L’attitudine alla risoluzione dei problemi può rappresentare una risorsa individuale molto importante nella vita personale, sociale e lavorativa di ciascuno di noi. Ma che cos’è la risoluzione di un problema?
In questo articolo approfondiremo il tema del problem solving, analizzando:
- quali sono le fasi possibili per la risoluzione di un problema
- quali possono essere i principali ostacoli alla soluzione di un problema
- come individuare qual è l’obiettivo finale del problem solving.
Cos'è il problem solving
La definizione di problem solving, stando alla traduzione letterale, è “risoluzione di un problema”. Chi ha inventato il problem solving è George Polya, un matematico che nel 1945 ha pubblicato il libro “How to solve it”, definendo i quattro principi base del problem solving che conosciamo oggi.
Tipi di pensiero coinvolti nel problem solving
La capacità di risolvere un problema, che deriva dalla capacità di analizzarlo e valutarlo, è stata messa in relazione con il pensiero laterale o divergente (che ricordiamo è una caratteristica peculiare dei "bambini gifted" o con plusdotazione).
Il rapporto tra pensiero divergente e problem solving è molto stretto, perché la capacità di pensare in maniera creativa e "fuori dagli schemi" che caratterizza il pensiero laterale, può essere molto utile a trovare soluzioni innovative al problema da affrontare.
Il problem solving è strettamente legato anche
- al pensiero consequenziale, che ci consente di prendere decisioni prevedendo in anticipo le possibili conseguenze
- al pensiero mezzi-fini o analitico, che include la capacità di pianificare le singole azioni che ci separano da un obiettivo.
Dal problem solving in matematica a quello nel marketing, da quello in medicina al problem solving nella riabilitazione psichiatrica, dal problem solving nella pubblica amministrazione a quello in azienda, le strategie e le tecniche di problem solving possono essere utili in diversi ambiti.
Le fasi del problem solving
Il problem solving è un’ottima skill per completare le proprie competenze organizzative e gestionali. Esso è utile, per esempio, per risolvere eventuali problemi sul lavoro, ed è tra gli strumenti che possono favorire una proficua e positiva gestione del conflitto e, di conseguenza, il benessere organizzativo in azienda.
Possiamo immaginare la metodologia del problem solving in un processo diviso in 5 fasi:
- identificare il problema, i fattori principali che lo costituiscono e l’ambito del problema. In questa fase è molto importante possedere una buona capacità di analisi
- individuare le diverse opzioni di soluzione: in questa fase può essere utile utilizzare il brainstorming, che permette di stimolare la produzione delle idee
- valutazione della soluzione (o della combinazione di soluzioni) più idonea, favorita dalla metodologia dei pro e contro
- sviluppo del piano d’azione, fase in cui si stabiliscono ruoli e responsabilità a seconda delle competenze
- misurazione dell’efficacia, quella fase in cui si valuta il risultato della strategia di problem solving messa in atto.
Definire il problema
Possiamo parlare di problema ogni qual volta ci troviamo di fronte a una discrepanza tra il nostro stato attuale e ciò che desideriamo. In questo caso, identificare questa discrepanza rappresenta il primo passo per poterla risolvere.
Per definire il problema, è utile porsi alcune domande la cui risposta ci consente di avere una visione più ampia e oggettiva:
- interrogarsi circa la natura del problema
- chiederci se disponiamo di tutte le informazioni sul problema
- chiarire quali sono gli obiettivi che vogliamo raggiungere e quali soluzioni alternative abbiamo
- valutare se coinvolgere qualcuno nella soluzione del problema.
È importante descrivere quanto più oggettivamente possibile i vari elementi del problema. In questo caso è importante chiedersi:
- quando è iniziato il problema
- perché è sorto
- dove si presenta
- chi è coinvolto
- cosa ci mette in crisi
- che prezzo stiamo pagando
- cosa accadrà se non lo risolveremo.
Definire il problema ci consente di riflettere maggiormente e meglio su tale evento, aiutandoci a trovare soluzioni più efficaci non dettate da meccanismi automatici o da emozioni come ansia e rabbia.
La definizione degli obiettivi e la scelta della soluzione
Qual è il primo passo che porta alla possibile risoluzione di un problema? Una volta definito il problema, bisogna stabilire quali sono gli obiettivi che vogliamo raggiungere, possibilmente fissando degli indicatori misurabili.
Fatto questo, dobbiamo creare diverse alternative di soluzione. È soprattutto in questa fase che il pensiero laterale ci aiuta a produrre delle soluzioni nuove, che possono anche essere una combinazione inedita delle opzioni emerse in fase di brainstorming.
Poi, per ciascuna possibilità di scelta, dobbiamo valutare costi e benefici, che ci permetterà di prendere una decisione più consapevole e con maggiori probabilità di adattarsi alle nostre esigenze.
La risoluzione del problema
Messa in atto la soluzione scelta, bisogna verificare se essa risolve il problema. Se ciò non avviene, si passa alla soluzione successiva. Per ogni soluzione scelta andranno pianificate le azioni stabilendo:
- i compiti (cosa fare)
- le risorse (con quali mezzi)
- i processi (quando).
È importante sottolineare che alcuni problemi vanno scomposti in micro-problemi per poter essere risolti.
La tecnica f.a.r.e. del problem solving
Le metodologie per applicare il problem solving sono diverse:
- DMAIC (Define, Measure, Analyze, Improve and Control)
- APS (Applied Problem Solving)
- FMECA (Failure Modes, Effects and Criticality Analysis)
- PDCA o ciclo di Deming
- F.A.R.E.
Con l'acronimo f.a.r.e., si fa riferimento a quattro passaggi necessari alla risoluzione del problema, qualsiasi sia la sua natura e il suo ambito di applicazione. Andiamo a descrivere brevemente questi passaggi:
- focalizzare: in questa fase si individua il problema o i problemi oggetto di attenzione, individuandone e descrivendone le caratteristiche
- analizzare: in questo passaggio si decide quali sono i dati utili per l' analisi del problema stesso, approfondendo i fattori rilevanti
- risolvere: in questa fase si trovano soluzioni alternative dalle quali selezionarne una per sviluppare un piano di attuazione
- eseguire: l'ultimo passaggio prevede l'applicazione della soluzione scelta e il monitoraggio del risultato atteso.
Problem setting, problem posing e problem solving
Come abbiamo visto, prima della soluzione del problema, definito sinteticamente problem solving, c’è un passaggio precedente, il problem setting, che consiste nella definizione del problema ovvero di tutto ciò che può essere risolto, separandolo da tutte quelle condizioni che per loro natura non possono essere modificate.
Il problem posing, invece, rappresenta un metodo di individuazione e concettualizzazione del problema utilizzando il pensiero critico mentre, solitamente, nel problem solving tale processo avviene utilizzando le conoscenze pregresse, ovvero regole già apprese.
Decision making e problem solving: differenza
Spesso i termini decision making e problem solving vengono utilizzati insieme, si tratta infatti di due soft skills molto importanti nel mondo del lavoro. Qual è quindi la differenza tra decision making e problem solving?
Il gioco degli scacchi ci permette di fare un ottimo esempio per distinguere problem solving e decision making. Se infatti, in fase di apertura, il giocatore si trova davanti a una decisione da prendere in una situazione di incertezza, fare una mossa sotto scacco rappresenta sicuramente un problema da risolvere.
Mentre quindi con il problem solving individuiamo un problema e le possibili soluzioni, il decision making rappresenta la capacità di scegliere la soluzione da mettere in atto.
Problem solving e creatività
Problem solving e creatività rappresentano delle capacità trasversali che possono essere determinanti per raggiungere il successo. Abbiamo visto come, attraverso l’utilizzo del problem solving e le diverse fasi che lo compongono, si possa giungere alla soluzione del problema.
La creatività, invece, rappresenta la capacità di andare al di là di ciò che è conosciuto, trovando nuove strategie e soluzioni, andando oltre ciò che è noto. Lo stesso problem solving può diventare un atto creativo nel momento in cui si esce dai soliti schemi per trovare nuovi modi per definire il problema creando, di conseguenza, soluzioni creative.
Problem solving: esempi pratici a scuola
I possibili esempi di problem solving nella vita quotidiana sono numerosi. Un ambito particolarmente utile di applicazione del problem solving è a scuola e con i bambini. Gli alunni si ritrovano infatti a dover risolvere diversi problemi e non solo durante l’ora di matematica.
Quando interagiscono gli uni con gli altri, le capacità di problem solving interpersonale, per esempio, possono favorire l’adozione di comportamenti socialmente competenti. Un modo per aiutare lo sviluppo del problem solving è quello di creare in classe, attraverso il gioco, situazioni problema che devono essere risolte.
Il gioco dell’autobus è un esempio di problem solving di gruppo da svolgere in classe. I bambini sono seduti su delle sedie disposte in modo da sembrare sedili di un autobus, l’insegnante è in prima fila e finge di muovere il volante, poi dice:
“Che rumore! Avete sentito? è scoppiata una ruota! Ora prendo il cric e provo ad alzare l’autobus. Caspita, l’autobus è molto pesante e si abbassa subito. Come possiamo fare ad arrivare in tempo a scuola?”
A questo punto i bambini sono invitati a proporre delle soluzioni da scrivere sulla lavagna. Per ognuna delle proposte i bambini sono invitati a pensare a tre possibili conseguenze e stimolati con domande come:
- cosa potrebbe accadere dopo?
- cosa potrebbe fare l’autista?
- come potrebbe sentirsi l’autista?
Alla fine, tutta la classe voterà a maggioranza una possibile soluzione per terminare l’attività di problem solving.
Un altro esercizio di problem solving per i bambini potrebbe essere svolto con l’ausilio della scrittura, chiedendo loro di scrivere la parte centrale (quindi la soluzione) di una storia con finale dato. Ecco un esempio di storia da proporre:
“Luca doveva incontrare Diana al cinema alle 16:00, ma lei non si è presentata all’appuntamento. Luca è molto arrabbiato con Diana, l’ha aspettata a lungo e alla fine vede il film da solo. La storia finisce con Luca che non è più arrabbiato.”
Tra le possibili esercitazioni di problem solving adatte alla scuola dell’infanzia c’è poi la seguente:
“Tre bambini, Luigi, Diego e Nicola, vogliono disegnare ma hanno una sola matita. Cosa potresti fare al loro posto?” Per facilitare il lavoro, si possono proporre agli alunni delle soluzioni da cui partire come:
- fare a turno
- lasciare la matita al più bravo
- lasciare la matita il più forte
- cambiare gioco.
La percezione del problema
Ci sono alcuni fattori che possono rendere difficile mettere in pratica la metodologia del problem solving. Prima ancora di cimentarsi a identificare il problema, è importante valutare quali sono:
- i valori
- le credenze
- le emozioni
- gli obiettivi
che ci avvicinano o ci allontanano da una corretta messa a fuoco dell’evento problematico e dalla sua risoluzione. Le persone possono avere un orientamento positivo o negativo al problema.
Nel primo caso:
- tendono a valutare il problema come una sfida
- pensano che i problemi siano risolvibili e che sia necessario l’impiego di tempo ed energie per ottenere il successo
- provano un senso di fiducia nelle proprie capacità.
Nel secondo caso, invece:
- percepiscono il problema come una minaccia al proprio benessere
- provano frustrazione nel non ottenere tutto e subito
- tendono ad avere poca fiducia nelle proprie capacità di coping
- adottano comportamenti di evitamento nei confronti della situazione problematica.
Lavorare sull’orientamento negativo al problema, quindi, risulta fondamentale per la riuscita della risoluzione e, sia nella fase iniziale che in tutti i passaggi del problem solving, è importante tener conto di questo fenomeno per potervi intervenire qualora risulti necessario.
L’aiuto della psicoterapia
Mediante il problem solving possiamo risolvere qualsiasi tipo di problema, partendo dall’analisi del nostro modo di orientarci ad esso, dalla sua definizione e dalla scelta delle soluzioni alternative che possiamo mettere in atto.
Ma la capacità di risolvere i problemi si può imparare, oppure l’attitudine al problem solving è innata? L’approccio cognitivo-comportamentale prevede la psicoeducazione al problem solving, per consentire all’individuo di acquisire nuove abilità e risorse necessarie a fronteggiare le difficoltà riportate in terapia.
Questo metodo, che possiamo utilizzare in qualsiasi contesto, ci consente anche di aumentare le nostre risorse personali, ampliando la nostra capacità di riflettere sui nostri pensieri e le nostre emozioni, e sulle credenze relative alle nostre capacità personali, quando affrontiamo un problema.
Alla luce di quanto detto, potrai fronteggiare il prossimo problema con una maggior consapevolezza rispetto alla sua natura e alle tue potenzialità. Non ti resta che provare!
Libri sul problem solving
Per approfondire l’argomento potrebbero aiutarti i seguenti libri:
- Manuale di Problem Solving, V. Pazienza, HOW edizioni
- Problem solving strategico da tasca. L’arte di trovare soluzioni a problemi irrisolvibili, G. Nardone, Ponte alle Grazie
- La creatività e il problem solving, A. Fischetti, Alpha Test edizioni.