Salute mentale
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La Tecnica dello Specchio nel trattamento della psicopatologia alimentare

La Tecnica dello Specchio nel trattamento della psicopatologia alimentare
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Ilaria D'Angeli
Redazione
Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Unobravo
Pubblicato il
7.3.2022

 

La Mirror Exposure è una tecnica che agisce su schemi di pensiero disfunzionali come:

Si è dimostrata utile e funzionale nel trattamento dei disturbi alimentarnfluisce direttamente sugli schemi disfunzionali che si manifestano mentre il paziente si osserva allo specchio, portandolo ad un’acquisizione di nuova consapevolezza.


A cosa serve la Mirror Exposure?

I pazienti che presentano una psicopatologia alimentare, solitamente, percepiscono il corpo come frammentato e distaccato da loro. La ME, associata ad altri trattamenti di tipo cognitivo-comportamentale individuale, si è dimostrata efficace per ristabilire un’unità corporea, ricostruendo una sintonia perduta attraverso l'elaborazione di nuovi significati.

Con la Mirror Exposure:

  • il corpo assume una parte attiva nell’espressione di sé, dei propri sentimenti e emozioni
  • si ha la possibilità di creare un nuovo legame con la propria fisicità per meglio relazionarsi con il mondo
  • la nuova percezione di sé stessi, delimitando i confini tra sé e l’esterno, permette la riunificazione del corpo al vissuto emotivo e cognitivo.
Vince Fleming - Unsplash


Accogliersi con consapevolezza

L’accogliere sé stessi per come si è, in modo non giudicante e critico verso le forme del proprio corpo, risiede nella pratica meditativa della Mindfulness che permette di imparare una “piena consapevolezza di sé e accettazione amorevole attraverso il radicamento nel momento presente”.

La consapevolezza rende in grado anche di accettare e tollerare la sofferenza, partendo dalla considerazione che l’angoscia e il dolore sono inevitabili e fanno parte della vita e, per questo, non possono essere evitati o rimossi.


Obiettivi della Mirror Exposure

La Tecnica dello Specchio si pone come obiettivi:

  • l’aumento della consapevolezza del dialogo interno che i pazienti intrattengono con il proprio sé
  • l’eliminazione dei comportamenti di body checking visivo
  • favorire la percezione e l'espressione delle emozioni provate nel "qui ed ora"
  • la comprensione che le parti del corpo hanno tra loro uno spazio che deve essere considerato e rispettato
  • l’imparare ad ascoltare sensazioni, emozioni e percezioni senza giudicare
  • la riappropriazione del piacere funzionale del corpo
  • il recupero della dimensione relazionale, comunicativa e sociale.
Tim Samuel - Pexels

Come funzione la Mirror Exposure

La ME è formata da 6-7 incontri di circa 30 minuti, con cadenza settimanale. Di seguito le fasi della terapia.

Fase 1

Quando il paziente è pronto ad iniziare, può avvicinarsi ed aprire lo specchio alare, che garantisce una visione del corpo a 360°. Il professionista che conduce gli incontri deve essere fuori dal campo visivo del paziente.

Durante le esposizioni, il terapeuta guida la persona attraverso l’osservazione dei distretti corporei. Si parte sempre dall’apice, quindi dalla testa, fino ad arrivare ai piedi, chiedendo al paziente di assegnare ad ogni parte, con una scala da 1 a 10, il livello di ansia o disagio che sta provando.

Successivamente viene chiesto al paziente di descrivere ciò che vede per ogni distretto corporeo, suggerendogli di porsi le domande: “Cosa vedo? A cosa serve?”. Mentre il paziente si descrive in modo oggettivo, il terapeuta deve porre particolare attenzione alla comunicazione non verbale.


Fase 2

Al termine della descrizione, il terapeuta chiede nuovamente, ripercorrendo tutti i distretti corporei insieme al paziente qual è il livello su una scala da 1 a 10 di ansia o disagio, al fine di verificare se nel paziente è più o meno cambiata la tolleranza rispetto le forme del suo corpo. La sessione si conclude con la chiusura dello specchio da parte del paziente e i contenuti emotivi emersi nell’incontro vengono esplorati in setting terapeutico individuale.


Qualche accorgimento

Nell’utilizzare questa tecnica è importante considerare l’età dei pazienti come fattore per l’inserimento in un percorso espositivo: durante l’adolescenza, per esempio, il cambiamento fisico può essere vissuto in modo angoscioso e inciderebbe sulla capacità di considerare oggettivamente la propria immagine corporea.

Inoltre, nel caso in cui dovessero presentarsi episodi dissociativi di derealizzazione e di disorientamento spazio-temporale, il percorso deve essere sospeso. L'esposizione allo specchio, inoltre, è controindicata nei pazienti che soffrono di alterazione della personalità.

Puoi ascoltare un approfondimento che abbiamo dedicato al tema della percezione di sé anche in una delle puntate del podcast di psicologia Due Chiacchiere con Unobravo.


Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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