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Psicologia della salute
5
minuti di lettura

Malessere psicosomatico e alfabeto emotivo: verbalizzare le emozioni

Malessere psicosomatico e alfabeto emotivo: verbalizzare le emozioni
Sabrina Palma
Psicoterapeuta ad orientamento Sistemico-relazionale
Sabrina Palma
Redazione
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
10.11.2025
Ultimo aggiornamento il
26.11.2025
Malessere psicosomatico e alfabeto emotivo: verbalizzare le emozioni
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Il malessere psicosomatico è caratterizzato da sintomi fisici la cui componente prevalente è legata al dolore. Si tratta di disturbi che si manifestano nel corpo, ma hanno un’origine psicologica e sono studiati dalla psicologia della salute. Non emerge una causa organica, ma il dolore provato è reale e può impattare in modo importante sulla qualità di vita quotidiana. Questo dolore può essere espressione di emozioni, vissuti o “pezzi” di sé inespressi o sconosciuti, che fanno fatica a “venire a galla”. Imparare ad accogliere ed esprimere le proprie emozioni può essere un passo importante.

Provare dolore fisico mette la persona in contatto con la perdita di controllo e di sicurezza. I disturbi psicosomatici possono manifestarsi con vari sintomi che coinvolgono diversi apparati del corpo, ad esempio:

  • apparato respiratorio: si manifesta l’asma;
  • apparato cardiocircolatorio: si può sperimentare tachicardia;
  • apparato epidermico: possono comparire psoriasi ed eritema;
  • apparato gastrointestinale: si presenta la gastrite nervosa.

Integrazione corpo-mente

Una delle prove più immediate del legame tra corpo e mente è che, quando viviamo un’emozione, la sentiamo anche nel corpo. Se dobbiamo descrivere un’emozione, spesso usiamo metafore corporee:

  • mi si sono rizzati i capelli
  • sono verde dalla rabbia
  • mi si è sollevato il cuore
  • ho un peso sullo stomaco.

Siamo abituati a etichettare le emozioni come "positive" o "negative", ma per il nostro sistema fisiologico non esiste questa distinzione. È importante accogliere tutte le emozioni che arrivano, perché ciò che non viene espresso può tornare sotto altre forme.

Foto di Matheus Bertelli – Pexels

Cause e meccanismi dei disturbi psicosomatici

I disturbi psicosomatici possono emergere quando emozioni o conflitti interiori non trovano uno spazio di espressione adeguato e vengono invece somatizzati, cioè trasformati in sintomi fisici. La letteratura scientifica sottolinea che la malattia psicosomatica richiede la convergenza di diversi fattori, tra cui il controllo o la repressione delle emozioni per un lungo periodo (Meares, 1975). Secondo il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, quinta edizione), questi disturbi rientrano nella categoria dei "disturbi da sintomi somatici e correlati" e si caratterizzano per la presenza di sintomi fisici che non possono essere completamente spiegati da una condizione medica generale.

Tra i principali meccanismi fisiologici coinvolti nei disturbi psicosomatici si evidenziano le complesse interazioni tra il sistema nervoso centrale, il sistema endocrino e quello immunitario, con un ruolo cruciale svolto dall’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), la cui disfunzione è fortemente influenzata dallo stress prolungato e dal disagio psicologico (Chauhan & Jain, 2024). In particolare, l’attivazione cronica del sistema nervoso autonomo può portare a una persistente stimolazione del sistema simpatico, manifestandosi con aumento della frequenza cardiaca, tensione muscolare e disturbi gastrointestinali. Le alterazioni ormonali, tra cui la produzione di cortisolo e altri ormoni dello stress, influenzano il funzionamento di diversi organi e contribuiscono alla comparsa di sintomi fisici persistenti; questi ormoni, come il cortisolo, esercitano effetti negativi sulla funzione immunologica, sull’infiammazione e sull’equilibrio omeostatico (Chauhan & Jain, 2024). Inoltre, il coinvolgimento del sistema immunitario risulta evidente: lo stress prolungato può indebolire le difese immunitarie, rendendo l’organismo più vulnerabile a malattie e infiammazioni. Questi processi fisiologici aiutano a spiegare perché emozioni come ansia, rabbia o tristezza possano manifestarsi attraverso il corpo, anche in assenza di una causa organica evidente.

Diffusione e impatto dei disturbi psicosomatici

I disturbi psicosomatici sono molto più comuni di quanto si pensi. Secondo una ricerca pubblicata su "The Lancet Psychiatry" nel 2016, circa il 20% delle persone che si rivolgono al medico di base presenta sintomi fisici senza una causa organica identificabile (Henningsen et al., 2003). Inoltre, le donne hanno una probabilità tra 1,23 e 10,85 volte maggiore di soffrire di disturbi psicosomatici rispetto agli uomini (Torrubia-Pérez et al., 2022).

Questi disturbi possono avere un impatto significativo sulla qualità della vita, influenzando diversi ambiti: il benessere emotivo, poiché la presenza di sintomi fisici persistenti può generare ansia, frustrazione e senso di impotenza; le relazioni sociali, perché il dolore o il disagio fisico possono limitare la partecipazione alle attività quotidiane e sociali; e la produttività lavorativa, dato che la difficoltà a gestire i sintomi può portare ad assenze dal lavoro o a una riduzione delle prestazioni. Riconoscere la possibile natura psicosomatica di questi disturbi può essere importante per evitare percorsi diagnostici e terapeutici inutilmente lunghi e frustranti.

Come entrare in contatto con le emozioni

A volte può capitare di perdere il contatto con le proprie emozioni, magari perché si è cresciuti in una famiglia o in un ambiente sociale che non ne parlava o non le riconosceva. In questi casi, non si impara a collegare stati emotivi e fisici a “etichette” emotive. Oppure si è imparato a non parlare dei propri sentimenti e, con il tempo, si è smesso di sentirli o notarli.

Liza Summer - Pexels

Strategie utili per accogliere le emozioni

La mente è uno strumento potente per il nostro benessere. Se impariamo a sentire le emozioni e a lasciarle fluire, esse possono diventare delle risorse preziose per la nostra vita. Possiamo riconoscerle ed esprimerle, mettendo in pratica alcune strategie.

La tecnica della pausa

Spesso si tende a fuggire dalle emozioni sgradevoli. In questi casi, può essere utile fare una pausa, soprattutto se si tratta di ansia o rabbia. Questo permette di tollerare un’emozione che è diventata insopportabile, per poi tornare sul punto di riferimento senza il timore che essa si ripresenti. Il ricercatore J.M. Gottmann suggerisce una pausa strategica di 20 minuti.

Lasciare fluire

Una delle capacità fondamentali per gestire al meglio la nostra salute e il nostro benessere è lasciare andare. L’emozione è come un’onda: sale, arriva al suo picco massimo e poi se ne va. Se però non siamo in grado di lasciarla fluire e continuiamo a mantenere uno stato di allerta, tutta la cascata ormonale e biochimica continuerà a rimanere in noi, con possibili conseguenze spiacevoli.

Aleksey Kuprikov - Pexels

Non reprimere

Le emozioni represse possono diventare nemiche della salute. Questo accade quando pensiamo troppo, non riusciamo a perdonare e rimuginiamo sul passato, oppure decidiamo di assumere una certa posizione e di mantenerla, indipendentemente da ciò che proviamo. Attraverso il controllo razionale, l’evitamento o l’assunzione di posizioni rigide, si evita di entrare in contatto con ciò che si sente.

Questa repressione può essere dannosa perché le emozioni sono eventi fisici correlati con il sistema nervoso, endocrino e immunitario. Come diceva il noto monaco buddista Thich Nhat Hanh:

Non fare della tua mente un campo di battaglia, non dichiarare guerra. Tutto ciò che provi (gioia, dolore, ira, odio) è parte di te. L’opposizione tra buono e cattivo è spesso raffigurata con la lotta tra luce e tenebre, ma se guardiamo in modo diverso, vedremo che, anche quando la luce splende, le tenebre non scompaiono. Invece di venire cacciate, si fondono con la luce. Diventano luce.

Diagnosi differenziale: come distinguere i disturbi psicosomatici

La diagnosi dei disturbi psicosomatici richiede un approccio attento e multidisciplinare. È importante escludere la presenza di patologie organiche attraverso esami clinici approfonditi, per poi valutare l'eventuale componente psicologica dei sintomi.

Secondo le linee guida dell'American Psychiatric Association, la diagnosi differenziale si basa su:

  • Esclusione di cause mediche: solo dopo aver escluso patologie organiche si può ipotizzare una componente psicosomatica.
  • Valutazione della storia personale: la presenza di eventi stressanti, traumi o difficoltà emotive può orientare verso una diagnosi psicosomatica.
  • Osservazione della relazione tra sintomi e fattori emotivi: spesso i sintomi peggiorano in situazioni di stress o disagio psicologico.

Un dialogo aperto e non giudicante con il professionista della salute è essenziale per arrivare a una diagnosi corretta e per evitare la stigmatizzazione del disagio.

Trattamento e percorsi di cura

Il trattamento dei disturbi psicosomatici prevede generalmente un approccio integrato che tenga conto sia della dimensione fisica sia di quella emotiva. Le linee guida internazionali raccomandano l'utilizzo di diversi strumenti terapeutici, tra cui:

  • Psicoterapia: approcci come la terapia cognitivo-comportamentale e la mindfulness possono contribuire a ridurre i sintomi e migliorare la qualità della vita (Abbass et al., 2009).
  • Interventi psicoeducativi: aiutano la persona a riconoscere e gestire le emozioni, favorendo una maggiore consapevolezza corporea.
  • Tecniche di rilassamento: esercizi di respirazione, rilassamento muscolare progressivo e meditazione possono ridurre la tensione fisica e lo stress.

In alcuni casi, può essere utile un lavoro di rete tra medico di base, psicologo e altri specialisti, per garantire un percorso di cura personalizzato e rispettoso dei bisogni della persona.

Un caso clinico: quando il corpo comunica

Per comprendere meglio come si manifestano i disturbi psicosomatici, può essere utile considerare un esempio clinico. Maria, 35 anni, si è rivolta al medico per dolori addominali ricorrenti e persistenti, nonostante numerosi esami non avessero evidenziato alcuna patologia organica. Solo dopo un percorso di ascolto e di esplorazione emotiva, è emerso che i sintomi si intensificavano in periodi di forte stress lavorativo e familiare.

Attraverso la psicoterapia, Maria ha imparato a riconoscere e verbalizzare le proprie emozioni, scoprendo che il suo corpo stava probabilmente esprimendo un disagio che non riusciva a comunicare a parole. Questo percorso le ha permesso di ridurre progressivamente i sintomi e di migliorare il proprio benessere complessivo.

Questo esempio mostra come il corpo possa diventare un messaggero prezioso delle nostre emozioni, e quanto sia importante ascoltarlo con attenzione e rispetto.

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