Crescita personale
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Dal senso di colpa alla responsabilità

Dal senso di colpa alla responsabilità
Dal senso di colpa alla responsabilitàlogo-unobravo
Giulia Cavallini
Giulia Cavallini
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Gestaltico Fenomenologico-Esistenziale
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il

Quando parliamo del senso di colpa pensiamo subito ad una situazione in cui avremmo potuto agire diversamente e che ora ci provoca un senso di sofferenza e disagio. Il sentirsi colpevole presuppone il nascondere un atto, un pensiero di cui non siamo fieri e che in qualche misura rappresenta un errore o bias cognitivo nel nostro sistema di valori e credenze. Quando si passa dal senso di colpa alla responsabilità?

La persona che, ad esempio, prova senso di colpa verso il partner, esercita un rimprovero nei confronti di se stessa, misurandosi con le aspettative e l'immagine di un Sé ideale, consolidate nel tempo e frutto delle esperienze del suo passato recente ed antico.

La colpa, secondo un'ottica fenomenologico-esistenziale, è il luogo in cui l'individuo non ha pieno contatto con sé stesso e con il mondo esterno. Il senso di colpa è caratterizzato da:

  • impossibilità di azione;
  • sentimenti di vergogna e dolore;
  • pensieri intrusivi disfunzionali legati alla svalutazione di sé.


La colpa nell’ottica psicoanalitica

Nel saggio Azioni ossessive e pratiche religiose Freud parlava del senso di colpa come

“(…) una coscienza di colpa, dunque, che dobbiamo definire inconscia nonostante l'apparente contraddizione di termini. Essa ha la sua fonte in determinati processi psichici remoti, ma viene costantemente rianimata nella tentazione che si rinnova ad ogni occasione attuale, e d'altra parte fa sorgere un'angoscia d'attesa sempre in agguato, un'attesa di sciagura, connessa, mediante l'idea di punizione, alla percezione interiore della tentazione”.
EKATERINA BOLOVTSOVA - Pexels

La psicoanalista Melanie Klein sottolineava come “l’ansia sia inestricabilmente legata all'angoscia” e quindi alla pulsione di morte e alla distruttività: un senso di colpa legato alla privazione e l'impoverimento del Sé. In questa breve panoramica psicoanalitica la colpa sembra non essere visibile né comprensibile a chi la produce, ma i suoi effetti sono spesso evidenti:

  • introflessioni
  • somatizzazioni
  • punizioni fisiche e psicologiche
  • paralisi.

Portare la colpa in luce

Portare alla luce, a livello conscio, i meccanismi che alimentano la colpa vuol dire evidenziarli e riconoscerli nel malessere esistenziale o inquietudine che si muove in modo indefinito e misterioso nel mondo interno individuale.

Il senso di colpa può venire sviato infatti da diversi meccanismi di difesa, venir spostato da un oggetto, da un tema ad un altro. La colpa può:

  • venire separata e proiettata dentro qualcun altro
  • essere sfruttata per ottenere un godimento masochistico (introflessione della colpa) o un vero e proprio controllo sadico: in quest'ultimo caso si parla di manipolazione affettiva dell'altro attraverso la colpa.
Anna Shvets - Pexels

Passare dalla colpa alla responsabilità

Mettere in luce i sentimenti, le rappresentazioni, le aspettative, le ipotesi e le fantasie aiuta a ricercare le radici della colpa e a sostituirla con una rinnovata responsabilità. Essere responsabili significa prendere coscienza delle proprie scelte ed intenzioni e muoversi secondo nuove e spesso inesplorate chiavi di lettura.

Assumersi la responsabilità vuol dire poter “abitare” fino in fondo se stessi anche dove ci fosse un'offesa da ripagare o aspetti non desiderabili da affrontare e da mostrare, anche dove le proprie intenzioni non sono facili da esplicitare.

La responsabilità consiste nel rendere visibili i sentimenti di colpa stabilendo origine e forma al loro manifestarsi. Nella terapia della Gestalt la responsabilità è intesa come “abilità a rispondere”. Una capacità quindi:

  • da allenare osservando sé stessi in pieno contatto con gli altri ed il mondo esterno;
  • non sottraendosi alle dinamiche in cui siamo immersi ma prendendone parte in modo funzionale e creativo.

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.
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