La blefarite è un'infiammazione fastidiosa del bordo palpebrale che può compromettere il benessere degli occhi e, di conseguenza, la qualità della vita. Sebbene le cause più comuni siano di natura batterica o legate a disfunzioni delle ghiandole palpebrali, sempre più studi (Herpetic Eye Disease Study Group, 2000) suggeriscono che anche lo stress possa giocare un ruolo significativo nell'insorgenza e nel peggioramento di questa condizione. Lo stress cronico può infatti indebolire le difese immunitarie, rendendo gli occhi più vulnerabili a infezioni e infiammazioni.
Riconoscere tempestivamente i sintomi della blefarite da stress e trattarli in modo adeguato è essenziale per evitare complicazioni e migliorare il comfort visivo.
Cos'è la blefarite da stress?
La blefarite è un'infiammazione che interessa i margini delle palpebre, provocando sintomi come rossore, prurito, gonfiore e una fastidiosa sensazione di bruciore agli occhi. Quando si parla di blefarite da stress, ci si riferisce a episodi in cui lo stress gioca un ruolo scatenante o aggravante.
Lo stress cronico può influire negativamente sul sistema immunitario, riducendo la capacità dell'organismo di contrastare infezioni e infiammazioni, comprese quelle oculari. Inoltre, situazioni di ansia e tensione possono alterare il normale equilibrio delle ghiandole responsabili della produzione dello strato lipidico del film lacrimale, facilitando così l'insorgenza della blefarite.
Cause della blefarite da stress
Tra le cause della blefarite possiamo annoverare lo stress. In particolare, lo stress cronico gioca un ruolo chiave nella soppressione del sistema immunitario, aumentando di conseguenza la suscettibilità a infezioni, comprese quelle oculari. Lo stress espone gli organi più delicati, come appunto gli occhi, all’attacco di virus e batteri. La produzione costante di cortisolo (l'ormone dello stress) può infatti interferire con le risposte immunitarie, facilitando la proliferazione di batteri sulle palpebre e l'infiammazione.
Ansia, preoccupazioni e stress emotivo possono manifestarsi fisicamente in vari modi, inclusa l'infiammazione delle palpebre. La tensione psicologica può anche incentivare comportamenti dannosi per gli occhi, come sfregarli frequentemente, aggravando la blefarite.
Vi sono inoltre fattori correlati che possono favorire o aggravare l’insorgere della blefarite. La mancanza di sonno, ad esempio, influisce negativamente sulle difese immunitarie e sulla capacità delle cellule oculari di rigenerarsi in tempo per riparare il danno tissutale. Un altro fattore importante è l’alimentazione che dovrebbe essere basata su nutrienti antiossidanti ed acidi grassi essenziali. Lo stress inoltre non deve essere sottovalutato anche nelle sue forme trasversali, come, ad esempio, l’utilizzo dei dispositivi digitali che causano una iperstimolazione visiva aggravando i sintomi della blefarite.
Sintomi della blefarite da stress
I sintomi della blefarite da stress sono simili a quelli della blefarite comune, ma possono essere più intensi e persistenti durante periodi di maggiore tensione emotiva. Tra i segnali più comuni troviamo il classico rossore alle palpebre, il prurito che si caratterizza con una sensazione di sabbia. Le palpebre si possono gonfiare e la lacrimazione diventa più intensa, inoltre si formano delle secrezioni ai margini delle palpebre come delle piccole crosticine.
Trattamento della blefarite da stress
Il trattamento della blefarite è incentrata sull’igiene palpebrale e l’utilizzo di corticosteroidi ed antibiotici.
Comprendere la causa scatenante della blefarite resta di fondamentale importanza soprattutto per la gestione delle recidive. La gestione del sintomo può essere regolata attraverso la mindfulness e le tecniche di rilassamento ma le cause vanno affrontate in un percorso di terapia. Il significato psicosomatico del sintomo a livello inconscio, la funzione del sintomo nel sistema psichico del paziente, sono il nodo centrale della riuscita del percorso terapeutico. In alcuni casi, potrebbe essere utile adottare un approccio multidisciplinare, coinvolgendo non solo l'oculista ma anche specialisti in gestione dello stress, come psicologi e psicoterapeuti.
Quando consultare uno specialista
La salute degli occhi è spesso sottovalutata, fino a quando i sintomi diventano troppo fastidiosi per essere ignorati. Tuttavia, riconoscere i primi segnali può fare una grande differenza nell’evoluzione e nella gestione di molte condizioni oculari, tra cui la blefarite, soprattutto se aggravata da fattori come lo stress. Rivolgersi ad uno specialista, magari facendo un primo consulto dal proprio medico di base e poi da un oculista specializzato può aiutare nel risolvere tempestivamente il problema. Le palpebre arrossate come la sensazione di sabbia sono due segnali importanti che qualcosa sta accadendo ai nostri occhi. Un altro campanello di allarme specifico potrebbe essere la fotofobia, ossia il fastidio nello stare vicino a fonti luminose. Questi segnali, soprattutto se si presentano in forma cronica o ricorrente, possono indicare una patologia sottostante come la blefarite cronica o una disfunzione delle ghiandole di Meibomio. In alcuni casi, possono essere il campanello d’allarme di un coinvolgimento sistemico o psicosomatico più ampio.
Una visita oculistica accurata che prevede l’ispezione del fondo dell’occhio e l’OCT (Tomografia a coerenza ottica), è il primo passo per una diagnosi efficace. una volta raggiunta la diagnosi il percorso terapeutico sarà tarato sul paziente. Le ultime frontiere della medicina oculistica prevedono trattamenti con luce pulsata (IPL) per le ghiandole del meibonio, terapie termiche e farmaci antibiotici o corticosteroidi.
Resta comunque preponderante l’aspetto psicologico che deve essere adeguatamente trattato dai professionisti della salute mentale come psicologi, pscioterapeuti e psichiatri.
l’anamnesi psicologica del paziente, comprensiva del vissuto relazionale, l’ambiente di provenienza ed il contesto in cui la persona vive, sono fattori fondamentali per il raggiungimento di un buon risultato terapeutico. La persona ha la necessità di essere compresa nel suo vissuto emotivo e sostenuta nei momenti maggiormente stressanti della sua vita. I fattori ambientali scatenanti, i trigger, devono essere individuati e gestiti con un supporto terapeutico adeguato al fine di restituire alla persona il senso di autoefficacia.
Conclusione: un approccio completo alla cura degli occhi
Consultare tempestivamente un oculista quando compaiono sintomi sospetti è il primo passo verso la prevenzione di complicanze e il recupero del benessere oculare. Ma è altrettanto importante considerare il contesto emotivo e psicologico del paziente. Un trattamento efficace, infatti, non si limita al controllo dei sintomi oculari, ma prende in carico la persona nella sua interezza, favorendo una guarigione più stabile e duratura.