attacco d'ansia
Come capire se si soffre di attacchi di panico o se si tratta di un attacco d’ansia? L’attacco d'ansia comporta sintomi fisici e persistenti, che crescono di intensità e vengono attivati da trigger specifici. Si percepiscono:
- fatica
- problemi del sonno
- battito cardiaco accelerato
- tensione muscolare.
L’attacco di panico irrompe senza preavviso e ha sintomi fisici estremamente intrusivi:
- sudorazione
- tremore
- difficoltà di respirazione
- dolore al petto.
Tutti questi sintomi fisici attivano un'intensa paura di morire, di impazzire, di perdere il controllo.
Attacco di panico e disturbo da panico
Quando tali attacchi si presentano frequentemente e in modo ravvicinato, la psicologia li definisce “Disturbi di panico” e li inserisce all'interno del capitolo dei disturbi d'ansia secondo il DSM-5. Tuttavia, il disturbo di panico è riconosciuto come un'entità clinica autonoma e distinta rispetto agli altri disturbi d’ansia e dell’umore, come dimostrato da numerosi studi epidemiologici, fenomenologici, biologici, genetici e terapeutici (Abbar, 1996).
Il disturbo di panico secondo il DSM-5 può essere diagnosticato quando gli attacchi di panico sono improvvisi e continui e sono accompagnati da ansia anticipatoria ed evitamento delle situazioni in cui si è scatenato precedentemente il panico, compromettendo in maniera significativa la vita della persona. Il disturbo di panico è diagnosticabile quando questi sintomi non sono spiegati da un’altra condizione medica o dall’assunzione di sostanze.
Nonostante gli attacchi di panico siano tipici del disturbo di panico, possiamo trovarli in molti altri disturbi mentali. Il DSM-5 infatti considera l’attacco di panico come uno “specificatore” che può accompagnare altre diagnosi, come il disturbo d’ansia sociale, il disturbo d’ansia generalizzato, le fobie, il disturbo post-traumatico da stress, i disturbi di personalità (ad esempio il disturbo borderline) e la dipendenza da sostanze. È frequente trovare associati anche attacchi di panico, depressione o disturbo bipolare.
Attacchi di panico: i sintomi
Quali sono i sintomi di un attacco di panico? I sintomi fisici che si manifestano in un attacco di panico devono essere almeno quattro, tra quelli compresi di seguito. Vediamo quali possono essere i 13 sintomi di un attacco di panico.
- palpitazioni e tachicardia
- sudorazione
- tremori fino a grandi scosse
- dispnea, sensazione di soffocamento
- sensazione di asfissia
- dolore al petto
- nausea
- sensazione di instabilità e sbandamento
- derealizzazione, cioè quando la realtà esterna appare strana ed irreale
- depersonalizzazione: avere la sensazione di essere staccati dal proprio corpo
- paura di perdere il controllo, impazzire o morire
- parestesie, ad esempio avvertire torpore o formicolii
- brividi o vampate di calore
Oltre a questi sintomi, possono essere occasionalmente presenti acufeni, fitte di dolore muscolare, distorsioni visive come gli scotomi (macchie nere, colorate o scintillanti che compaiono nel campo visivo). I sintomi di un attacco di panico possono presentarsi senza motivo apparente, come “fulmini a ciel sereno”, oppure essere legati a specifiche situazioni o luoghi.
Durante la crisi di panico i sintomi non sono uguali per tutti, ma possiamo trovare diverse combinazioni. Alcune persone sperimentano in prevalenza sintomi cardiovascolari (tachicardia, palpitazioni, dolore al petto), il che può far pensare a un infarto. Altri hanno per lo più sintomi pseudo-neurologici, come confusione mentale, sensazione di vertigine e svenimento, tremore da ansia e vista annebbiata.
Altri ancora presentano sintomi che interessano l’apparato respiratorio, sperimentando difficoltà a respirare (dispnea) e asfissia. In questi casi, è frequente che la persona pensi “non respiro” oppure “sto per soffocare”.
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Attacchi di panico: cause scatenanti
Cosa provoca un attacco di panico? Nell’eziopatogenesi degli attacchi di panico le cause psicologiche sono tra le spiegazioni scientificamente più accreditate e fanno riferimento a interpretazioni erronee e catastrofiche di sensazioni fisiche o mentali.
Per spiegare perché arrivano gli attacchi di panico, in psicologia il modello eziologico con più autorità è quello formulato da Clark nel 1986. Secondo lo studioso, l’inizio dell’attacco di panico avviene in maniera casuale, quando la persona focalizza la sua attenzione su sensazioni fisiche spiacevoli, che vengono interpretate come segno di un pericolo imminente. La preoccupazione per questi sintomi fisici non fa altro che amplificare gli stessi, dando vita a quello che è noto come “circolo vizioso del panico”.
Tra le cause degli attacchi di panico vanno quindi compresi una serie di fattori psicologici di vulnerabilità individuale, come:
- un focus attentivo orientato al corpo: la persona presenta un’attenzione selettiva per le sensazioni fisiche del corpo e per le loro modificazioni;
- ipervigilanza: credere che le sensazioni fisiche siano segnali di pericolo può portare ad essere ipervigili nei loro confronti;
- catastrofizzazione: si ingigantisce il pericolo legato all’attacco di panico, sovrastimandone sia la probabilità di accadimento che le conseguenze (ad esempio, se la persona teme di poter svenire, valuta quest’eventualità come inaccettabile e fonte di estrema vergogna).
Come prevenire gli attacchi di panico
Per prevenire il verificarsi di ulteriori attacchi di panico dopo il primo episodio, è importante reperire informazioni corrette su cos’è un attacco di panico e come gestirlo. Avere un attacco di panico è un’esperienza piuttosto comune, che riguarda circa il 10% della popolazione, e non bisognerebbe allarmarsi per questo.
Per prevenire la ricomparsa degli attacchi di panico può essere utile andare dallo psicologo, insieme al quale:
- comprendere cos’è il panico e come si distingue dal disturbo da panico
- intervenire sulla riduzione dell’ansia anticipatoria, se presente
- valutare la presenza di cambiamenti nelle abitudini o comportamenti di evitamento di situazioni in cui si è verificato l’attacco di panico
- fare esperimenti comportamentali, come quelli di esposizione enterocettiva
- imparare la respirazione diaframmatica.
I meccanismi neurobiologici degli attacchi di panico
Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha permesso di comprendere meglio i meccanismi neurobiologici alla base degli attacchi di panico. Secondo l'American Psychiatric Association (DSM-5), alcune aree del cervello, come l’amigdala, giocano un ruolo centrale nella risposta di paura e nell’attivazione dei sintomi fisici tipici del panico.
L’amigdala è una struttura cerebrale coinvolta nell’elaborazione delle emozioni, in particolare della paura. Quando si percepisce un pericolo, reale o immaginato, l’amigdala si attiva rapidamente, innescando una serie di reazioni fisiologiche come l’aumento del battito cardiaco e la sudorazione.
Un altro aspetto importante è l’ipervigilanza interocettiva: chi soffre di attacchi di panico tende a monitorare costantemente le proprie sensazioni corporee, interpretando anche piccoli cambiamenti come segnali di minaccia. Questo meccanismo può portare a una spirale di ansia crescente, che culmina nell’attacco di panico vero e proprio.
Infine, studi recenti suggeriscono che anche la regolazione dei neurotrasmettitori, come la serotonina e la noradrenalina, può influenzare la vulnerabilità agli attacchi di panico (Tang, Hölzel & Posner, 2015).

Comorbidità e conseguenze funzionali degli attacchi di panico
Gli attacchi di panico raramente si presentano in modo isolato. Spesso, infatti, sono associati ad altri disturbi psicologici, una condizione nota come comorbidità. Secondo il DSM-5, le comorbidità più frequenti possono includere: depressione, poiché molte persone che soffrono di attacchi di panico possono sviluppare anche sintomi depressivi, come perdita di interesse, tristezza persistente e difficoltà di concentrazione. Inoltre, il disturbo di panico è frequentemente associato non solo a disturbi depressivi, ma anche a disturbi di dipendenza, rappresentando un importante fattore di rischio per il suicidio (Abbar, 1996).
- Agorafobia: la paura di trovarsi in luoghi o situazioni da cui sarebbe difficile allontanarsi in caso di panico può portare ad evitare spazi pubblici, mezzi di trasporto o luoghi affollati.
- Disturbi d’ansia: il disturbo d’ansia generalizzato e l’ansia sociale sono spesso presenti insieme agli attacchi di panico, aggravando il disagio complessivo.
Le conseguenze funzionali degli attacchi di panico possono essere profonde e incidere significativamente sulla vita quotidiana di chi ne soffre. Spesso, le persone colpite evitano attività sociali, lavorative o scolastiche per il timore di un nuovo attacco, sperimentando così una riduzione della loro autonomia e una crescente dipendenza da familiari o amici per affrontare situazioni percepite come minacciose. Questo quadro porta frequentemente a un senso di isolamento, frustrazione e perdita di fiducia nelle proprie capacità. Inoltre, il disturbo di panico comporta una notevole sofferenza e una compromissione della qualità della vita, influenzando negativamente la vita sociale e le relazioni interpersonali (Abbar, 1996).
Questi effetti sottolineano l’importanza di un intervento tempestivo e mirato per prevenire l’aggravarsi del quadro clinico.
Attacchi di panico: cosa fare?
Cosa bisogna fare subito quando si ha un attacco di panico? E cosa invece sarebbe meglio evitare? Vediamo prima di tutto come aiutare una persona a gestire gli attacchi di panico:
- mantieni la calma: le emozioni possono essere contagiose. Un atteggiamento calmo e rilassato trasmette il messaggio implicito che va tutto bene e che gestire l’attacco di panico è possibile.
- aiutala a rallentare il respiro: un respiro affannoso e superficiale peggiora i sintomi. Una delle tecniche per superare l’attacco di panico consiste nel respirare contando nella mente 1001,1002,1003 mentre si ispira e 1004,1005,1006 mentre si espira.
- allontana le persone visibilmente in ansia: i pensieri catastrofici di chi vive una crisi di panico possono essere peggiorati dal vedere persone spaventate o in apprensione.
- aiutala a spostare la sua attenzione: tra i rimedi per gli attacchi di panico, è utile guidare l’attenzione della persona lontana dalle sensazioni fisiche che generano il panico. Cerca di distrarla con piccole richieste che siano congrue al contesto, ad esempio “Come va l’udito? Riesci a sentire i rumori delle macchine che passano?”.
Ci sono comportamenti che in caso di attacco di panico possono essere controproducenti, come farsi prendere a propria volta dalla preoccupazione. Anche andare al pronto soccorso, se si tratta di panico e non di un infarto, non aiuta a combattere gli attacchi di panico. In ospedale è probabile infatti che alla persona con panico che ha paura di avere un infarto sia assegnato un codice rosso e che venga sottoposta a una serie di esami per escludere problemi al cuore, per poi ricevere un ansiolitico.
Tutto questo va a rinforzare una serie di credenze errate nella persona, che impara:
- “se ero da codice rosso, devo andare in ospedale quando ho questi sintomi”
- “ero in pericolo, anche i medici pensavano fosse un infarto”
- “se non chiedo aiuto, non sarò in grado di gestire da solo l’attacco di panico”
- “gli ansiolitici mi aiutano a superare il panico”.
Strategie pratiche per gestire un attacco di panico
Affrontare un attacco di panico può essere molto difficile, ma esistono alcune strategie pratiche che possono aiutare a ridurre l’intensità dei sintomi e a recuperare il controllo.
- Respirazione consapevole: concentrarsi sul respiro, inspirando lentamente dal naso ed espirando dalla bocca, può aiutare a calmare il sistema nervoso. Un esercizio utile consiste nel contare fino a quattro durante l’inspirazione, trattenere il respiro per quattro secondi e poi espirare contando fino a sei.
- Radicamento nel presente: focalizzare l’attenzione su ciò che ci circonda può interrompere il ciclo dei pensieri catastrofici. Ad esempio, osservare cinque oggetti nella stanza, ascoltare i suoni o toccare una superficie fredda.
- Accettazione delle sensazioni: riconoscere che i sintomi, per quanto intensi, sono temporanei e non pericolosi può ridurre la paura di perdere il controllo.
- Dialogo interno rassicurante: ripetersi frasi come “Questo è un attacco di panico, passerà tra poco” può aiutare a ridurre l’ansia anticipatoria.
Queste tecniche non sostituiscono un percorso terapeutico, ma possono rappresentare un valido supporto nei momenti di crisi.

Come curare gli attacchi di panico
Come si curano gli attacchi di panico e a chi rivolgersi? In Europa, per la cura degli attacchi e del disturbo da panico si prendono come punto di riferimento le linee guida del NICE, secondo le quali gli interventi che hanno dato prova di efficacia mantenendo nel tempo i risultati sono, in ordine decrescente, la terapia psicologica, l’intervento farmacologico e l’auto-aiuto. Nei casi di attacchi di panico più gravi può essere indicata una terapia sequenziale, che prevede un iniziale trattamento con psicofarmaci, da sospendere gradualmente con l’inizio della psicoterapia.
La psicoterapia
Il trattamento d’elezione di psicoterapia per gli attacchi di panico è la terapia cognitivo-comportamentale (CBT). Questo tipo di percorso psicoterapeutico dovrebbe essere accompagnato da un professionista esperto, come uno psicologo con esperienza in attacchi di panico, psicologo e psicoterapeuta.
Uno psicoterapeuta online Unobravo potrà lavorare con la persona per riconoscere le situazioni di insorgenza o le dinamiche precedenti, utilizzando tecniche per recuperare il controllo della propria mente e del proprio corpo. Tra le principali tecniche usate nella terapia degli attacchi di panico ricordiamo:
- l’esposizione enterocettiva
- la ristrutturazione cognitiva
- la respirazione diaframmatica
- l’esposizione in vivo alle situazioni in cui si manifesta il panico.
Trattamento farmacologico
Gli attacchi di panico possono essere trattati anche con i farmaci, sebbene si tratti di un intervento di seconda scelta. La psicoterapia, infatti, è il trattamento che presenta meno possibilità di ricadute a lungo termine.
I farmaci di prima scelta sono gli antidepressivi SSRI, mentre gli ansiolitici, come le benzodiazepine, non sono raccomandati dalle linee guida. Ciò nonostante, è diffusa l’idea che si guarisca dagli attacchi di panico utilizzando farmaci ansiolitici; questi ultimi, in presenza di comorbilità con la depressione, potrebbero addirittura acuire i sintomi. È importante quindi ricordare che il trattamento farmacologico deve essere periodicamente controllato e sempre concordato con lo psichiatra.
L’auto-aiuto
Per chi soffre di attacchi di panico curarsi da soli è possibile, ma non sempre consigliato. Le evidenze di efficacia dell’autoterapia sono fragili, ma esistono.
È possibile acquistare manuali di auto-aiuto e svolgere esercizi di auto-cura per gli attacchi di panico o frequentare gruppi di supporto, ma il rischio che tutto ciò sia controproducente è alto. Per questo motivo, anche qualora si opti per questo tipo di soluzione, è consigliabile la guida di un professionista esperto a cui chiedere periodicamente dei feedback.
Epidemiologia degli attacchi di panico
Questo disturbo è abbastanza diffuso e arriva a colpire fino all'11% della popolazione in un anno. Il disturbo di panico solitamente esordisce nella tarda adolescenza o nella prima età adulta, e nelle donne ha un’incidenza doppia rispetto agli uomini.
Correlazione con il coronavirus
Dalla valutazione degli effetti della pandemia da COVID-19 sulla salute e sul benessere mentale della popolazione italiana e mondiale, sono emersi numerosi risultati. Per quanto riguarda il Disturbo di panico:
- il 21% degli intervistati ha riportato sintomi ansiosi clinicamente significativi ed interferenti nelle attività quotidiane;
- l’incidenza di coloro che hanno avuto un attacco di panico nel periodo recente, e per la prima volta, è del 10%.
Questi dati suggeriscono che la situazione critica attuale e la diffusa ansia da covid possano aver avuto un impatto notevole sul benessere psicologico della popolazione.
Dati epidemiologici aggiornati e prevalenza delle comorbidità
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il disturbo di panico può colpire circa il 2-3% della popolazione mondiale ogni anno, con una prevalenza maggiore nelle donne rispetto agli uomini (OMS, 2022). In Italia, una ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità del 2021 ha stimato che circa il 3% degli adulti ha sperimentato almeno un episodio di panico nell’ultimo anno.
Le comorbidità sono molto frequenti: secondo il DSM-5, oltre il 50% delle persone con disturbo di panico presenta anche un altro disturbo d’ansia, mentre circa il 30% sviluppa sintomi depressivi nel corso della vita. Questi dati evidenziano quanto sia importante riconoscere e trattare tempestivamente il disturbo di panico per prevenire complicazioni e migliorare la qualità della vita.
Prendi in mano il tuo benessere: Unobravo può essere al tuo fianco
Affrontare gli attacchi di panico può sembrare una sfida molto difficile, ma non sei solo. Comprendere cosa ti sta accadendo è spesso il primo passo per migliorare la serenità e la sicurezza nella vita quotidiana. Con il supporto di un professionista esperto, è possibile imparare a gestire i sintomi, ridurre la paura e riscoprire il piacere di vivere senza il timore costante del panico. Su Unobravo potrai trovare psicologi specializzati pronti ad ascoltarti e a costruire insieme a te un percorso su misura, in totale riservatezza e comodità. Non aspettare oltre: inizia il questionario per trovare il tuo psicologo online e fai il primo passo verso il benessere.

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