Il perfezionismo è un costrutto di personalità troppo complesso per essere etichettato di per sé come “sano o non sano”, perché il suo impatto sul benessere della persona dipende dai vari contesti e dalle molteplici circostanze della vita individuale. Quando si tratta di perfezionismo patologico e quando di sano desiderio di migliorarsi?
Perfezionismo positivo e perfezionismo maladattivo
Il perfezionismo positivo si basa sul concetto di “coscienziosità” ed è caratterizzato:
- dall’avere standard alti ma comunque realistici;
- dal provare piacere a lavorare con impegno per risolvere compiti difficili;
- dall’essere in grado di valutare i costi e i benefici di un impegno, concedendosi di scegliere quelli che sono i compiti più importanti.
Ecco un esempio: Maria è una giovane atleta, conquista il secondo posto in una competizione importante e, finita la gara, ritiene comunque di essere un’atleta brillante, di essere in grado di migliorarsi e di riuscire ad ottenere il primo posto con un adeguato programma di allenamenti. Questo è un atteggiamento che evidenzia un perfezionismo sano.
Il perfezionismo maladattivo si caratterizza invece per la presenza di:
- standard elevati e eccessiva autocritica;
- atelofobia, la paura di non essere all'altezza;
- continui sforzi a raggiungere livelli elevati nonostante gli effetti negativi che ne derivano;
- basare la valutazione di sé attraverso i livelli raggiunti.
Il caso di Giulia, invece, illustra bene cosa intendiamo per perfezionismo maladattivo: Giulia è una giovane atleta, conquista il secondo posto in una competizione importante e, finita la gara, si concentra solo sul fatto di non essere arrivata prima e per questo pensa di essere un fallimento come atleta e come persona.
Il timore dell’errore
Lottare per obiettivi ambiziosi non è certamente in sé un problema, anzi questa caratteristica può essere un indicatore di benessere psicologico. La dimensione cognitiva che potrebbe determinare un carattere psicopatologico al perfezionismo è proprio il timore dell’errore (concern over mistakes).
Il perfezionista sano persegue obiettivi anche estremamente ambiziosi, ma accetta l’eventualità di battute di arresto ed incertezze durante il percorso, ed è in grado di valorizzare in termini di soddisfazione personale il risultato finale anche in caso di successo solo parziale.
Al contrario, il perfezionista patologico non ammette incertezze durante il percorso e nel momento in cui dovrà valutare il risultato finale tenderà ad interpretare ogni minima discrepanza dall’obiettivo iniziale come segno di fallimento globale.
Come si sentono i perfezionisti?
Il perfezionismo può essere presente in ogni campo della vita:
- il lavoro e lo studio;
- le relazioni personali;
- lo sport o la musica;
- l’aspetto esteriore o il peso;
- la pulizia, l’igiene personale e la cura della propria abitazione;
- l’amicizia ei comportamenti sociali.
I perfezionisti maladattivi si sentono spesso insoddisfatti, presentano una bassa autostima e sono più orientati alla prestazione che all’acquisizione di conoscenze o competenze. Ciò che delinea il proprio valore come persona è il risultato della prestazione. Quando una persona richiede a sé stessa degli standard molto alti e sente che potrebbe non raggiungerli, o vede che non vengono raggiunti, può vivere uno stato di ansia molto forte.
Quali sono gli aspetti negativi del perfezionismo patologico?
Il perfezionismo può riguardare ogni ambito importante della vita e quando è portato all’estremo può:
- portare ad una estenuante analisi del proprio operato e alla tendenza ad essere eccessivamente critici verso sé stessi;
- far ritenere che gli altri basino il giudizio positivo concentrandosi solo sui successi;
- far percepire la mancanza di sostegno sociale, considerato fattore critico nell’adattamento dei soggetti perfezionisti.
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Perfezionismo e psicopatologia
Alcuni studi hanno osservato delle correlazioni tra il perfezionismo maladattivo e
- depressione
- ansia
- disturbi alimentari
- tratti ossessivi
Perfezionismo e depressione
Vediamo nello specifico cosa accade con la depressione. Credere di avere fallito nel raggiungimento dei propri standard aumenta il senso di impotenza e inadeguatezza, sintomi comuni della depressione. Così, ai primi sintomi di umore depresso, la persona perde la motivazione o l’energia per fare le cose che normalmente avrebbe fatto e ricorre alla procrastinazione o all’evitamento completo di quelle attività.
Uno dei motivi più comuni per i quali vengono mantenuti i comportamenti di evitamento in pazienti perfezionisti infatti è la paura del fallimento. Questo ha come conseguenza un ulteriore difficoltà nel raggiungimento degli standard e l’incremento del quadro depressivo, provocando un circolo vizioso tra perfezionismo e depressione.
Si può passare da un perfezionismo maladattivo ad un perfezionismo sano?
La psicoterapia cognitivo comportamentale si prefigge di ridurre il perfezionismo partendo dai pensieri, dalle emozioni e dai comportamenti che mantengono il problema. Non si chiederà di abbassare i propri standard o rinunciare a porsene di elevati, ma di dirigere le proprie energie alla ricerca di un perfezionismo sano.
L'obiettivo sarà aiutare la persona a trovare un giusto equilibrio tra gli sforzi per raggiungere i suoi standard e tutti quei comportamenti rigidi legati al perfezionismo maladattivo.