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Il “noi di coppia” di fronte ai compiti evolutivi

Il “noi di coppia” di fronte ai compiti evolutivi
Il “noi di coppia” di fronte ai compiti evolutivilogo-unobravo
Alessandra Testa
Alessandra Testa
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Sistemico-Relazionale
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il

Oggi, rispetto al passato, i partner scelgono di sposarsi o semplicemente di vivere insieme sulla base dei loro sentimenti, guidati dal desiderio di autorealizzarsi e indipendentemente dalle aspettative sociali.

Nonostante ciò, sempre di più si assiste a precoci fratture familiari, sintomo di una profonda difficoltà a costruire un “noi di coppia” solido, capace di prendersi cura di sé di fronte agli innumerevoli cambiamenti a cui è esposto.

Compiti evolutivi

Costruire la coppia significa innanzitutto:

  • ridefinire la propria identità rispetto all’altro;
  • negoziare continuamente la relazione interna (la divisione dei compiti, le decisioni da prendere, il modo in cui gestire gli imprevisti);
  • bilanciare i rapporti con le rispettive famiglie d’origine e le reti sociali;
  • riorganizzarsi di fronte ad ogni nuova transizione (il matrimonio, la genitorialità, il distacco dai figli, la morte sono esperienze segnate da spazi liminali che la coppia è chiamata ad attraversare).

La coppia, dunque, a partire dalla sua formazione, è chiamata ad affrontare una serie di compiti evolutivi che, riprendendo le parole degli psicologi e docenti universitari E. Scabini e V. Cigoli nel libro Il Famigliare, “riguardano sia l’essere coniugi che l’essere figli”.

Compiti evolutivi in quanto coniugi

La costruzione dell’identità di coppia è il primo compito a cui i coniugi sono chiamati. Essa si nutre di due ingredienti:

  • la reciprocità
  • il superamento dell’autoreferenzialità.

La reciprocità è la capacità di accogliere l’altro nella sua unicità e differenza, attraverso un continuo processo di negoziazione rispetto ai problemi che la vita presenta quotidianamente.Il superamento dell’autoreferenzialità implica invece la condivisione di un impegno progettuale, che non deve necessariamente corrispondere al progetto di un figlio. Una coppia, infatti, è generativa nel momento in cui la relazione non si esprime in una sterile vicinanza tra due individui, ma si mette in relazione ad un “terzo”.

Ketut Subiyanto - Pexels

Compiti evolutivi in quanto figli

Il secondo compito riguarda i coniugi nella loro posizione di figli e consiste in un continuo bilanciare il bisogno di appartenenza alla famiglia di origine con il bisogno di separazione dalla stessa. Il livello di differenziazione dalla propria famiglia, da parte di ciascun partner, è di primaria importanza nella costruzione e nella sopravvivenza del “noi di coppia”.

I coniugi dovranno dunque avviare un processo di regolazione delle distanze con le rispettive famiglie, tessendo con queste ultime un nuovo legame ed evitando di ripetere od opporsi completamente al modello di legame appreso dalla coppia genitoriale.

Compito permanente

È dunque evidente che il percorso di costruzione e crescita del “noi di coppia” non è affatto lineare, né si esaurisce nella prima fase del rapporto. Nel corso della sua storia la coppia si confronterà con eventi più o meno previsti, la sfida sarà quella di rinnovare il proprio legame, di modificarlo alla luce dei nuovi impegni che le singole fasi del ciclo evolutivo della famiglia richiedono.

Josh Willink - Pexels

Prendersi cura della coppia

La difficoltà che oggi si riscontra sta nel costruire un legame di coppia che sia stabile nel tempo, anche quando non sono più presenti le così dette "farfalle nello stomaco" tipiche della prima fase dell'innamoramento. Questo ha conseguenze a più livelli, non solo sul benessere dei partner ma anche su quello dei figli. Alla luce di questo, una cura costante del “noi di coppia” che non prevarichi sull’identità di ciascuno ma, anzi, valorizzi le singole individualità, rappresenta un fattore protettivo.

Si tratta però di un percorso tortuoso che facilmente può andare incontro alla delusione reciproca soprattutto di fronte a quegli eventi, interni o esterni alla relazione, che possono generare una crisi di coppia.


Ci si può prendere cura della coppia all’interno della crisi? 

Ci sono coppie in cui la crisi viene negata al punto da creare distanze che sembrano insormontabili e coppie che trovano una soluzione all’insoddisfazione coniugale nella ricerca di un nuovo legame, di un nuovo partner.

Avere cura della coppia nei momenti critici significa accettare e attraversare il dolore inevitabilmente connesso al cambiamento, significa leggere il cambiamento della relazione come un’opportunità di crescita per entrambi i partner piuttosto che come un fallimento del progetto di coppia.

A volte può essere necessario rivolgersi ad un professionista per dare significato a quella che viene vissuta come una rottura del “noi di coppia”. In questo senso, la terapia di coppia costituisce un valido strumento di aiuto per capire in che modo la relazione si sia modificata nel tempo, in quale momento del ciclo vitale si sia delineata la crisi e cosa ha portato ad esprimere in modo incongruo l’intesa precedente.

Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista.
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