Crescita personale
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Il pensiero desiderante

Il pensiero desiderante
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Manuela Tedeschi
Redazione
Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
20.7.2023

Il desiderio è quel forte sentimento che affiora quando ci manca qualcosa che cattura il nostro interesse o che emerge nel momento in cui cerchiamo di soddisfare un nostro bisogno. L’anima del desiderio, però, racchiude una tensione destinata a non risolversi mai. Ed è qui che entra in gioco il pensiero desiderante, ovvero una strategia mentale per far fronte a questa mancanza.

“La città ti appare come un tutto in cui nessun desiderio va perduto e di cui tu fai parte, e poiché essa gode tutto quello che tu non godi, a te non resta che abitare questo desiderio ed esserne contento” Le città invisibili, Italo Calvino
desiderare
Nita - Pexels

Cosa si intende per pensiero desiderante?

Il pensiero desiderante è una modalità di elaborazione dei propri desideri. È un processo cognitivo, consapevole e volontario, che coinvolge l’elaborazione di informazioni e può assumere due “forme”:

  • la forma immaginativa (imaginative prefiguration), come per esempio la costruzione di immagini mentali dell’obiettivo desiderato
  • la forma verbale (verbal perseveration), ovvero l’elaborazione della necessità di raggiungere l’obiettivo desiderato tramite un “discorso interno”, di tipo verbale, ripetitivo e con dichiarazioni auto-motivate. 

La sua funzione principale è quella di motivare all’azione concreta, poiché aiuta a mettere in evidenza le conseguenze positive permettendo di assaporarle in anticipo. Ecco perché può facilitare la pianificazione e favorire il raggiungimento di obiettivi a lungo termine superando gli ostacoli del breve termine.

In alcuni casi però il pensiero desiderante diventa una strategia rigida e disfunzionale e in particolare quando viene utilizzato

  • a scopo di autoregolazione
  • per ottenere obiettivi irrealistici
  • per raggiungere obiettivi in conflitto con altri desideri personali.

Quando il pensiero assume forma patologica, possono verificarsi meccanismi disfunzionali che generano, per esempio, il pensiero ossessivo, il pensiero illogico o altre forme di pensiero perseverante come il rimuginìo e la ruminazione.

Rimuginìo: significato e meccanismi

Il rimuginìo è quel fenomeno puramente cognitivo e completamente mentale, la cui caratteristica fondamentale è la ripetitività e la sua capacità pervasiva di occupare lo spazio mentale. Esso è associato:

  • alla predominanza del pensiero verbale di valore negativo
  • all’evitamento cognitivo
  • all’inibizione dell’elaborazione emotiva.

Uno studio condotto dai ricercatori S. Sassaroli e G. M. Ruggiero, traccia le caratteristiche del rimuginìo, definendo quest’ultimo come uno dei sintomi principali dei disturbi d’ansia.

Il rimuginìo mentale condivide alcune caratteristiche tipiche con il pensiero desiderante, tra le quali una forte attenzione focalizzata su di sé, una natura di tipo ricorrente e perseverante e, infine, un basso livello di consapevolezza metacognitiva.

 Il rimuginìo desiderante però, ha alcune caratteristiche distintive, tra le quali:

  • l’elaborazione immaginativa: la produzione di immagini mentali molto vivide relative alle sensazioni e alle attività riguardanti l’oggetto del desiderio, che scatenano una gratificazione simile a quella che emerge quando ci avviciniamo realmente all’attività piacevole
  • la concretezza: il soggetto si attiva a livello comportamentale pianificando l’azione indispensabile per raggiungere l’oggetto del desiderio
  • gli esiti emotivi e comportamentali: dal punto di vista comportamentale porta a una attivazione dell’azione, mentre dal punto di vista emotivo sostiene l’esperienza del craving.
ruminare pensieri
Anete Lusina - Pexels

Pensiero desiderante, rimuginìo e ruminazione

Ruminazione e rimuginìo sono fenomeni molto simili tra loro. A differenza del rimuginìo, la ruminazione “rappresenta uno stile cognitivo associato al mantenimento di emozioni negative e caratterizzato da pensieri ripetitivi, focalizzati sui propri sintomi e sulle loro conseguenze” ed è spesso associata al disturbo depressivo, ma non solo. 

Secondo uno studio, la ruminazione mentale può essere associata all’emozione della rabbia. La ruminazione del pensiero, infatti, insieme alla disregolazione emotiva, può aumentare comportamenti discontrollati e favorire l’aggressività, come accade nei pazienti con disturbo borderline di personalità

La differenza tra pensiero desiderante, rimuginìo e ruminazione sta nei loro diversi esiti emotivi e comportamentali: desiderio vs ansia e depressione e impegno comportamentale vs evitamento.

Il pensiero desiderante e il craving 

Il pensiero desiderante può essere sperimentato in circostanze diverse:

  1. quando cerchiamo di imparare qualcosa di nuovo
  2. quando dobbiamo superare degli ostacoli inattesi mentre siamo diretti a un obiettivo
  3. quando tentiamo di cessare un comportamento automatizzato, come ad esempio nel cercare di astenersi dall’uso di una sostanza.

Da un punto di vista neuropsicologico, il rimuginìo desiderante è quindi associato al craving, sintomo centrale delle dipendenze comportamentali. Qual è il significato di craving

Letteralmente potremmo tradurre la parola con “smania”. In psicologia, il craving definisce un’esperienza di desiderio, intenso e incontrollabile, per un oggetto o per un’attività con lo scopo di ottenere l’effetto desiderato. 

Il craving tende inoltre a manifestarsi in diversi modi, tramite le intrusioni mentali, gli impulsi ad agire, gli stati emotivi e le sensazioni fisiche.

rimuginio ansioso
Alexis Fauvet - Unsplash

Quali sono le conseguenze?

Questa risposta mentale può causare delle conseguenze a livello negativo perché, se da una parte amplifica il desiderio, dall’altra ne sottolinea la deprivazione. Di conseguenza, l’azione è tesa a ottenere una gratificazione immediata:

  • evidenziando solamente le conseguenze positive
  • cercando valide ragioni che le sostengono
  • diminuendo l’autocontrollo
  • deformando i processi decisionali.

L’individuo rimane intrappolato in questa gabbia mentale dove prevalgono il desiderio e le gratificazioni istantanee: ne sono un esempio i meccanismi sottesi allo shopping compulsivo, alla dipendenza da alcol e ad altre dipendenze.

La tendenza al rimuginìo desiderante può essere sostenuta da un deficit metacognitivo. Nascono così:

  • metacredenze negative, che definiscono l’incontrollabilità del nostro pensiero, come per esempio “i miei pensieri sono fuori dal mio controllo”
  • metacredenze positive come: “preoccuparmi mi aiuta a essere preparato” che, in modo disfunzionale, ne sostengono l’utilità mantenendo uno stato di eccitazione, oltre a fungere da strategia nella definizione della scelta migliore per sé stessi.

Il pensiero desiderante viene associato a una falsa idea di positività: si pensa erroneamente che rimuginare aiuti a sentirsi motivati e a prendere la decisione migliore per sé stessi. 

Questa falsa percezione, e quindi la creazione di questo reward positivo, è proprio il motore che rischia di rendere il rimuginìo un’abitudine che può oscurare la causa del disturbo, poiché mi autoconvinco che “devo rimuginare sui miei desideri per sentirmi motivato o per prendere la decisione migliore”, in quanto “immaginare qualcosa che desidero mi aiuta a sentirmi meglio”.

In casi simili, l’aiuto della psicoterapia (come la terapia metacognitiva) può rivelarsi essenziale per comprendere il meccanismo di pensiero che esercitiamo e intervenire sul rimuginìo o la ruminazione.



Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.

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