Disturbi di personalità
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Il disturbo dipendente di personalità: cause, sintomi e cura

Il disturbo dipendente di personalità: cause, sintomi e cura
Il disturbo dipendente di personalità: cause, sintomi e curalogo-unobravo
Annamaria Di Pascale
Annamaria Di Pescale
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Cognitivo-Comportamentale
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il


Per comprendere il disturbo dipendente di personalità è importante partire dal concetto di dipendenza affettiva, definendolo come uno stato patologico in cui la persona sente una forte necessità di trovare nell’altro

  • accudimento
  • sostegno
  • vicinanza affettiva.

Questi bisogni del dipendente affettivo conducono a comportamenti di sottomissione e a un timore costante della separazione. La preoccupazione e lo stato d’ansia nel sentirsi soli e abbandonati, fanno sì che il controllo dell’altro avvenga costantemente, anche quando non ci sono motivi per temere questa condizione. Quando questa modalità relazionale di dipendenza diventa inflessibile e pervasiva, si può parlare di disturbo dipendente di personalità.


Personalità dipendente: le cause

Nella storia infantile di persone con disturbo dipendente di personalità, è possibile riscontrare la presenza di genitori che forniscono cure e disponibilità affettiva in maniera discontinua, imprevedibile e spesso contraddittoria rispetto alle richieste di attenzioni da parte del bambino.

Questa modalità genitoriale, definita propriamente “stile di attaccamento ansioso-ambivalente”, condiziona il bambino che, temendo l’abbandono del caregiver, mette in atto comportamenti di controllo e ricerca continua di prossimità, con lo scopo di sentirsi costantemente rassicurato.

vera Arsic - Pexels


Il disturbo dipendente di personalità nella vita di coppia

Il partner di una persona che soffre di un disturbo dipendente di personalità, vivendo in una condizione in cui si vede realizzati aspettative e desideri, si sentirà legittimato a dominare la relazione godendo dei vantaggi che ne conseguono e accentrando l’attenzione su se stesso, sui propri interessi e scopi.

Questo atteggiamento mantiene e favorisce il comportamento di sottomissione e accondiscendenza, almeno finché il dipendente non percepirà il senso di eccessiva costrizione. Il timore, anzi, il terrore dell’abbandono, porta ad una repressione della rabbia verso l’altro e ad una svalutazione di sé come bisognoso di accudimento, spesso idealizzando il partner come persona accudente. Da qui riparte il ciclo di dipendenza.



Terapia del disturbo dipendente di personalità

Tutti i disturbi della personalità (tra cui ricordiamo, ad esempio, il disturbo narcisistico, il disturbo borderline e il disturbo paranoide di personalità) sono caratterizzati da difficoltà nella sfera delle relazioni interpersonali e dell'identità personale. Anche nel disturbo dipendente bisognerà lavorare quindi sia sul miglioramento del funzionamento interpersonale che sul rafforzamento dell'immagine di sé.

Nello specifico ecco gli obiettivi di una buona terapia del disturbo dipendente di personalità:

  • la ricerca dei propri scopi di vita verso l’autonomia;
  • la relazione terapeutica come “laboratorio di cura”;
  • la ristrutturazione del sé autonomo ed efficace.

La ricerca dei propri scopi di vita verso l’autonomia

Il lavoro terapeutico, in prima istanza, deve prevedere la realizzazione di un senso di maggiore autonomia, accompagnando i pazienti con disturbo dipendente di personalità verso il riconoscimento dei propri bisogni.

È importante portare il paziente a sperimentare che la creazione di occasioni di autonomia non conduce necessariamente alla rottura della relazione affettiva.

Darina Belonogova - Pexels

La relazione terapeutica come “laboratorio di cura”

Visto le modalità relazionali di chi soffre di un disturbo dipendente di personalità, non è difficile comprendere quando sia importante per il terapeuta lavorare in seduta per stabilire una relazione salda ed efficace. È un percorso complesso, perché di solito si tratta di pazienti che da una parte inducono un istintivo accudimento, dall’altra tendono a compiacere il terapeuta proprio come nelle loro relazioni di vita.


La ristrutturazione del sé autonomo ed efficace

Se la terapia è stata efficace, il paziente:

  • si ritrova ad utilizzare nuove modalità di regolazione delle scelte;
  • scopre di possedere scopi e desideri propri che prima non immaginava di avere;
  • si rivela capace di dire di no e dare dignità alle proprie posizioni.

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.
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