Lavoro
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Workaholism: quando il lavoro diventa dipendenza

Workaholism: quando il lavoro diventa dipendenza
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Alice Redoano
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Cognitivo-Comportamentale
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
7.2.2020

Ti capita di passare gran parte della giornata al lavoro? Riconosci che il tuo impegno va al di là delle richieste dell’azienda o delle tue necessità finanziarie? Quando non lavori ti ritrovi spesso a rimuginare su scadenze e impegni lavorativi? Il Workaholism, cioè la dipendenza da lavoro, è diventato un problema sociale sempre più sentito, soprattutto dalle nuove generazioni.

Il Workaholism, termine coniato nel 1971 per indicare la dipendenza da lavoro, rientra a pieno titolo tra le “new addiction”, ovvero le nuove forme di dipendenza senza sostanza (tra cui rientra anche lo shopping compulsivo e la dipendenza da sesso). Il Workaholism sta diffondendosi sempre più tra le nuove generazioni, complice anche l’innovazione tecnologica che, con l’avvento di internet, smartphones e tablet, ha cancellato il confine tra l’ambito professionale e la vita privata.


Come riconoscere la dipendenza da lavoro?

Le conseguenze più comuni derivanti dalla dipendenza dal lavoro sono depressione, attacchi d'ansia, insonnia e aumento di peso. L'eccessivo coinvolgimento nel proprio lavoro può essere anche la prima fase del burnout. Ecco alcuni segnali che indicano la presenza di una dipendenza da lavoro:

  • lavorare sistematicamente per più di 8 ore al giorno, spesso anche nel fine settimana e in vacanza;
  • tendenza a evitare di assentarsi dal lavoro e non fruire di ferie e permessi, anche quando ce ne sarebbe necessità (es. malattia);
  • fatica a stare lontani dal lavoro (es. sensazione d’ansia e angoscia durante i periodi festivi);
  • preoccupazioni ricorrenti su tematiche di lavoro;
  • mancanza di hobbies e interessi al di fuori del lavoro;
  • tendenza a pensare spesso al lavoro, anche prima di dormire con conseguente sonno disturbato;
  • tendenza a trascurare i propri bisogni (es. dormire a sufficienza o alimentarsi correttamente).

Al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare,  pur dedicandosi molto al lavoro, il workaholic non sempre presenta alti livelli di performance lavorative; mentre, infatti alcuni workaholic sono caratterizzati da un forte orientamento al successo nella vita lavorativa, altri presentano scarse performance, bassi livelli di soddisfazione lavorativa e alti livelli di ansia, stress da lavoro, problemi fisici e psicologici. 

Tim van der Kuip - Unsplash


Il caso del Giappone: morire di lavoro

Il Workaholism può avere gravi conseguenze. In Giappone, ad esempio, esiste un fenomeno definito Karōshi, in Italia ancora sconosciuto, che consiste nella morte in seguito a infarti cardiaci e ischemici, dovuti alle eccessive ore di lavoro e alle condizioni lavorative stressanti. In Giappone è infatti comune avere giornate lavorative di 12 ore ed è diffusa la tendenza non sfruttare i giorni di ferie.

Anche in Occidente  il Workaholism si sta diffondendo: secondo alcuni studi americani,  colpisce il 66% dei millennials, con effetti negativi sulla loro salute mentale, sulle relazioni sociali con amici e parenti e soprattutto col partner. Un dato che lo dimostra è il tasso divorzio, che è molto più alto tra i workaholic rispetto al resto della popolazione.

Perché si diventa dipendenti dal lavoro?

Pare che il workaholism abbia una origine multifattoriale, cioè sia legato a diversi fattori quali:

  • stili educativi: bambini cresciuti in famiglie in cui i genitori danno riconoscimento e affetto in ricompensa ai risultati scolastici ed extrascolastici (es. sportivi) tendono a incentivare la dipendenza di lavoro;
  • tratti di personalità: la motivazione al successo, il perfezionismo, la coscienziosità, realizzazione personale legata al lavoro;.
  • clima aziendale: il clima organizzativo può incentivare il workaholism, in particolare quando i dipendenti credono che fare straordinario e lavorare da casa nel tempo libero sia richiesto dall’Azienda e sia indispensabile per l’avanzamento di carriera. Da questo punto punto di vista gli ambienti che disincentivano la dipendenza da lavoro sono quelli che promuovono la creazione di un clima aziendale sereno, nel quale i dipendenti ricevono feedback sul raggiungimento degli obiettivi previsti e non sulla quantità di tempo speso in azienda.
Denise Jans - Unsplash


Come superare la dipendenza da lavoro: 5 consigli

Superare una dipendenza non è facile, soprattutto se questa riguarda un ambito così importante e socialmente rilevante della nostra vita come il lavoro. Per questo motivo spesso il workaholic giunge in terapia controvoglia, spinto dal proprio partner o da altri familiari che giudicano insostenibile il suo stile di vita e desiderano migliorarne il benessere lavorativo.

Un percorso di psicoterapia può aiutare a comprendere cosa si nasconde dietro l’abuso di attività lavorativa e avviare un cambiamento profondo nel proprio stile di vita. In alcuni casi l'eccessiva attività lavorativa non è legata alla realizzazione professionale, ma rappresenta una sorta di scappatoia per evitare emozioni negative, relazioni o responsabilità.

Ecco 5 consigli pratici per affrontare la dipendenza da lavoro:

  1. stabilisci delle priorità sulle cose da fare e pianifica la tua agenda avendo cura di ritagliarti dei momenti liberi;
  2. stabilisci degli orari, ad esempio la sera, in cui mettere da parte la tecnologia (pc, cellulare aziendale ecc.);
  3. ritaglia del tempo per te da spendere in attività piacevoli e interessanti;
  4. passa più tempo con gli altri, amici e/o famigliari;
  5. pianifica dei periodi di vacanza e distacco totale dal lavoro.
Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.

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