L’altruismo: una qualità con cui nasciamo o che si sviluppa nel tempo?
Da sempre si riflette molto sul tema della prosocialità, dell’altruismo e sui loro vantaggi e svantaggi. Il celebre filosofo e pedagogista Rousseau sosteneva che gli esseri umani nascono caratterizzati da sentimenti di cooperazione e solidarietà. Col tempo, e con la spinta dell’istinto di sopravvivenza, le vicende sociali possono però determinare l’insorgenza di meccanismi tipici dell’egoismo.
Il filosofo Hobbes, contrariamente a Rousseau, sosteneva invece che nasciamo individualisti e tendenti all’egoismo e che solo successivamente impariamo a diventare altruisti, facendo esperienza di relazioni significative importanti.
Tutti noi abbiamo bisogno di essere altruisti
L’altruismo è un bisogno tipico delle persone che desiderano aiutare il prossimo, spesso senza aspettarsi nulla in cambio. Nella vita di tutti i giorni mettiamo in atto molto spesso comportamenti altruistici, sia con le persone a cui vogliamo bene, sia con coloro che non conosciamo, spesso attraverso attività di volontariato.
Quando un familiare, un partner o un amico mostrano segni di dolore e sofferenza, qualcosa si attiva dentro di noi, spingendoci a mettere da parte i nostri bisogni per aiutare l’altro. Proprio all’interno delle relazioni maggiormente significative, chi aiuta assume il ruolo di donatore nei confronti di un ricevente.
Questione di evoluzione
Il concetto di altruismo si inserisce all’interno della prospettiva evoluzionistica. Sia in biologia che nella psicologia evoluzionista, infatti, viene studiata una forma di altruismo in cui un individuo si mostra maggiormente incline a offrire benefici a un’altra persona senza l’idea di dover percepire ricompense o pagamenti immediati.
Ragioni biologiche e neurologiche dell’altruismo
Alla base degli atti altruistici possiamo individuare varie ragioni, tra cui quelle biologiche e quelle neurologiche. Una motivazione di tipo biologico è dovuta all’appartenenza a gruppi primari come la famiglia: nei confronti dei nostri familiari, infatti, spesso proviamo sentimenti di protezione e di salvaguardia. Questo può dipendere soprattutto dalla presenza di un patrimonio genetico in comune, che porta a far emergere l’altruismo a favore dei nostri consanguinei.
Tra le motivazioni neurologiche che ci spingono a essere altruisti c’è il provare piacere, ma non solo. Quando si osserva qualcuno soffrire, per esempio per una perdita o per un fallimento, si attiva uno stato d’ansia che ci sconvolge e ci disturba. Ciò è stato confermato anche da una ricerca del 2011 della Hebrew University di Gerusalemme, che ha approfondito proprio il ruolo del gene dell’altruismo, deputato a regolare un ormone che permette di sperimentare la sensazione di benessere e di gioia (Avinun et al., 2011).
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L’altruismo è empatia
Possiamo voler attenuare il malessere dell’altra persona sia per una motivazione egoistica, che ci spinge ad alleviare anche il nostro malessere, sia per altruismo. In ogni caso, l'azione altruistica è mossa dall'empatia.
Cos’è l’empatia
L’empatia è la capacità di far risuonare dentro di sé gli stati d’animo, sia positivi che negativi, dell’altro. Essere empatici di fronte al dolore altrui significa riconoscere e dare un nome all’emozione dell’altro, mettendoci nei suoi panni e rappresentando nella nostra mente quello che prova e ciò di cui necessita per star meglio.
L’empatia che ci spinge a offrire aiuto alle altre persone ha certamente conseguenze molto positive:
- aumenta la sensibilità verso gli altri e verso noi stessi;
- inibisce l’aggressività;
- incrementa la cooperazione;
- aumenta l’accettazione nei confronti della diversità.
Quando desideriamo fortemente fare qualcosa per l’altro, spinti da empatia e altruismo, si attivano le aree cerebrali maggiormente connesse alla generazione di sentimenti piacevoli e positivi, soprattutto in relazione alla possibilità di provare gratificazione.
Felicità e altruismo
Gli studi che hanno approfondito il legame tra l’emozione della felicità e la predisposizione all’aiuto hanno messo in evidenza risultati molto curiosi e interessanti. Provare sollievo può incrementare la tendenza ad aiutare, rendendo più tollerabili le emozioni spiacevoli e favorendo un umore più positivo (Park et al., 2017).
Benefici psicologici e fisici dell’altruismo: cosa dice la ricerca
L’altruismo non solo arricchisce chi lo riceve, ma può portare benefici tangibili anche a chi lo pratica. Numerosi studi scientifici hanno evidenziato che compiere atti altruistici può contribuire a migliorare il benessere psicologico e fisico.
Secondo una ricerca pubblicata su Science (Dunn et al., 2008), le persone che spendono denaro per gli altri riportano livelli di felicità più elevati rispetto a chi lo spende solo per sé. Questo effetto positivo si osserva sia in piccoli gesti quotidiani che in azioni più strutturate, come il volontariato.
Tra i principali benefici dell’altruismo, la letteratura scientifica individua:
- Riduzione dello stress: aiutare gli altri può essere associato a una riduzione dei livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, favorendo una maggiore serenità.
- Miglioramento dell’umore: atti di gentilezza e generosità possono stimolare la produzione di endorfine, sostanze spesso associate a sensazioni di piacere e benessere.
- Rafforzamento delle relazioni sociali: l’altruismo contribuisce a creare legami più solidi e fiduciosi, aumentando il senso di appartenenza e supporto reciproco.
- Aumento dell’autostima: sentirsi utili e capaci di fare la differenza nella vita degli altri rafforza la percezione positiva di sé.
Un’ulteriore conferma arriva da uno studio condotto su oltre 70.000 persone in 136 paesi (Aknin et al., 2013), che ha evidenziato come la tendenza ad aiutare gli altri sia associata a una maggiore soddisfazione di vita, indipendentemente da età, reddito o cultura di appartenenza.

Altruismo e benessere collettivo: l’impatto positivo sulla comunità
L’altruismo non si limita a produrre effetti positivi sul singolo individuo, ma può contribuire a trasformare anche la società in cui viviamo. Quando le persone scelgono di aiutarsi reciprocamente, si possono creare reti di fiducia e collaborazione che rafforzano il tessuto sociale.
Ad esempio, secondo una revisione pubblicata su Psychological Bulletin (Post, 2005), le comunità caratterizzate da alti livelli di comportamenti altruistici mostrano una minore incidenza di isolamento sociale e una maggiore resilienza di fronte alle difficoltà collettive.
I principali effetti dell’altruismo a livello sociale includono:
- Crescita della coesione sociale: la disponibilità ad aiutare favorisce un clima di solidarietà e riduce i conflitti.
- Prevenzione del disagio: reti di supporto informale possono intervenire precocemente in situazioni di difficoltà, contribuendo a ridurre il rischio di esclusione o marginalizzazione.
- Promozione della salute pubblica: il volontariato e l’impegno civico sono spesso associati a una migliore salute mentale e fisica sia per chi aiuta sia per chi riceve aiuto (Wang et al., 2020).
Questi effetti suggeriscono come l’altruismo possa essere una risorsa preziosa non solo per il benessere individuale, ma anche per la crescita e la salute delle comunità.
Come coltivare l’altruismo nella vita quotidiana: strategie pratiche
Sviluppare comportamenti altruistici non richiede gesti eclatanti: anche le piccole azioni quotidiane possono fare la differenza, sia per chi le compie che per chi le riceve. Gli esperti suggeriscono alcune strategie semplici e accessibili per allenare l’altruismo nella vita di tutti i giorni:
- Praticare l’ascolto attivo: dedicare attenzione autentica alle persone che ci circondano, senza giudicare, può aiutare a cogliere i loro bisogni e a rispondere in modo empatico.
- Offrire aiuto concreto: piccoli gesti, come aiutare un collega in difficoltà o sostenere un vicino, possono rafforzare il senso di connessione e utilità.
- Coltivare la gratitudine: riconoscere e apprezzare ciò che riceviamo dagli altri può renderci più propensi a restituire il bene ricevuto.
- Impegnarsi nel volontariato: dedicare parte del proprio tempo a cause sociali o ambientali permette di sperimentare direttamente i benefici dell’altruismo.
- Riflettere sulle proprie motivazioni: chiedersi perché si desidera aiutare può aumentare la consapevolezza e rendere i gesti altruistici più autentici e soddisfacenti.
Secondo una revisione di Lyubomirsky, Sheldon & Schkade (2005), integrare regolarmente atti di gentilezza nella propria routine può contribuire a migliorare il benessere psicologico e a rafforzare l’autostima.
Coltiva il tuo benessere, partendo da te stesso
L’altruismo può arricchire la nostra vita e quella degli altri, ma per poter donare davvero, è importante prendersi cura anche di sé. Se senti il desiderio di sviluppare una maggiore empatia, migliorare le tue relazioni o semplicemente ritrovare equilibrio e serenità, il supporto di uno psicologo può essere un passo prezioso. Unobravo offre la possibilità di iniziare un percorso su misura per te, in modo semplice e sicuro, ovunque tu sia. Fai il primo gesto di altruismo verso te stesso: inizia il questionario per trovare il tuo psicologo online.








