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Salute mentale
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I meccanismi di difesa: da Freud a oggi

I meccanismi di difesa: da Freud a oggi
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Eleonora Marciani
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Relazionale Integrato
Unobravo
Pubblicato il
12.5.2022

Il concetto di meccanismo di difesa in psicologia sta a indicare un meccanismo di autodifesa tipico della nostra mente. Ma quanti e quali sono i meccanismi di difesa in psicologia? Lo scopriamo in questo articolo.

Cosa sono i meccanismi di difesa?

In psicologia i meccanismi di difesa sono considerati processi fondamentali per la comprensione di noi stessi e del nostro funzionamento. Si attivano in varie circostanze e non sempre devono essere considerati come qualcosa di negativo o patologico. L’attuale definizione di meccanismi di difesa, comunemente condivisa, è stata proposta nel DSM-IV-TR: “una risposta psicologica automatica a eventi stressanti interni o esterni o a un conflitto emotivo” .

Si potrebbe pensare che coping e meccanismi di difesa siano la stessa cosa, ma non è esattamente così. La differenza tra meccanismi di difesa e strategie di coping sta nel fatto che questi ultimi sono le strategie con cui l’individuo reagisce ad eventi esterni fonte di stress. Il meccanismo di difesa, invece, è una strategia che protegge dall’angoscia legata soprattutto ad eventi intrapsichici.

Breve storia dei meccanismi di difesa

Il concetto di meccanismi di difesa nasce dalla psicoanalisi. Sigmund Freud nel 1894 è stato colui che per primo ha concettualizzato i meccanismi di difesa per spiegare il funzionamento dell'inconscio. Successivamente, lo studio di tale costrutto è stato ampiamente approfondito da altri autori, psicoanalisti e non solo.

I meccanismi di difesa per S. Freud

Cosa sono i meccanismi di difesa per Sigmund Freud? Stando alla definizione di meccanismo di difesa del padre della psicoanalisi, un meccanismo di difesa è un processo inconscio con cui l’Io protegge se stesso, per evitare il verificarsi di un trauma

Secondo Freud i meccanismi di difesa servono a negare l’accesso alla coscienza alla rappresentanza psichica di una pulsione e sarebbero meccanismi patogeni, cioè all’origine della psicopatologia, che corrisponderebbe al ritorno del rimosso. A differenza di quanto sarà successivamente affermato da altri autori, l’angoscia per Freud sarebbe la causa (e non l’esito) dei meccanismi di difesa. 

Anna Freud e i meccanismi di difesa

I meccanismi di difesa per Anna Freud (di cui ha parlato nel libro “L’Io e i meccanismi di difesa” del 1936) non costituiscono solo un processo patologico, ma anche adattivo e sono fondamentali per la formazione della personalità. A. Freud ha avuto il merito di ampliare il concetto di “difesa”: tra i meccanismi di difesa introdotti ricordiamo la sublimazione, l’identificazione con l’aggressore e l’altruismo.

Rispetto alla loro comparsa, Anna Freud ordina i meccanismi di difesa su una linea evolutiva: tra le prime a essere utilizzate c’è, ad esempio, la regressione. Poi comparirebbero anche la proiezione-introiezione (quando l’Io è sufficientemente differenziato dal mondo esterno), la rimozione (che presuppone una distinzione tra Io ed Es) e la sublimazione (che necessita della formazione del Super-Io). La teoria di A. Freud ci aiuta  quindi a comprendere la differenza tra meccanismi di difesa primitivi e maturi.

difesa psicologica anna freud
Rahul Shah - Pexels

I meccanismi di difesa per Melanie Klein

M. Klein ha studiato in modo particolare le difese primitive, che sarebbero tipiche della psicosi, introducendo il meccanismo di difesa dell’identificazione proiettiva. Per la Klein i meccanismi di difesa non sono soltanto delle difese dell’Io, ma costituirebbero dei veri e propri principi organizzativi della vita psichica.

O. Kernberg e i meccanismi di difesa

Kernberg ha cercato di fare una sintesi delle teorie sui meccanismi psicologici di difesa che lo hanno preceduto. Egli ha fatto la distinzione tra difese di alto livello (tra cui la rimozione, l’intellettualizzazione e la razionalizzazione), che sarebbero la prova della formazione di un Io maturo, da quelle di basso livello (tra cui ci sono la scissione, la proiezione e il diniego). Secondo Kernberg la prevalenza di questi ultimi meccanismi di difesa indica una personalità borderline.

I meccanismi di difesa per G. Vaillant

Come A. Freud, anche la classificazione dei meccanismi di difesa di Vaillant è lungo un continuum, sulla base di due dimensioni:

Vaillant ha distinto quattro livelli di difese, di cui riportiamo alcuni esempi:

  1. le difese narcisistiche-psicotiche (proiezione delirante, diniego);
  2. le difese immature (acting out, dissociazione);
  3. le difese nevrotiche (rimozione, spostamento, formazione reattiva);
  4. le difese mature (umorismo, altruismo, sublimazione).

Il concetto di meccanismo di difesa per Nancy McWIlliams

Nancy McWlliams sostiene che l’utilizzo delle difese sia importante non solo in termini difensivi, per il mantenimento dell’autostima, ma anche per ottenere un sano adattamento alla realtà. Tali meccanismi difensivi si strutturano in modo diverso per ciascuno di noi. L’uso preferenziale e automatico delle difese è determinato da una vasta gamma di elementi e può variare in base ad alcuni fattori, tra cui:

  • le nostre caratteristiche e risorse interne; 
  • le esperienze vissute nella prima infanzia;
  • l’impatto generato dall’utilizzo di tali difese psicologiche;
  • la tipologia di difesa messa in atto dalle proprie figure di riferimento.
meccanismi difensivi
Pixabay - Pexels

A cosa servono i meccanismi di difesa?

I meccanismi di difesa possono essere descritti come dei processi inconsci e automatici che il nostro cervelIo mette in atto per proteggersi dall’angoscia e dalla consapevolezza di eventuali pericoli o fattori stressanti, sia interni che esterni. Essi attivano determinate reazioni come conseguenza di qualche evento, interno o esterno, percepito come particolarmente intollerabile o inaccettabile per la coscienza.

Cosa si intende quindi per meccanismo di difesa? Si tratta di “stratagemmi” che:

  • ci impediscono di provare angoscia ogni volta che ci sentiamo minacciati o in pericolo;
  • ci consentono di gestire ciò che ci accade in modo più accettabile.

Altre funzioni dei meccanismi di difesa

I meccanismi di difesa:

  • proteggono la persona dall’angoscia, allontanando tutte le fonti che possono originare stress, conflitti o altre esperienze emotive disorganizzati;
  • consentono di preservare l’autostima e di adattarsi all’ambiente circostante. Questo processo di adattamento durerà per tutta la vita.

Le difese, quindi, possono essere segnali di adattamento e disadattamento:

  • nel primo caso permettono di vivere la realtà che ci circonda con un certo grado di flessibilità ed armonia;
  • le seconde si manifestano in modo ricorrente, pervasivo e con un certo grado di rigidità.

I meccanismi di difesa dell’Io: difese primarie e secondarie

Quali sono i meccanismi di difesa? I meccanismi di difesa vengono solitamente classificati in modo gerarchico. Esiste infatti un certo grado di accordo, tra i teorici psicoanalitici, sull’idea che alcune difese psicologiche siano evolutivamente meno mature e quindi meno adattive di altre. In base a ciò, le difese potrebbero essere classificate lungo un continuum, che ci consente di individuare quelle più adattive ed evolute da quelle più primitive. Vediamo alcuni esempi di meccanismi di difesa, distinguendo tra difese primarie (immature o primitive) e secondarie (mature o evolute).

Le difese primarie

Implicano una mancata capacità, da parte dell’individuo, di saper differenziare il Sé e il mondo che lo circonda, e anche per questo sono definiti meccanismi di difesa psicotici. Quali sono i meccanismi di difesa più arcaici? 

Vediamo alcuni esempi di meccanismi di difesa dell’io che rientrano tra le difese primitive:

  • l’introiezione: è un meccanismo di difesa per cui la persona assimila a sé un oggetto esterno (un esempio è l’identificazione con l’aggressore).
  • la proiezione: in psicologia è un meccanismo di difesa per cui l’individuo attribuisce ad altri i propri sentimenti o pensieri, vedendoli in altre persone.
  • l’idealizzazione-svalutazione: questo meccanismo di difesa consiste nell'attribuire a sé o ad altri caratteristiche esageratamente positive o negative.
  • la scissione: è un meccanismo di difesa che consiste nel tenere separati aspetti positivi e negativi di sé o degli altri, che vengono considerati (alternativamente) o completamente buoni o completamente cattivi.
  • la negazione: è un meccanismo di difesa con cui viene realizzato il completo rifiuto di determinati fatti perché troppo dolorosi.
  • l’identificazione proiettiva: questo un meccanismo di difesa fa in modo che la persona proietti su un’altra propri sentimenti, di cui rimane perfettamente consapevole. Un esempio è un figlio adolescente che dice “nessuno mi capisce” in tono ostile, giustificando il proprio comportamento e presumendo che anche gli altri gli siano ostili. 
  • l’acting out, è un meccanismo di difesa per cui l’espressione dei propri conflitti interni avviene attraverso le azioni.
negazione meccanismo di difesa
Anete Lusina - Pexels

Le difese secondarie

I meccanismi di difesa maturi implicano vari adattamenti rispetto alla realtà esterna e fanno particolare riferimento ai nostri confini interni, noti anche come istanze psichiche. Quali sono i principali meccanismi di difesa secondari?

Ecco un elenco di alcuni di essi, con esempi pratici del loro funzionamento:

  • la rimozione: è un meccanismo di difesa opera della censura del Super-Io, per cui non siamo consapevoli di desideri o pensieri disturbanti, che vengono esclusi dalla coscienza. 
  • l’isolamento: questo meccanismo di difesa fa sì che la persona tenga separate cognizioni ed emozioni. Ad esempio, una persona con PTSD potrebbe essere consapevole del trauma e saperlo raccontare nei dettagli, pur non riuscendo a entrare in contatto con nessuna emozione (anestesia emotiva).
  • la razionalizzazione: questo meccanismo di difesa consiste nel ricorrere a spiegazioni rassicuranti (ma inesatte) per il proprio comportamento, in modo da nascondere le vere motivazioni che, se consapevoli, genererebbero un conflitto. Ecco un esempio: uno studente impreparato viene bocciato all’esame e racconta ai suoi familiari che il professore lo ha penalizzato.
  • la regressione: è un meccanismo di difesa proposto da A. Freud che implica un ritorno involontario a modalità di funzionamento che appartengono a uno stadio precedente dello sviluppo. Un bambino stressato dalla nascita del fratellino, ad esempio, potrebbe tornare a succhiarsi il pollice o fare pipì a letto.
  • lo spostamento: questo meccanismo di difesa è tipico delle fobie e consente di spostare un conflitto emotivo su un oggetto meno minaccioso. 
  • la formazione reattiva: è un meccanismo di difesa che consente di sostituire impulsi inaccettabili per l’individuo con il loro opposto.
  • l’identificazione: questo meccanismo di difesa consente di acquisire caratteristiche proprie di un’altra persona. L’identificazione con la figura paterna, per esempio, è fondamentale nel superamento del complesso di Edipo.
  • la sublimazione: è un meccanismo di difesa che permette di incanalare in attività socialmente accettabili (sport, arte, o altro) sentimenti potenzialmente disadattivi. 
  • l’altruismo: è un meccanismo di difesa per cui vengono soddisfatti i propri bisogni occupandosi di quelli degli altri.
  • l’umorismo: questo meccanismo di difesa è considerato da Freud tra i più maturi ne  “Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio” (1905). Il padre della psicoanalisi lo definì “il più eminente meccanismo di difesa”. L’umorismo viene usato infatti per esprimere contenuti repressi bypassando la censura del Super-Io.

Disturbi di personalità e meccanismi di difesa

Abbiamo visto come i meccanismi di difesa possono essere differenziati a seconda del grado di maturità evolutiva dell’Io, permettendo un maggiore o minore adattamento alla realtà. Le difese più immature, pertanto, sono segnale di una pronunciata distorsione della realtà e sono più frequentemente presenti nei disturbi della personalità.

Secondo il già citato modello di Kernberg, il disturbo istrionico di personalità, quello narcisista, antisociale e borderline sarebbero caratterizzati da un’identità poco integrata e dall’uso di difese immature, in presenza di un esame di realtà integro. L’utilizzo di difese immature è tuttavia presente anche in altri disturbi di personalità, come il disturbo di personalità paranoide e il disturbo di personalità dipendente.

L’importanza dei meccanismi di difesa

I meccanismi di difesa dell’Io rivestono un ruolo fondamentale, sia nel contesto intrapersonale che interpersonale. È interessante come essi riescano a difendere il senso di sicurezza interno, proteggendo da emozioni e vissuti come la delusione, la vergogna, l’umiliazione e anche paura di essere felici. Abbiamo a disposizione vari mezzi psichici e comportamentali per affrontare situazioni di particolare stress e conflitto. La modalità che abbiamo di esprimerci, di agire e di relazionarci può dunque variare a seconda della tipologia di difesa messa in atto, influenzando così il comportamento e il modo di affrontare la realtà esterna. 

I meccanismi di difesa ci accompagnano per tutta la vita e ci consentono di gestire nel miglior modo possibile ciò che accade, sia internamente che esternamente. Sono dunque da considerare uno strumento prezioso per la gestione della nostra quotidianità, dei nostri affetti e delle pulsioni. Il ruolo dello psicologo è quello di migliorare la capacità dell’individuo a comprendere se stesso, compreso l’utilizzo delle proprie difese.

Ecco perché uno degli obiettivi della psicoanalisi e della psicoterapia psicodinamica è realizzare un percorso psicoterapeutico che permetta di conoscere ciò che si cela dietro una o più difese, per offrire alla persona una prospettiva diversa di sé. Uno psicoterapeuta online Unobravo può accompagnarti in un percorso orientato alla scoperta di te stesso e alla crescita personale.

 

Meccanismi di difesa: libri consigliati

Ecco alcuni libri per approfondire cosa sono e cosa consentono alla vita psichica i meccanismi di difesa:


Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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