Lo scrittore Antoine de Saint-Exupéry, ne “Il Piccolo Principe”, con il suo disegno dell'elefante dentro il boa e, più tardi nella narrazione, con la pecorella nella scatola, ci regala due magistrali esempi di un'abilità che i bambini naturalmente possiedono, ma che alcuni adulti hanno bisogno di allenare: la capacità di pensare in modo laterale o divergente.
“I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta. [...] Ho conosciuto molte persone importanti nella mia vita, ho vissuto a lungo in mezzo ai grandi. Li ho conosciuti intimamente, li ho osservati proprio da vicino. Ma l’opinione che avevo di loro non è molto migliorata.
Il pensiero laterale è la capacità di generare soluzioni molteplici e creative allo stesso problema. Le sue radici possono essere considerate la curiosità e l'anticonformismo ed è la modalità di pensiero più comune durante l'infanzia. I bambini, maestri di fantasia e freschezza, si avvalgono di innumerevoli gradi di libertà nella ricerca di soluzioni alternative e nuovi punti di vista di fronte a un problema.
Secondo Joy Paul Guilford (psicometrista americano e padre teorico del lateral thinking), il pensiero laterale o divergente può essere valutato su quattro parametri:
Per Guilford, inoltre, il pensiero laterale è quello più strettamente connesso all'atto creativo: l'artista avverte spesso la necessità di esplorare una serie di possibili modi di dipingere un quadro, di portare a termine un romanzo o di scrivere una poesia prima di decidersi alla fine per quello che sembra essere il migliore.
Culturalmente l'aspettativa nei confronti dell'atto creativo è quella di essere permeato dall'impronta dell'originalità. Anche in questo caso il pensiero divergente avrà un suo ruolo: più ampia sarà la gamma di possibilità che siamo in grado di produrre, più alta sarà la probabilità che una di esse dia prova di originalità.
Usare strumentalmente il pensiero laterale significa ricominciare a pensare, non solo come artisti e creativi, ma anche come il bambino che è in noi.
Riuscire a immaginare molteplici soluzioni e prospettive innovative ci permette non solo di riconnetterci alla nostra creatività, ma di accantonare, almeno per un momento, la dicotomia giusto-sbagliato di cui è permeata la nostra società. Pensare in modo divergente significa abbracciare la complessità densa di sfumature del vivere sociale, rifiutando il concetto di soluzioni univoche e modalità stereotipate per la risoluzione di problemi complessi.
La capacità di apportare creatività, innovazione e nuove sfide, nella realtà lavorativa attuale, sempre più dinamica e competitiva, è una soft skill valutata assai positivamente: vediamo quindi tre strategie per riscoprire e sviluppare questa capacità così utile in contesto lavorativo e non.
Esercitare la sinettica significa giocare a trovare le connessioni e le relazioni tra concetti, oggetti e idee che apparentemente non hanno nessuna unione.
Ad esempio:
“cosa posso fare con una coperta e un mestolo?
È una strategia di sviluppo di idee creative utile per creare qualcosa di innovativo e per allenare il nostro pensiero.
Ogni “idea” viene fatta filtrare attraverso questi step:
Nel suo libro “Playfulness: Its Relationship to Imagination and Creativity”, Nina Lieberman ha asserito che, secondo gli studi da lei condotti, accrescono la capacità di pensare lateralmente
Per sviluppare il pensiero divergente, quindi, lasciamo fluire la nostra creatività, restituendole il potere di modificare (in positivo!) il nostro mindset nei confronti della vita, facendoci sentire di nuovo un po' bambini: ottimisti, liberi, anticonformisti.