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Workaholism: quando il lavoro diventa dipendenza

Workaholism: quando il lavoro diventa dipendenza
Alice Redoano
Psicoterapeuta ad orientamento Cognitivo-Comportamentale
Redazione
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Ultimo aggiornamento il
2.12.2025
Workaholism: quando il lavoro diventa dipendenza
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Ti capita di passare gran parte della giornata al lavoro? Riconosci che il tuo impegno va al di là delle richieste dell’azienda o delle tue necessità finanziarie? Quando non lavori ti ritrovi spesso a rimuginare su scadenze e impegni lavorativi? Il Workaholism, cioè la dipendenza da lavoro, è diventato un problema sociale sempre più sentito, soprattutto dalle nuove generazioni.

Il Workaholism, termine coniato nel 1971 per indicare la dipendenza da lavoro, rientra tra le “new addiction”, ovvero le nuove forme di dipendenza senza sostanza (tra cui rientra anche lo shopping compulsivo e la dipendenza da sesso). Il Workaholism si sta diffondendo sempre più tra le nuove generazioni, complice anche l’innovazione tecnologica che, con l’avvento di internet, smartphone e tablet, ha cancellato il confine tra l’ambito professionale e la vita privata.

Come riconoscere la dipendenza da lavoro?

Le conseguenze più comuni derivanti dalla dipendenza dal lavoro possono includere depressione, attacchi d'ansia, insonnia e aumento di peso. L'eccessivo coinvolgimento nel proprio lavoro può rappresentare anche la prima fase del burnout. Ecco alcuni segnali che possono indicare la presenza di una dipendenza da lavoro:

  • lavorare sistematicamente per più di 8 ore al giorno, spesso anche nel fine settimana e in vacanza;
  • tendenza a evitare di assentarsi dal lavoro e a non fruire di ferie e permessi, anche quando sarebbe necessario (ad esempio in caso di malattia);
  • fatica a stare lontani dal lavoro (come sensazione d’ansia e angoscia durante i periodi festivi);
  • preoccupazioni ricorrenti su tematiche di lavoro;
  • mancanza di hobbies e interessi al di fuori del lavoro;
  • pensare spesso al lavoro, anche prima di dormire, con conseguente sonno disturbato;
  • tendenza a trascurare i propri bisogni (come dormire a sufficienza o alimentarsi correttamente).

Al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare, pur dedicandosi molto al lavoro, la persona con workaholism non sempre presenta alti livelli di performance lavorative. Infatti, mentre alcune persone con questa dipendenza sono caratterizzate da un forte orientamento al successo nella vita lavorativa, altre possono avere scarse performance, bassi livelli di soddisfazione lavorativa e alti livelli di ansia, stress da lavoro, problemi fisici e psicologici.

Tim van der Kuip - Unsplash

Strumenti per la valutazione della dipendenza da lavoro

Riconoscere la dipendenza da lavoro può essere complesso, anche perché non esistono ancora criteri diagnostici ufficiali nel DSM-5. Tuttavia, la ricerca scientifica ha sviluppato alcuni strumenti utili per valutare la presenza e la gravità del workaholism. Uno dei questionari più utilizzati è il Dutch Work Addiction Scale (DUWAS), che permette di misurare due dimensioni principali: il coinvolgimento eccessivo nel lavoro e la compulsività. Questo strumento aiuta a individuare chi tende a lavorare in modo eccessivo e chi, invece, si sente spinto a lavorare anche quando non è necessario (Schaufeli et al., 2009). Oltre al DUWAS, esistono altri strumenti come la Workaholism Battery (WorkBAT), che valuta aspetti come il piacere nel lavorare, la spinta interna e la tendenza a lavorare oltre il necessario. Questi strumenti, sebbene non sostituiscano una valutazione clinica, possono offrire un primo orientamento e aiutare a comprendere meglio il proprio rapporto con il lavoro.

Dati epidemiologici: quanto può essere diffusa la dipendenza da lavoro?

La dipendenza da lavoro è un fenomeno in crescita, soprattutto nei paesi industrializzati. Secondo una revisione sistematica pubblicata su Current Psychology nel 2020, la prevalenza del workaholism nella popolazione lavorativa varia tra il 7% e il 25%, a seconda dei criteri e degli strumenti utilizzati (Clark et al., 2020). Alcuni studi suggeriscono che la dipendenza da lavoro sia più frequente tra i giovani adulti e nelle fasce di età comprese tra i 30 e i 40 anni. Inoltre, non emergono differenze di genere significative, anche se in alcuni contesti lavorativi gli uomini sembrano essere più a rischio, probabilmente per motivi culturali e di ruolo sociale (Andreassen et al., 2014). Questi dati sottolineano l'importanza di riconoscere precocemente i segnali di workaholism, per prevenire conseguenze negative sulla salute mentale e fisica.

Il caso del Giappone: morire di lavoro

Il Workaholism può avere gravi conseguenze. In Giappone, ad esempio, esiste un fenomeno definito Karōshi, in Italia ancora poco conosciuto, che consiste nella morte in seguito a infarti cardiaci e ischemici dovuti alle eccessive ore di lavoro e alle condizioni lavorative stressanti. In Giappone è infatti comune avere giornate lavorative di 12 ore ed è diffusa la tendenza a non sfruttare i giorni di ferie.

Anche in Occidente il Workaholism si sta diffondendo: secondo alcuni studi americani, colpisce il 66% dei millennials, con effetti negativi sulla salute mentale, sulle relazioni sociali con amici e parenti e soprattutto con il partner. Un dato che lo dimostra è il tasso di divorzio, che risulta molto più alto tra le persone con workaholism rispetto al resto della popolazione.

Perché si diventa dipendenti dal lavoro?

Pare che il workaholism abbia un’origine multifattoriale, cioè sia legato a diversi fattori come:

  • stili educativi: bambini cresciuti in famiglie in cui i genitori danno riconoscimento e affetto in ricompensa ai risultati scolastici ed extrascolastici (ad esempio sportivi) tendono a sviluppare una maggiore vulnerabilità alla dipendenza da lavoro;
  • tratti di personalità: la motivazione al successo, il perfezionismo, la coscienziosità, la realizzazione personale legata al lavoro;
  • clima aziendale: il clima organizzativo può incentivare il workaholism, in particolare quando i dipendenti credono che fare straordinari e lavorare da casa nel tempo libero sia richiesto dall’azienda e indispensabile per l’avanzamento di carriera. Gli ambienti che disincentivano la dipendenza da lavoro sono quelli che promuovono un clima aziendale sereno, in cui i dipendenti ricevono feedback sul raggiungimento degli obiettivi previsti e non sulla quantità di tempo speso in azienda.
Denise Jans - Unsplash

Le cause della dipendenza da lavoro: una prospettiva integrata

Le origini della dipendenza da lavoro sono complesse e coinvolgono diversi fattori che interagiscono tra loro. La letteratura scientifica suggerisce che il workaholism possa essere il risultato di una combinazione di elementi psicologici, biologici e sociali. Tra i fattori psicologici rientrano il perfezionismo, la tendenza all'autocritica, la ricerca di approvazione e la difficoltà a gestire l'ansia; spesso, chi sviluppa una dipendenza da lavoro manifesta una forte necessità di controllo e un profondo timore del fallimento. Recenti ricerche hanno inoltre evidenziato che le persone con dipendenza cronica da lavoro presentano livelli più bassi di organizzazione della personalità e che tale organizzazione tende a diminuire ulteriormente con il protrarsi della dipendenza (Bodó et al., 2024) . Per quanto riguarda i fattori biologici, alcuni studi ipotizzano che la predisposizione genetica e le differenze nei sistemi di ricompensa cerebrale possano influenzare la vulnerabilità al workaholism; ad esempio, la produzione di dopamina legata al raggiungimento degli obiettivi può rinforzare il comportamento lavorativo eccessivo (Sussman et al., 2011). I fattori sociali, come l'ambiente lavorativo, le aspettative familiari e culturali, e la pressione sociale a essere sempre produttivi, possono anch'essi favorire lo sviluppo della dipendenza da lavoro. In particolare, i contesti in cui il successo personale è strettamente legato ai risultati professionali rappresentano un terreno fertile per il workaholism. Comprendere queste cause può aiutare a individuare strategie di prevenzione e intervento più efficaci, sia a livello individuale che organizzativo.

Approfondimento: il ruolo della psicoterapia nella workaholism

La psicoterapia può rappresentare uno strumento fondamentale per affrontare la dipendenza da lavoro, soprattutto quando il problema è radicato e persistente. Un percorso terapeutico può aiutare a riconoscere i meccanismi che alimentano il bisogno di lavorare in modo eccessivo e a sviluppare nuove modalità di gestione delle emozioni e delle relazioni. Tra gli approcci più utilizzati vi sono la terapia cognitivo-comportamentale, che aiuta a modificare i pensieri disfunzionali legati al lavoro, e la terapia sistemico-relazionale, che esplora il ruolo delle dinamiche familiari e sociali. In alcuni casi, può essere utile coinvolgere anche i familiari o il partner, per favorire un cambiamento condiviso e sostenibile. Affrontare la dipendenza da lavoro con il supporto di un professionista può permettere di lavorare su obiettivi concreti, come il recupero del tempo libero, il miglioramento delle relazioni e la riscoperta di interessi personali al di fuori dell'ambito lavorativo.

Come superare la dipendenza da lavoro: 5 consigli

Superare una dipendenza può essere difficile, soprattutto se riguarda un ambito così importante e socialmente rilevante della nostra vita come il lavoro. Per questo motivo, spesso la persona con workaholism arriva in terapia controvoglia, spinta dal partner o da altri familiari che percepiscono come insostenibile il suo stile di vita e desiderano migliorarne il benessere lavorativo.

Un percorso di psicoterapia può aiutare a comprendere cosa si nasconde dietro l’abuso di attività lavorativa e avviare un cambiamento profondo nel proprio stile di vita. In alcuni casi, l'eccessiva attività lavorativa non è legata alla realizzazione professionale, ma rappresenta una sorta di scappatoia per evitare emozioni negative, relazioni o responsabilità.

Ecco 5 consigli pratici per affrontare la dipendenza da lavoro:

  1. stabilisci delle priorità sulle cose da fare e pianifica la tua agenda avendo cura di ritagliarti dei momenti liberi;
  2. stabilisci degli orari, ad esempio la sera, in cui mettere da parte la tecnologia (pc, cellulare aziendale ecc.);
  3. ritaglia del tempo per te da spendere in attività piacevoli e interessanti;
  4. passa più tempo con gli altri, amici e/o familiari;
  5. pianifica dei periodi di vacanza e distacco totale dal lavoro.

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