Disposofobia: il disturbo da accumulo

Disposofobia: il disturbo da accumulo
Gianmarco Candia
Redazione
Psicologo ad orientamento Cognitivo-Costruttivista
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
30.9.2025
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La tendenza a conservare oggetti, che si tratti di un vestito che potrebbe tornare di moda o di una collezione a cui siamo legati accomuna molte persone. Spesso, dietro il piacere di conservare determinati oggetti o la difficoltà a separarsene, si cela un bisogno di sicurezza, il desiderio di mantere un ricordo o semplicemente il timore di pentirsi di aver buttato qualcosa che potrebbe servire in futuro.

Tuttavia, quando la necessità di accumulare beni invade gli spazi vitali della propria abitazione e la difficoltà a liberarsene raggiunge livelli clinicamente significativi, si parla di disturbo da accumulo, conosciuto anche come disposofobia.

La disposofobia è una realtà più diffusa di quanto si possa pensare, anche se in Italia mancano dati precisi sulla sua incidenza. Si stima che nei paesi occidentali la diffusione si aggiri tra il 2 e il 5% della popolazione.

Negli ultimi anni si sente parlare sempre più spesso di hoarding. Forse ti è capitato di vedere in TV programmi come Sepolti in casa, che raccontano le storie e le difficoltà quotidiane di chi vive con la disposofobia, spesso definita in modo improprio come “malattia di non buttare via niente”.

In questo articolo approfondiremo il disturbo da accumulo e la disposofobia, rispondendo alle domande più frequenti: che cos’è l’accumulo compulsivo, quando si può parlare di disturbo, quali sono le cause, come si cura e a chi rivolgersi per trovare un aiuto concreto. L’obiettivo è offrire una panoramica chiara e accogliente, utile sia a chi vive in prima persona questa difficoltà, sia a chi desidera comprendere meglio il fenomeno per supportare una persona cara.

  • Che cos'è l'accumulo compulsivo?
  • Quando possiamo parlare di un disturbo da accumulo?
  • Perché si diventa accumulatori?
  • Come si cura il disturbo da accumulo?
  • A chi rivolgersi per la cura della disposofobia?

accumulo seriale patologia
Yuen Tao Chun - Pexels

Disturbo da accumulo, disposofobia, sillogomania: di cosa stiamo parlando?

Per comprendere davvero il significato di disposofobia, può essere utile partire dalla definizione del dizionario: “Tendenza patologica ad accumulare oggetti senza alcun ordine, fino a rimanerne sommersi.” Questa definizione mette in luce come la disposofobia non sia solo una semplice abitudine, ma un vero e proprio disturbo che può compromettere la qualità della vita.

Il termine disposofobia deriva dall’inglese “to dispose” (sistemare, liberarsi di qualcosa). Nel tempo, sono stati impiegati anche altri termini per descrivere questa condizione, come sillogomania e hoarding disorder. Tutti questi termini fanno riferimento a una difficoltà profonda nel separarsi dagli oggetti, anche quando non hanno più alcuna utilità o valore reale.

Il disturbo da accumulo nelle versioni del DSM

Il comportamento di accumulo è stato oggetto di studio per decenni. Negli anni ‘80, il disturbo di personalità ossessivo compulsivo includeva già tra i suoi criteri la tendenza ad accumulare oggetti. Successivamente, il disturbo ossessivo compulsivo (DOC) ha inglobato l’accumulo come uno dei suoi sintomi fino all’arrivo del DSM 5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), che ha riconosciuto il disturbo da accumulo o disposofobia come una categoria autonoma. Questo passaggio ha permesso di approfondire le cause della disposofobia e di sviluppare percorsi di cura più mirati.

Le caratteristiche dell’accumulatore compulsivo

Quando si parla di accumulatore seriale, si fa riferimento a una persona che sperimenta un bisogno ossessivo di accumulare una grande quantità di oggetti, anche quando questi risultano inutili, pericolosi o addirittura dannosi. Questa spinta può riguardare qualsiasi cosa: cibo, vestiti, ma anche animali come i gatti. L’accumulo compulsivo di animali viene definito Animal Hoarding e, sebbene il DSM-5 non distingua tra le diverse tipologie di oggetti accumulati, la ricerca scientifica continua a esplorare le specificità di ogni forma.

Nel tempo, l’accumulo porta l’accumulatore seriale a riempire ogni spazio disponibile, rendendo gli ambienti domestici insalubri e compromettendo la mobilità, l’alimentazione, la convivenza e la pulizia. Non è raro che la casa diventi quasi inaccessibile, con conseguenze importanti sulla vita quotidiana e sulle relazioni.

Liberarsi degli oggetti accumulati non è affatto semplice; anzi, spesso la sola idea di separarsene genera una persistente difficoltà a selezionarli o pensare di separarsene, anche in assenza di un reale valore affettivo. Questo aspetto distingue la disposofobia da una semplice tendenza a conservare ricordi.

Quando gli oggetti invadono gli spazi vitali, le limitazioni nelle attività quotidiane diventano sempre più evidenti. Le difficoltà in casa possono portare a problemi familiari, all’isolamento sociale e a un crescente senso di solitudine.

Non di rado, la disposofobia si accompagna ad altri disturbi come l’ansia (ad esempio disturbo d’ansia generalizzata o fobia sociale), la depressione e, secondo alcune evidenze, anche l’ADHD.

Inoltre, il bisogno di conservare beni e l’ansia da separazione possono manifestarsi insieme alla sindrome da shopping compulsivo, soprattutto quando si acquistano oggetti online che sembrano indispensabili, ma che, una volta portati a casa, perdono rapidamente di interesse.

Un aspetto centrale nel profilo psicologico dell'accumulatore seriale è il livello di consapevolezza rispetto al proprio comportamento. Il DSM-5 distingue tra chi riconosce l’eccesso e la disfunzionalità dei propri gesti e chi, invece, non percepisce alcun problema e resta fermo nelle proprie convinzioni.

La consapevolezza può variare:

  • da buona, se i comportamenti sono riconosciuti come eccessivi e disfunzionali
  • a scarsa o delirante, se non vengono percepiti come problematici e l’accumulatore (hoarder) è inamovibile rispetto alle sue convinzioni.

Una persona accumulatrice può non essere cosciente della propria condizione?

Nel disturbo da accumulo, le caratteristiche di egosintonia ed egodistonia hanno portato i clinici a riflettere sulla possibilità di considerare questa condizione come una categoria diagnostica autonoma, distinta dal disturbo ossessivo-compulsivo

Per chiarire:

  • è egosintonico un aspetto o sintomo vissuto come in sintonia con la propria immagine di sé o i propri bisogni
  • è egodistonica, al contrario, la percezione di qualcosa come estraneo, distonico appunto, rispetto al sé e che causa disagio.

A differenza di altre forme di DOC, come i washers/cleaners (che mettono in atto rituali di pulizia per paura di contaminazione) o i checkers (che controllano ripetutamente per ridurre l’ansia), gli accumulatori seriali possono non percepire il disagio della loro condizione. In questi casi, la difficoltà a separarsi dagli oggetti non viene vissuta come un problema, ma come una parte integrante della propria identità.

Disturbo ossessivo compulsivo da accumulo e DOC

Nel disturbo ossessivo compulsivo (DOC), la persona vive le compulsioni come un peso e desidererebbe liberarsene. Le azioni ripetitive, come pulire, controllare o riordinare, vengono messe in atto per alleviare la tensione generata dalle ossessioni.

Gli hoarders (accumulatori seriali), invece, non sono invasi da pensieri fastidiosi e ricorrenti, ma attribuiscono un valore estremo ai propri oggetti. Non smetterebbero mai di accumularli, arrivando a rinunciare a spazi della casa, alla pulizia e persino alle relazioni pur di non separarsene.

L’ansia, che nel DOC è centrale, negli accumulatori seriali emerge solo quando si prospetta la possibilità di dover eliminare i propri oggetti. In assenza di questa minaccia, la persona può non percepire alcun disagio.

Altri disturbi associati alla disposofobia

L’accumulo seriale può essere riscontrato anche in altri disturbi, motivo per cui è fondamentale una diagnosi accurata. Oltre che nel DOC, l’accumulo può comparire:

  • nel disturbo ossessivo compulsivo di personalità
  • nella schizofrenia
  • nella demenza
  • nella sindrome di Prader-Willi e in altri disturbi a matrice genetica
  • nei disturbi pervasivi dello sviluppo come l’autismo
  • nella sindrome di Diogene.

Rispetto alla sindrome di Diogene, è importante sottolineare che la sua peculiarità consiste nell’accumulo seriale di rifiuti, con una trascuratezza marcata dell’igiene personale e dell’ambiente domestico. Questa condizione, pur condividendo alcune caratteristiche con la disposofobia, presenta dinamiche e bisogni di intervento specifici.

disturbo da accumulo o hoarding
Digital Buggu - Pexels

Cause della disposofobia

Da quando la disposofobia è stata riconosciuta come disturbo autonomo, la ricerca ha potuto approfondire meglio le sue cause. Oggi sappiamo che le cause della disposofobia sono molteplici e spesso si intrecciano tra loro.

Gli studi hanno evidenziato il ruolo di fattori ambientali, genetici e neurobiologici (ad esempio il coinvolgimento di neurotrasmettitori come dopamina e serotonina), oltre a specifici deficit cognitivi. Ad esempio, nel disturbo da accumulo è stato osservato un funzionamento anomalo dei lobi frontali, aree cerebrali coinvolte nella motivazione, nella capacità di prendere decisioni e nell’evitare errori.

Anche la componente genetica può aumentare la vulnerabilità, così come un vissuto traumatico (ad esempio un lutto complicato, una separazione o un evento molto stressante) può rappresentare un fattore scatenante.

Uno dei modelli più noti, proposto da Frost e Hartl, spiega sillogomania e hoarding disorder sulla base di:

  • deficit nell'elaborazione delle informazioni
  • problemi nella capacità di formare legami affettivi
  • evitamento comportamentale
  • credenze errate sulla natura dei beni.

Accumulare o collezionare?

Come distinguere un accumulatore seriale da un semplice collezionista? La differenza non sta tanto nella quantità di oggetti posseduti, quanto nel modo in cui vengono gestiti e vissuti.

Il collezionista si prende cura della sua raccolta, la riordina, la cataloga e la espone con orgoglio. Al contrario, chi soffre di disturbo da accumulo tende a perdere interesse per gli oggetti accumulati, che vengono accatastati senza ordine in spazi essenziali per la vivibilità della casa. Spesso questa situazione genera un senso di vergogna, e quando si prospetta la possibilità di separarsene, tutto sembra improvvisamente indispensabile.

La sillogomania si distingue quindi dal collezionismo per l’impatto negativo sulla qualità della vita e per la perdita di controllo sulla gestione degli oggetti.

  • un collezionista si prende cura della sua collezione, la riordina, cataloga ed esibisce con fierezza
  • un accumulatore perde interesse per gli oggetti che ha in casa, li accatasta senza cura in spazi essenziali per la vivibilità e sviluppa un senso di vergogna per quanto conservato, salvo poi ritenere tutto indispensabile quando si ripresenta la minaccia della separazione.

Come curare il disturbo da accumulo?

Affrontare la disposofobia può sembrare un’impresa difficile, ma è possibile trovare sollievo e migliorare la qualità della vita grazie a un percorso psicologico mirato. Chi si riconosce nelle situazioni descritte può trarre grande beneficio dal rivolgersi a uno psicologo e psicoterapeuta e iniziare un percorso psicologico volto ad approfondire l’entità del possibile disturbo.

Il professionista può utilizzare diversi strumenti, tra cui la Hoarding Rating Scale-Interview [1], utile per valutare la gravità della disposofobia. Tra le varie forme di psicoterapia, la terapia cognitivo-comportamentale (TCC) è considerata il trattamento d’elezione perché permette di:

  • valutare la gravitá del disturbo e rilevare presenza e frequenza di ossessioni e compulsioni, anche grazie a scale di misura come la NSGCD Clutter Hoarding Scale [2] o la Y-BOCS [3]
  • ricostruire la storia di vita del paziente e comprendere meglio il disturbo
  • approfondire che cosa determina la vulnerabilitá e quali sono i fattori che portano allo scompenso
  • costruire un profilo interno del disturbo, per individuare l’evento critico che innesca il comportamento compulsivo di accumulo, le valutazioni cognitive dell’evento come minaccioso, grave, non fronteggiabile o inaccettabile e i tentativi di soluzione di primo e secondo ordine adottati per fronteggiare il disagio avvertito
  • utilizzare in maniera guidata esercizi pratici per sviluppare o rafforzare capacità organizzative di oggetti e spazi, affrontare la difficoltà nel liberarsi degli oggetti e controllare la tendenza all’acquisizione eccessiva.

Quando la persona acquisisce maggiore consapevolezza delle cause della disposofobia e dei propri trigger, il percorso terapeutico può concentrarsi su:

  • sviluppare e/o rinforzare capacità di decision making, problem-solving o gestione e organizzazione di beni e oggetti
  • prevenire o evitare la risposta comportamentale in situazioni e contesti che la stimolerebbero
  • ristrutturare i pensieri irrazionali collegati ai comportamenti di accumulo.

psicologia online per il disturbo di accumulo
Andrea Piacquadio - Pexels

Vivere con un accumulatore

La sindrome compulsiva da accumulo non coinvolge solo la persona che ne soffre, ma si ripercuote anche sul contesto familiare e relazionale. Spesso la casa di un accumulatore seriale diventa inaccessibile, limitando così le interazioni sociali non solo della persona con disposofobia, ma anche di partner e figli.

I figli, soprattutto se in età scolare, possono sentirsi impotenti di fronte a questa situazione, con conseguenze che spaziano dall’isolamento sociale alla frustrazione e alla rabbia. Se non si interviene per tempo, da adulti possono nascere conflitti genitori-figli che portano anche a un allontanamento definitivo.

Anche per il partner può essere difficile capire come gestire la relazione con un accumulatore seriale. Il disturbo da accumulo può causare crisi di coppia e problemi nelle relazioni amorose, che talvolta possono portare a separazioni o divorzi.

La psicologia può essere d’aiuto anche ai familiari e alle persone vicine agli accumulatori compulsivi, offrendo suggerimenti su come supportare la persona cara e su come prendersi cura del proprio benessere emotivo.

Libri sulla disposofobia

Per chi desidera approfondire il tema della disposofobia e del disturbo da accumulo, ecco alcuni suggerimenti di lettura utili sia per chi vive questa esperienza sia per chi vuole sostenere un familiare:

Superare la disposofobia è possibile con un aiuto professionale

La disposofobia e il disturbo da accumulo sono condizioni complesse, che vanno ben oltre la semplice disorganizzazione o la paura di buttare via qualcosa. Spesso, dietro questi comportamenti, si nascondono vissuti emotivi profondi e meccanismi psicologici che meritano ascolto e comprensione.

Se senti che l’accumulo sta limitando la tua vita o quella di una persona a te cara, sappi che non sei solo. Chiedere aiuto è un gesto di coraggio e può rappresentare il primo passo verso un cambiamento reale. Un percorso con un professionista della salute mentale può offrire strumenti concreti per affrontare le cause della disposofobia e ritrovare il benessere.

Bibliografia
Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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