Lo shopping compulsivo, spesso indicato in letteratura come compulsive buying disorder (CBD), è descritto già da Emil Kraepelin (1915) con il termine “oniomania”. Nonostante sia talvolta definito tra le “nuove dipendenze”, non costituisce una diagnosi di dipendenza nel DSM-5-TR: è generalmente concettualizzato come disturbo del controllo degli impulsi/comportamento additivo. Si caratterizza per acquisti ripetuti e difficili da controllare, messi in atto per alleviare tensione o malessere e mantenuti nonostante conseguenze negative su finanze, relazioni e funzionamento quotidiano.
Chi soffre di shopping compulsivo?
Lo shopping compulsivo è un quadro comportamentale caratterizzato da acquisti ricorrenti e difficili da controllare, mantenuti nonostante conseguenze negative. Le stime di prevalenza nella popolazione generale si aggirano intorno al 5%, con ampia variabilità a seconda di strumenti e campioni (circa 1–6%+). L’esordio è spesso nella tarda adolescenza/giovane età adulta e il decorso tende a essere cronico o ricorrente, con possibili periodi di remissione. Le differenze di genere appaiono meno marcate di quanto ritenuto in passato e i profili socioeconomici sono eterogenei. Nelle forme più gravi, gli episodi possono essere frequenti e prolungati, talvolta online, con notevole tempo dedicato agli acquisti.
Dati epidemiologici aggiornati sullo shopping compulsivo
Lo shopping compulsivo sembra essere in aumento, anche grazie alla facilità di accesso agli acquisti online. Secondo una meta-analisi pubblicata su Addiction, la prevalenza del disturbo nella popolazione generale è di circa il 5%, con stime che in diversi studi oscillano tra il 3% e il 7%, e con una maggiore frequenza tra le donne e i giovani adulti (Maraz et al. 1016).
In Italia, studi condotti su campioni di popolazione adulta e universitaria indicano che una quota non trascurabile della popolazione (circa 1 persona su 20) presenta comportamenti di acquisto problematici, con una tendenza all’aumento tra i più giovani. Questi dati sottolineano l’importanza di riconoscere precocemente i segnali di rischio e di promuovere interventi di prevenzione e supporto.

Shopping compulsivo: sintomi
Tra i sintomi che permettono di identificare lo shopping compulsivo, la ricercatrice Susan McElroy (McElroy et al. 1994) ha individuato alcune situazioni ricorrenti:
- la persona percepisce lo shopping sfrenato come irresistibile, intrusivo o insensato;
- l’acquisto comporta spesso una spesa superiore alle proprie possibilità economiche o riguarda oggetti futili;
- la preoccupazione o l’impulso provocano stress, determinano una notevole perdita di tempo e interferiscono in modo rilevante con il funzionamento sociale, lavorativo o finanziario;
- gli acquisti eccessivi non si manifestano esclusivamente durante periodi di mania o ipomania.
Le fasi del comportamento di shopping compulsivo
Per comprendere meglio il funzionamento dello shopping compulsivo, è utile analizzare le sue fasi secondo il modello cognitivo-comportamentale proposto da Kellett e Bolton (2009), tra i più riconosciuti in ambito clinico.
Questo modello individua una sequenza ricorrente di passaggi che caratterizzano l'esperienza della persona:
- Fattori antecedenti: situazioni, emozioni o pensieri che precedono l'impulso all'acquisto, spesso legati a disagio emotivo come ansia, tristezza o noia.
- Trigger (innesco): un evento specifico, interno o esterno, che scatena il desiderio di fare acquisti. Può essere una pubblicità, una discussione o anche solo la presenza di una carta di credito a portata di mano.
- Atto dell’acquisto: la fase in cui la persona compie l’acquisto, spesso in modo rapido e poco riflessivo, sperimentando un senso di sollievo o gratificazione immediata, che funziona come una forma momentanea di regolazione del disagio emotivo.
- Fase post-acquisto: dopo l’acquisto, possono emergere emozioni negative come senso di colpa, vergogna o delusione, che possono alimentare un nuovo ciclo compulsivo.
Riconoscere queste fasi può essere fondamentale per aumentare la consapevolezza del proprio comportamento e rappresenta un primo passo verso il cambiamento.
Quando lo shopping può diventare patologico: differenze tra comportamento normale e compulsivo
È importante distinguere tra il piacere di fare acquisti, che fa parte della vita quotidiana di molte persone, e lo shopping compulsivo, che implica una marcata difficoltà nel controllare l’impulso ad acquistare nonostante le conseguenze negative.
Alcuni segnali possono aiutare a riconoscere quando il comportamento d’acquisto rischia di diventare disfunzionale:
- Perdita di controllo: la persona non riesce a fermarsi, anche se è consapevole delle conseguenze negative.
- Persistenza nonostante i danni: si continua a comprare anche quando ciò comporta problemi economici, relazionali o lavorativi.
- Uso dello shopping per regolare le emozioni: l’acquisto diventa un modo per gestire ansia, tristezza o stress, piuttosto che un’attività piacevole e consapevole.
- Ciclo di sollievo e senso di colpa: dopo l’acquisto, il sollievo lascia rapidamente spazio a emozioni negative, come colpa o vergogna.
Se ti riconosci in questi segnali, può essere utile confrontarsi con un professionista per valutare la situazione e ricevere un supporto adeguato.
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Le cause dell’oniomania
Lo shopping compulsivo ha cause complesse da individuare.Secondo una revisione sistematica (Black, 2022), alla base di questi comportamenti potrebbero esserci anche alterazioni nei sistemi della dopamina e della serotonina, coinvolti nella regolazione della ricompensa e dell’impulsività:
- La dopamina è un neurotrasmettitore coinvolto nelle esperienze di gratificazione e soddisfazione. Quando viene rilasciata, attiva i circuiti della ricompensa, favorendo la tendenza a ripetere determinati comportamenti e contribuendo, in alcuni casi, allo sviluppo di dinamiche di dipendenza;
- alterazioni nei sistemi serotoninergici sono invece implicate nella regolazione dell’umore e dell’impulsività e, in alcune persone, possono contribuire alla difficoltà di controllare l’impulso a soddisfare immediatamente il bisogno di acquisto.
Cause psicologiche dello shopping compulsivo
Il comportamento di acquisto compulsivo può essere collegato a diversi fattori psicologici ed essere associato a un disagio psicologico preesistente, come ad esempio::
- disturbo d’ansia
- scarsa autostima
- disturbo ossessivo compulsivo
- disturbo dell’umore
- dipendenza da sostanze
- difficoltà ad accettarsi
- disturbi del comportamento alimentare.
Sembra inoltre esserci un legame tra depressione e compulsione agli acquisti, come modo per alleviare stati emotivi dolorosi. L’impulso all’acquisto tende a presentarsi con maggiore frequenza in chi:
- vive episodi depressivi
- è maniaco del controllo
- è un dipendente affettivo.
La gratificazione conseguente all’acquisto sembra essere il rinforzo che porta la persona a mantenere il comportamento ogni volta che prova un’emozione spiacevole. Questo accade anche se sollievo e gioia dell’acquisto sono molto brevi e seguiti da emozioni come il senso di colpa e la delusione.
Cosa si nasconde dietro lo shopping compulsivo?
Quando gli acquisti rappresentano un vero e proprio comportamento compulsivo, che segue un’ossessione, si può parlare di disturbo ossessivo compulsivo. Lo shopping diventa una compulsione quando è un’azione ripetitiva messa in atto per ridurre l'ansia e il disagio dovuti a un'ossessione, cioè un pensiero ricorrente e pervasivo che la persona percepisce come eccessivo e inappropriato, ma dal quale non riesce a liberarsi.
Oltre alle caratteristiche di compulsione, la sindrome da shopping compulsivo implica anche altre categorie di disagio psicologico-comportamentale che spesso coesistono: tra queste, un disturbo del controllo degli impulsi, in cui l’incapacità di gestire un certo comportamento rappresenta un elemento centrale; ad esempio, l’acquisto compulsivo di cibo, che nasce dall’esigenza di alleviare uno stato di malessere, perde la sua funzione originaria e diventa un modo disfunzionale per sopprimere il disagio interiore. Inoltre, la sindrome si configura come una dipendenza comportamentale, poiché presenta caratteristiche simili a quelle della dipendenza sessuale o da sostanze, come la tolleranza, il craving, la compulsione e l’astinenza.
È importante sottolineare che la comorbidità psichiatrica è comune nello shopping compulsivo, includendo disturbi dell'umore, d'ansia, da uso di sostanze e di personalità (Black, 2022). Nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5-TR), lo shopping compulsivo non è riconosciuto come una diagnosi autonoma: tra le dipendenze comportamentali è formalmente incluso solo il disturbo da gioco d’azzardo, mentre per lo shopping compulsivo si discute ancora dell’inquadramento più adeguato e sono necessari ulteriori studi.

Come gestire lo shopping compulsivo?
Per imparare a gestire la mania di fare acquisti si possono attuare diverse strategie. Tra queste, la persona può:
- tenere un diario su cui annotare le spese;
- fare una lista della spesa e comprare solo ciò che si scrive;
- pagare solo con contanti;
- quando l’impulso agli acquisti compare, impegnarsi in attività sostitutive, come dedicarsi a uno sport o a una passeggiata;
- resistere all’acquisto per la prima ora, cercando di interrompere il circolo “emozione negativa-acquisto-gratificazione”.
Che cos'è il disturbo da shopping compulsivo online?
L’utilizzo di internet ha portato a un enorme allargamento del fenomeno dello shopping compulsivo, poiché ogni persona con una connessione può acquistare qualsiasi genere di bene, nei negozi di tutto il mondo, con un semplice click. Alcuni aspetti specifici di Internet, come la disponibilità, l’anonimato, l’accessibilità e la facilità di spesa, contribuiscono in modo significativo allo sviluppo di una variante online del disturbo da shopping compulsivo (Berretta & Minutillo, n.d.). La dipendenza da internet, già molto diffusa, può inoltre favorire la comparsa della dipendenza da shopping online.
Negli ultimi anni, con la diffusione dello shopping online, delle app dedicate agli acquisti e dei social media che espongono costantemente a offerte e pubblicità personalizzate, fare acquisti con un click può trasformarsi in un impulso sempre più difficile da controllare, con numerosi effetti negativi sul benessere psicologico ed economico.
I segnali di una dipendenza da acquisti compulsivi online
Tra i sintomi della dipendenza dallo shopping online rientrano l’incapacità di smettere di effettuare acquisti, la presenza di un pensiero costante rivolto allo shopping online, il controllo ripetuto – spesso più volte al giorno – di siti o app di e-commerce, la tendenza a non restituire gli articoli acquistati ma a conservarli tutti, il provare sensi di colpa dopo gli acquisti, una scarsa tolleranza alla noia e persino attacchi di ansia quando non è possibile portare a termine un acquisto. Inoltre, si osserva frequentemente la perdita di interesse per altre attività.
È importante sottolineare che lo shopping compulsivo online risulta particolarmente prevalente tra le persone che cercano trattamento per lo shopping compulsivo offline, suggerendo che la modalità online possa essere associata a una maggiore gravità del disturbo (Berretta & Minutillo, n.d.).

Come sconfiggere la sindrome dello shopping compulsivo online?
Per quanto riguarda la dipendenza da shopping online, alcune strategie per affrontarla possono essere:
- stabilire un budget settimanale o mensile da poter spendere;
- rimandare il più possibile il momento dell’acquisto;
- cancellare i dati di accesso memorizzati sui siti di e-commerce, soprattutto quelli relativi alla carta di credito;
- annullare la ricezione di mail con offerte speciali, sconti e comunicazioni di vendita;
- cercare di mantenersi impegnati in altro e uscire di casa.
Shopping compulsivo: rimedi e cura
Gli acquisti compulsivi, come abbiamo visto, possono causare una vera e propria “malattia dello shopping” e arrivare a minare l’autostima, particolarmente instabile e fortemente influenzabile dal tono dell’umore e dal possesso degli oggetti.
Gli studi più recenti hanno mostrato, per il trattamento dello shopping compulsivo, l’efficacia della psicoterapia cognitivo comportamentale e della terapia di gruppo (Müller et al., 2023). Durante la psicoterapia, sarà necessario effettuare alcuni passaggi:
- identificare i comportamenti compulsivi;
- analizzare i pro e contro di cambiare tale modalità comportamentale;
- introdurre un sistema di gestione del denaro che miri alla riduzione del danno economico e finanziario;
- analizzare il comportamento, provando a riconoscere ed esplorare i contenuti di pensiero e gli stati emotivi attivati durante gli acquisti;
- ristrutturare cognitivamente le credenze disfunzionali rispetto allo shopping e agli oggetti;
- implementare le strategie di coping da mettere in atto.
Modelli clinici e approcci terapeutici per le persone che soffrono di shopping compulsivo
Nel trattamento dello shopping compulsivo, la comprensione dei modelli clinici di riferimento aiuta a orientare l’intervento terapeutico. Il modello cognitivo-comportamentale, ad esempio, sottolinea come i pensieri disfunzionali e le difficoltà nella regolazione delle emozioni siano centrali nello sviluppo e nel mantenimento del disturbo.
Un aspetto chiave è la difficoltà nell’autoregolazione: molte persone con shopping compulsivo faticano a gestire le emozioni spiacevoli e ricorrono all’acquisto come strategia di sollievo immediato. Studi recenti hanno inoltre evidenziato che le persone con alti livelli di shopping compulsivo mostrano maggiori difficoltà nelle funzioni esecutive rispetto a chi presenta livelli più bassi di questo comportamento, suggerendo che i deficit cognitivi possono contribuire alla perdita di controllo sugli acquisti (Heffernan et al., 2024).
Per questo motivo, le terapie più efficaci si concentrano su:
- riconoscimento dei pensieri automatici, ovvero imparare a identificare i pensieri che precedono l’impulso all’acquisto, spesso legati a convinzioni come "solo comprando mi sentirò meglio";
- gestione delle emozioni, attraverso lo sviluppo di strategie alternative per affrontare emozioni difficili, come tecniche di rilassamento o mindfulness;
- pianificazione e controllo delle spese, introducendo strumenti pratici come budget e diari delle spese per aumentare il senso di controllo;
- e ristrutturazione cognitiva, lavorando sulle credenze disfunzionali riguardo al valore degli oggetti e all’autostima legata al possesso.
Secondo una revisione sistematica pubblicata su "Frontiers in Psychiatry", la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) è attualmente l’approccio con maggiori evidenze di efficacia per la riduzione dei sintomi dello shopping compulsivo (Vasiliu, 2022). Affrontare questa problematica con il supporto di un professionista permette di personalizzare il percorso e di lavorare sia sugli aspetti emotivi che su quelli pratici del comportamento d’acquisto.
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Shopping compulsivo: libri e film
Per saperne di più sullo shopping compulsivo, ecco una lista di film e libri consigliati:
- Shopping compulsivo, libro di Rosanna Mansueto e Cristiano Zamprioli: gli autori ritraggono in maniera chiara il profilo della persona affetta da sindrome da shopping compulsivo e riflettono sul legame tra shopping compulsivo e società consumistica;
- Le dipendenze senza droghe. Lo shopping compulsivo, Internet e il gioco d'azzardo, libro di Roberto Pani e Roberta Biolcati. Il testo approfondisce il quadro delle dipendenze comportamentali, tra cui lo shopping compulsivo, come nuove patologie della nostra epoca;
- Shopping compulsivo di Marino Vincenzo, Elisa Barozzi, Carlo Arrigone. I tre studiosi tracciano il ritratto delle persone che vivono la sindrome da shopping compulsivo con uno sguardo agli aspetti psicologici, neuropsicologici e sociali del compulsive shopping disorder;
- I love shopping, film di P.J. Hogan, che racconta la storia della giornalista Rebecca Bloomwood e della sua dipendenza da shopping compulsivo.
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