Ciascuno di noi ha alle spalle una storia familiare, portatrice di riti, aspettative, miti e copioni che ci indicano come affrontare gli eventi di vita importanti. Questa cultura familiare, se da un lato può rappresentare una guida e una risorsa alla quale attingere, in alcune circostanze potrebbe costituire un vincolo rispetto all’espressione dei propri desideri e progetti di vita.
Una chiave per interpretare il mondo: il mito
I miti familiari sono un insieme di credenze condivise dai membri di una stessa famiglia, che offrono una chiave di lettura per interpretare il mondo, le proprie esperienze e il significato stesso della propria vita. Trasmessi nelle generazioni tramite le narrazioni familiari, i miti svolgono una funzione molto simile a quella che la mitologia esercitava per le civiltà antiche, venendo a essere:
- narrazioni solenni che offrivano risposte ai grandi temi irrisolti della vita;
- veicoli di valori morali, che rafforzavano il senso di appartenenza del singolo a una determinata cultura, definendo il modo in cui affrontare eventi critici.
Da cosa è fatto un mito?
Secondo lo psichiatra e psicoterapeuta John Byng-Hall (1995), esistono diversi elementi che entrano a far parte della mitologia della famiglia:
- Racconti o aneddoti familiari: storie raccontate per svago e divertimento, che spesso dipingono di un eroismo eccessivo le “gesta” di un membro della famiglia.
- Fiabe o storie di copertura: episodi del tutto inventati ma trasmessi come verità con il fine di coprire degli avvenimenti che la famiglia giudica negativamente, come la morte o l’allontanamento di un familiare;
- Segreti familiari: quando sono comunicati da un membro della famiglia a un altro, con la richiesta di non diffondere l’informazione, questi segreti legano i due membri in un rapporto di coalizione;
- Leggende familiari: storie epiche e pittoresche tramandate nel tempo con lo scopo di infondere specifici valori morali da preservare.

I riti laici della famiglia
I riti familiari sono atti che si ripetono nel tempo e che forniscono la struttura, il “contenitore” dei valori da lasciare in eredità alle generazioni future.
La ritualità, infatti, non ha unicamente un valore sacro. Tutti noi mettiamo in atto dei riti laici, appresi nel nostro ambiente sociale e culturale, che hanno lo scopo di creare dei limiti temporali e spaziali all’elaborazione di eventi importanti della vita (pensiamo, ad esempio, a nascite, morti, festività).
Un esempio di come rituali e mitologie della cultura familiare vengano trasmessi ed elaborati nel tempo si può trovare nella serie tv This is Us di Dan Fogelman.
Il giorno del Ringraziamento (di cui la coppia protagonista – Jack e Rebecca – ha un pessimo ricordo) viene trasformato quando i due decidono di trasgredire alle loro rispettive tradizioni familiari e inaugurarne di nuove. Dopo un guasto all’auto, la famiglia si ritrova in un vecchio motel nel mezzo del nulla, ma questo episodio dà origine alla creazione di tanti piccoli rituali: la passeggiata di due miglia in un bosco per trovare il motel, gli hot-dog scaldati sul fuoco del camino, il papà che recita la parte del burbero proprietario dell’alloggio, indossando un vecchio cappello.
Un salto nel tempo mostra come questi rituali diventeranno la base su cui i figli di Jack e Rebecca costruiranno il copione di quel giorno di festa nelle proprie vite adulte, riproponendo la tradizione appresa in ogni suo dettaglio.

L’importanza di tradire le tradizioni
I progetti e i desideri della singola persona possono essere influenzati dalle aspettative familiari in modo più o meno consapevole, ma l’intensità di questa pressione può variare di famiglia in famiglia, a seconda di quanta lealtà ci si aspetti dalla generazione successiva.
Per alcune famiglie anche la minima deviazione dalla trama mitica e dal copione assegnato a un singolo membro può essere percepita come un tradimento, o una minaccia di disgregazione. Condividere una stessa storia, una mitologia familiare, può rappresentare un ostacolo nel momento in cui le richieste di cui il mito è portatore sono troppo rigide. In questi casi, può accadere che la comparsa di un sintomo in un membro della famiglia e le tensioni che ne conseguono (pensiamo ad esempio ai conflitti tra fratelli adulti o tra genitori e figli) siano l’unica estrema possibilità di rottura di un ordine predefinito, l’unica opzione di cambiamento per dei ruoli stereotipati e inflessibili.
È importante anche sottolineare che miti, riti e copioni familiari sono strutture dinamiche e flessibili, che mutano nel tempo, come una storia narrata a più voci e in diverse epoche. Ciascuno parte da ciò che è stato scritto prima di lui, per decidere che cosa di quella trama può essere custodito con orgoglio e tramandato, cosa può essere omesso o cambiato, e cosa, invece, può essere aggiunto, arricchendo la propria storia di elementi nuovi e preziosi.
Le funzioni dei miti familiari: tra stabilità e cambiamento
I miti familiari svolgono diverse funzioni all'interno del sistema familiare, influenzando sia la coesione che la capacità di adattamento del gruppo. Secondo Maurizio Andolfi (2011), psichiatra e psicoterapeuta familiare, i miti possono essere visti come "collanti invisibili" che tengono insieme le generazioni, ma anche come possibili ostacoli all'evoluzione individuale e collettiva.
Tra le principali funzioni dei miti familiari possiamo distinguere:
- Funzione omeostatica: il mito contribuisce a mantenere la stabilità e la coerenza interna della famiglia, offrendo una narrazione condivisa che rassicura e protegge dall'incertezza. Ad esempio, il mito della "famiglia sempre unita" può aiutare a superare momenti di crisi, ma rischia di soffocare i bisogni individuali se diventa troppo rigido.
- Funzione morfogenetica: i miti possono favorire il cambiamento e l'adattamento, permettendo alla famiglia di ridefinire le proprie regole e valori in risposta a nuove sfide. Un esempio è la trasformazione di un mito familiare dopo un evento importante, come una migrazione o una perdita, che porta a una rielaborazione collettiva della propria storia.
- Funzione adattiva: i miti aiutano la famiglia a interpretare e affrontare eventi esterni, fornendo chiavi di lettura che facilitano l'integrazione di nuove esperienze. Ad esempio, il mito della "resilienza familiare" può sostenere i membri nei momenti di difficoltà, promuovendo la solidarietà e la fiducia reciproca.
Come sottolinea la psicoterapeuta familiare Anna Maria Onnis (1991), la funzione dei miti non è mai fissa: ciò che in un momento storico rappresenta una risorsa, in un altro può trasformarsi in un vincolo, e viceversa.
Tipologie di miti familiari: riconoscere le narrazioni più comuni
I miti familiari possono assumere forme molto diverse, a seconda della storia, dei valori e delle esperienze vissute da ciascun nucleo. Alcune tipologie di miti sono particolarmente frequenti e riconoscibili:
- Mito dell'armonia: la famiglia si racconta come sempre unita, senza conflitti o divergenze. Questo mito può rendere difficile esprimere emozioni negative o affrontare i problemi apertamente.
- Mito della salvezza: uno o più membri sono investiti del ruolo di "salvatori" della famiglia, chiamati a risolvere ogni difficoltà. Questo può generare un forte senso di responsabilità e, talvolta, di colpa nei confronti degli altri.
- Mito del capro espiatorio: un membro viene identificato come portatore dei problemi familiari, diventando il "colpevole" designato. Questo meccanismo può proteggere la coesione del gruppo, ma a scapito del benessere individuale.
- Mito della trasparenza: nella famiglia "non ci sono segreti" e tutto deve essere condiviso. Sebbene favorisca la comunicazione, può ostacolare la crescita dell'autonomia personale.
- Mito dell'eroismo o del sacrificio: la storia familiare esalta le gesta di chi ha affrontato grandi difficoltà o si è sacrificato per gli altri, trasmettendo l'idea che il valore personale dipenda dalla capacità di "dare tutto" per la famiglia.
Riconoscere la presenza di questi miti può essere il primo passo per comprenderne l'influenza sulle proprie scelte e relazioni.
Quando i miti familiari diventano rigidi: conseguenze psicologiche e relazionali
I miti familiari sono strumenti potenti per dare significato alla storia del gruppo e mantenere la coesione tra i suoi membri. Tuttavia, quando diventano troppo rigidi, possono trasformarsi in vincoli che ostacolano la crescita personale e relazionale.
Il clinico Ivan Boszormenyi-Nagy, pioniere della terapia familiare, sottolineava come la lealtà invisibile verso i miti condivisi possa spingere alcuni individui a sacrificare i propri bisogni o desideri, pur di non “tradire” la narrazione collettiva della famiglia (Boszormenyi-Nagy & Spark, 1973).
La rigidità dei miti familiari può avere diverse conseguenze psicologiche e relazionali:
- Sintomi somatici: le tensioni emotive non espresse possono tradursi in segnali corporei, come mal di testa ricorrenti, disturbi gastrointestinali o insonnia.
- Blocchi evolutivi: la difficoltà a mettere in discussione il mito può impedire il passaggio a nuove fasi di vita, come l’autonomia dall’origine familiare o la costruzione di un’identità personale distinta.
- Dinamiche relazionali disfunzionali: la ripetizione di ruoli imposti dal mito (ad esempio “il pacificatore”, “il ribelle” o “il salvatore”) può generare conflitti, incomprensioni e isolamento, sia all’interno della famiglia che nelle relazioni esterne.
- Difficoltà nell’esprimere bisogni e desideri: chi si sente vincolato da un mito familiare può provare senso di colpa o paura di deludere gli altri, faticando a riconoscere e comunicare ciò che desidera davvero.
Come osserva lo psichiatra e psicoterapeuta Salvador Minuchin, la flessibilità dei miti è una condizione fondamentale per permettere alla famiglia di adattarsi ai cambiamenti evolutivi e favorire il benessere di tutti i suoi membri (Minuchin, 1974).
Come riconoscere i miti familiari nella propria storia
Riconoscere i miti familiari che influenzano la propria vita può essere un processo delicato, ma anche profondamente liberatorio. I miti agiscono spesso in modo silenzioso, trasmessi da generazione a generazione attraverso linguaggi, comportamenti e aspettative implicite. Diventare consapevoli di queste narrazioni permette di comprendere meglio da dove provengono certi schemi relazionali e di aprirsi alla possibilità di costruire una storia più autentica e personale.
Ecco alcuni segnali che possono aiutare a portare alla luce i miti familiari:
- Frasi ricorrenti: presta attenzione a espressioni che si ripetono nel tempo, come “nella nostra famiglia si fa sempre così” o “noi non molliamo mai”. Queste formule condensano spesso i valori e le aspettative tramandate.
- Ruoli fissi: osserva se alcuni membri della famiglia sembrano “incastrati” in ruoli rigidi — il responsabile, il ribelle, il mediatore, il fragile — senza la possibilità di evolvere o cambiare posizione.
- Temi tabù o idealizzati: nota se esistono argomenti di cui non si può parlare, o aspetti della storia familiare che vengono costantemente esaltati e idealizzati. Entrambi possono nascondere un mito sottostante.
- Reazioni emotive intense: chiediti se alcune tue scelte suscitano reazioni sproporzionate o sensi di colpa, come se infrangessero una regola invisibile o tradissero un’eredità affettiva importante.
Riconoscere i propri miti familiari non significa giudicare o negare la propria storia, ma comprenderla in modo più profondo.Solo attraverso questa consapevolezza diventa possibile scegliere consapevolmente quali parti della propria eredità mantenere e quali trasformare, per scrivere una narrazione più libera e coerente con ciò che si è oggi.

Strategie per trasformare i miti familiari: verso una narrazione più libera
Una volta riconosciuti i miti familiari che influenzano la propria vita, è possibile iniziare un percorso di trasformazione. Il terapeuta familiare Carlos Sluzki (1992) suggerisce che la narrazione familiare può essere riscritta, integrando nuovi significati e lasciando spazio all'individualità.
Ecco alcune strategie utili:
- Condividere le proprie riflessioni: parlare apertamente con altri membri della famiglia delle storie e dei ruoli che si percepiscono può favorire una maggiore consapevolezza collettiva.
- Rivalutare i valori trasmessi: chiedersi quali aspetti del mito sono ancora utili e quali, invece, possono essere lasciati andare o modificati.
- Sperimentare nuovi comportamenti: provare a uscire dai ruoli abituali, anche con piccoli gesti, può aiutare a scoprire nuove possibilità di relazione e di espressione di sé.
- Cercare supporto professionale: in alcuni casi, il confronto con uno psicologo o psicoterapeuta può facilitare il processo di cambiamento, offrendo uno spazio sicuro per esplorare le proprie storie familiari.
Ogni famiglia può evolvere e la trasformazione dei miti non significa rinnegare le proprie radici, ma onorarle in modo più autentico e libero.
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