Per comprendere il disturbo dipendente di personalità è importante partire dal concetto di dipendenza affettiva, definendolo come uno stato patologico in cui la persona sente una forte necessità di trovare nell’altro
Questi bisogni della persona dipendente conducono a comportamenti di sottomissione e a un timore costante della separazione. La preoccupazione e lo stato d’ansia di essere lasciate sole e di essere abbandonate, fanno sì che il controllo dell’altro avvenga costantemente, anche quando non ci sono motivi per temere questa condizione. Quando questa modalità relazionale diventa inflessibile e pervasiva, si può parlare di disturbo dipendente di personalità.
Nella storia infantile di persone con disturbo dipendente di personalità, è possibile riscontrare la presenza di genitori che forniscono cure e disponibilità affettiva in maniera discontinua, imprevedibile e spesso contraddittoria rispetto alle richieste di attenzioni da parte del bambino.
Questa modalità genitoriale, definita propriamente “stile di attaccamento ansioso-ambivalente”, condiziona il bambino che, temendo l’abbandono del caregiver, mette in atto comportamenti di controllo e ricerca continua di prossimità, con lo scopo di sentirsi costantemente rassicurato.
Il partner di una persona che soffre di un disturbo dipendente di personalità, vivendo in una condizione in cui si vede realizzati aspettative e desideri, si sentirà legittimato a dominare la relazione godendo dei vantaggi che ne conseguono e accentrando l’attenzione su se stesso, sui propri interessi e scopi.
Questo atteggiamento mantiene e favorisce il comportamento di sottomissione e accondiscendenza, almeno finché il dipendente non percepirà il senso di eccessiva costrizione. Il timore, anzi, il terrore dell’abbandono, porta ad una repressione della rabbia verso l’altro e ad una svalutazione di sé come bisognoso di accudimento, spesso idealizzando il partner come persona accudente. Da qui riparte il ciclo di dipendenza.
Tutti i disturbi di personalità (tra cui ricordiamo, ad esempio, il disturbo narcisistico, il disturbo borderline e il disturbo paranoide di personalità) sono caratterizzati da difficoltà nella sfera delle relazioni interpersonali e dell'identità personale. Anche nel disturbo dipendente bisognerà lavorare quindi sia sul miglioramento del funzionamento interpersonale che sul rafforzamento dell'immagine di sé.
Nello specifico ecco gli obiettivi di una buona terapia del disturbo dipendente di personalità:
Il lavoro terapeutico, in prima istanza, deve prevedere la realizzazione di un senso di maggiore autonomia, accompagnando i pazienti con disturbo dipendente di personalità verso il riconoscimento dei propri bisogni.
È importante portare il paziente a sperimentare che la creazione di occasioni di autonomia non conduce necessariamente alla rottura della relazione affettiva.
Visto le modalità relazionali di chi soffre di un disturbo dipendente di personalità, non è difficile comprendere quando sia importante per il terapeuta lavorare in seduta per stabilire una relazione salda ed efficace. È un percorso complesso, perché di solito si tratta di pazienti che da una parte inducono un istintivo accudimento, dall’altra tendono a compiacere il terapeuta proprio come nelle loro relazioni di vita.
Se la terapia è stata efficace, il paziente: