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5
minuti di lettura

L’ansia secondaria

L’ansia secondaria
Ilaria Bonvicini
Psicologa ad orientamento Psicodinamico
Redazione
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Ultimo aggiornamento il
2.12.2025
L’ansia secondaria
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Nel corso della vita può accadere, davanti a una situazione nuova, difficile o stressante, di sentire la propria respirazione accelerare, una forte tachicardia, la paura di non saper gestire la situazione e di perdere il controllo. Tutte queste sensazioni rimandano a uno stato d’ansia che, in maniera più o meno intensa, tutti possono aver vissuto. In alcuni casi, però, queste manifestazioni possono estendersi a più situazioni, portando la persona a sperimentare una condizione in cui sembra di avere paura di tutto (panofobia).

In entrambe queste situazioni, le sensazioni provate possono essere talmente forti da spaventare chi le vive, facendo sperimentare una ansia secondaria, ovvero la paura che possano ripresentarsi.

Cos’è l’ansia secondaria?

Quando si avverte che le sensazioni di tensione fisica e le preoccupazioni sfuggono al proprio controllo, può nascere il timore che, anche quando non sono presenti, tali sintomi possano ripresentarsi. Si crea così un circolo vizioso, in cui l’ansia di provare ansia porta a un’intensificazione delle sensazioni spiacevoli e a vivere in un costante stato di allerta.

Da dove deriva?

In una situazione in cui si prova forte ansia, come ad esempio durante un attacco di panico, può capitare che le sensazioni siano talmente intense da far perdere il controllo e non capire cosa stia succedendo.

Quando queste sensazioni finalmente si attenuano, può emergere una nuova paura: quella di rivivere quei momenti. Ci si trova così a prestare continuamente attenzione a tutti i piccoli cambiamenti che potrebbero portare a un nuovo attacco, autoinducendosi ansia.

Anna Shvets . Pexels

Dati e diffusione dell’ansia secondaria

L’ansia, nelle sue diverse forme, è una delle condizioni psicologiche più diffuse a livello globale. Secondo il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, quinta edizione), i disturbi d’ansia rappresentano una delle categorie più comuni tra i disturbi mentali.

Sebbene l’ansia secondaria non sia sempre classificata come un disturbo a sé stante, diversi studi clinici hanno evidenziato che la paura di provare ansia può colpire una percentuale significativa di persone che già soffrono di ansia primaria. Ad esempio, secondo una ricerca pubblicata su "Behaviour Research and Therapy" (Clark & Wells, 1995), circa il 30% delle persone con disturbi d’ansia riporta una marcata paura di rivivere i sintomi ansiosi, contribuendo così al mantenimento del problema.

Questi dati sottolineano quanto sia importante riconoscere e affrontare l’ansia secondaria, non solo per il benessere individuale ma anche per l’impatto che può avere sulla qualità della vita e sulle relazioni sociali.

Un test può aiutarti a capire se soffri di un disturbo d'ansia
*Non ha valore diagnostico e non sostituisce una diagnosi professionale

Cause e fattori di rischio

L’ansia secondaria può svilupparsi a partire da diversi fattori, che spesso si intrecciano tra loro. Comprendere le cause può aiutare a riconoscere i segnali precoci e a intervenire in modo più efficace.

  • Esperienze traumatiche o stressanti: Eventi particolarmente intensi, come un attacco di panico o una situazione di forte disagio, possono lasciare una traccia emotiva che alimenta la paura di rivivere quelle sensazioni.
  • Predisposizione personale: Alcune persone sono più inclini a sviluppare ansia secondaria a causa di una maggiore sensibilità emotiva o di una storia familiare di disturbi d’ansia.
  • Stili di pensiero: Il rimuginio, ovvero la tendenza a pensare in modo ripetitivo e negativo alle proprie sensazioni, può rafforzare la paura dell’ansia stessa.
  • Fattori ambientali: Un ambiente poco supportivo o caratterizzato da elevati livelli di stress può aumentare il rischio di sviluppare ansia secondaria.

Questi fattori non agiscono mai da soli, ma si combinano in modo unico per ogni persona, influenzando la comparsa e l’intensità dell’ansia secondaria.

Differenza con l’ansia primaria

L’ansia secondaria può diventare più invalidante dei sintomi ansiosi in generale, che invece possono attivarsi solamente in situazioni circoscritte. L’ansia primaria può infatti emergere solo in alcuni momenti, ad esempio:

  • in situazioni di esposizione sociale;
  • davanti a stimoli specifici.

L’ansia secondaria, invece, coinvolge l’intera vita della persona, conducendola in un costante stato di allerta che non si attenua facilmente.

Ansia primaria, ansia secondaria e altri disturbi correlati: una panoramica

Per comprendere meglio la complessità dell’ansia, è utile distinguere tra le sue diverse forme e i disturbi che possono essere correlati.

  • Ansia primaria: Si manifesta come una risposta diretta a una situazione percepita come minacciosa. È spesso circoscritta e legata a specifici contesti o stimoli.
  • Ansia secondaria: È la paura di provare nuovamente ansia o i suoi sintomi. Può estendersi a molteplici situazioni e diventare pervasiva, influenzando la vita quotidiana.
  • Disturbi correlati: Oltre all’ansia primaria e secondaria, esistono altri disturbi d’ansia riconosciuti dal DSM-5, come il disturbo di panico, il disturbo d’ansia generalizzata e le fobie specifiche. Disturbi affini ma distinti, come il disturbo ossessivo-compulsivo, sono invece collocati in una categoria separata denominata “Disturbi ossessivo-compulsivi e correlati”. Ognuno di questi presenta caratteristiche specifiche, ma può essere accompagnato da ansia secondaria.

Questa distinzione può aiutare a comprendere che l’ansia non è un fenomeno unico, ma può assumere forme diverse e richiedere strategie di intervento personalizzate.

Andrea Piacquadio - Pexels

Possibili conseguenze

Oltre a intensificare le sensazioni ansiose sgradevoli, come abbiamo visto, l’ansia secondaria può portare a:

  • diminuzione della fiducia in sé stessi: la convinzione di non essere più in grado di gestire la propria vita può modificare l’immagine di sé in senso negativo;
  • senso d’impotenza: sensazione di non poter far nulla per cambiare le cose e sentirsi in balia degli eventi;
  • sviluppo di nuovi disturbi: provare un’ansia costante può portare a soffrire di altri disturbi ansia correlati.

Non bisogna dimenticare che, in generale, l’ansia ha una funzione importante, in quanto è un campanello d’allarme che indica che qualcosa non va.

L’ansia secondaria porta a distogliere l’attenzione dal problema che c’è alla base e che ha inizialmente scatenato l’ansia primaria, impedendo così di vederlo e risolverlo. Concentrarsi sulla paura porta ad allontanarsi dal motivo che l’ha scatenata, rendendolo così sempre più forte.

Come trattarla

Questa paura dell’ansia, proprio come l’ansia stessa, si manifesta contemporaneamente sia a livello fisico che emotivo e per questo nel trattamento è essenziale prendere in considerazione entrambi questi aspetti.

  • Livello fisico: I sintomi che si percepiscono subito sono spesso a questo livello. Sudorazione, tremore da ansia, tachicardia, sensazione di calore, stordimento e disorientamento possono spaventare. Tuttavia, con una terapia è possibile iniziare a riconoscere questi segnali e gestirli precocemente, ad esempio attraverso la respirazione o tecniche di rilassamento specifiche.
  • Livello emotivo: In una terapia è possibile vedere l’ansia non come qualcosa da eliminare, ma piuttosto come un campanello d’allarme che indica la presenza di un problema sottostante da affrontare. L’ansia può quindi diventare un prezioso alleato nella ricerca di uno stato di benessere maggiore.

Esempi clinici: come si può manifestare l’ansia secondaria nella vita quotidiana

Per rendere più concreto il concetto di ansia secondaria, può essere utile considerare alcuni esempi tratti dall’esperienza clinica (i dati sono anonimizzati e rappresentano situazioni tipiche).

  • Marco, 32 anni: Dopo aver vissuto un attacco di panico in metropolitana, Marco ha iniziato a temere di provare nuovamente quelle sensazioni ogni volta che si trovava in luoghi affollati. Questa paura lo ha portato a evitare progressivamente molte situazioni sociali, limitando la sua vita quotidiana.
  • Sara, 24 anni: In seguito a un periodo di forte stress universitario, Sara ha sperimentato episodi di ansia intensa. Anche quando i sintomi si sono attenuati, ha continuato a preoccuparsi costantemente che potessero tornare, sviluppando una vera e propria ansia secondaria che le ha reso difficile concentrarsi sugli studi.

Questi esempi mostrano come l’ansia secondaria possa influenzare profondamente le scelte e il benessere delle persone, andando oltre il semplice disagio momentaneo. In questi casi, il supporto di un professionista può essere utile per riconoscere e affrontare l'ansia secondaria, promuovendo strategie di coping efficaci e migliorando la qualità della vita.

Per approfondire: linee guida e raccomandazioni cliniche

Le principali linee guida internazionali, come quelle dell’American Psychiatric Association (APA), sottolineano l’importanza di un approccio integrato nel trattamento dell’ansia e delle sue manifestazioni secondarie. Secondo il DSM-5, la valutazione accurata dei sintomi e la personalizzazione del percorso terapeutico sono considerate fondamentali per favorire risultati duraturi.

Le raccomandazioni cliniche suggeriscono di combinare interventi psicoterapeutici, come la terapia cognitivo-comportamentale, con tecniche di gestione dello stress e, quando necessario, un supporto farmacologico. Questo approccio può contribuire a ridurre sia i sintomi dell’ansia primaria che la paura di riviverli, favorendo un recupero più completo e una migliore qualità della vita.

Qualcosa ti suona familiare?

Riconoscere di trovarsi in queste situazioni può non essere semplice, così come può essere difficile gestirle da soli. Uno strumento per iniziare a prendere consapevolezza di sé sono i test per l'ansia, da leggere sempre con l'aiuto di un esperto. Il supporto di uno psicologo con esperienza in disturbi d'ansia può essere in questi casi un aiuto fondamentale per mettere a fuoco il problema sottostante ed acquisire strumenti utili per affrontare situazioni future.


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